Come si distingue l'alba dal tramonto?

Come si distingue l'alba dal tramonto?

Olimpia Gaia Martinelli | 19 lug 2023 8 minuti di lettura 0 commenti
 

Comincio con una domanda poco sfruttata, trascurata e spesso data per scontata, sia in termini generali che all'interno dell'analisi di molti capolavori della storia dell'arte, dove i titoli stessi delle opere spesso risolvono dilemmi gradi...

CALDO TRAMONTO SULLA CITTÀ (2023)Dipinto di Bozhena Fuchs.

I maestri della luce: Turner e Monet

Comincio con una domanda poco sfruttata, trascurata, spesso data per scontata, sia in termini generali, che all’interno dell’analisi di molti capolavori della storia dell’arte, dove i titoli delle stesse opere risolvono di sovente gradi dilemmi, evitando ai critici di indagare ulteriormente sulla natura, nonché l’identità, di quanto raffigurato. In questo specifico caso voglio riferirmi alle opere, che, nel caso in cui non riportino un esplicita titolatura riferita al soggetto, potrebbero immortalare, sia il fenomeno dell’alba, che quello affine del tramonto. Tale problema di identificazione, che in questa sede si presenteranno soltanto per alcune delle opere che verranno indagate, mi porta ad insegnarvi una specie trucco, mediante il quale potrebbe essere possibile distinguere le due manifestazioni all’interno di una composizione. Di fatto, l’alba parrebbe portare cieli maggiormente luminosi e bluastri, mentre il tramonto, invece, determinerebbe l’avvento di una maggiore oscurità, contraddistinta principalmente da tinte rossastre. Nonostante questa chiarificazione resta comunque difficile, in alcuni casi, distinguere con certezza le due affini fasi del giorno, tanto che non mi resta che mettere da parte il problema di identificazione della tematica, per dedicarmi al racconto di vedute e di paesaggi dei due più noti maestri della luce, ovvero Turner e Monet, artisti il cui operato, principalmente incentrato nella resa del dato luminoso e atmosferico, si è di sovente dedicato a immortalare il palesarsi, o la scomparsa, del sole. Partendo dal più anziano dei due, Turner, noto per aver portato la pittura di paesaggio a livelli nuovi e mai raggiunti prima, si distinse per l’uso magistrale della luce, intesa come mezzo per caricare le scene di un’intensa emotività, capace di attribuire al dipinto un livello espressivo superiore, volto ad alludere direttamente alle manifestazioni del divino, pronte a rasserenare, o a speventare, l’essere umano. Quanto appena descritto trova manifestazione, proprio in quest’ultima accezione negativa di paura, nel capolavoro titolato La nave negriera (1840), che, forse ambientato al tramonto, immortala un imbarcazione in preda alla forza distruttrice delle acque, mentre è intenta a fuggire allontanadosi dall’area in questione, perdendo però nel suo tragitto una moltitudine di uomini, che cercano di resistere al sopraggiungere di pesci affamati e di creature mostruose. A dar voce alle loro grida di dolore sono però i colori marcati della tavolozza, pronta a sottolineare la potenza devastatrice della natura, nonché la triste impotenza umana. Oltre a La nave negriera esistono altri capolavori del maestro in questione, volti a raffigurare i momenti della giornata di nostro interesse, come, ad esempio, Sunrise with sea monsters (1845), Sunset (1830), La valorosa Temeraire (1839), etc., anche se il culmine delle sperimentazioni a riguardo viene raggiunto dell’artista in La luce e il colore (la teoria di Goethe) (1843), dipinto in cui si realizza anche l’apice dei suoi studi sulla luce e sul colore. Questi ultimi si concretizzano all’interno di un soggetto indeterminato, forse catturato al tramonto, in cui alle forme, ormai smaterializzate, si sostituisce la presenza del colore, della luce e della materia pittorica, contraddistinta da un moto centrifugo, volto a contenere, in parte, soggetti al limite dell’identificazione. Ad ogni modo, tale trionfo “astratto” è stato concepito per dar forma al noto e “concreto” evento del Diluvio Universale, cataclisma, che, tratto dalla Genesi e capace di sommergere l’intero globo terrestre, mette in luce l’ambivalenza più amata da Turner, ovvero quella peculiare concezione di un natura “bipolare”, da intendersi come forza creatrice e distruttrice allo stesso tempo. Infine, a proposito delle sopra menzionate sperimentazioni sulla luce, l’opera nasce dall’assimilazione delle indagini scientifiche di Goethe, in particolare la Teoria del colore, secondo cui è la luce a generare le cromie, fatto che spinse l’artista a ricercare gli effetti luminosi più esuberanti da realizzare mediante l’uso del colore. 

BLOCK ISLAND SUNRISE (2019)Dipinto di Roy Wrenn.

BLISS (2023)Dipinto di Eva Volf.

A questo punto, come è possibile passare da Turner a Monet? Facile! Basta semplicemente collegare alcuni tratti del Romanticismo del primo con le peculiarità da impressionista del secondo, azione che ci è consentita dal fatto che Turner, come successivamente anche l’impressionismo, prestò innovativamente attenzione alla pittura en plein air, immortalando i suoi paesaggi su taccuini, oltre che porre al centro della sua ricerca artistica il colore. Ad ogni modo è bene mettere in evidenza che, a differenza degli impressionisti, il pittore inglese non voleva restituire allo spettatore una visione fedele della natura, ma dare forma alle emozioni suscitate dallo spettacolo di incredibili eventi del creato. Parlando di Monet, è impossibile non fare riferimento a Impressione, levar del sole (1874), capolavoro che raffigura l’alba arancione del porto di Le Havre, dove la nebbia e l’atmosfera opaca del crepuscolo suggeriscono una suggestione, o per meglio dire un’impressione, del reale, che va a sostituirsi alla più tradizionale e minuziosa descrizione della natura. Proprio tali peculiarità, possono essere ancora una volta racchiuse e riconosciute nello stesso termine impressione, che, dopo aver dato titolo all’opera in questione, estese il suo significato anche all’omonimo movimento, del quale fanno anche parte ulteriori tramonti di Monet, come, ad esempio: San Giorgio Maggiore al crepuscolo. Quest’ultimo olio del 1908, che cattura l’isola si San Giorgio Maggiore di Venezia, fa parte di una serie di opere di medesimo soggetto, volte a immortalarlo in svariati momenti del giorno e, di conseguenza, sotto diversi punti di vista cromatico-atmosferici. Terminato adesso terminato il racconto romantico-impressionista, la mia narrazione storico-artistica, a riguardo del tramonto, o dell’alba, continua mediante l’operato di alcuni artisti di Artmajeur, quali: Bozhena Fuchs, Otto Frühwach e Svetlana Kostina.

BELLA ALBA (2023) Dipinto di Tanja Frost.

ALBA. ALBA. (2020)Dipinto di Achille Chiarello.

Bozhena Fuchs: Incontrare il sole

La prima interpretazione della marina di Fuchs ce la fornisce l’artista stessa, affermando come questo olio sia in grado di catturare e di sintetizzare l’essenza del navigare di una barca, che è spinta dalla brezza dell’alba, capace di tingere le sue vele di rosso, cromia volta a stagliarsi su un cielo diviso tra arancio e blu, intento a specchiarsi in una mare, che ripropone le medesime tonalità. Inoltre, secondo l’artista di Artmajeur, la visione della suddetta imbarcazione in movimento sarebbe capace di stimolare, nel più recettivo dei fruitori, un senso di anticipazione e di eccitazione, come se essa stesse a sintetizzare il moto di un nuovo inizio vitale. Di fatto, chi osserva il dipinto potrebbe anche cogliere l’energia di un mezzo di locomozione, che, intento a tagliare l’acqua, si dirige con vitalità e ottimismo verso il sole nascente, simbolo per eccellenza del miracolo della natura e delle infinite possibilità del nostro viaggio sulla terra. Da un punto di vista storico artistico, invece, l’associazione barche-tramonto mi fa subito venire in mente Sunset fire (1880) di Winslow Homer, dipinto in cui i due elementi pricipali sono, ancora una volta, la nave e il calare del sole, soggetti che anticipano l’interesse di Homer, maturato negli anni Ottanta del XIX secolo, per le marine, tematica che prese definitivamente il posto di altre tratte nei decenni precedenti dall’artista.  

WIN WIN SITUATION (2023)Digital Arts di Otto Frühwach.

Otto Frühwach: Win Win situazione

Un tramonto di fiamme trova collocazione sullo sfondo di un dipinto avente per soggetto principale un incontro tra due uomini, che pare evocare la copertina dell’album dei Pink Floyd titolata Wish you were here, opera di grafica nota per la sua potente critica sociale, che, prendendo forma in una stretta di mano nefasta, e ad altissime temperature, sta a simboleggiare l’ipocrisia dell’industria musicale, ovvero quella diffusa capacità di nascondere le proprie reali intenzioni, per evitare quello che accade all’effigiato di destra: prendere fuoco, vale a dire bruciarsi per essersi esposto emotivamente, all’interno di un mondo in cui le strategia sono sempre necessarie. Abbandonando le case discografiche, ricercando all’interno del racconto della storia dell’arte noti dipinti, in cui si palesa la presenza di due figure al tramonto, è d’obbligo fare riferimento all’operato di Caspar David Friedrich e, in particolare, alla tela Il tramonto (1830-35), dipinto che mostra due uomini di spalle intenti, come lo stesso spettatore, ad osservare dall’alto un paesaggio di mare al momento del calare del sole. I protagonisti dell’opera, due viandanti, indossano un costume tradizionale tedesco, volto a rivelare la loro comune esperienza di vita, che li conduce ad osservare all’unisono uno stesso spettacolo, che, proprio nelle loro figure pare riunire, ovvero mettere in contatto, il cielo e il mare. Nonostante questa “comunicazione” l’olio è pervaso da una grande malinconia, perché gli effigiati rivolgono le loro attenzioni ad un paesaggio al quale, come mostra il sentiero interrotto, non possono accedere.

ANDATO CON IL TRAMONTO (2023) Dipinto di Svetlana Kostina.

Svetlana Kostina: Via col tramonto

Un cane corre in un sentiero di campagna, egli pare quasi intento a rincorrere il tramonto, percorrendo una strada che lo porta ai confini del mondo, e probabilmente, anche dell’esistenza. Un altra tipologia di scena campestre, sempre segnata da un’atmosfera sognante, mistica e visionaria, è riscontrabile in un noto capolavoro paesaggistico della storia dell’arte, ovvero Sunset at Eragny (1890) di Camille Pissarro, olio su tela che raffigura un tramonto naturalistico dai colori viola e gialli, volto a raccontarci la storia di come il pittore si trasferì nel villagio di Eragny (Francia) nel 1884, luogo dove prese una casa che avrebbe successivamente acquistato con l’aiuto di Monet. Questa locazione, che rimase per gli ultimi vent’anni di vita del maestro la sua dimora-studio, permise al pittore di entrare in contatto con un ambiente rurale poco segnato dallo sviluppo indistriale, dove i maggiori soggetti d’interesse dell’operato dell’artista furono sicuramente i campi quieti, ascetici e contemplativi dominati da muti alberi. Da un punto di vista stilistico, invece, l’opera appartiene al periodo in cui il maestro, entrato in contatto con Paul Signac e divenuto insoddisfatto degli stilemi impressionisti, si avvicinò all’approccio “scientifico”, nonché alla tecnica neoimpressionista. 


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