Il riflesso dell'acqua nell'arte: dalla mitologia, all'impressionismo, al surrealismo

Il riflesso dell'acqua nell'arte: dalla mitologia, all'impressionismo, al surrealismo

Olimpia Gaia Martinelli | 11 gen 2023 9 minuti di lettura 1 commento
 

"Qui il ragazzo, sfinito dalle fatiche della caccia e dal caldo, venne a coricarsi, attratto dalla bellezza del luogo e della sorgente, ma, mentre cerca di dissetarsi, ne sorge un'altra sete: estasiato nel posare a beve dall'immagine che vede riflessa, si innamora di una chimera"...

Ralph Hackeland, Narciso , 2022. Acrilico su tela, 100 x 80 cm.

"[...] Qui il ragazzo, stremato dalle fatiche della caccia e dal caldo, venne a coricarsi, attratto dalla bellezza del luogo e della sorgente, ma, mentre cerca di placare la sua sete, ne sorge un'altra : estasiato in posa per bere dall'immagine che vede riflessa, si innamora di una chimera: il corpo crede a ciò che solo è ombra.Attonito si fissa e senza riuscire a distogliere lo sguardo rimane impietrito come una statua scolpita marmo Paro."

Con somma sapienza Ovidio (43 a.C. circa-17 d.C.), poeta romano tra i massimi esponenti della letteratura latina, citato sopra nelle sue celebri Metamorfosi, poema epico-mitologico volto a trasmettere ai posteri numerose storie mitologiche e racconti dal greco e del classicismo romano, narra l'incontro "d'amore" di Narciso. Infatti, dai 413 ai 467 versi della commedia, il giovane sedicenne, abituato a respingere con orgoglio ogni singolo corteggiatore, si innamora perdutamente di un bel ragazzo che, in maniera "emulativa", ricambiava con passione il suo sguardo . Purtroppo Narciso si accorse ben presto di aver provato attrazione per la propria immagine riflessa in una pozzanghera, incontrata per la prima volta e perduta per sempre, in quanto: è impossibile, anche se molti lo vorrebbero, moltiplicare la nostra persona, per trovare la dolce metà. Proprio per questo dramma, che si conclude con un Narciso in frantumi, volto a lasciarsi morire di dolore, il riflesso del corpo umano su superfici liquide comincia ad insinuarsi con frequenza nei soggetti storico-artistici, riproponendo, in varie versioni, questa straziante storia di un amore mancato. Per rendere la popolarità di Narciso nella storia dell'arte, potrebbe bastare il riferimento a uno dei più grandi capolavori delle arti figurative, creato dal tormentato Caravaggio, la cui "malattia di vivere" era probabilmente dovuta al suo stesso temperamento , piuttosto che a motivazioni di derivazione narcisistica. L'opera in questione è il Narciso, un olio su tela realizzato dal pittore milanese tra il 1597 e il 1599, conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma, in cui l'accostamento tra l'immagine del giovane rapito dalla propria bellezza e gli eventi nefasti poco dopo, dovuti proprio a questo troppo amor proprio, si concretizzano a livello inconscio. Il maestro italiano sceglie infatti di raffigurare il momento in cui il giovane, vestito con abiti seicenteschi, scopre la propria immagine riflessa all'interno di un luogo ombroso, in cui la sua postura e la sua espressione tradiscono tutta la sua voglia di proiettarsi verso l'immagine riflessa in acqua. Questa narrazione figurativa, tranne per quanto riguarda l'abbigliamento del giovane, riecheggia fedelmente il racconto di Ovidio, che Caravaggio ebbe occasione di consultare, probabilmente riferendosi a volgarizzazioni rinascimentali. L'approccio naturalistico dell'artista italiano, rivelato in particolare dal portamento spontaneo e naturale dell'effigie nonché dall'espressione assorta, si discosta drasticamente da precedenti interpretazioni, come quella dell'affresco nella Casa di Marco e Lucrezio Frontone (I sec. d.C.) a Pompei o il punto di vista tramandato dai codici miniati, risultando più "affine" all'indagine artistica di Benvenuto Cellini, Dirck van Baburen e Francesco Curradi, fino a distaccarsi prepotentemente dal più moderno, caricaturale , vittoriana e punti di vista innovativi di Honoré Daumier, John William Waterhouse e Salvator Dalì. Concludendo la parentesi del Narciso, è bene evidenziare come, oltre a questo soggetto antico e di culto, in cui si è realizzato il binomio arte-rifrazione, specchi d'acqua siano stati oggetto di interesse anche per il genere paesaggistico, in particolare, l'impressionista genere, noto per la sua attenzione rivolta agli effetti ottici della luce, che irradiandosi su vari supporti naturalistici, ha saputo dare voce alla fugacità, oltre che all'unicità, dell'attimo presente.

Caravaggio, Narciso , 1597-1599.Olio su tela, 112 x 92 cm. Roma: Galleria Nazionale d'arte Antica - Palazzo Barberini

Claude Monet, La Grenouillère , 1869. Olio su tela, 74 x 99,7 cm. New York: Il Metropolitan Museum of Art.

L'esempio di queste intenzioni ci viene offerto dall'indagine artistica del più famoso maestro impressionista, Claude Monet, pittore estremamente affascinato dai giochi di luce creati dall'acqua, tanto che questo elemento, onnipresente nella sua pittura, diventa, in alcune occasioni, come quelle delle venti tele sulle ninfee, vera protagonista dell'opera. Del resto, come egli stesso ebbe occasione di rivelare, “l'elemento base è lo specchio d'acqua, il cui aspetto cambia ad ogni istante per il modo in cui i brandelli di cielo vi si riflettono, dandogli vita e movimento. Per catturare l'attimo fuggente, o almeno la sensazione che si lascia alle spalle, è già abbastanza difficile quando il gioco di luci e colori è concentrato in un punto fisso, ma l'acqua, essendo un soggetto così mobile e sempre mutevole, è un vero problema...un uomo può dedicarsi tutta la sua vita a un'opera del genere". Per fornire più concreti spunti di riflessione è possibile fare riferimento a La Grenouillère, un olio su tela di Monet datato 1869, teso a raffigurare, al suo "centro", un'isoletta con un albero e alcuni bagnanti, una visione questo ci dà un'idea soddisfacente di come i parigini dell'epoca trascorrevano i loro caldi pomeriggi domenicali nuotando o stando in riva al fiume. In realtà, però, il punto focale dell'opera risiede tutto nella più dinamica Senna, un fiume destinato a circondare lo stabilimento balneare, rendendolo attraente attraverso l'interazione della sua superficie d'acqua con i raggi del sole, i riflessi della realtà circostante, e le foglie fluttuanti. Se un tale modo di raffigurare la rifrazione ebbe grande successo all'interno dell'impressionismo, il post-impressionismo "esasperò" questa tendenza, dando origine a riflessi potenti, esagerati ed estremamente irreali, volti a trasformarsi in fasci di luce "fluorescenti", che concordano con il sole, luna e stelle nell'illuminare il paesaggio, proprio come dimostra il capolavoro di Van Gogh del 1888 intitolato Notte stellata sul Rodano. Infine, perseguendo l'intento di "stupire", cioè di fornire un'immagine ancora più originale del suddetto fenomeno, faccio appello all'eccentrico genio di Dalì e, in particolare, al capolavoro del 1937, Swans Reflecting Elephants, opera in quali riflessioni diventano occasione per generare forme di vita ulteriori rispetto a quelle della realtà comunemente percepita, proprio come se Narciso arrivasse a poter baciare la propria immagine riflessa con tutto quell'ardore, che gli veniva tragicamente negato. Parlando di arte contemporanea, invece, alcune delle visioni più attuali e innovative sul riflesso dell'acqua ci vengono fornite dall'indagine artistica degli artisti di Artmajeur, tra i quali, le interpretazioni di: Alexandra Djokic, Eva Volf e Dmitry Oleyn .

Alina Sunny, Specchio d'acqua , 2021. Olio su tela, 70 x 50 cm.

Dita Lūse, Fuori stagione , 2022. Olio su tela, 70 x 80 cm.

Alexandra Djokic, Water reflection no.2 , 2022. Acrilico su carta, 100 x 70 cm.

Alexandra Djokic: Riflessione sull'acqua n. 2

Ho pensato di far avvicinare lo spettatore alla pittura acrilica di Djokic, immaginando di accompagnarlo all'interno dello studio dell'artista, tenendolo all'oscuro del titolo e del soggetto raffigurato. In un secondo momento, ho chiesto al mio "sperimentatore sociale", che immagino di media formazione accademica, cosa avesse riconosciuto in quella colorata composizione. A quella domanda, lui, inizialmente un po' titubante, mi descrisse semplicemente ciò che vedeva: un armonioso e sinuoso "intreccio" di linee sinuose, le cui tonalità variano dal blu cupo al celeste più chiaro, addentrandosi, a volte, nel giallo, nel verde e marrone. Dopo questa descrizione puramente formale, il mio "assistente" si è fatto coraggio, rivelando, con estrema convinzione, che tali stilemi non potevano che rappresentare, sia pure in maniera "sintetica", e personalissima, i riflessi del sole, ecc. una superficie d'acqua indefinita. Tutto questo ragionamento conduce a un maestro della storia dell'arte, la cui indagine artistica è tesa a mostrare come, già all'epoca del Romanticismo, il realismo fosse superato in termini di comprensione immediata della realtà, in quanto la sua inequivocabile opera rappresenta addirittura la prima forma di "astrattismo." Il pittore a cui mi riferisco è William Turner, la cui sintesi narrativa, documentata da opere come Storm at Sea (1831-32) e Cliff from the Sea (1825), ha dimostrato come l'idea del mare sia riconducibile anche a pochi pennellate efficaci e strategiche. A metà strada tra il "Post-Impressionismo" dell'artista di Artmajeur e lo pseudo-Astrattismo di Turner, invece, si trova la visione più realistica di Väinö Hämäläinen, noto pittore finlandese, che immortalò lo stesso soggetto nel 1911, dimostrando una più " realista" di chiara derivazione impressionista.

Eva Volf, Sun catcher , 2022. Olio su tela, 91,4 x 91,4 cm.

Eva Volf: acchiappasole

La pittura a olio di Volf si allontana dalle interpretazioni più personali della realtà, rimanendo fedele, attraverso una rappresentazione prettamente realista, alla resa pittorica dei giochi di luce che la superficie dell'acqua ospita, ogni volta che il sole, come un vanitoso Narciso, si riflette nel mare. Quest'ultimo astro bonario, che, a differenza del personaggio appena citato, si rivela molto utile agli altri, bacia, con i suoi raggi generosi, l'intera superficie della terra, diventando la componente immancabile dei luminosi paesaggi marini dei Macchiaioli. A questo punto sorge spontanea una domanda: i riflessi del mare, o la spuma ondeggiante, erano valorizzati anche da quadri meno luminosi? La risposta, sicuramente affermativa, ce la offre il capolavoro di Caspar David Friedrich, Monaco di mare (1808-10), un dipinto in cui, all'interno di una spiaggia buia e deserta, compare solo la figura di un monaco, posta di fronte della vastità del mare appena illuminata da qualche bagliore salvifico, che viene da un cielo avaro fitto di nuvole scure. Se questa visione è stata suggerita all'artista da una prospettiva prettamente romantica, tesa a porre il protagonista, in tutta la sua piccolezza, di fronte alla maestosità della natura, esiste anche una seconda lettura, molto meno "filosofica", di questo noto paesaggio con figura. Infatti, riferendosi ad un punto di vista prettamente scientifico, i riflessi luminosi del mare, nonostante il cielo scuro, potrebbero essere giustificati dalla presenza "fluorescente" di placton, microrganismi animali e vegetali, che, soprattutto di notte, emettono luce quando stimolato da barche o altri animali. Di conseguenza, potremmo augurare al monaco di Friedrich una ricca pesca!

Dmitry Oleyn, Mare arcobaleno , 2022. Olio su tela, 50 x 40 cm.

Dmitry Oleyn: Mare arcobaleno

La pittura impressionista di Oleyn è influenzata dal punto di vista di due iconici maestri della storia dell'arte, come Maximilien Luce e Claude Monet, in termini di soggetto, stile e trattamento delle sorgenti luminose. Tuttavia, prima di venire a svelare come questi ultimi due abbiano fornito spunti di riflessione all'artista di Artmajeur, è bene far conoscere le peculiarità di Rainbow sea, il cui stesso titolo anticipa allo spettatore la presenza di un arcobaleno, le cui ridotte e delicate luci colorate sono rivelato all'interno di un'ampia veduta marina, in cui un'unica, minuscola barca galleggia in lontananza. Tralasciando quest'ultimo piccolo dettaglio bianco, è la parte sinistra dell'olio che si impone come centro d'interesse della narrazione figurativa, in quanto, illuminata come da un intenso lampo, risplende nel cielo e nel mare, a interrompere il suo bagliore dietro la maestosità di una roccia pesante e robusta. Questa visione, quasi animata da forme di vita celesti, culmina nella parte superiore del dipinto, dove si materializza il miracolo del suddetto "schizzo" di arcobaleno. Ritornando ora ai due maestri sopra citati, l'impianto prospettico di Costa del mare in Normandia (1893) di Maximilien Luce è concepito, in maniera analoga a quella dell'artista di Artmajeur, in modo da massimizzare la diffusione della luce solare sulla distesa di cielo e acqua. Parlando di Monet, invece, Oleyn eredita dal maestro francese la pennellata un po' "materica" e il gusto di catturare le rocce a picco sul mare, come testimoniano numerosi capolavori del più noto impressionista, come, ad esempio, Mare agitato a Etretat (1883) e Scogliere a Belle-Île (1886).


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