Aggiunto il 2 ott 2007
L'Ultima Marittella
Scrivere di Marittella D'Orlando non è facile.
Innanzitutto se si è il nipote dell'oggetto in questione, ed in secondo luogo perché la scelta dei temi da trattare trasforma inevitabilemente il risultato finale.
Potrei descrivere il "personaggio", parlare della sua vita, di quello che ho letto della sua vita, potrei cercare di immaginare un dialogo con lei, potrei limitarmi a fare un copia incolla delle critiche ricevute da parte di Artisti come Renato Guttuso o come Lucio Fontana, potrei ispirarmi ai testi di Davide Lajolo scritti su mia nonna.
Insomma, da qualsiasi punto di vista io cerchi di visualizzare l"oggetto" Marittella ne ricavo un'immagine "cubista", troppo poliedrica per essere analizzata; né sarebbe utile cercarne una sintesi.
Cercherò di guardare le sue opere, più che descriverle.
Cercherò di immaginare ciò che aveva in testa lei, più che raccontare cose che di lei si narrano.
Innazitutto bisogna focalizzare sulla nascita artistica di Marittella.
A 65 anni prende in mano il pennello, anzi, all'inizio una matita, di quelle che si impara ad usare nelle scuole elementari.
In secondo luogo poi devo cercare di capire ciò che era prima per comprendere poi il fenomeno che è diventata dopo.
Da analfabeta ad Artista riconosciuta, affermata, si potrebbe dire Star dello Star System dell'Arte dell'epoca... articoli, interviste, mostre.
Ma allora come mai non è famosa come i suoi celebri colleghi del periodo?
Perchè non è nei libri di storia dell'Arte?
Certo non creava "avanguardia", certo non aveva un "movimento" a cui fare riferimento.
La mia unica risposta è che non era ancora il momento.
La sua Arte era lei, la sua anima, i suoi ricordi... quasi, cercando una risposta al fenomeno Marittella, dovrei citare Jung, il celebre psicologo, studioso e teorico dell'Inconscio collettivo, colui che per primo presentò al mondo l'idea di Archetipo.
Se guardiamo le opere di Marittella... sono tutti archetipi!
Certo, ed infatti la forza espressiva della sua opera sta nella universalità dei suoi soggetti, nelle emozioni che trascendono la scelta dei colori e la forma delle pennellate. Chiunque, bambino o anziano, ricco o povero, professore o ignorante, sa e riesce a leggere nell'opera di Marittella il messaggio.
E' questa l'Arte, la capacità di esprimere, descrivere, fare emergere, evocare senza aver bisogno di testi, critici, movimenti, manifesti, e teorici.
Che teoria deve stare dietro alla comunicazione di un'idea?
Marittella è questo! E' un insieme di messaggi universali nati dalla mente e dalle mani di una donna che era considerata una miserabile. Com'è possibile che un reietto della società, un errore sociale, possa arrivare ad esporre all'Arengario di Milano?
O nelle grandi collettive degli anni '70 a New York, dove esposero esclusivamente i genii e i maestri riconosciuti?
La risposta la ritroviamo ancora in Jung.
Non c'è bisogno di saper disegnare per essere un'Artista.
Per trasmettere un'idea, un archetipo, non bisogna avere la Laurea, non è necessario conoscere le lingue.
Bisogna solo avare qualcosa da dire, dentro, nel cuore, nella pancia, nell'anima.
Marittella era una bomba di cosa da dire, 65 anni di cose non dette, di cose non potute dire, ricordi atroci, morti, bombe, guerre, fame, ingiustizia, prevaricazione, Marittella è il simbolo di ciò che il Cristianesimo insegna ad amare, a rispettare, ad aiutare, era una degli Ultimi, coloro che la società emargina, abbandona, cancella.
Era nata già ultima, era orfana.
Ha vissuto come un'ultima persona, in fondo alla fila, nel posto di coloro a cui nessuno avrebbe dato una mano.
Ma l'Arte, come spesso è accaduto nella storia, fa miracoli. Come alcune canzoni creano movimenti d'idee, come alcuni libri creano una nuova epoca, Marittella ha buttato in faccia alla Storia e alla Storia dell'Arte i suoi colori, pieni di dolore.
Il rosso del sangue ma anche della vita, della forza.
Il verde della speranza ma anche della bile, di ciò che rode il fegato.
Come anche il verde della natura, della verdura, delle foglie.
L'azzurro del suo mare, davanti al Vesuvio, il marrone del fango, come quello dei tronchi dei grandi alberi.
Marittella non è solo un'Artista, dovrebbe essere considerata una comunicatrice, ha raccontato la vicenda di milioni di persone che tutt'oggi vivono come lei visse, come un'ultima, abbandonata dal sistema, abbandonata persino da chi avrebbe dovuto starle vicino. Il destino, o Dio, l'ha messa alla prova, come con Gesù Cristo, ha creato in lei un profeta, un comunicatore, ora sta a noi cercare di leggere e seguire il suo messaggio.
Grazie Marittella.
Alan D'Orlando,
tuo nipote.