Il paesaggio italiano nella storia dell'arte

Il paesaggio italiano nella storia dell'arte

Olimpia Gaia Martinelli | 17 dic 2021 7 minuti di lettura 0 commenti
 

Molte opere d'arte famose, eseguite tra  Medioevo e Cinquecento, hanno raffigurato il paesaggio italiano, proprio come i capolavori di Giotto, Ambrogio Lorenzetti, Antonello da Messina, Giorgione, Tiziano, Piero della Francesca e Leonardo da Vinci. Nonostante ciò, tale genere pittorico si è configurato autonomamente, all'interno dell'arte occidentale, soltanto a partire dal Seicento...

La pittura di paesaggio in Italia

Molte opere d’arte famose hanno avuto per soggetto lo studio del paesaggio, nonostante quest’ultimo genere pittorico si sia configurato autonomamente, all'interno dell’arte occidentale, soltanto nel Seicento, grazie all'impulso della scuola fiamminga. Nonostante ciò, esistono molti capolavori italiani che, pur essendo precedenti a quest’ultimo periodo, documentano un forte interesse per la rappresentazione figurativa di tale topico. Infatti, già nel Medioevo, artisti come Giotto, Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti, avevano ambientato i loro soggetti in contesti in cui il paesaggio, realizzato in modo autonomo e senza qualsiasi tipo di stilizzazione, era strettamente connesso all'episodio  rappresentato. 

800px-giotto-di-bondone-legend-of-st-francis-19-stigmatization-of-st-francis-wga09145.jpgGiotto, San Francesco riceve le stimmate, 1295-99. Affresco, 230 × 270 cm . Assisi: Basilica superiore di Assisi.

ambrogio-lorenzetti-011.jpgAmbrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in campagna, 1338 - 1339. Affresco, Siena: Palazzo Pubblico.

È però nelle Fiandre che, durante il Quattrocento, si sviluppa la moderna pittura di paesaggio, volta a cogliere, attraverso un uso sapiente della luce e del colore, gli aspetti più minuti della natura e del mondo in generale. Tale lezione venne emulata in Italia, durante la seconda metà del Quattrocento, da artisti come Benozzo Gozzoli e Antonello da Messina, il cui operato ispirò molti altri maestri, tra i quali spiccano Giovanni Bellini, Giorgione e Tiziano. 

800px-antonello-da-messina-027.jpgAntonello da Messina, Crocifissione, 1475. Olio su tavola, 59,7 × 42,5 cm. Anversa: Koninklijk Museum voor Schone Kunsten. 

giorgione-the-tempest.jpgGiorgione, La Tempesta, 1502 circa. Olio su tela, 83 × 73 cm :Venezia: Galleria dell'Accademia.

titian-noli-me-tangere-google-art-project.jpgTiziano, Noli me tangere, 1511 circa. Olio su tela, 109 × 91 cm. Londra: National Gallery. 

Successivamente, per l’evoluzione della pittura di paesaggio in Italia, fu determinante anche l’opera di Piero della Francesca che, interessato ad approfondire alcuni aspetti stilistici, tecnici e luminosi della pittura fiamminga, elaborò la prospettiva lineare, producendo rigorosi paesaggi prospettici. L’osservazione scientifica del dato naturale, invece, venne raggiunta grazie all'indagine pittorica di Leonardo da Vinci, che introdusse due elementi innovativi, quali la percezione dell’effetto atmosferico sulle lontananze e lo “sfumato”. 

800px-piero-battesimo-di-cristo-04.jpgPiero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1445. Tempera su tavola, 167 × 116 cm. Londra: National Gallery. 

800px-mona-lisa-by-leonardo-da-vinci-from-c2rmf-retouched.jpgLeonardo da Vinci, La Gioconda, 1503-1506 circa. Olio su tavola, 77 × 53 cm .Parigi: Museo del Louvre.

Nonostante il suddetto interesse, che trovò espressione anche nella trattatistica, la pittura di paesaggio non arrivò a conquistare una piena dignità artistica per tutto il Quattrocento e durante la prima metà del Cinquecento. Dalla seconda metà di quest’ultimo secolo, l’ulteriore evoluzione del suddetto genere fu dovuta all'incontro, avvenuto in Italia, tra artisti italiani e fiamminghi, che portò all'unione tra il realismo nordico e il classicismo del Bel paese. Nonostante ciò, l’apporto decisivo alla nascita della moderna pittura di paesaggio venne impresso da alcuni pittori francesi, quali Nicolas Poussin, Gaspard Dughet e Claude Gellée, che, trapiantati a Roma, seppero elevare tale genere a soggetto artistico sublime, in cui si mostra una realtà idealizzata, solenne e armoniosa, dove uomo e natura convivono in perfetta sintesi. Di conseguenza, è proprio in questo clima culturale di fine Seicento, che si cominciò ad apprezzare la pittura di paesaggio e la scena di genere, anche se soltanto nel Settecento quest’ultime raggiunsero un’estensione e un’autonomia mai viste prima. Infatti, durante quest’ultimo periodo, si aggiunsero, ai temi classici del Seicento, la rappresentazione degli scorci di città, come le famose vedute di Venezia realizzate da Canalettoe il filone del paesaggio pittoresco. Alla fine del Settecento si giunse pian piano alla pittura di paesaggio a noi più nota, ovvero quella naturalista, che fece da preludio a quella romantica, impressionista e macchiaiola.

757px-poussin-nicolas-a-roman-road-google-art-project.jpgNicolas Poussin, Una strada romana, 1648 circa. Olio su tela, 79 x 99.7 cm. Londra: Dulwich Picture Gallery.

salvator-rosa-rocky-landscape-with-a-huntsman-and-warriors-wga20063.jpgSalvator Rosa, Paesaggio roccioso con un cacciatore e guerrieri, 1670 circa. Olio su tela, 142 x 192 cm. Parigi: Museo del Louvre.

723px-giuseppe-de-nittis-passa-il-treno.jpgGiuseppe De Nittis, Passa il treno, data sconosciuta. Olio su tela, 31,1 x 37,6 cm. Barletta: Pinacoteca Giuseppe De Nittis.

giovanni-fattori-la-pittura-come-poesia.jpgGiovanni Fattori, Bovi al carro, 1867 circa. Olio su tela, 46 X 108 cm. Firenze: Galleria d'Arte Moderna. 


Giuseppe Abbati, Strada Toscana o Via di campagna con cipressi, 1863-1865. Olio su tela, 28 x 38 cm. Firenze: Galleria d'Arte Moderna.

gioconda-70-x-50.jpgButtafoco Antonino, La Gioconda, 2017. Olio su tela, 70 x 50 cm.

Buttafoco Antonino: La Gioconda

Anche le opere degli artisti di Artmajeur hanno raffigurato il paesaggio italiano in molteplici occasioni, come, ad esempio, la tela di Buttafoco Antonino, che, ripropone, attraverso una tecnica di rappresentazione più moderna e semplificata, la Gioconda di Leonardo da Vinci e la sua celebre veduta aerea. Quest’ultima, sia nell'opera di Leonardo, che in quella di Buttafoco, ritrae, molto probabilmente, la regione storica, che si estende a cavallo tra Emilia Romagna, Marche e Toscana, ovvero il Montefeltro, contraddistinta da un forte aspetto naturalistico costellato da numerosi siti archeologici e storici. Nel dipinto dei due artisti, la veduta aerea è stata realizzata dipingendo la Valmarecchia in primo piano, mentre il massiccio del Monte Carpegna, fino a Senigallia, è stato ridotto in scala e, in alcune parti, compresso, fino a trasformarsi in una specie di carta topografica. Nonostante ciò, il suddetto paesaggio, che è stato eseguito con un rigore scientifico tale da permettere di raffigurare la veduta con grande fedeltà, rappresenta un documento capace di testimoniare l’antica morfologia del Montefeltro. Per quanto riguarda esclusivamente il dipinto realizzato da Leonardo, in questo capolavoro, l’uso della tecnica dello sfumato ha permesso  di fondere l’immagine della protagonista con l’ambiente circostante. Nell'opera dell’artista di Artmajeur, invece, la Gioconda, che è stata riproposta con una tecnica pittorica personalissima, seppur affine a quella dell’originale, manca dello sfumato. Di conseguenza, venendo meno quell'atmosfera di pulviscolo, il dipinto di Buttafoco si contraddistingue per una maggiore chiarezza e nitidezza dei dettagli.

bengodi-maremma-acrilico-su-tela-cm-50per40.jpgCataldo Motolese, "Bengodi" Maremma, 2018. Acrilico su tela, 40 x 50 cm.

Cataldo Motolese: “Bengodi” Maremma

La tela di Motolese, artista di Artmajeur, immortala il paesaggio maremmano, che è stato uno dei soggetti più raffigurati dell’esponente del gruppo dei Macchiaioli, Giovanni Fattori. Esempio di quanto appena affermato è il dipinto del 1867 circa, intitolato Bovi al carro, che raffigura la vita dei campi della Maremma, vasta regione geografica italiana compresa fra Toscana e Lazio. La tela, contraddistinta dal formato rettangolare che si sviluppa in larghezza e dalla profondità prospettica della strada, ha l’intento di suggerire la vastità del paesaggio raffigurato. Quest’ultimo, è il soggetto principale nella parte sinistra del dipinto, mentre le figure, che sono collocate nella parte destra, controbilanciano, creando un perfetto equilibro compositivo e cromatico. La metà superiore della tela è stata invece destinata all'orizzonte, realizzato con campiture di colore sovrapposte in fasce. Per quanto riguarda il cromatismo dell’opera, è l’alternanza di chiari e scuri a formare la struttura del quadro, contraddistinto dai luminosi colori della stagione estiva. Tutte queste caratteristiche generano un’atmosfera di concretezza, all'interno della quale pare quasi di poter percepire i suoni, il calore del sole e gli odori della campagna. In aggiunta, Il carro trainato dai buoi e il contadino, che sono un tutt'uno con la natura maremmana, riportano l’osservatore ad una qualsiasi giornata di lavoro nei campi, in cui il tempo sembra essere eternamente sospeso. Pertanto, il dipinto di Motolese, che raffigura soltanto la verde e rigogliosa natura maremmana, cessa di narrarci la storia dell’infinito legame tra uomo e natura, per concentrarsi sulla mera celebrazione del colle di Talamonaccio (Bengodi, Maremma). Infatti, questo luogo rappresenta per l’artista un posto di eterna bellezza e misticismo, dove l’uomo può trovare armonia e serenità. 

road.jpgMarius Vancea, Imaginary journey, 2020. Acrilico su tela, 120 x 90 cm.

Marius Vancea: Imaginary journey

La tela di Vancea, Artista di Artmajeur, raffigura una strada di campagna, soggetto caro alla pittura macchiaiola. Infatti, Giuseppe Abbati, che fu un’esponente di quest’ultimo movimento, dipinse, tra il 1863 e il 1865, Strada Toscana o Via di campagna con cipressi. Di questo stesso periodo sono anche altri i paesaggi italiani realizzati dal suddetto artista napoletano, quali Le mura di San Gimignano e La via di Montughi. A proposito dell’opera di Vancea, il topico della strada assolata di campagna, caro ad Abbati, viene realizzato con una tecnica in parte affine a quella dei macchiaioli, perché nella tela è evidente l’accostamento di alcune “macchie” di colore. Infatti, proprio quest’ultimo gruppo di artisti, nel corso del Cinquecento, si era distinto per il “fare alla macchia”, cioè eseguire un tema distribuendo direttamente sul supporto le macchie di colore, originando una vigorosa resa cromatica dai forti contrasti chiaroscurali e di grande originalità espressiva.


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