Antonio Pedretti (nato nel 1950 a Gavirate, Italia) è un pittore italiano rinomato per i suoi paesaggi suggestivi che riflettono il carattere unico della sua terra natale. Vivendo e lavorando nella provincia di Varese, l'arte di Pedretti invita gli spettatori a immergersi nello spirito degli ambienti che ritrae, in particolare le paludi che popolano le sue opere. Questi paesaggi sono intrisi di un significato e di un'atmosfera particolari, fungendo da sfondo per la vita che prospera intorno a loro.
Come ha notato il critico d'arte Enrico Crispolti, la palude nei dipinti di Pedretti trascende la sua interpretazione convenzionale. Invece di rappresentare un sito di degrado umano e sociale, emerge come un "rifugio immaginativo privato", che promuove un dialogo intimo e lirico con la natura. Questa attenzione al mondo naturale è centrale nella visione artistica di Pedretti.
A partire dalla metà degli anni '80, Pedretti passò dalla sua precedente esplorazione dei movimenti neo-avanguardisti ad abbracciare una forma di naturalismo primitivo, fondendolo con influenze provenienti dall'arte informale e dagli insegnamenti di tre grandi maestri: John Constable, Giovanni Segantini e Alberto Burri. La sua evoluzione stilistica raggiunse una pietra miliare significativa con la grande mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1992, che ottenne un ampio riconoscimento e apprezzamento sia dal pubblico che dalla critica.
Da allora, il lavoro di Pedretti è stato esposto in numerose mostre significative in Italia, Europa e Giappone. Il suo contributo al mondo dell'arte è stato ulteriormente riconosciuto nel 2011, quando è stato invitato da Vittorio Sgarbi a esporre al Padiglione italiano durante la 54a Biennale d'arte di Venezia, consolidando il suo status di figura di spicco nell'arte italiana contemporanea.