CIRCLE 3 (2021)Collage di Morgan Paslier.
10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1...
10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1: mediante questo climax numerico che prende il nome di top 10, volto a posizionare i più rilevanti collage della storia dell’arte uno di seguito all’altro, in ordine di rilevanza, voglio avvicinare alla conoscenza di una tecnica artistica spesso messa da parte, di fronte alla più popolare pittura, scultura e fotografia. Pertanto, perseguendo questo intento di fine prettamente didattico, punto ad introdurre appropriatamente la mia curata selezione, illustrando brevemente le origini e le specificità del collage, al fine di rendere il lettore in grado di apprezzare maggiormente questa modalità di esecuzione di opere, ottenuta mediante la sovrapposizione di carte, fotografie, oggetti, ritagli di giornale, riviste, etc., che vengono incollate su di un supporto, che può essere di vario tipo, ma, generalmente, rigido. Da un punto di vista storico-artistico, la suddetta tecnica nasce agli inizi del Novecento, periodo durante il quale essa venne sfruttata nella realizzazione di molteplici capolavori d’avanguardia, realizzati, in primis, dai maestri cubisti Picasso e Braque e, successivamente, anche dagli esponenti del Futurismo e dell’Astrattismo geometrico, oltre ai più complessi assemblage Neo-Dada, Surrealisti, Pop e del Nouveau realisme. Questa è però la storia che ci raccontano gli eurocentrici libri d’arte occidentali, spesso troppo carenti nell’esplicitare come, in realtà, il collage venne utilizzato per la prima volta all’epoca dell’invenzione della carta, ovvero nella Cina del 200 a.C. e, a partire dal X, dai calligrafi giapponesi, che cominciarono ad applicare carta incollata, utilizzando i testi sulle superfici, quando scrivevano le loro poesie. Ciò nonostante, al mondo occidentale è da riconoscere sicuramente l’invenzione del fotomontaggio, ovvero del collage realizzato con le fotografie, tecnica di cui Richard Hamilton risulta essere, a tutt’oggi, uno dei maggiori esponenti. In ogni caso, è bene sottolineare come anche altri metodi per combinare le immagini vengono chiamati fotomontaggio, quali, ad esempio, la stampa vittoriana, la stampa da più di un negativo su un singolo pezzo di carta da stampa, la proiezione frontale e le tecniche di montaggio al computer. Adesso, dopo questa breve “lezione”, siamo giunti al momento fatidico, in quanto, ormai carichi di nozioni, vi lascio alla contemplazione, nonché alla comprensione, della mia top 10 sulla tecnica in questione...
CONTAINMENT (2020) Collages di Emily Coubard (Mil.)
Annegret Soltau (Autoritratto).
10. Annegret Soltau (Autoritratto)
La mia top ten inizia con Annegret Soltau, artista visiva tedesca il cui lavoro, prettamente incentrato sull’arte del fotomontaggio, avente principalmente per soggetto il corpo e il volto umano cuciti o collegati con filo nero, ha segnato un punto di riferimento nell’arte degli anni Settanta e Ottanta. L’autoritratto della Soltau che ho scelto per illustrare la selezione in questione è il riassunto di molteplici concetti chiavi, che si sono ripetuti all’interno dell’operato dell’artista, quali, ad esempio, l’accostamento dell’idea della linea, reso dai fili, a quello della figura umana, in questo caso impersonificata dalla stessa Annegret. In aggiunta, tale combinazione porta alla creazione di opere in cui il soggetto, legato con i suddetti fili di seta nera, genera una sorta di autoritratto “autolesionista”, in questo caso capace di unire due età ben distinte della vita dell’artista, palesatasi, allo stesso tempo, nella sua giovinezza e nella sua maturità. In questo modo Annegret scrive anche la sua personalissima storia di donna, volta ad alludere, mediante i frammenti della sua figura, ai conflitti che animano la posizione marginale del “gentil sesso” nel contesto sociale, nonché alle pressioni e alle discriminazioni di genere. In fine, accostando le due versioni di sé, ella è ulteriormente capace di mettere in evidenza i cambiamenti fisici e psicologici, che l’individuo affronta naturalmente nell’arco della sua esistenza.
Hannah Höch, Cut with the Kitchen Knife Dada Through the Last Weimar Beer-Belly Epoch Cultural of Germany, 1919-1920. Collage. Berlino: Nationalgalerie, Staatliche Museen zu Berlin.
9. Hannah Höch, Cut with the Kitchen Knife Dada Through the Last Weimar Beer-Belly Epoch Cultural of Germany (1919-1920)
All posizione numero nove troviamo un’altra donna, ovvero Hannah Höch, artista dadaista tedesca classe 1978 nota per i suoi collage e fotomontaggi pionieristicamente politici, costruiti mediante l'utilizzo e la combinazione di immagini e testi provenienti dai mass media, aventi il fine di esplicitare una critica culturale rivolta verso, sia i fallimenti della Repubblica di Weimar, che i ruoli socialmente costruiti delle donne. È bene sottolineare come le sue opere non trasudino soltanto le opinioni personali dell'artista, ma abbia dato voce ad un'ideologia condivisa da gran parte del popolo tedesco dell'epoca, spesso animato da quello spirito ribelle e critico, che ha contraddistinto il periodo tra le due gerre, da molti percepito come l'inizio di una nuova era, in cui le avanguardie si assunsero il ruolo di esplicitare il malcontento. A proposito del capolavoro scelto per illustrare la mia classifica, ovvero Cut with the Kitchen Knife Dada Through the Last Weimar Beer-Belly Cultural Epoch of Germany, esso rappresenta a pieno gli stilemi e gli ideali dell'artista sopra descritti, in quanto, l'opera più famosa della Höch persegue l'intento, mediante le sue tecniche di sintesi volte a riunire ritagli di giornale, di sfidare i codici razzisti e sessisti che reggevano la Germania di Weimar, esplicitando la sperimentazione di una forma d'arte capace di dimostrare come la stessa creatività possa essere inglobata dalle dinamiche del quotidiano della vita moderna.
John Stezaker (Ritratto della copertina della monografia della Whitechapel Gallery)
8. John Stezaker (Ritratto della copertina della monografia della Whitechapel Gallery)
Giunta alla posizione numero otto colgo l’occasione per chiarire la maniera mediante la quale, durante la scrittura di questa top 10, mi sono spesso trovata a cercare disperatamente i titoli delle opere in questione, tanto che di sovente, non riuscendoli a individuare, ho riportato tra parentesi soltanto la tipologia del soggetto raffigurato, dimostrando, involotariamente, quello che ho anticipato nell’introduzione, ovvero la minore popolarità della tecnica del collage e il conseguente limitato accesso alle relative informazioni. Chiarito questo aspetto introduco brevemente alla figura di John Stezaker, artista concettuale britannico classe 1949, noto per le sue creazioni di tono surreale, spesso realizzate mediante la tecnica del collage, avente per soggetto le immagini tratte dalle cartoline, dai fotogrammi dei film e dalle fotografie pubblicitarie. Principalmente questo modo di operare è stato volto a dar vita a composizioni capaci di illustrare ritratti glamour degli anni Cinquanta, inclusivi talvolta della presenza di star di Hollywood, che si sono mescolati a immagini di paesaggi, il cui effetto perturbante è osservabile, ad esempio, nel collage scelto come copertina della Whitechapel Gallery monograph (2011), dove una figura femminile viene spezzata, all’altezza dello sguardo, dalla presenza di uno scorcio roccioso.
7. Eileen Agar, Pietre preziose (1936)
Precious Stones, opera delle fotografa e pittrice britannica Eileen Agar, cattura la silhouette di un volto maschile di profilo, che appare incollata su di un foglio bianco, dove, a sua volta, è incorniciata dalla presenza di un terzo supporto, il quale da origine a un bordo rosso che contorna l’immagine. Tornando al soggetto principale, la figura in questione è stata ritagliata da un libro che illustra alcune pietre preziose, la cui precisa disposizione a griglia contrasta con il contorno in parte arbitrario dell’effigiato, specchio delle tendenze surrealiste dell’arteficie, che si è espressa di sovente mediante la tecnica del collage. In aggiunta, mettendo da parte per un attimo le suddette descrizioni, l’opera è di rilevante importanza anche perché costituisce uno dei primi lavori della Agar, volti a includere l’immagine di una testa e di un busto di profilo, soggetto che in un secondo momento diverrà per l’artista alquanto ricorrente. Ad ogni modo, nel caso specifico di questo lavoro, è importante sottolineare come il volto maschile sia stato in parte modellato sulle sembianze del marito di Eileen, ovvero, Joseph Bard, che, in modo tutt’altro che casuale, era proprio appassionato collezionatore di pietre preziose. Infine, un’altra fonte d’ispirazione per la realizzazione di Precious Stones sono state sicuramente le monete antiche, i cui ritratti di profilo vengono adesso resi in modo sostanzialmente più giocoso, ingenuo e fantasioso.
Mimmo Rotella, Euromsa, 1963. Décollage.
6. Mimmo Rotella, Pepsi (1979)
Un frammento della pubblicità della Pepsi di fine anni Settanta, incollato su di un supporto, o forse “strappato” da quest’ultimo, ci porta nel cuore del Nouveau Réalism dell’epoca, movimento contemporaneo della Pop art americana, spesso concepito come sua trasposizione in Francia, del quale proprio Mimmo Rotella fu il maggiore esponente italiano. Il lavoro di quest’ultimo è appunto incentrato nell’esplorazione della tecnica del decollage, che, cara al suddetto approccio artistico, fu accompagnata dall’assemblage e dal ready made, realizzati con oggetti acquistati da rigattieri, come tappi di bottiglia, corde, etc. Il tutto rimanda agli oggetti di uso comune e quotidiano della coeva Pop art, anche se a partire dagli inizi degli anni Settanta, l’artista, come nel caso di Pepsi, iniziò a sviluppare un’ulteriore punto di vista, iniziando ad intervenire sulle pubblicità delle riviste con l’impiego di solventi, al fine di ridurle allo stadio di frottage o cancellandole.
Richard Hamilton, Cos'è che rende le case di oggi così diverse, così attraenti? , 1956. Collage, 26 cm × 24,8 cm. Kunsthalle Tubinga, Tubinga.
5. Richard Hamilton, Cos'è che rende le case di oggi così diverse, così attraenti? (1956)
Alla numero cinque ho posizionato un'icona della tecnica del collage, in quanto Just what is it that makes today's homes so different, so appealing? è considerata essere, da molti critici e storici dell'arte, la prima opera Pop della storia! Questo capolavoro è stato realizzato mediante l'unione di ritagli di fotografie e immagini tratte dalla stampa americana, che danno vita ad un bizzarro interno casalingo, dove si dispongono molti oggetti e alcuni personaggi, tra i quali spiccano sicuramente le fattezze del culturista seminudo, il logo della Ford posizionato su di un paralume, la figura di una pin up distesa su un divano, l'immagine in lontananza di una casalinga, una striscia di fumetti Young Romanca disposta sulla parete, etc. Se quanto descritto ce lo immaginiamo a colori, è importante sapere che l'opera è nata per il catalogo della mostra londinese This is Tomorrow, evento per il quale essa è stata in realtà resa nota in bianco e nero, tanto che successivamente, Hamilton creò anche diverse versioni del medesimo soggetto, in cui rielaborò la composizione.
Beeple, Everydays: the First 5000 Days , 2021. Arte digitale.
4. Beeple, Tutti i giorni: i primi 5000 giorni (2021)
La posizione numero quattro ci parla del fotomontaggio nella sua variante realizzata mediante l'uso della tecnologia del computer, strumento con cui ha preso vita Everydays: the First 5000 Days, collage digitale, volto a accostare 5000 immagini raffiguranti temi e schemi di colore ricorrenti, capaci di creare un insieme estetico, che, organizzato in ordine cronologico, rivela la presenza di immagini astratte, fantastiche, grottesche e assurde, sapientemente poste accanto a eventi attuali, nonchè momenti di vita personale. Quanto appena descritto interpreta la più sentita paura per la tecnologia, il desiderio e il risentimento verso la ricchiezza, nonchè le turbolenze politiche dell'America, che l'artista ha riconosciuto come principali piaghe della società. Infine, è d'obbligo sapere che questo collage è stato posizionato in prossimità del podio, in quanto esso ha riscontrato un successo iconico, poichè il suo NFT è stato venduto a 69,3 milioni di dollari da Christie's nel 2021, diventando il gettone non fungibile più costoso di sempre. A proposito dell'artefice, Michael Joseph Winkelmann (1981), conosciuto come Beeple, è un artista digitale, grafico e animatore americano, la cui arte utilizza vari mezzi per creare opere comiche e fantasmagoriche, volte ad esplicitare commenti politici e sociali, di sovente utilizzando come riferimenti personaggi della cultura pop.
Man Ray, Dora Maar , 1936.
3. Man Ray, Dora Maar (1936)
È impossibile dimenticarsi del surrelista Man Ray, sopratutto se il soggetto del suo collage datato 1936 è proprio Dora Maar, fotografa, poetessa e pittrice francese di origine croata, che, nota per la sua lunga relazione con Pablo Picasso, è stata di sovente immortalata dal fotografo statunitense, che soleva giocare con la femminilità, la forma e le esposizioni multiple. Proprio mediante quest’ultima modalità di approccio al soggetto è stata catturata l’immagine della suddetta fotografa di successo, formatasi inizialmente come pittrice nello studio di André Lothe, per poi divenire, nei primi anni Trenta e sotto l'influenza di Man Ray, un’appassionata dell’obiettivo, nota per le sue tecniche insolite e affascinanti, che le permisero di esplorare strade artistiche alternative, come la fotografia cinematografica, urbana e di moda. A Pablo Picasso, invece, la Maar colpì sicuramente come modella, tanto che ancora prima di conoscerla di persona insistette per tenere un suo ritratto scattato da Ray e, successivamente, volle anche immortalarla egli stesso, tanto ch’ella divenne il soggetto di alcuni dei suoi più noti capolavori, tra i quali, ad esempio: Portrait of Dora Maar (1937) e The Weeping woman (1937). Sfortunatamente però, quest’ultima opera ci rivela tutta la fragilità della donna, ritratta come una tormentata figura capace di trasformarsi nella personificazione del dolore. Nonostante ciò, l’artista spagnolo ammise che fu proprio la malinconia di Dora a fornirgli una degna ispirazione, in grando di dar vita a figure femminili emotivamente potenti, alcune volte addirittura raffigurate in lacrime.
Georges Braque, Violino e pipa , 1913. Gesso, carboncino, collage, carta, 74 x 106. Parigi: Centre Pompidou.
2. Violino e Pipa (1939)
All'inizio del 1900, artisti come Braque e Picasso iniziarono a utilizzare un metodo chiamato collage, per creare opere d'arte innovative: questa è principalmente la ragione per cui, uno dei due padri occidentali della tecnica artistica in questione, ovvero Braque, è posizionato al secondo gradino più alto del podio con il suo Violino e pipa del 1913, opera facente parte di una serie di papiers collés, in cui l'artista francese mise in primo piano la lettura bidirezionale del tavolo e dello stesso quadro. Quest'approccio figurativo è il risultato dell'indagine artistica portata avanti dal cubismo sintetico all'interno del soggetto della natura morta, che, in questo particolare caso, si compone di giornali, carte da parati stampate tagliate e incollate, carboncino, grafite e pastello su carta montata su cartone, supporto su cui prende vita un violino e una pipa, interpretati in chiave talvolta quasi astratta. Capolavoro a parte, è bene sottolineare come Braque sfruttò la tecnica del collage per sviluppare la consapevolezza dell'interazione di forma e colore a livello pittorico, dando l'esempio ad altri maestri come Jim Dine e Wayne Thiebaud.
Pablo Picasso, Chitarra e bicchiere di vino , 1912. Collage, 47,9 × 37,5 cm. New York: MET.
1. Pablo Picasso, Natura morta con sedia imbottita (1912)
Al primo posto va il più antico collage della storia dell'arte occidentale: Natura morta con sedia impagliata, capolavoro datato 1912, volto ad immortalare la superficie di un tavolo di forma ovale, coperto da un ritaglio di tela, in cui sono presenti vari oggetti, realizzati mediante anche l'intervento pittorico, nonchè l'uso della tela cerata, della carta e della corda su tela. Tecnica a parte, tale opera è importante anche perchè fu proprio lei a segnare l'avanzare del processo di affermazione del cubismo sintetico, che, successivo all'analitico, vide l'artista prodigarsi nel carcare di dar vita a una sintesi di piani, raffigurandoli su di un unico livello della tela, riducendo i movimenti all'unico istante rappresentato. Tornando infine alla descrizione dell'opera, nel suddetto collage una corda si palesa allo spettatore in qualità di cornince, mentre un frammento di canne ripropone l'immagine di una sedie impagliata, soggetto accanto al quale l'artista pone altri oggetti appena accennati, talvolta frammentati, come se egli volesse evocarli, o dare di loro una rappresentazione illusoria, piuttosto che descriverli tenendosi attinente all'ormai superato dato reale. Allo stesso tempo però, al fine di non cadere nell'astrattismo, Pablo ha introdotto i caratteri JOU, che in francese alludono, sia al termine giornale, che alla parola giocare, rendendo concreta l'intenzione dell'artista di mischiare i significati, mostrando la labile differenza tra realtà e rappresentazione.