Igor Gadreaud (Gad the Brand), Hybrid antivirus mask V4.0, 2020. Scultura, 60 x 25 x 35cm / 6.50 kg.
“La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né pronuncia il suo nome. L'arte è soprattutto visione e la visione, molte volte, non ha nulla in comune con l'intelligenza né con la logica delle idee”.
Le parole iconiche di Jean Dubuffet sono perfette per introdurre al concetto di Art brut, movimento artistico indicato anche con il termine di Outsider art, che, negli ultimi anni, ha riscontrato un enorme successo all’interno degli eventi, delle fiere e delle aste d’arte, divenendo così parte di importanti collezioni sparse un po' in tutto il mondo. Purtroppo però non è sempre facile riuscire a classificare tale tipologia di produzione creativa, in quanto essa viene di sovente, e in maniera alquanto riduttiva, accostata all’Arte Naïf, all’arte popolare o all’operato di artisti semplicemente autodidatti. In aggiunta, il mondo contemporaneo tende a rilegare il suddetto movimento in una sorta di “limbo”, in cui vengono comprese tutte quelle modalità espressive, che sono al di fuori delle forme creative più “mainstream”. Nonostante questo sia un grande fraintendimento, è vero che le opere outsider tendano a trascendere dagli altri generi, poiché contraddistinte da visioni piuttosto eccentriche, volte a sfidare la più tradizionale percezione dell’arte. A giustificare questo cliché è il fatto che l’Outsider art sia inizialmente emersa dallo studio delle opere dei malati psichiatrici, capaci di creare forme estremamente pure e ingenue, frutto di un’intuizione sincera, istintiva e imparziale. Non è però la psicosi a determinare l’appartenenza al movimento, poiché essa, ammesso che ci sia, si deve unire ad una formazione di tipo autodidatta, capace di allontanarsi dagli standard e dalle classificazioni canoniche del mondo artistico. In aggiunta, è necessario che la volontà di creare rifugga la voglia di visibilità e il desiderio di attenersi al gusto del pubblico o alle tendenze estetiche dominanti. Infatti, gli artisti dell’Art brut devono creare dando semplicemente sfogo alle loro emozioni più recondite, senza immaginare che il loro lavoro possa essere condiviso con altri e, di conseguenza, standardizzato.
Vaxo Lang, Without oxygen, 2022. Acrilico su tela, 40 x 40 cm.
Eric Bertrand, Job, 2021. Acrilico su tela, 150 x 150 cm.
L’Art brut o Outsider art: le origini
“Per me la follia è la super sanità mentale. La normalità è psicotica. Normale significa mancanza di immaginazione, di creatività”.
Jean Dubuffet
Il termine "Outsider Art", coniato nel 1972 dallo scrittore e storico dell'arte britannico Roger Cardinal, nacque essenzialmente per essere inteso come l'equivalente in lingua inglese del più antico vocabolo francese "Art Brut". Infatti, andando indietro nel tempo, la parola Art brut è stata inventata dal pittore Jean Dubuffet nel 1945, perseguendo la finalità di riunire sotto il suo nome tutte quelle tipologie di produzione artistica realizzate da autodidatti e/o malati dell'ospedale psichiatrico, contraddistinte da una spiccata capacità di operare rifuggendo le canoniche convinzioni estetiche. In questo contesto emerge con forza come l’Art brut, movimento volto a dar voce ad una forma d’arte prima inedita, rappresenti anche una tendenza ideologica, che ha favorito l’abbattimento di ogni sorta di discriminazione creativa. Infatti, se precedentemente l’attività artistica fu sempre attribuita alla parte alta della società, ovvero quella colta e “sana”, in grado di rispecchiare i canoni di bellezza e di forma, con l’Art brut l’estro divenne decisamente più inclusivo. Proprio Dubuffet si prodigò in prima persona nel tentativo di abbattere i pilastri dell’estetica tradizionale, affermando che l’arte è un bisogno istintivo e primario, fatto da uomini comuni, che non necessitano più di essere né “superiori” né geni. Ma com’è nata l’idea di Dubuffet di dar voce anche alle persone psicologicamente fragili? L’artista francese fu largamente influenzato dall’operato di due psichiatri, ovvero Walter Morgenthaler e Hans Prinzhorn, che, essendo rimasti affascinati dalla produzione artistica dei loro pazienti, la analizzarono, la raccolsero e la documentarono. Dubuffet, venuto a contatto con questi studi, ne rimase completamente affascinato, tanto da ritenere che l’arte dei malati di mente potesse rappresentare la forma più pura di creazione artistica.
Maximilien Dhumerelle (Max Dhum), Look away, 2022. Acrilico / pennarello su tela, 100 x 80 cm.
Patrick Santus, La trotinette de Pompei, 2005. Acrilico / matita / grafite / pennarello / pastello su tela di lino, 180 x 180 cm.
L’Art brut nelle opere degli artisti di Artmajeur
Il fascino dell’inconscio, della sofferenza, delle più recondite paure e frustrazioni, ma anche la più genuina e spensierata voglia di esprimere la propria interiorità, senza attenersi a regole e a generi artistici prestabiliti, ha affascinato anche gli artisti di Artmajeur, che, come se fossero tornati bambini, sono riusciti a rivelare in modo genuino, libero e coraggioso i moti più inconfessabili del loro animo. Gli artisti outsider della nostra galleria sono riuniti all’interno di un’ampia “etichetta”, volta a raccogliere non solo artisti autodidatti ed estremamente sensibili, ma anche quelli che più semplicemente, varcano gli schemi della tradizione dell’arte mostrando il loro personale punto di vista. Tra questi, possiamo portare ad esempio Patrick Jannin, Frob e Hanna Chroboczek, pittori e disegnatori con un’inedita percezione del dato reale.
Michel Nedjar, Untitled, 1983 circa. Tecnica mista, 96.52 x 55.88 x 27.94 cm.
Patrick Jannin, Tous les chemins Mènent au Golgotha, 2022. Acrilico su tela, 46 x 61 cm.
Patrick Jannin: Tous les chemins mènent au Golgotha
Tous les chemins mènent au Golgotha, acrilico su tela datato 2022, riassume alla perfezione gli stilemi outsider di Patrick Jannin, artista francese classe 1971, la cui visione del mondo è caratterizzata da una forte, strana ed estremamente radicata inquietudine di fondo. Tale sentimento, ai margini delle mode e delle correnti artistiche tradizionali, viene espresso attraverso la creazione di una realtà parallela, animata da strani e cupi personaggi. All’interno di questo mondo, il desiderio dell’artista pare essere quello di voler denunciare le bassezze della società umana, ormai condannata a un inferno perpetuo. Perseguendo tale fine le opere dell’artista di Artmajeur risultano essere delle vere e proprie rivelazioni sui drammi del mondo, decifrabili soltanto dagli occhi di osservatori attenti. A proposito della tradizione storico-artistica, affini all’operato di Jannin sono alcune “mostruose” creazioni di Michel Nedjar, artista visivo e regista sperimentale francese, che, a partire dagli anni Settanta, si dedicò a produrre bambole fetish con pezzi di tessuto, stracci e sacchi di plastica, personalizzandole ulteriormente con piume, legno, paglia, spago e conchiglie.
Frob, Lifestyle, 2022. Acrilico / pennarello su tela, 40 x 120 cm.
Frob: Lifestyle
Lifestyle è un’opera di Frob, pittore e scultore francese contemporaneo, il cui operato combina l’astrazione, la Pop art e i graffiti in modo unico e originale. L’accostamento di questo artista all’Outsider art potrebbe anche esse considerato azzardato, ma appare alquanto probabile se si osserva L'Hourloupe, serie di opere realizzate dal padre dell’Art Brut, Dubuffet, a partire dall’inizio degli anni Sessanta. L'Hourloupe nacque dall'ispirazione che il maestro francese trasse da uno scarabocchio creato mentre egli era al telefono, in cui il movimento fluido della linea si combinava con campi di colore limitati per creare dinamismo. Proprio secondo Dubuffet, questo stile evoca il modo in cui gli oggetti appaiono istintivamente e inconsciamente nella mente. In questo contesto di libera espressione dei moti dell’animo, ben rientrano anche le linee e i personaggi intrecciati di Lifestyle.
Hanna Chroboczek, Fillette et petits personnages sur table jaune, 2021. Inchiostro su carta, 67 x 52 cm.
Hanna Chroboczek: Fillette et petits personnages sur table jaune
Il meticoloso disegno di Hanna Chroboczek immortala una bambina, che è intenta ad osservare, e a dirigere, i giochi di piccoli personaggi disposti su di una scrivania. Tale opera, poetica e ricca di fantasia, realizzata con inchiostro e pennarelli, ben sintetizza la personalissima ricerca figurativa dell’artista, per lo più contraddistinta dalla presenza di donne, o di bambine, che, in situazioni del quotidiano, appaiono estremamente dolci e adorabili. Tornando a Fillette et petits personnages sur table jaune, il volto leggermente deformato della protagonista e il cromatismo in bianco, nero e giallo, paiono ricordare l’iconico Dream, disegno del noto esponente dell’Art brut Vojislav Jakić. Proprio quest’ultimo capolavoro si caratterizza per una presentazione stilizzata, in cui si moltiplicano simili figure maschili, che sono accompagnate da animali ed altri piccoli personaggi, immersi in uno scintillante sfondo giallo.