Street art: le origini
La Street art, considerata ai suoi albori come una grezza espressione del vandalismo urbano, ad opera dei ceti sociali più disagiati, è diventata, dopo una storia lunga e controversa, una forma di espressione artistica elevata, i cui esponenti sono arrivati addirittura ad usare la visibilità fornitagli dagli spazi pubblici, al fine di incrementare i loro guadagni e la loro fama, trasformando il loro operato in un prodotto “mainstream”. Ma qual è l’origine di questo movimento?
Massimo Giorgi, Angelo, 2018. Acrilico, pastello, smalto e vernice spray su tela, 100 x 100 cm.
Lo sviluppo della suddetta espressione artistica risale alla fine degli anni Sessanta in America, più precisamente nei quartieri afro ed ispanoamericani della città di New York, dove, andando di pari passo con la diffusione dell’emergente musica hip hop e la sottocultura di strada, si diffuse l’uso della bomboletta a spray. I primi esponenti dell’arte urbana, che, facendo largo uso di quest’ultimo strumento, presero il nome di “writer”, si espressero principalmente attraverso l’esecuzione di tag, graffiti e murali, tecniche alle quali nel corso dell’evoluzione della Street art se ne affiancheranno altre quali lo “stencil graffiti”, i "wheat paste posters", i “reverse graffiti”, gli “sticker”, i mosaici, i “woodblocking”, gli “yarn bombing”.
Yury Korolkov, 314, 2021. Acrilico e tempera su tela, 90 x 90 cm.
Street art: le tecniche e lo stile
Saname, Tag n°2124, 2021. Vernice spray e acrilico su tela, 120 x 100 cm.
Tag e graffiti
Analizzando nel dettaglio alcune delle suddette tecniche, con il termine tag si intende la forma più antica di Street art, rappresentata dalla semplice firma dell’artista che, successivamente, si evolse anche nella forma dei graffiti, ovvero elaborate scritte di grandi dimensioni, arricchite da particolari stili calligrafici e colori, aventi la finalità di decorare interi muri o vagoni delle metropolitane. Esempio di una tag colorata, che, finemente studiata e realizzata, si avvicina fortemente ad un graffito, ce l’offre l’opera Tag n° 2124, realizzata dall’artista di Artmajeur, Saname. Proprio il soggetto di questa tela si inserisce alla perfezione nel mercato dell’arte contemporanea, che ha ormai universalmente riconosciuto la Street art come una vera e propria forma d’espressione artistica; ne sono esempi sia l’opera di Bansky, Submerged Phone Booth (2006), venduta nel 2014 da Phillips per 722.500 sterline, che la tela, senza titolo, di Keith Haring, ceduta da Sotheby's per 4.869.000 dollari.
Roberto Ferrero, Ultima cena by Krio, 2019. Fotografia, disponibile in diversi formati.
Murali
A proposito della tecnica del murale, con questo termine si indica ogni tipo di pittura realizzata direttamente su grandi pareti esterne, attraverso un’ampia tipologia di modalità d’esecuzione, tra le quali è compreso anche l’affresco. A differenza dei graffiti, i murali sono dipinti più accuratamente e meno rapidamente, poiché sono forme di espressione artistica legale. La crescente popolarità di questa tecnica, resa celebre già a partire dagli anni Venti del Novecento dal movimento del muralismo messicano, fa si che questa tipologia di dipinti sia divenuta anche un gettonato soggetto fotografico. Infatti, quest’ultimo mezzo sembra essersi assunto il compito di documentare e rendere tangibili, le opere d’arte che adornano i muri delle nostre città. Tale proposito è ben esplicitato dalla fotografia scattata dall’artista di Artmajeur, Roberto Ferrero, che ha voluto immortalare l’iconico murale, raffigurante un inquietante bambina, situato davanti al centro sociale milanese Leoncavallo. Opera realizzata in occasione dell’evento artistico del 2012 “Ego – Evolution Goes on!” dal “writer” Krio, street artist che ha firmato muri a Londra, nel Salento (Italia), a Milano e Torino, prediligendo sempre spazi alternativi, rispetto a superfici immacolate.
Daveschloffi, Covid n°19 edition, 2022. Stencil: vernice spray su carta, 30 x 21 cm.
Stencil graffiti
Per quanto riguarda gli “stencil graffiti”, essi utilizzano in un nuovo contesto la tecnica tradizionale dello stencil: il “writer” prepara nel suo studio la carta o il cartone, che, una volta attaccati con il nastro adesivo al supporto esterno prescelto, saranno ricalcati con la bomboletta spray. Questa modalità di esecuzione dei graffiti è la favorita di moltissimi artisti di strada, poiché permette di realizzare un’immagine, o un testo, con facilità e rapidità, riducendo al minimo la possibilità di scontri con le autorità. Inoltre, gli stencil sono anche preferibili, perché sono infinitamente riutilizzabili e facilmente ripetibili. Per quanto riguarda gli artisti di Artmajeur, la suddetta tecnica è ben esemplificata dal lavoro di Daveschloffi, che riprende l’atteggiamento satirico degli stencil del famosissimo e controverso Bansky, spesso caratterizzati da argomenti legati alla politica, alla cultura, all’attualità ed all’etica contemporanea, che generano un’arte satirica e sovversiva.
Louis Jouve, Histoire d'art, 2019. Acrilico su tela, 80 x 80 cm.
Tutte queste tecniche sono accomunate da una stessa finalità: i “writer” volevano e vogliono anche al giorno d’oggi, diffondere, attraverso la ripetizione delle loro opere, il loro nome e il loro punto di vista, raggiungendo più persone e luoghi possibili. Infatti, i primi graffiti e tag si diffusero con forza, oltre che sulle superfici delle città, anche nei vagoni della metropolitana e sui treni, poiché questi ultimi, percorrendo grandi distanze, rappresentavano il supporto perfetto per divulgare e rendere visibile il nome dell’artista. Queste intenzioni non furono ben accolte dalle istituzioni che, vedendo in questa modalità di espressione un’illecita forma di vandalismo e di attacco all’ordine pubblico, puntarono all’eliminazione del fenomeno. Ciò nonostante, l’operato dei “writer” continuò a diffondersi ancor più ostinatamente con l’intento di portare avanti il proprio messaggio eludendo il controllo delle autorità.
Spaco, Spaco Haring Dog Dance, 2021. Scultura in resina, 22 x 19 cm.
Sam Schwartz, Haring 19, 2020. Acrilico su tela, 81.3 x 101.6 cm.
Keith Haring
Tra questi artisti ribelli troviamo anche Keith Haring, uno dei padri della Street art americana, che durante gli anni Ottanta, quando era ancora poco più che ventenne, scendeva spesso nella metropolitana di New York, dove, con i gessi, si divertiva a disegnare sulla carta nera e opaca delle affissioni pubblicitarie. In questo luogo, il giovane artista interagiva spesso con la folla dei passanti curiosi, ai quali chiedeva anche consiglio su come terminare le sue opere, mosso dall’idea che l’arte non dovesse essere elitaria, ma alla portata di tutti. Inoltre, è importante sottolineare come, la suddetta creazione e interazione dovesse essere breve, rapida, decisa e coincisa, perché Haring doveva assolutamente evitare di essere colto in flagrante dalla polizia. Proprio in questo contesto si definisce il suo famoso ed unico stile, contraddistinto da figure vibranti, simili a cartoni animati, che continua ad essere parte della più alta tradizione della Street art, rappresentando a tutt’oggi un punto di riferimento fondamentale per gli artisti di tutto il mondo. Tra questi, anche i pittori e gli scultori di Artmajeur hanno spesso riproposto lo stile e le tecniche del famoso esponente della Street art, mescolandoli con una personalissima ricerca artistica, che ha dato vita ad opere uniche, originali ed innovative, come, ad esempio la Spaco Haring Dog Dance di Spaco e la Haring 19 di Sam Schwartz.