Stampe "Fine-Arts" su carta
È un processo di stampa su carta patinata utilizzando inchiostri a pigmenti di altissima qualità e stampati in altissima definizione. Il suo livello di conservazione è eccezionale (oltre 100 anni), la sua qualità, profondità e ricchezza di sfumature supera la classica stampa fotografica su carta Argentic.

Finitura lucida
Oltre al suo eccezionale spessore, la carta in fibra è composta da una base alfa-cellulosa senza acido ed è ricoperta da solfato di bario e uno strato microporoso che migliora l'assorbimento dei pigmenti durante la stampa. Sfoggiando un colore bianco puro, non ingiallendo alla luce, questa carta è appositamente progettata per resistere e invecchiare. È utilizzato dai principali musei di tutto il mondo in quanto offre un'eccellente risoluzione, rendendo i colori profondi e densi.
Stampa artistica "Fine Art" - Finitura lucida su carta a base di fibra 325 g.

Le nostre stampe di fascia alta e riproduzioni
ArtMajeur utilizza solo carte naturali a pH neutro, resistenti e di alta qualità, selezionate da rinomate fabbriche di carta!
La nostra stampante principale presta costante attenzione, sia in termini di controllo del colore che di rispetto della catena grafica. Il nostro alto livello di requisiti di qualità è una delle principali risorse delle stampe artistiche incorniciate ArtMajeur.
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Utilizzazione in tutto il mondo | Sì |
Utilizzazione su un multi-supporto | Sì |
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Banca d'immagine d'arte-
Quest'opera è una "Open Edition"
Fotografia,
Schizzo / Stampa digitale
su Carta
- Dimensioni Diverse taglie disponibili
- Numerosi supporti disponibili (Carta per belle arti, Stampa su metallo, Stampa su tela)
- Incorniciatura Framing disponibile (Cornice galleggiante + sotto vetro, Frame + Sotto vetro acrilico)
Nella prima metà del 1965 lasciò Cuba per attuare la rivoluzione popolare in altri Paesi, prima nell'ex Congo Belga, poi in Bolivia. L'8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano e della CIA. Il giorno successivo venne ucciso e il suo cadavere, dopo essere stato sepolto in un luogo segreto per anni, fu ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani e da allora i suoi resti riposano nel mausoleo di Santa Clara in Cuba.
La figura di Guevara ha suscitato grandi passioni sia in suo favore sia contro: dopo la sua morte è divenuto un'icona dei movimenti rivoluzionari, idolatrato oltre che dagli stessi cubani anche da tutti quelli che si riconoscevano nei suoi ideali. Questa foto col titolo di Guerrillero Eroico, che gli fu scattata da Alberto Korda, dopo la sua morte divenne una delle immagini più famose e riprodotte al mondo, nelle sue varie versioni. Usata per scopi simbolici, artistici e pubblicitari, è stata definita dal Maryland Institute College of Art come la foto più celebre di sempre.
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Ricordo vividamente il primo momento in cui incontrai l’immagine creata dall’uomo. Avevo 3 anni (eravamo nel ’56), era una domenica pomeriggio e mia madre riuscì a convincere il mio giovane padre, che di anni allora ne aveva solo 26, a portarmi con se. Voleva che lui mi conoscesse di più, perché si affezionasse di più a me, visto che a causa dei suoi estenuanti orari di lavoro, non lo vedevo mai. Mio padre però aveva un piano: il bar dove si stava recando per godere di un rarissimo pomeriggio di festa e giocare un po’ a briscola con gli amici, era parte di un locale con annesso saletta per la TV e sala cinematografica. Allora prendendomi per mano, dopo avermi comprato un biglietto, mi accompagnò all’interno del cinema, mi fece sedere e dopo aver incaricato la maschera, che era un suo buon amico, di badare a me, mi disse di star tranquillo che intanto lui stava a pochi metri da me, al bar con i suoi amici, e che se avessi avuto bisogno poteva trovarmi in un minuto. Dopo di che con un sorriso, mi lasciò da solo. Era tutto talmente nuovo che non feci in tempo a preoccuparmi. Fino a che la luce si spense e rimasi per un certo numero di secondi al buio. Appena prima che cominciassi a chiedermi cosa stesse succedendo, partì dietro di me un fascio conico di luce e come in una magia, vidi apparire sul grande schermo le mie prime immagini.
Ne rimasi folgorato, totalmente, con gli occhi sbarrati e la bocca aperta per l’affascinamento. Meraviglia delle meraviglie… Ricordo che mi sentii di colpo euforico, senza paura, come se fossi fuori dal corpo forte di una visione più ampia e più nitida di quella che ero solito avere fino ad allora. Dopo questa esperienza, diventai quel classico tipo di bambino che bastava dargli un libro con disegni o figure, per tenerlo buono un intero pomeriggio. Poi imparai a leggere e finalmente le immagini potei crearmele da solo e a gusto mio, pescando nei file della mia fantasia in base allo stimolo che ricevevo dai romanzi avventurosi, letture tipiche a quei tempi per i ragazzi della mia età. Divoravo i vari Dumas, Salgari, Verne, London, Kipling, Melville ecc…
E mentre leggevo creavo a modo mio Sandokan, Zannabianca, piuttosto che Baloo, o Rikki Tikki Tavi, o i tre Moschettieri. O visualizzavo come poteva essere per me il capitano Achab… Questo modo evoluto del godere dell’immagine, se possibile, mi piaceva anche di più del guardare le figure già disegnate nei fumetti illustrati.
Negli anni del boom economico, ancora ragazzetto, ebbi in regalo dai miei genitori, le mie prime macchinette fotografiche, le prime cineprese 8mm o Superotto. Imparai a stampare il Bianco&Nero, e così via. Con queste prime attrezzature sempre più evolute, appresi i rudimenti fondamentali dl fotografare e del filmare. Verso i 23 anni, smessa l’università, decisi di fare il fotografo di professione, evolvendomi dai primi soldi guadagnati a far foto alle corse dei cavalli, per arrivare a fare foto di moda, di teatro, e infine per cataloghi e calendari. Come la si chiamava allora, la cosiddetta “fotografia industriale e pubblicitaria”. Mi specializzai nelle foto di nautica, ma essendo sempre stato geograficamente lontano dai grandi poli industriali italiani, alla fine spaziai professionalmente lavorando per diverse realtà purché mi permettessero di guadagnarmi da vivere fotografando. Dopo un lungo momento di pausa in cui mi dedicai a tutt’altre cose, ritornai alla fotografia che avevo abbandonato come mestiere, decidendo di fare solamente mostre.
Ne ho fatte parecchie, sicuramente qualche decina, divertendomi.
Che tipo di fotografo sono.
Se consideriamo come fattore tipico e specifico della fotografia (ciò per intenderci che la differenzia dalla pittura) la capacità di cogliere e fermare l’attimo, io non mi posso definire un fotografo. Sono piuttosto un pittore “pigro” che usa la fotografia come tecnica più comoda per auto creare immagini pensate e preparate da me. Non faccio quasi mai istantanee, infatti prediligo lo still-life, o natura morta, ma ancor di più rielaborare opere e temi artistici con scopo equamente suddiviso fra il ludico ed il didattico. Con le mie immagini, mi rivolgo in genere al grande pubblico, del quale amo agevolare e stimolare la comprensione. E quando mi riesce, la soddisfazione ed il piacere che ne ricavo, non ha per me uguali in nessuna altra delle mie attività.
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Nazionalità:
ITALIA
- Data di nascita : data sconosciuta
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei