Arte contemporanea CONTRO i canoni di bellezza femminile

Arte contemporanea CONTRO i canoni di bellezza femminile

Olimpia Gaia Martinelli | 8 mar 2022 6 minuti di lettura 0 commenti
 

È inconfutabile: la nostra società è letteralmente ossessionata dalle dimensioni e dalle forme del corpo umano, che sono considerate, ingiustificabilmente e superficialmente, anche una sorta di specchio dell’identità personale. Ma è sempre stato così? Sicuramente l'arte contemporanea si è ribellata a questo meccanismo...

Marion Roy, Elles, 2021. Disegno, matita / pastello su carta, 18 x 13 cm.

Accettazione delle diversità: una lunga conquista

È inconfutabile: la nostra società è letteralmente ossessionata dalle dimensioni e dalle forme del corpo umano, che sono considerate, ingiustificabilmente e superficialmente, anche una sorta di specchio dell’identità personale. Ma è sempre stato così? La storia dell’arte, proprio attraverso le sue varie tendenze, ci insegna che, anche nelle epoche precedenti alla nostra, è stato fortemente perseguito e ricercato un determinato canone di bellezza. Ad esempio, durante la preistoria, le sculture e le opere d’arte ritrassero prevalentemente silhouette sinuose e formose, che, come la famosa Venere di Willendorf, avevano il compito di alludere alla fertilità femminile. Successivamente, nell’antica Grecia, la donna ideale venne spesso immortalata con seni piccoli, collocati all’interno di un corpo allungato, quale quello della famosa Venere di Milo. Tale modello anatomico restò in auge fino al XVII e al XVIII secolo, come testimoniano le voluttuose donne ritratte da Peter Paul Rubens. Nonostante ciò, all’incirca in questo stesso periodo, e sino all’inizio del XIX secolo, l’uso delle gonne sotto strutturate diede vita a silhouette e raffigurazioni anche più arrotondate, esemplificate dalle fattezze delle protagoniste de Las Meninas di Diego Velázquez. Alla fine del XIX secolo però, si impose un nuovo canone di bellezza, che fece seguito all’operato dell’artista americano Charles Dana Ginson, il quale disegnò donne sempre voluttuose, ma più alte e magre. Successivamente, la sperimentazione artistica del XX secolo dette vita a svariate tipologie di avvenenza femminile, che sono esemplificabili nei corpi snelli e fluenti delle donne di Henri Matisse, in quelli paffuti e contorti di Pablo Picasso e nelle morbide forme di Fernando Botero.

Tony Rubino, Venus de Milo study with colorful pattern painting, 2021. Acrilico / litografia su tela.  61 x 50.8 cm. 

Robin Austin, Marilyn Monroe - allure, 2014. Stampa digitale su metallo, 135 x 101.6 cm. 

Nonostante ciò, in questo stesso periodo, furono il mondo della moda e dei media ad imporre i loro canoni estetici, tendendo a promuovere, in un primo momento, figure femminili sempre più giovani, atletiche e snelle, quali le “flapper” degli anni Venti. Questa tendenza si interruppe soltanto negli anni Cinquanta, quando, con la diffusione delle Pin up, tornarono in voga le donne formose, proprio come l’iconica Marilyn Monroe, immortalata da Andy Warhol. Tra gli anni Sessanta e Settanta però, gli standard di bellezza tornarono ad essere molto vicini a quelli degli anni Venti, ridimensionandosi soltanto attorno alla fine del secolo, quando le nuove top model, come ad esempio la modella Cindy Crawford, presentarono un aspetto più sano, atletico e in forma. Negli anni Novanta però, l’enfasi si spostò nuovamente sulla magrezza, che, eccessivamente esaltata e mitizzata, continuò ad essere sinonimo di bellezza fino agli anni Duemila. Soltanto dall’inizio del XXI secolo, è subentrato un nuovo orientamento, che, più aperto, realista e produttivo, punta a celebrare la bellezza nelle sue più disparate diversità, slegandosi da taglie, colori ed altri inutili e relativi standard. In questo senso si è chiaramente espressa anche l’arte contemporanea, che, con l’operato di artiste come Jenny Saville, Sally Hewett, Stella Maria Baer e Prudence Flint, ha voluto, sia omaggiare la bellezza di tutte le donne, che promuovere il valore dell’unicità e della semplicità, mettendo in luce modelli fisici ordinari ed accessibili.

Yanis Salimov, Red queen, 2022. Olio / acrilico su tela, 70 x 50 cm.

Arte contemporanea: la celebrazione della bellezza universale 

Gli artisti di Artmajeur hanno in larga misura aderito a questi nuovi propositi abbracciati da gran parte dell’arte contemporanea, talvolta facendo anche esplicito riferimento ai valori del movimento del "body positive", che, sfidando i canoni e i pregiudizi della società sui corpi, punta a promuovere l’accettazione di tutti i tipi umani a prescindere dalla taglia, dall’etnia, dal genere o dall’abilità fisica. Infatti, tale ideologia appare con forza nelle opere di Armen Manukyan-Burovtsov, Sviatlana Petushkova, Zhenya Grosh, Laurence Pustoc'H e Harrison Ebwele, il cui intento è mettere in evidenza corpi, che sono stati troppo spesso censurati o mal rappresentati dai Media. 

Armen Manukyan-Burovtsov (armmenart): She-predator, 2010. Fotografia digitale su carta, 80 x 75 cm.

Armen Manukyan-Burovtsov (armmenart): She-predator

L’opera dell’artista di Artmajeur, Armen Manukyan-Burovtsov, non raffigura soltanto una donna formosa in un atteggiamento ambiguo, provocatorio e sensuale. Infatti, l’artista, che fa chiaro riferimento alle atmosfere laide del fotografo Jan Saudek, ha creato, come da lui stesso dichiarato, una vera e propria “predatrice del "body positive"”. Ma a cosa allude questa affermazione? Probabilmente la fotografia vuole fare riferimento alla nascita di una nuova donna, una sorta di amazzone, pronta a difendere “con le unghie e con i denti” le sue diversità, consapevole della sua unicità, della sua forza e della forte sensualità ambigua.

Sviatlana Petushkova, Gerda / Vitiligo beauty, 2021. Pittura, acrilico / lacca / pennarello su tela, 50 x 40 cm.

Sviatlana Petushkova: Gerda / Vitiligo beauty

Nel dipinto dell’artista di Artmajeur, Sviatlana Petushkova, viene messa in luce una nuova tipologia di bellezza, che, a lungo censurata e bandita, è stata valorizzata, apprezzata e normalizzata soltanto negli ultimi anni. Infatti, il soggetto dell’opera è un corpo, che, reso unico e particolare dai segni della vitiligine, diviene il simbolo di una moderna apertura mentale, portatrice di nuova ricchezza, varietà e sensibilità. Tale esaltazione della diversità è un aspetto ricorrente nella produzione artistica di Sviatlana Petushkova, la cui opera ha spesso esplorato il corpo umano, interpretandolo come il simbolo di una nuova bellezza universale, che passa attraverso l’accettazione di sé. Infine, a rinforzare quanto detto ci sono le stesse dichiarazioni dell’artista: “Spero che la mia arte aiuti molte persone ad amare sé stesse e ad accettare il loro corpo”.

Zhenya Grosh, Where are the wings, 2018. Fotografia digitale su carta, 40 x 60 cm. 

Zhenya Grosh: Where are the wings

La fotografia dell’artista di Artmajeur, Zhenya Grosh, ci fornisce un’immagine di realtà quotidiana, estremamente intima e iperrealista, che inquadra le parti più sensuali del corpo femminile, inesorabilmente segnate da alcune evidenti imperfezioni. Quest’ultime sembrano un “grido”, un’esplicita dichiarazione, volta a mettere in luce ciò che siamo realmente: esseri imperfetti. Probabilmente dietro a tale presa di coscienza si nasconde un forte desiderio, quello di riuscire ad accettare noi stessi.

Laurence Pustoc'H, Les demoiselles d’…., 2021. Olio su tela, 100 x 100 cm.

Laurence Pustoc'H: Les demoiselles d’….

L’opera dell’artista di Artmajeur, Laurence Pustoc’H, è un contemporaneo ed innovativo “remake” de Les Demoiselles d'Avignon di Pablo Picasso, capolavoro che già di per sé aveva proposto un canone di bellezza fuori dagli schemi. Infatti, in linea con il maestro spagnolo, Pustoc’H ha dipinto figure femminili poco canoniche, facendo esclusivamente riferimento alla sua sensibilità e agli obiettivi della sua indagine artistica. In aggiunta, dalle esplicite dichiarazioni dell’artista emerge che: i corpi ritratti, segnati dalla brutalità della vita, consumati dal troppo amore o dalla violenza, si mostrano con orgoglio, al fine di esprimere il loro desiderio di vita.

Harrison Ebwele: “Non mi guardare”, 2021. Pittura, penna a sfera su carta,  54 x 43 cm.

Harrison Ebwele: “Non mi guardare”

Il dipinto dell’artista di Artmajeur, Harrison Ebwele, intitolato “Non mi guardare”, fa parte della collezione “Stima di sé”, che rappresenta un chiaro riferimento al sentimento di chi soffre, perché, non avendo il coraggio di accettarsi, tende a rifuggire lo sguardo altrui. Tali concetti sono il frutto di un’esperienza autobiografica, attraverso la quale l’artista ha capito l’importanza di essere a proprio agio con sé stessi. Nonostante questi forti e seriose tematiche, l’opera è resa estremamente vitale dai colori usati e dalle graziose forme arrotondate della protagonista.


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