Top 10: dipinti di musicisti

Top 10: dipinti di musicisti

Olimpia Gaia Martinelli | 12 ago 2023 12 minuti di lettura 0 commenti
 

I miei primi dieci dipinti mettono in relazione arte e musica nel modo in cui la prima di queste due forme espressive si accosta alla seconda, immortalandone e concretizzandone il suono intangibile. Probabilmente è stata infatti la pittura ad avvicinarsi per prima al mondo astratto delle note...

LADY GAGA (2022)Arte digitale di Sobalvarro.

Katy Perry, Beyonce e Lady Gaga...

La mia top ten di dipinti mette in relazione arte e musica nella modalità in cui la prima di queste due forme d’espressione si avvicina alla seconda, immortalandone e rendendone concreto il suo impalpabile suono. Di fatto, è stata probabilmente la pittura ad approcciarsi per prima al mondo astratto delle note, inizialmente mediante un realismo volto a catturare stumenti musicali e musicisti e, successivamente, slegandosi dal più scontato dato reale, proprio come ci ha insegnato l’esempio di Kandinsky e di Klee. Il primo di questi due maestri diede alle sue opere nomi legati alla musica, concentrando il suo lavoro sugli equilibri e le tensioni tra i colori, dando vita ad accordi di diverse tonalità, dichiarando esplicitamente che la pittura poteva sviluppare proprio i poteri della musica. A proposito del secondo, invece, egli, anche musicista, si ispirò al suono per dar forma a tecniche sviluppate mediante la sua indagine pittorica. Questa esaltazione del ruolo della pittura, da intendersi come mezzo di resa dell’effimera arte musicale per eccellenza, non deve però far perdere di vista come anche il suono, a sua volta, abbia ispirato il linguaggio del pennello, mediante le forme più astratte del suo vocabolario, cosa che si può riscontrare, ad esempio, nell’attività di James McNeill Whistler, pittore che intitolò molte delle sue opere con termini musicali. Oltre a quest’ultimo, anche l’artista PJ Crook ha guardato alla musica, disegnando una serie di copertine di album indimenticabili, che si sposavano perfettamente con le note stravaganti ed esplorative della band King Crimson. 

KATY PERRY (2021)Dipinto di Iryna Kastsova.

BEYONCÉ, ORIGINAL PAINTING, BELLA CELEBRATA CANTANTE (2023) Dipinto di Marina Fedorova.

Spostando, nonché facendo continuare, tale discorso nella più prossima attualità, dopo aver visionato le opere d’arte di Artmajeur raffiguranti Lady Gaga, Beyonce e Katy Perry, proprio come quelle eseguite da Iryna Kastsova, Marina Fedorova e Sobalvarro, mi è venuto in mente di come queste tre cantanti siano talvolta effettivamente passate dal mondo della musica a quello delle arti figurative. Di fatto, la prima star ha collaborato con Jeff Koons, ha intrapreso il "metodo Abramovic" ricreando le performance passate dell'iconica artista ed è stata ritratta da l'artista-fotografo Robert Wilson nei panni di alcuni dei personaggi più celebri della collezione del Louvre. Per quanto riguarda Beyonce, invece, la cantante è nota per mescolare magistralmente riferimenti storico-artistici nei suoi video, nelle riviste e nelle copertine dei suoi album, in un ottica concepita per esaltare la sua immagine di dea assertiva. Questa forma d’ibridazione tra le arti nasce a partire dal contesto familiare in cui l’artista è cresciuta, dove ella è stata incoraggiata dalla madre a riflettere su se stessa attraverso l’uso di immagini positive, nobili e forti provenienti dell'iconografia africana, afroamericana e più generalmente femminile. Terminando con Kety, ella si è distinta per aver collaborato con il pittore Will Cotton per la progettazione del video California Gurls e con lo scultore Urs Fischer, artista svizzero che ha convolto nella promozione del suo disco Witness, spronandolo a creare una scultura in plastilina raffirante la stessa Perry. Infine, dopo aver reso noti anche i meno popolari riferimenti all’arte da parte del mondo musica, torno alla mia top 10, volta ad illuistrare come i più popolari pittori di tutti i tempo abbiamo catturato musicisti, spartiti e strumenti musicali.

Top 10: dipinti di musicisti

Édouard Manet, Il pifferaio , 1866. Olio su tela, 160×98 cm. Museo d'Orsay, Parigi.

10. Il Pifferaio (1866) di Édouard Manet

Su di uno sfondo neutro e vuoto, in cui il pavimento quasi non si distingue dalla parte superiore del supporto, raffigurante, forse, la parete di un interno, trova collocazione la figura di un giovane pifferaio, che, dall’abbigliamento, si evince essere di stanza con la Guardia Imperiale, peculiarità che porta a pensare come tale modello sia stato procurato all’artista dal comandante Lejsne, anche se alcuni critici hanno paventato l'ipotesi che si tratti di Léon-Édouard Koëlla, presunto figlio di Manet e Suzanne Leenhoff. Nonostante queste chiacchierate supposizioni identificative, ciò che è realmente importante sono le modalità di trattazione del suddetto soggetto, volte ad esplicitare l’intenzione del maestro francese di superare i canoni della pittura di figura, mediante l’elaborazione di un linguaggio semplificato, che, all’epoca, fu percepito come alquanto provocatorio nella sua modalità di resa delle forme, data dall’accostamento di campiture bidimensionali. Infine, tornando all’effigiato, è importante, più che la sua identità, sottolineare come egli sia una figura di chiara ispirazione ispanizzante, paese al quale Manet iniziò a guardare anche ispirandosi alle opere custodite presso il museo del Prado di Madrid, luogo in  cui egli ammirò sopratutto l’operato di Velázquez, rimanendo particolarmente impressionato dal capolavoro titolato Pablo de Valladolid.  

Edgar Degas, L'Orchestra dell'Opéra , 1868. Olio su tela, 56,5×46 cm. Museo d'Orsay, Parigi.

9. L'Orchestra dell'Opéra (1868) di Edgar Degas

Il taglio prospettico del capolavoro in questione, volto a “decapitare” la parte superiore del corpo delle ballerine, ritratte al fine di faci comprendere in che luogo ci troviamo, pur focalizzando l’attenzione sul soggetto dell’orchestra, pare essere stato preso in prestito dalla neonata arte fotografica, tecnica che Degas usò come fonte d’ispirazione per molti dei suoi dipinti, sperimentando anche un rapporto familiare ed estemporaneo. Tornando al capolavoro in questione, L’orchestra dell’Operà raffigura principalmente alcuni musicisti del celebre teatro di Parigi, ponendo al centro il ritratto di un suonatore di oboe, che è circondato da altri strumentisti, i quali vengono osservati, in modo quasi inquietante, da una solitaria figura sullo sfondo, ritratta all’interno di un palco laterale. É importante evidenziare come il sopra descritto approccio alla tematica fosse per l’epoca alquanto inedito e anticonvenzionale, in quanto nei dipinti coetanei il soggetto indagato fu generalmente quello del palcoscenico, mentre esistono di fatto poche raffigurazioni dell’orchestra, che sono riscontrabili nell’operato di Doré e Daumier. Inoltre, non sappiamo se la scelta di tale soggetto fu favorita dal fatto che i suddetti musicisti fossero effettivamente conoscenti di Degas, tanto che tra loro è presente il compositore Emmanuel Chabrier e l’oboista  Désiré Dihau, che abitava proprio accanto all’atelier del pittore, una volta che fu di ritorno dall’Italia. 

8. Uomo con violino di George Braque

Una visione di forme alquanto confusa, all’interno della quale appaiono con chiarezza soltanto i chiaroscuri, volti a originare, come chiarisce necessariamente il titolo, la figura di un uomo con violino, soggetto reso mediante la più tipica ottica cubista di Braque, capace di rendere gli effigiati mediante l’accostamento di forme scomposte, che, in questo caso, assumono le parvenze di uno strumento musicale a corda, la cui presenza è intuibile nella parte bassa e illuminata del supporto. L’intento di questo peculiare punto di vista sul reale è sicuramente quello di superare la più tradizionale progettazione geometrica dell’immagine, favorendo una descrizione delle forme che va oltre la semplice osservazione, stimolando il fruitore a immaginare cose mai prima d’ora percepite. Questa concezione dell’arte accetta una componente di astrazione, il cui interesse principale si realizza nella scomposizione figurativa, volta a divenire una precisa dichiarazione di ideale estetico, in cui l’uomo e il violino sono identificabili molto difficilmente e, sicuramente, mediante pochi particolari capaci di guidare la decifrazione delle forme.  

7. Lezione di pianoforte (1916) di Herni Matisse

A differenza della maggior parte dei capolavori della storia dell’arte, concepiti per rivelare il rapporto tra uomo e musica, mediante la più popolare raffigurazione del sinuoso movimento in successione delle mani degli effigiati, che rivolgono le loro “carezze” su di un preciso strumento musicale, il capolavoro di Matisse cela, dietro ad uno spartito, questa ricorrente visione d’incontro tattile. Sto parlando di Lezione di piano, dipinto del 1916 del maestro francese, in cui è stato catturato l’evento indicato dal titolo stesso, che, avente luogo nel soggiorno della casa del pittore a Issy-les-Moulineaux, coglie il figlio minore dell’artista, ovvero Pierre, mentre è intento a esercitarsi al sopra menzionato strumento, circondato dalla scultura realizzata dal padre, titolata Figura decorativa (1908) e posizionata in basso a sinistra del supporto, e dal dipinto dello stesso autore, raffigurante una donna su di uno sgabello. Il tutto viene narrato mediante stilemi naturalistici che vengono prograssivamente abbandonati, in quanto privati di dettagli e arricchiti di ampie campiture di colore “astratto”, aventi la finalità di rievocare quel preciso istante, in cui la luce si palesa improvvisamente in un interno, prendendo forma nel triangolo verde situato in prossimità della porta finestre, nonché nella stessa figura geometrica che si palesa sul volto del giovane protagonista dell’opera.  

Amedeo Modigliani, Il violoncellista , 1909. Olio su tela, 73,5×59,5 cm. Collezione privata.

6. Il violoncellista (1909) di Amedeo Modigliani

Prima di analizzare Il violoncellista è bene mettere in chiaro alcuni punti chiave dell’indagine figurativa, a proposito del genere del ritratto, portata avanti dal maestro italiano in questione, tipico pittore maledetto drogato e alcolizzato, che intendeva il soggetto umano come una concreta possibilità di intrecciare scambi relazionali, volti a dar voce ad un talento intrspettivo pronto a cogliere gli aspetti più intimi dell’effigiato, rivelandoli in una sorta di specchio interiore. Per questo motivo, nella maggior parte dei casi, l’artista cogli frontalmente i suoi soggetti, mettendo in risalto i loro lineamenti e i loro occhi, spesso ciechi. Nel caso del violoncellista però, la prospettiva sfuggente con la quale è stato catturato il volto del protagonista ci priva di un’attenta esternazione del suo io interiore, che viene colto, piuttosto, nell’intimo rapporto che egli intrattiene con il suo strumento. In aggiunta, Il violoncellista è anche uno dei pochi capolavori di Amedeo in cui il soggetto è preso da qualcos’altro, in quanto estremamente concentrato nell’esecuzione di un’azione, piuttosto che essere uno statico modello in attesa di essere ritratto.  

Marc Chagall, Il violinista , 1913. Pittura,   188 × 158 cm. Museo Stedelijk di Amsterdam, Paesi Bassi.

5. Il violinista (1913) di Marc Chagall

Il “ritratto musicale” di March Chagall esula dalla mera raffigurazione di un personaggio colto mentre è intento a suonare, in quanto esso rappresenta anche una chiara evocazione dell’eredità culturale della patria del pittore, che viene ricordata con nostalgia, sia dalle sembianze del suddetto suonatore, che dal villaggio rustico nel quale egli si prodiga a esercitare. A quanto detto si aggiungono anche le credenze religiose di Chagall, che, facendo riferimento alla figura dello Chabad Hasidim, riconoscono nella musica e nella danza un mezzo per raggiungere la comunione con Dio, tanto che proprio il violinista era considerato essere una presenza necessaria all’interno delle cerimonie e dei festival. Nonostante il dipinto in questione rifletta la vicinanza del suo artefice al suo paese natale, esso fu completato nel 1913, ovvero quando il pittore si trovava in Francia, luogo in cui egli assimilò anche parte degli stilemi cubisti, per dar vita alla suddetta raffigurazione, che, ambientata precisamente a Vitebsk, riassume in un unico personaggio quella battaglia esistente all’interno di ogni individuo medio, volta a porre in contrasto il passaggio delle differenti fasi vitali.  

4. Musica I (1895) Gustav Klimt

Con Klimt giungiamo a conoscere una tipologia di raffigurazione della musica, che, fino a questo punto della classifica, è stata alquanto trascurata, ovvero quella allegorica, resa mediante la raffigurazione di due soggetti principali: una donna che regge una lira e la sua controparte, resa nelle sembianze di una sfinge dipinta sulla destra del supporto, volta a rappresentare quella creatura mitologica egizia che, metà donna e metà leone, è in grado di unire in se stessa la polarità del mondo animale e di quello spiriturale, nonché quelle dell’istinto e della ragione. Per quanto concerne la suonatrice di lira, invece, essa, soggetto di altre due opere dell’artista, quali una tavola pubblicata su Ver Sacrum nel 1901 e una scena del Fregio di Beethoven, è stata realizzata in qualità di sintesi delle teorie di Schopenhauer, Nietzsche e Richard Wagner, volte ad identificare nella musica l’arte superiore, poiché capace, indipendentemente dalle parole e dalle immagini, di trasmettere all’uomo il sapere. Tutto questo complesso racconto viene trasmesso al fruitore mediante precisi stilemi, che concorrono nel mescolare figurazione e ornamento, nonché bidimensionalità e rilievo, diventando chiaro manifesto dello stile giovanile dell’artista, indissolubilmente segnato dall’Art Nouveau.  

Jan Vermeer, La lezione di musica , 1662. Olio su tela, 74,6 cm × 64,1 cm. Queen's Gallery, Londra.

3. La lezione di musica (1662) di Jan Vermeer

Prima di analizzare il capolavoro datato 1662 è bene esplicitare come la musica sia una tematica alquanto ricorrente nell’operato di Vermeer, pittore che ha interpretato tale soggetto, uno tra i più iconici della pittura del Secolo d’oro olandese, all’interno di ben dodici opere d’arte tra le trentasei di sua mano attualmente conosciute. Tale scelta figurativa potrebbe legarsi al fatto che le opere a tema musicale riscontrassero un discreto successo presso i clienti dell’artista, i quali, membri dell’alta società, avevano sicuramente avuto una formazione musicale. La tipologia di dipinti in questione era nota e ricercata anche perché spesso conteneva maliziosi, nonchè accattivanti, riferimenti ad intrighi romantici, concepiti per aumentare l’interesse nutrito per tali raffigurazioni. Quanto appena constatato troverebbe riscontro anche in Lezione di musica (1662), capolavoro in cui lo specchio ci rivela come, in realtà, la fanciulla sia più interessata ad osservare il gentiluomo al suo fianco, piuttosto che il pianoforte. A rincarare queste supposizioni ci sarebbe anche il motto latino che appare sul virginale: “la musica è compagna della gioia e balsamo per il dolore”, volto ad alludere, sia ai poteri lenitivi della musica, che alle vicissitudini sentimentali.  


 Pablo Picasso, Il vecchio chitarrista , 1903. Olio su tavola, 122,9 cm × 82,6 cm. Istituto d'arte di Chicago.

2. Vecchio chitarrista cieco (1903) di Pablo Picasso

È impossibile parlare del Vecchio chitarrista cieco senza fare riferimento al periodo blu al quale lo stesso capolavoro appartiene, ricollegabile ad un arco temporale di tre anni, che dal 1901 al 1904, si prodiga a esternare, mediante l’arte, un profondo dolore che ha colto l’artista, indelebilmente segnato dalla morte dell’amico Carlos Casagemas, pittore suicidatosi per il suo amore non corrisposto verso la modella e ballerina francese Germaine Pichot, protagonista di molte tele di Picasso. Ad aggiungersi al nefasto evento sopra indicato ci sono le difficoltà economiche di Pablo, che trova nel colore blu un mezzo per espiare la sua tristezza, colta pricipalmente nella raffigurazione di soggetti emerginati, inquieti e drammatici. Il Vecchio chitarrista cieco rientra bene in quanto appena descritto, presentando egli stesso un’espressione di inequivocabile drammaticità e sofferenza, alla quale si oppone la sua chitarra: strumento musicale che rappresenta la vita e la salvezza, in quanto l’arte, di per se, viene sempre intesa come un mezzo per superare le avversità e rivedere visibile, nuovamente, la bellezza del mondo.  

Caravaggio, I musici , 1597. Olio su tela, 87,9×115,9 cm. Metropolitan Museum of Art, New York.

1. Concerto (1597) di Caravaggio

L'olio su tela del maestro italiano rende concreta sul supporto pittorico la visione di un'allegoria pagana, volta a prendere forma nelle sembianze di tre giovani musicisti vestiti all'antica, che trovano collocazione in un ambiente angusto. Quanto descritto sembra difficile dall'essere interpretato in chiave erotica, anche se questo sarebbe possibile, in quanto la presenza della figura dell'amorino alato, che è intento a staccare un grappolo d'uva, parrebbe indicare una riunione di natura intima, volta a sfociare in una passione amorosa, tipica dell'ambiguità delle prime opere di Caravaggio. L'erotismo in questione prende vita dai corpi di giovani idealizzati, dai volti alquanto delicati e raffinati, in cui soltanto il personaggio che suona il cornetto, disposto al centro, parrebbe riconducibile al genere del ritratto e precisamente dell'autoritratto, tanto ch'esso potrebbe raffigurare il giovane Caravaggio in persona, data l'affinità che quest'ultimo presenta con altri dipinti coevi, in cui il pittore aveva colto le sue stesse fattezze. Per quanto riguarda il vestiario, invece, non è assolutamente strano che il maestro abbia fatto riferimento all'antichità, in quanto all'epoca i giovani musici si abbigliavano alla classica, ovvero come Eros, Bacco o cantori angelici, proprio come poteva avvenire durante gli spettacoli amati dal più grande committente del pittore: il cardinal del Monte. Infine, all'interno della grande tradizione storico-artistica italiana, è bene mettere in luce come pittori del calibro di Giorgione e Tiziano solevano generalmente disporre i soggetti musicali in ambienti esterni, pastorali ed allegorici, mentre Caravaggio spostò la tematica in un interno, riunendo innovativamente ritratti colti dal naturale e raffigurazioni allegoriche.  




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