Aggiunto il 20 gen 2010
CENNO STORIOGRAFICO DELL’AUTORE
François Benoît, al secolo Francesco De Benedetta, di famiglia oriunda della Provenza, nasce a Napoli nel 1923, nel segno dell’Ariete.
Gli studi classici, da lui intrapresi, vengono interrotti dal secondo conflitto mondiale, al quale partecipa attivamente per circa quattro anni.
Ferito in zona di operazioni, viene restituito alla vita civile.
Completa gli studi umanistici e si dedica all’avvocatura, seguendo le orme paterne.
Ma presto viene attratto dalle Arti figurative di cui è attento osservatore.
Scrive note critiche, che sono pubblicate dagli anni ’50 agli anni ’60 nella terza pagina letteraria del quotidiano “Napoli Notte” diretta dal giornalista Angelo Maggi ed è chiamato per la Sua penna duttile e versatile ad illustrare il cromatismo palpitante dei Maestri Vincenzo Irolli prima, di cui conserva un monumentale cavalletto ottocentesco, e Guido Reale dopo, e quindi a presiedere giurie di premi d’arte che, in quegli anni post-bellici, fiorivano nel Napoletano e soprattutto nell’interland partenopeo. Vedasi le grandi opere dell’epoca di Amalfi, Sorrento, Capri, Ischia.
Ma presto si accorge che la critica può essere fatta con serietà, solo se si conoscono le tecniche, ma soprattutto quando si vive il pathos dell’artista, al momento della creazione dell’opera. Così decide di dedicarsi egli stesso alla pittura.
Allo scopo di porre un netto confine tra il critico e il pittore, decide di adottare per l’artista il nome primordiale della sua famiglia originaria della Provenza e trasferitasi in Toscana nel 1300, ed assume pertanto il nome originale di “Benoît”.
Il primo periodo si dedica al verismo e al figurativo, e ovviamente alla copia dei capolavori del passato. * In questo periodo fu invitato da una casa di attualità cinematografica italo-americana ad esporre l’opera “Equilibrio delle cose” n° 303/1983 T.M. 100x124 su pannello in panforte. Fu insignito del “Fotogramma d’Oro” sul tema “Come nasce un’opera d’arte, in omaggio alla Pace nel mondo”.
Il dipinto era accompagnato dal commento di Benoît “Nel disaccordo apparente di corpi, luci, ombre, forme, colori dell’Universo, vi è la soluzione dell’equilibrio della natura e della coesistenza pacifica degli uomini.”
Incoraggiato dal riconoscimento di validità ricevuto da pittori affermati, prosegue nella sua ricerca del segno e del colore.
Pur non disdegnando la maniera di un figurativo sobrio, dal tratto forte e deciso del pennello –ma ancor più della spatola che predilige- Benôit è passato dalla metafisica allo spazialismo; si è impegnato quindi in un grosso lavoro di studi cosmologici ed astrali, per approdare ad un discorso concettuale proteso alla scoperta dell’ignoto.
Rimangono poche opere degli anni ’70, rastrellate un po’ dovunque, in cui Benôit riprende il tema dell’astrattismo informale ma ragionato, a cui fa séguito una serie di opere che sono a cavallo tra un puro realismo scientifico ed una visione onirica.
L’Arte di Benôit può essere raggruppata in sei periodi, così distinti:
1° periodo figurativo 1950/1960
2° periodo cosmologico 1960/1970
3° periodo della ricerca scientifica 1970/1980
4° periodo dell’astrattismo 1980/1990
5° periodo del simbolismo concettuale 1990/2000
6° periodo neofigurativo 2000 in poi
A cavallo del secondo e del terzo periodo troviamo le opere appartenenti al “Ciclo Universale”, diviso in sette sottoperiodi: Ciascun sottoperiodo comprende sette opere.
Per esemplificazione diamo l’elenco di tali sottotitoli:
I – La creazione dell’Universo;
II – I misteri dell’Universo;
III – La Terra: nasce la vita;
IV – La vita nello spazio;
V – Oltre la vita;
VI – L’uomo e Dio;
VII – Il ciclo di chiude. Ritorno alla contrazione massima della materia. La fine come l’inizio.
Degli albori ci piace ricordare un dipinto “San Francesco d’Assisi” datato 1964, che può essere considerata l’opera prima di Benôit del secondo periodo.
Il dipinto, olio su tela di cm 70x50, che ha un significato allegorico profondissimo, è miracolosamente scampato ad un incendio violentissimo
Pertanto non ha un filone da seguire e neppure una tendenza: il disegno nasce dal getto controllato del colore.
I suoi disegni sono riconoscibili dal segno netto, dal colore deciso, dalla forza che egli imprime alla spatola, di cui predilige l’uso per irrorare la tela di materia, simbolo di vita palpitante.
E’ tuttora alla ricerca di sé stesso e della verità.