Antonio Randazzo
FERMATI IN QUESTO LUOGO DELL’ETERNA RICERCA
O NAVIGANTE OSPITE GRADITO
RICERCHIAMO INSIEME L’UOMO NUOVO
E IL PARADISO IN TERRA OLTRE CHE LASSU'
L’ANIMA ANELA L’INFINITO
TRA FERMATE E RIPARTENZE
CADUTE E RIALZATE
NEL MUTEVOLE CAMMINO
DI REALIZZATI E NO SOGNI E SPERANZE
RICERCA CON ME VALORI ETICI E MORALI
TRADIZIONI
SAGGEZZA ANTICA
VERITA’ ASSOLUTA
CHE SIANO
NOSTRE REGOLE DI VITA
CURRICULUM VITAE
Se dovessi definire me stesso, alla luce delle esperienze di questi anni,
incomincerei col dire “Antonio Randazzo, una vita per fare, vivere volendo e
dire facendo”.
Contadino mio padre, sarta la genitrice. Sono l’unico sopravvissuto della mia
famiglia, il terzo di quattro fratelli ed una sorella.
A sei anni nella bottega del costruttore di sedie, “don Iachinu” Nardone, in via
Gargallo, incominciai a conoscere ed amare il legno, subendone il fascino per
tutta la vita.
Da quello stesso anno 1946 al 1951 frequenza scuola elementare.
Dal 1951 al 1956 Scuola Statale D’Arte con frequenza del 5°, sezione
ebanisteria e saltuarie frequenze della sezione scultura nel legno.
In contemporanea, apprendista e giovane ebanista, restauratore di mobili
antichi nelle più note botteghe artigiane dei maestri Piccione, Antoci, Midolo,
Malfa e altri valenti falegnami, lavorai sempre.
Per la nota crisi dell’artigianato, nel 1960, dovetti cambiare attività, non
dimenticando quello che avevo nel sangue, “Impara l’arte e mettila da parte”.
Per rispondere, anche, alla chiamata di leva, nel 1960 mi arruolai nell’Arma dei
Carabinieri, ricevendo diversi attestati di stima e benemerenze e tanta
esperienza, prestandovi servizio fino al 1981.
Nel 1968 contrassi matrimonio e lo scorso luglio ho festeggiato il
trentasettesimo anniversario.
Dal 1981, per dieci anni, insieme alla moglie, catechista presso la Parrocchia di
Bosco Minniti, ho accompagnato gruppi di bambini dalla prima Comunione alla
Cresima.
Dicono che tutti nel corso della nostra vita abbiamo la nostra buona
occasione.Tanti la vedono passare lasciandosela sfuggire.
A quel tempo, non sapevo certo che quella fosse la possibilità offertami, perché
tutto avvenne casualmente.
Fui fortunato, lo confesso, ma le vie del Signore sono infinite.
Viene il giorno in cui bisogna fermarsi a riflettere e chiedersi: chi sono, dove
vado, cosa voglio?
Ho realizzato nel tempo quadri, mobili in vari stili, eclettici, intarsiati, scolpiti,
sempre in stile diverso, alla ricerca di una dimensione artistica o di qualcosa
che soddisfacesse la mia voglia di fare. Pur ottenendo risultati apprezzabili, non
ero soddisfatto. Lasciai tavolozza e pennelli e provai a scolpire il legno. Avevo
per le mani un pannello in noce antico, tarlato, che non avevo usato in
precedenza per realizzare qualcosa che dovevo.
Proprio per la sua quasi inutilità, mi cimentai, armato di scalpelli da falegname,
ad eseguire un bassorilievo copiando lo scudetto simbolo del Nucleo
Radiomobile Carabinieri, del quale a quel...
Scopri opere d'arte contemporanea di Antonio Randazzo, naviga tra le opere recenti e acquista online. Categorie: artisti italiani contemporanei. Domini artistici: Scultura, Pittura. Tipo di account: Artista , iscritto dal 2008 (Paese di origine Italia). Acquista gli ultimi lavori di Antonio Randazzo su ArtMajeur: Scopri le opere dell'artista contemporaneo Antonio Randazzo. Sfoglia le sue opere d'arte, compra le opere originali o le stampe di alta qualità.
Valutazione dell'artista, Biografia, Studio dell'artista:
Una vita per fare e dare • 37 opere
Guarda tuttoAntonio Randazzo: Una vita per fare • 100 opere
Guarda tuttoRiconoscimento
Biografia
FERMATI IN QUESTO LUOGO DELL’ETERNA RICERCA
O NAVIGANTE OSPITE GRADITO
RICERCHIAMO INSIEME L’UOMO NUOVO
E IL PARADISO IN TERRA OLTRE CHE LASSU'
L’ANIMA ANELA L’INFINITO
TRA FERMATE E RIPARTENZE
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NEL MUTEVOLE CAMMINO
DI REALIZZATI E NO SOGNI E SPERANZE
RICERCA CON ME VALORI ETICI E MORALI
TRADIZIONI
SAGGEZZA ANTICA
VERITA’ ASSOLUTA
CHE SIANO
NOSTRE REGOLE DI VITA
CURRICULUM VITAE
Se dovessi definire me stesso, alla luce delle esperienze di questi anni,
incomincerei col dire “Antonio Randazzo, una vita per fare, vivere volendo e
dire facendo”.
Contadino mio padre, sarta la genitrice. Sono l’unico sopravvissuto della mia
famiglia, il terzo di quattro fratelli ed una sorella.
A sei anni nella bottega del costruttore di sedie, “don Iachinu” Nardone, in via
Gargallo, incominciai a conoscere ed amare il legno, subendone il fascino per
tutta la vita.
Da quello stesso anno 1946 al 1951 frequenza scuola elementare.
Dal 1951 al 1956 Scuola Statale D’Arte con frequenza del 5°, sezione
ebanisteria e saltuarie frequenze della sezione scultura nel legno.
In contemporanea, apprendista e giovane ebanista, restauratore di mobili
antichi nelle più note botteghe artigiane dei maestri Piccione, Antoci, Midolo,
Malfa e altri valenti falegnami, lavorai sempre.
Per la nota crisi dell’artigianato, nel 1960, dovetti cambiare attività, non
dimenticando quello che avevo nel sangue, “Impara l’arte e mettila da parte”.
Per rispondere, anche, alla chiamata di leva, nel 1960 mi arruolai nell’Arma dei
Carabinieri, ricevendo diversi attestati di stima e benemerenze e tanta
esperienza, prestandovi servizio fino al 1981.
Nel 1968 contrassi matrimonio e lo scorso luglio ho festeggiato il
trentasettesimo anniversario.
Dal 1981, per dieci anni, insieme alla moglie, catechista presso la Parrocchia di
Bosco Minniti, ho accompagnato gruppi di bambini dalla prima Comunione alla
Cresima.
Dicono che tutti nel corso della nostra vita abbiamo la nostra buona
occasione.Tanti la vedono passare lasciandosela sfuggire.
A quel tempo, non sapevo certo che quella fosse la possibilità offertami, perché
tutto avvenne casualmente.
Fui fortunato, lo confesso, ma le vie del Signore sono infinite.
Viene il giorno in cui bisogna fermarsi a riflettere e chiedersi: chi sono, dove
vado, cosa voglio?
Ho realizzato nel tempo quadri, mobili in vari stili, eclettici, intarsiati, scolpiti,
sempre in stile diverso, alla ricerca di una dimensione artistica o di qualcosa
che soddisfacesse la mia voglia di fare. Pur ottenendo risultati apprezzabili, non
ero soddisfatto. Lasciai tavolozza e pennelli e provai a scolpire il legno. Avevo
per le mani un pannello in noce antico, tarlato, che non avevo usato in
precedenza per realizzare qualcosa che dovevo.
Proprio per la sua quasi inutilità, mi cimentai, armato di scalpelli da falegname,
ad eseguire un bassorilievo copiando lo scudetto simbolo del Nucleo
Radiomobile Carabinieri, del quale a quel...
-
Nazionalità:
ITALIA
- Data di nascita : 1940
- Domini artistici:
- Gruppi: Artisti Italiani Contemporanei
Eventi d'arte in corso e a breve
Influenze
Formazione
Valore dell'artista certificato
Realizzazioni
Attività su ArtMajeur
Ultime notizie
Tutte le ultime notizie dall'artista contemporaneo Antonio Randazzo
Elenco completo sculture in italiano,francese,inglese,tedesco,spagnolo
Descrizione di tutte le mie opere in cinque lingue
I
n. 1
Anno 1976. Bassorilievo ligneo. SCUDETTO SIMBOLO DEL NUCLEO RADIOMOBILE
CARABINIERI. Dimensioni 40x50 cm, legno noce nostrale antico verniciato e
colorato.Donato al reparto omonimo della Compagnia di Noto e li esposto. La
gazzella che attraversa la fiamma d’argento, sormonta la folgore.
An 1976. Petit bouclier symbole du groupe radio mobile carabiniers. La
gazelle, qui traverse la flamme d’argent, dépasse la foudre.
Year 1976. Wooden bas-relief. The shield is the symbol of Nucleo Radiomobile
Carabinieri.Dimension. 40 x 50 cm, old home-grown walnut, natural varnishing.
Given to the homonymous detachment by the Division of Noto and exposed
there. The gazelle crossing the silver fire surmounts the thunderbolt.
Jahr 1976. Symbol der radiomobilen Polizei. Der Abteilung von der Stadt Noto
gegeben, wo es heute noch ausgestellt ist. Die Gazelle durchquert die
Silberflamme.
Año 1976. Escudo simbolo del Nucleo Radio movil della Guardia Civil.
La gacela que atraversa la llama de plata sobrezasa el rayo.
II
n. 2
Anno 1976. LA SCELTA. Gli uomini ricercano l’ideale materiale nel tentativo di
realizzarsi dimenticando il loro Creatore. Altorilievo, dimensioni 30x40 cm, legno
noce nostrale naturale verniciato, coll. privata dell’autore. L’umanità per
pochezza d’ideali da raggiungere, dimentica i valori e tende a coronare il
disegno materialistico. In alto a destra un triangolo indicante lo Spirito Creatore.
An 1976. Le choix. Les hommes, à la recherche d’un idéal matériel, oublient
leur Créateur et leurs valeurs spirituelles. En haut, à droite, un triangle indique
l’Esprit Créateur.
Year 1976. The choice. Men are looking for a material ideal in order to realize
themselves, forgetting their Creator. High-relief, dimension 30 x 40, homegrown
walnut, natural varnishing, coming from the author’s private collection. In
default of ideals, human beings forget values and crown a materialistic design.
On the right, a triangle indicates the Holy Spirit.
Jahr 1976. Die Wahl. Die Menschheit sucht den Materialismus um sich zu
realisieren und vergisst dabei ihren Schöpfer.
Año 1976. La elecciòn. Los hombres rebuscan el ideal material en la tentativa
de realizzarse olvidando su Creador. La humanidad por lo poco de ideales de
conseguir, olvida los valores y tiende a coronar el proyecto materialistico. En
alto a la derecha està un triàngulo indicante el espirito creador.
III
n. 3
Anno 1977. AMORE DI MAMMA. Madre con bambino. Statua lignea, altezza cm
70, noce verniciata naturale. Coll. privata dell’autore. Solo l’amore spassionato
della madre, può paragonarsi al dono dello Spirito.
An 1977. Amour de maman. Une mère avec son enfant. Seulement l’amour de
la mère peut se comparer au don de l’Esprit.
Year 1977. Mother’s darling. Mother with child. Wooden statue, 70 cm high,
varnishing walnut. Coming from the author’s private collection. A mother’s love
only can be compared to the Holy Spirit’s gift.
Jahr 1977. Mutterliebe. Mutter mit Kind. Nur die Liebe einer Mutter kann man
mit der Gabe des Geistes vergleichen.
Año 1977. Amor de mamà. Madre con niño. Solo el amor depasionado de la
madre puede compararse a el don del espirato.
IV
n. 4
Anno 1977. IL LAVORO. Carabiniere a cavallo. Altorilievo 30x40 cm, noce
nostrale trattato con vernice e anilina. Donato all’allora Cap. nei carabinieri Luigi
Cucinella.
An 1977. Le travaille. Carabinier à cheval.
Year 1977. Working. Carabineer on a horse. High-relief, dimension 30 x 40,
home-grown walnut, treated with paint and aniline. Given as a present to Cap.
Luigi Cucinella.
Jahr 1977. Die Arbeit. Reitender Polizist.
Año 1977. El trabajo. Guardia civil en caballo.
V
n. 5
Anno 1978. DONNE OGGI. Confusione. La donna ricerca la sua
dimensione.Bassorilievo ligneo, dimensioni 40x50 cm, legno gelso bianco
verniciato naturale,coll. privata autore. Ogni donna deve ricercare il proprio
ruolo liberamente e nessuno può sostituirsi a lei nelle decisioni. È mistificante la
confusione provocata da associazioni varie che si arrogano il diritto di decidere
per le altre come se queste non avessero capacità di discernimento.
An 1978. Femmes aujourd’hui. Confusion. La femme recherche sa
dimension. Chaque femme doit chercher son rôle, et personne ne peut la
remplacer dans ses décisions.
Year 1978. Women today. Confusion. Women are looking for their
dimension. Wooden bas-relief, dimension 40 x 50 cm, white mulberry
varnishing coming from the author’s private collection. Every woman has to find
her role and nobody can decide for her. The confusion provoked by several
associations which arrogate the right to decide for other people is mystifying.
Jahr 1978. Frauen heute. Verwirrung. Die Frau sucht ihre Dimensionen.
Jede Frau muss die eigene Rolle frei suchen, und niemand kann ihr die
Entscheidung abnehmen. Das durch die verschiedenen Assoziationen
provozierte Chaos ist täuschend, denn sie nehmen sich das Recht für die
anderen zu entscheiden, wie wenn diese kein Unterscheidungsvermögen
hätten.
Año 1978. Mujeres hoy. Confusion. La mujer rebusca su dimensiòn.
Cada mujer tiene que rebuscar el proprio papel libremente y nadie puede
sustituirse a ella en sus decisiones. Es falsificante la confusiòn provocada por
varias asociacionesque se arrogan ed derecccto de decidir por las otras como
si estas no tuviesen capacidad de discernimento.
VI
n. 6
Anno 1978. MADONNA NERA. Capezzale ligneo, basso rilievo, misura 40x50 cm
gelso bianco bruciacchiato e verniciato, collezione privata dell’autore.
An1978. Vierge Noire.
Year 1978 Black Madonna. Wooden Capezzale, bas-relief, dimension 40 x 50
cm, white mulberry varnished and singed, coming from the author’s private
collection.
Jahr 1978. Schwarze Madonna.
Año 1978. La Vìrgen negra.
VII
n. 7
Anno 1982. Uomini e donne. L’amore unisce. Bassorilievo ligneo, dimensioni
30x40 cm, legno noce nostrale naturale verniciato, coll. privata dell’autore. Il
volto di una donna, la mano dell’uomo massiccia, callosa, ma protettiva. Una
colomba. Fraternità e pace nella simbiosi tra le diversità.
An 1982. Hommes et femmes. L’amour joint. Le visage d’une femme, la main
d’un homme, massive, calleuse mais protectrice. Une colombe. Symbiose entre
les diversités.
Year 1978. Men and Women. Love unites. Wooden Capezzale, bas-relief,
dimension 30 x 40 cm, home- grown varnishing walnut, coming from the
author’s private collection. A woman’s face and a male hand ,big, horny but
protective too. A dove. Fraternity and peace in the symbiosis among diversities.
Jahr 1982. Männer und Frauen. Die Liebe verbindet.
Año 1982. Hombres y mujeres. El amor une. La cara de una mujer, la mano del
ombre maciza, callosa pero protectora. Una palma. Fraternidad y paz en la
simbiosis entre las diversidades.
VIII
n. 8
Anno 1982. BENE E MALE. Guerra ad oltranza. Combattimento tra paladino e
Saraceno. L’eterno scontro tra bene e male, da che parte stanno? Altorilievo
ligneo, dimensioni 40x50 cm, gelso bianco verniciato naturale, coll. Privata
autore. Un paladino ed un saraceno combattono in nome del loro Dio,
ritenendosi nel giusto. Dio è amore e dalla contrapposizione tra culture diverse
non potrà scaturire l’Amore.
An1982. Bien et mal. Guerre à outrance. Paladin et Sarrasin combattent au
nom de leur Dieu. Dieu est amour et l’amour ne pourra pas naître de
l’opposition entre les différentes cultures.
Year 1982. Good and Evil. Neverending war. Battle between a paladin and a
Saracen in the name of their God, both considerino themselves right, but as
God is Love, the contraposition among different cultures will never generate
Love. The eternal fight between good and evil. Wooden high-relief, dimension
40 x 50 cm, white mulberry varnishing, coming from the author’s private
collection.
Jahr 1982. Gutes und Böses. Kampf zwischen Paladin und Saraceno. Das
ewige gegeneinander von Gut und Böse, auf welcher Seite stehen sie? Ein
Paladin und ein Saraceno kämpfen im Namen ihrer Götter, und denken sie sind
im recht. Gott ist Liebe und von der Gegenüberstellung verschiedener Kulturen
kann keine Liebe hervorgehen.
Año 1982. Bien y mal. Guerra a oltranza. Combate entre paladìn y saraceno el
eterno duelo entre bien y maz, por que parte estàn? Un paladìn y un saraceno
combatteu en nombre de su Dios, lreyènpose en el justo. Diòs es amor y de la
contraposiciòn entre distintas culturas no podrà manar el amòr
IX
n. 9
Anno 1982. OMAGGIO AL MAESTRO POIDIMANI. Promèteo incatenato. Altorilievo
ligneo, copia dall’originale in. Dimensioni 30x40 cm, noce nostrale chiaro
verniciato naturale, coll. privata dell’autore.
An 1982. Hommage au maître Poidimani. Prométhée enchaîné.
Year 1982. Homage to Mr. Poidimani. Prometheus chained. Wooden high-relief,
dimension 30 x 40 cm, fair home- grown varnishing walnut, coming from the
author’s private collection.
Jahr 1982. Hommage an den Meister Poidimani. Promèteo kettet Kopie des
Originals.
Año 1982. Homenaje al marstro Poidimani. Prometeo encadenado.
X
n. 10
Anno 1982. ARATURA. Altorilievo ligneo, dimensioni 30x50 cm, noce nostrale
chiaro verniciato naturale. Donato alla nipote Anna, residente a Varese. Titolo:
contadino e buoi. Genesi, lavorare sudando, ma il lavoro è necessario
all’emancipazione d’uomini e donne.
An 1982. Labour. Paysans et boeufs. Genèse, travailler et suer, mais le travaille
est nécessaire pour l’émancipation des hommes et des femmes.
Year 1982. Digging. Wooden high-relief, dimension 30 x 50 cm, fair homegrown
varnishing walnut. Given to Anna, the author’s nephew, living in Varese.
Working is hard, but women and men need it to emancipate themselves.
Jahr 1982. Pflügen. Bauer und Ochse. Entstehung, schwitzend arbeiten, aber
die Arbeit ist für die Emanzipierung des Mannes und der Frau notwendig.
Año 1982. Aradura. Titulo: Campesino y buyes-genesis, trabajar sudando, pepo
el trabajo es necessario emancipaciòn de hombres y mujeres.
XI
n. 11
Anno 1984. CERCASI MANI E PIEDI. Cristo non ha né mani né piedi, sono nel
mondo nella misura in cui ci amiamo. Statua lignea 100 cm, noce verniciato
naturale. Corpo di Cristo senza braccia e senza arti inferiori. La mano ed il
piede di un uomo e quelli di una donna. Cristo può aiutare chi lo invoca
solamente se nel mondo vi sono persone disponibili ad aiutare gli altri.
An 1984. On cherche les mains et les pieds. Le corps de Jésus-Christ sans ses
bras et ses membres inférieurs La main et le pied d’un homme et d’une femme.
Jésus-Christ peut donner son aide, seulement s’il y a, dans le monde, des gens
disponibles à aider les autres gens.
Year 1984. Looking for hands and feet. Christ has got neither hands nor feet,
they are all over the world to the extent that we love each other. Wooden statue
100 cm high, varnished walnut. A man’s and a woman’s hand and foot. Christ
can help who invokes him only if people help each other.
Jahr 1984. Hände und Füße gesucht. Christus hat weder Hände noch Füße, sie
sind in der Welt im Maß, in dem wir uns lieben. Holzerne Statue 100 cm,
natürliches lackiert Walnußbaum. Körper Christus ohne Arme und ohne untere
Künste. Die Hand und der Fuß von einem Mann und jenen von einer Frau.
Christus kann helfen, derjenige es ihn nur anruft, wenn es verfügbare Leute den
anderen zu helfen in die Welt gibt.
Año 1984. Se buscan manos y pies, Ellos estèn en el mundo en la medida que
nocotros lo amamos. Cuerpo de Cristo sin brazos ni miembros inferiores. La
mano y el piè de un hombre y aquellos de una mujèr. Cristo puede ayudar
quien lo invoca solamente si en el mundo hay personas disponibles para
ayudar los otros.
XII
n. 12
Anno 1987. UNA DONNA TI SCHIACCERÀ LA TESTA. L’amore dà frutto e può vincere
il male. Statua lignea, altezza 60 cm, noce verniciato naturale. Un uomo e una
donna che si amano, uniti, calpestano una piovra, oggi identificazione del male.
Un bambino innalza una palmetta in gesto di trionfo. Genesi, una donna ti
schiaccerà il capo.
An 1987. Une femme t’écrasera la tête. L’amour donne des fruits et peut
triompher du mal. Un homme et une femme, joints, piétinent une pieuvre,
aujourd’hui l’identification du mal. Un enfant dresse une petite palme d’un geste
triomphant. Genèse, une femme t’écrasera la tête.
Year 1987. A woman will crush her head. Love bears fruit and wins Evil.
Wooden statue 60 cm high, varnished walnut. Two lovers, together, tread upon
an Octopus, representing Evil. A child holds a little palm, triumphing. From
Genesis, a woman will crush your head.
Jahr 1987. Eine Frau wird den Kopf quetschen. Die Liebe von Frucht und es
kann das Böse besiegen. Holzerne Statue, Höhe 60 cm, natürliches lackiert
Walnußbaum. Ein Mann und eine Frau, die sie sich lieben, vereint treten einen
Kraken, heute Identifizierung des Bösen. Ein Kind errichtet eine Palme in Geste
von Triumph. Genesis, eine Frau wird dir das Haupt quetschen.
Año 1987. Una mujer te aplastarà la cabeza. El amòr. Da fruto y puede vencer
el mal. Un hombre y una mujer que se aman, unidos risotean un pulpo
gigantesco, hoy identificaciòn del mal. Un niño levanta una palmita en rasgo de
triunfo. Genesi, Una mujer te aplasterà la cabeza.
XIII
n. 13
Anno 1987. LA PROFESSIONE. Carabiniere a cavallo n. 2. Bassorilievo ligneo.
Misure 40x50 cm, gelso bianco, verniciato e scurito. Collezione privata
dell’autore. Il primo amore non si scorda mai.
An 1987. La profession. Carabinier à cheval 2. Le premier amour on ne l’oublie
jamais.
Year 1987. The profession. Carabineer on a horse n.2. Wooden bas-relief,
dimension 40 x 50 cm, white mulberry painted and darkened, coming from the
author’s private collection. Former love is never forgotten.
Jahr 1987. Der Beruf. Carabiniere auf dem Pferd.
Año 1987. La profesiòn. Guardia civil en caballo n.2. El primer amor no se
olvida nunca.
XIV
n. 14
Anno 1989. IO. Testa autoritratto. Marmo bianco Carrara, altezza 15 cm,
collezione privata dell’autore.
An 1989. Moi. Tête autoportrait. Marbre blanc Carrara, hauteur 15 cms,
collection privée de l'auteur.
Year 1989. Me. Head self-portrait. White Carrara marble, 15 cm high, coming
from the author’s private collection.
Jahr 1989. Ich. Marmor weißer Carrara, Höhe 15 cm, private Sammlung des
Autors.
Año 1989. yo. Cabeza autorretrato. Mármol blanco Carrara, altura 15 cm,
colección privada del autor.
XV
n. 15
Anno 1989. IL MAGGIORE. Testa ritratto del fratello Sebastiano. Marmo bianco di
Carrara, altezza 15 cm, donata alla famiglia.
An 1989. L’aînée. Tête portrait du frère Sebastiano.
Year 1989. The eldest. Head portrait of the author’s brother, Sebastiano. White
Carrara marble, 15 cm high, presented the family.
Jahr 1989. Der Älteste.
Año 1989. El mayor. Cabeza retrato del hermano Sebastiano.
XVI
n. 16
Anno 1989. MIA MOGLIE. Busto marmo rosa del Portogallo, altezza 30 cm.
Collezione privata dell’autore.
An 1989. Ma femme.
Year 1989. My wife. Pink marble bust, 30 cm high, coming from the author’s
private collection.
J ahr 1989 Meine Ehefrau.
Ano 1989. Mi esposa.
XVII
n. 17
Anno 1990. ATTO DI FEDE. Sacra famiglia nella grotta. Statua lignea, altezza 50
cm, eucalipto verniciato naturale. Collezione privata dell’autore. La presenza
dello Spirito Creatore quando una nuova vita fiorisce su questa terra.
An 1990. Acte de foi. La Sainte Famille dans la grotte. La présence de l’Esprit
Créateur quand une nouvelle vie fleurit sur la terre.
Year 1990. Act of faith. Holy Family inside the cave. Wooden statue, 50 cm
high, varnished eucalypt coming from the author’s private collection. The Holy
Spirit is always present when a new life arrives on earth.
Jahr 1990 Treueakt. Heilige Familie in die Grotte. Holzerne Statue, Höhe 50
cm, natürlicher lackiert Eukalyptus. Private Sammlung des Autors. Die
Anwesenheit des Schöpfer Geistes, wenn ein neues Leben auf dieser Erde
blüht.
Año 1990. Alto de fe. Sacra familia en la cueva. La presencia del Espìritu
Creador cuando una nueva vida florece en esta tierra.
XVIII
n. 18
Anno 1990. PRIMA STAZIONE “VIA LUCIS”. Davanti a Pilato Gesù è
condannato.Le ideologie, il razzismo, la chiusura politico-economico-culturale
verso gli extracomunitari, perpetuano questa condanna. Un simbolo: Mandela
dietro le sbarre per trentanni e volti anonimi di disperati che avendo bussato alla
porta di casa nostra, hanno trovato la polizia che li ha ributtati in mare con il
foglio di via. Dono alla Chiesa di Bosco Minniti. Altorilievo, misura 35x60 cm,
legni vari verniciati al naturale.
An 1990. Première station « Via Lucis » Jésus-Christ est condamné
devant Pilate. Le racisme par rapport aux extra-communautaires perpétue la
condamnation. Un symbole : Mandela derrière les barreaux pendant trente ans
ou les désespères qui frappent à notre porte et trouvent la police qui les rejette
Donné à l’Église de Bosco Minniti.
Year 1990. First station “ Via Lucis”. In the presence of Pilate, Jesus is
condamned. Our ideologies, racism, the political-economical-cultural closing to
the non-European people perpetuate this sentence. A symbol: Mandela behind
the bars for 30 years and anonymous hopeless faces who, knocking our door,
find the Police who throw them back down the sea by means of an expulsion.
Given as a present to “Bosco Minniti” Church. Wooden high-relief, dimension 35
x 60 cm, various varnished kinds of wood.
Jahr 1990 Erste Station “Via Lucis”. Vor Pilatus ist Jesus verurteilt. Die
Ideologien, der Rassismus, die politisch–wirtschaftlich-kulturelle Schliessung
gegen die Extraeuropäer, führen dieses Urteil fort. Ein Symbol: Schick ihn hinter
Gittern und anonyme Gesichter die an unsere Tür geklopft haben, haben die
Polizei gefunden die sie wieder aufs Meer hinaus schickt.
Año 1990 Primiera estaciòn. Via lucis. Delante de Pilato, Jesùs es
condendo. Las Idealogìas, el racismo, el cierre politico-economico-cultural
hacia los extracomunitarios, perpetuan esta condena. Un sìmbolo: Mandela
detràs de las barras por treìnta anos y caras anònimas de desperados que
habie

DARE, FORTISSIMAMENTE DARE E CONDIVIDERE GRATUITAMENTE QUELLO CHE SONO E QUELLO CHE HO REALIZZATO
VI SONO TANTI MODI DI VIVERE IN PIENA LIBERTA' PER INTERPRETARE IL NOSTRO RUOLO E VIVERE LO SPAZIO-TEMPO A NOI RISERVATO IN QUESTA VITA, PUR TRA I CONDIZIONAMENTI DELLA REALTA' STORICA CHE VIVIAMO .
IO HO SCELTO LA VIA CHE PRESENTO IN QUESTO SPLENDIDO SPAZIO MESSO GRATUITAMENTE A DISPOSIZIONE DAI GENIALI OPERATORI DI ARTMAJEUR, I QUALI, PUBBLICAMENTE RINGRAZIO, PER QUESTA ULTERIORE POSSIBILITA' CHE MI DANNO PER INDICARE UNA DELLE TANTE POSSIBILI VIE PER VIVERE DECOROSAMENTE E IN PACE QUESTA VITA, IN ATTESA CHE SI COMPIA LA BEATA SPERANZA.
Grazie a coloro che vorranno gratificarmi con la loro attenzione
Antonio Randazzo
siti web collegati:
artisti/Antonio-Randazzo/
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FERMATI IN QUESTO LUOGO DELL’ETERNA RICERCA
O NAVIGANTE OSPITE GRADITO
RICERCHIAMO INSIEME L’UOMO NUOVO
E IL PARADISO IN TERRA OLTRE CHE LASSU'
L’ANIMA ANELA L’INFINITO
TRA FERMATE E RIPARTENZE
CADUTE E RIALZATE
NEL MUTEVOLE CAMMINO
DI REALIZZATI E NO SOGNI E SPERANZE
RICERCA CON ME VALORI ETICI E MORALI
TRADIZIONI
SAGGEZZA ANTICA
VERITA’ ASSOLUTA
CHE SIANO
NOSTRE REGOLE DI VITA
la profondità della terra custodisce l’oro;
l’ostrica, la preziosa perla;
lo scrigno dell’essere i sentimenti più puri.
Spesso chi non è, si sforza di apparire
Chi è, ha già tutto e scomoda chi appare
E' bello essere e scomodare
Ma che fatica!

Antonio Randazzo, una vita per fare, vivere volendo e dire facendo
FERMATI IN QUESTO LUOGO DELL’ETERNA RICERCA
O NAVIGANTE OSPITE GRADITO
RICERCHIAMO INSIEME L’UOMO NUOVO
E IL PARADISO IN TERRA OLTRE CHE LASSU'
L’ANIMA ANELA L’INFINITO
TRA FERMATE E RIPARTENZE
CADUTE E RIALZATE
NEL MUTEVOLE CAMMINO
DI REALIZZATI E NO SOGNI E SPERANZE
RICERCA CON ME VALORI ETICI E MORALI
TRADIZIONI
SAGGEZZA ANTICA
VERITA’ ASSOLUTA
CHE SIANO
NOSTRE REGOLE DI VITA
CURRICULUM VITAE
Se dovessi definire me stesso, alla luce delle esperienze di questi anni,
incomincerei col dire “Antonio Randazzo, una vita per fare, vivere volendo e
dire facendo”.
Contadino mio padre, sarta la genitrice. Sono l’unico sopravvissuto della mia
famiglia, il terzo di quattro fratelli ed una sorella.
A sei anni nella bottega del costruttore di sedie, “don Iachinu” Nardone, in via
Gargallo, incominciai a conoscere ed amare il legno, subendone il fascino per
tutta la vita.
Da quello stesso anno 1946 al 1951 frequenza scuola elementare.
Dal 1951 al 1956 Scuola Statale D’Arte con frequenza del 5°, sezione
ebanisteria e saltuarie frequenze della sezione scultura nel legno.
In contemporanea, apprendista e giovane ebanista, restauratore di mobili
antichi nelle più note botteghe artigiane dei maestri Piccione, Antoci, Midolo,
Malfa e altri valenti falegnami, lavorai sempre.
Per la nota crisi dell’artigianato, nel 1960, dovetti cambiare attività, non
dimenticando quello che avevo nel sangue, “Impara l’arte e mettila da parte”.
Per rispondere, anche, alla chiamata di leva, nel 1960 mi arruolai nell’Arma dei
Carabinieri, ricevendo diversi attestati di stima e benemerenze e tanta
esperienza, prestandovi servizio fino al 1981.
Nel 1968 contrassi matrimonio e lo scorso luglio ho festeggiato il
trentasettesimo anniversario.
Dal 1981, per dieci anni, insieme alla moglie, catechista presso la Parrocchia di
Bosco Minniti, ho accompagnato gruppi di bambini dalla prima Comunione alla
Cresima.
Dicono che tutti nel corso della nostra vita abbiamo la nostra buona
occasione.Tanti la vedono passare lasciandosela sfuggire.
A quel tempo, non sapevo certo che quella fosse la possibilità offertami, perché
tutto avvenne casualmente.
Fui fortunato, lo confesso, ma le vie del Signore sono infinite.
Viene il giorno in cui bisogna fermarsi a riflettere e chiedersi: chi sono, dove
vado, cosa voglio?
Ho realizzato nel tempo quadri, mobili in vari stili, eclettici, intarsiati, scolpiti,
sempre in stile diverso, alla ricerca di una dimensione artistica o di qualcosa
che soddisfacesse la mia voglia di fare. Pur ottenendo risultati apprezzabili, non
ero soddisfatto. Lasciai tavolozza e pennelli e provai a scolpire il legno. Avevo
per le mani un pannello in noce antico, tarlato, che non avevo usato in
precedenza per realizzare qualcosa che dovevo.
Proprio per la sua quasi inutilità, mi cimentai, armato di scalpelli da falegname,
ad eseguire un bassorilievo copiando lo scudetto simbolo del Nucleo
Radiomobile Carabinieri, del quale a quel tempo facevo parte.(vedi foto elenco
scultura n.1)
Non è certo un’opera d’arte, ma questo mi appassionò tanto che incominciai a
procurarmi sgorbie e materiale di legno nelle diverse varietà. Alcune tavole di
noce ed una di gelso, le ebbi in regalo da amici del settore legname.
Realizzai la mia seconda opera, la n. 2 dell’elenco. Fu questa che m’indusse a
pormi la domanda. Dovevo proseguire su quella via verso gli ideali materiali che
mi proponevo a quel tempo, o avvicinarmi al Dio che non conoscevo, ma che
indicavano quale Creatore?
Da questa prima domanda scaturirono le scelte fondamentali della mia vita e
quindi il resto è stato consequenziale.
Sono cresciuto insieme alle mie opere intellettualmente e moralmente,
ponendomi obiettivi o ideali da raggiungere sempre più elevati.
Partendo dal materiale a disposizione mi sono chiesto cosa potessi realizzare.
Spesso una parola, una frase, un concetto teorico, segni di matita, materiale a
disposizione, nodi, protuberanze, spaccature, fradiciume da eliminare e tutta
una serie di considerazioni, hanno dato lo spunto.
Incominciare a lavorare subito e riflettere successivamente, in corso d’opera,
sulle cose che volevo realizzare e sui concetti che avrei voluto esprimere.
Il risultato finale mi ha sempre meravigliato, mentre ne traevo il significato, alla
luce delle mie esperienze pratiche, teoriche, ideali.
Non ho mai copiato. Tutto è frutto della mia fantasia, della memoria visiva e
tattile.
Ogni cosa rappresenta un momento storico, stato d’animo, tentazioni, scelte,
prese di posizioni, rifiuto di certe situazioni, analisi di fatti o notizie presenti e
passate registrate nella memoria, o semplici deduzioni.
Ogni opera può essere considerata un bozzetto, lo studio per la successiva, la
ricerca di tecniche o esperienze sempre nuove.
Mai ho preparato un disegno, realizzato un bozzetto, finalizzato all’esecuzione
dell’opera finale.
Io sono, perché mia moglie è, per quello che ho vissuto, per le conoscenze,
amicizie e situazioni, ma soprattutto, per l’educazione di base ricevuta dalla
famiglia e, quella acquisita nell’Arma dei Carabinieri.
Mai mi sono definito uno scultore o maestro, se non per esigenze linguistiche
nel presentare le richieste ai competenti organi amministrativi, così come non
sono uno scrittore o poeta, pur avendo scritto alcuni libri, il commento alla mia
“Via Lucis”, e tante poesie in vernacolo.
La pagina che scrissi nel libretto della “ Via, Lucis” è quanto mai veritiera.
A chi si trovasse a leggere il presente, auguro che non si lasci scappare la sua
occasione e, quindi, di fermarsi a riflettere sui veri valori ideali, in quest’epoca,
dove tutto è finalizzato al potere ed al possesso.
Mi definisco e posso considerarmi autodidatta e disdegno ogni accademismo.
La scelta d’elementi simbolici nelle mie opere è un tentativo di comunicare
immediatamente ed in modo chiaro, alla gente comune, valori che evidenziano
la realtà. Credo fermamente e spero nell’avvento di un mondo giusto e libero,
nel quale l’uomo, finalmente, giunca a quella perfezione cui è predestinato.
Antonio Randazzo
AD ANTONIO RANDAZZO: LO GNOMO DI ORTIGIA.
DA ALESSANDRO MUSCO
Artigiano del sogno: credo sia il modo più acconcio di avvicinarsi ad Antonio
Randazzo ed a ciò che le sue mani, la sua mente, il cuore…riescono a far
nascere dal niente, come fosse un incanto, come fosse una goccia di speranza,
flebile e dolcissima, rubata – per un attimo- al gran teatro della vita ed a tutti
quegli sperduti angolini che sono le tante trascuratezze, le tante dimenticanze
di cui riempiamo-troppo spesso- il gran vuoto della storia che ognuno di noi è.
Zattera in deriva o barca con nocchiero a man ferma, l’ognuno di noi che di se
stesso cerca di fare di essere persona, non può non sostare, in silenzio, a
godere di quanto Antonio Randazzo, artigiano del sogno, ci suggerisce: con
modi garbati, si, ma con la fermezza ed il passo sicuro di chi vive, beato la
certezza (e non la saccente sicumera) di vivere nel giusto. Di essere dislocato
in quel limite, ad un tempo sottile tanto quanto robusto, in cui la parola
dell’utopia si intreccia con la parola irripetibile della poesia, con la parola vestita
della scultura, con la parola piana e distesa del racconto, o del dialogo o della
favola, o dell’incisione… e così via lungo tutti i possibili percorsi del “dire” su cui
si inerpica Antonio Randazzo, artigiano del sogno.
Ed il sogno si fa vita vissuta: si attorciglia attorno alla speranza, di essa si
veste… e cammina per le vie del mondo, di quel mondo reale fantastico
insieme che è Ortigia.
Come l’incantesimo, in un bosco, in un bosco delle favole- per capirci- fa sentire
i suoi profumi tra i cespugli, le radici sconnesse, tra le fronde ed il loro fruscio,
tra i mille e mille suoni che accompagnano lo scricchiolio dei passi, fermi e
cadenzati, sulle foglie secche (tappeto di carezze per noi viandanti a caccia
sempre di qualcosa), così l’incantesimo di Ortigia fa sentire i suoi profumi tra i
crocicchi nascosti, le gocce di salsedine che umettano le labbra o la pelle
bagnata da umidi millenari, che quasi ti soffocano e ti abbracciano con
quell’affetto sì forte da sentire il cicaleccio delle ossa come fossero contate da
abili mani che scorrono su e giù su un flauto magico cui vengono dietro infinite,
infinite cose: in fila, muffolette ancora olezzanti di forno, uva passa sbrizzata di
zucchero, schegge di sole, ombre di vento, balconi fioriti, stridii e cigolii
d’imposte, di porte aperte e sbattute, foschie di scirocco e lucentezze del
ponente che gira, fino al maestrale che spazza, pulisce, ristora, riapre i discorsi
sulle gole riarse.
Ed è lì, tra tutto questo e tanto altro ancora, che improvvisamente, quasi fosse
un elfo del bosco, che sbuca lui: Antonio Randazzo, lo gnomo di Ortigia,
l’artigiano del sogno.
Spunta, spunta come la punta di una fiammella d’un cerino strusciato sul vento
e così, subito, acceso, con un puf!
E parla, attacca discorso, Antonio Randazzo, lo gnomo di Ortigia, l’artigiano del
sogno, come vi avesse appena lasciato lì da pochi minuti per poi riprendere ciò
di cui si parlava e, magari, invece sono passati tre giorni, o tre mesi, o tre anni o
tre millenni.
Non fa differenza, perché lo gnomo di Ortigia, in verità, parla per se stesso, per
il sogno che sta costruendo, come fosse una ciambella odorosissima d’olio
buono e zucchero caldo che fa da aureola di laica santità ad ogni testa che,
come lui, come Antonio, lo gnomo di Ortigia, riesce ancora ad avere gusto per il
sogno: per qualcosa in cui credere, per qualcosa che vale e per cui vale la pena
di incitare le pene della vita a sublimarsi nel racconto eterno della poesia,
dell’arte, della scultura. Così tira fuori dalla forma incoata e vuota del nulla, con
mani sagaci, mente arrufolata di profumi di bosco, lingua disciolta dal canto
odisseo dello scirocco antico, col cuore pulsante di sangue e passione d’un
amore fremente per tutto ciò che Sicilia è, e potrebbe ancora essere, e
potrebbe non essere, ma forse sarà o è o fu o tornerà ad essere (mescole
titaniche il cui olezzo è pari in intensità solo al siculo origano selvatico di mare
cotto al sole stanco dell’imbrunire) … così Antonio Randazzo, lo gnomo di
Ortigia, tira fuori le sue sculture oggetto del suo pensare, soggetto di tutto
quanto, questo artigiano del sogno, ci vuole dire ed è tantissimo: senza fine.
Come il suo ardore di vivere, il suo pathos, per ciò che vale, ciò che è giusto,
ciò che è bello, ciò che è, perché c’è. Perché è.
Antonio: non zittire mai le tue labbra e le tue mani, anche quando, frettolosi,
scappiamo perché le premure pressano il nostro passo.
Antonio: gnomo di Ortigia, non temere i nostri silenzi; spesso non capiamo,
perché non sappiamo più sognare. Aiutaci.
Accendi un altro cerino strusciandolo al vento.
Antonio: artigiano del sogno.
Insegnaci, ancora, ad essere, come te, matti per la vita ed un po’ pazzi
d’amore, magari un po’ tanto.
Ancora, di cuore: grazie!
ALESSANDRO MUSCO Ortigiano, da sempre e per sempre
Docente di filosofia medievale, Università di Palermo
DAL PRIMO BATTITO VITALE FINO ALL’ULTIMO RESPIRO
ANNOTAZIONI SENZA REGOLE DI PAOLO GIANSIRACUSA
Antonio Randazzo è un uomo libero, senza briglie e senza regole, non conosce
condizionamenti di sorta.
È libero come l’acqua che riempie gli alvei dei fiumi, come l’acqua che trabocca
dagli orli delle dighe, come l’acqua impetuosa che scorre verso il mare, nella
agognata immensità spaziale.
È libero come la lava incandescente, come il fuoco della materia eruttata dai
vulcani.
Anticonformista ferreo, passionale per vocazione, accompagna tutto il suo fare
con una creatività innata che lo porta a scolpire il legno e la pietra, il marmo più
duro e il metallo più duttile.
Sovente immerge tutto il suo essere nella materia colorata per lasciare impronte
dell’intimo, percorsi concreti del suo continuo, instancabile, impegno civile.
Modella e colora, scolpisce e incide senza alcuna regola che possa provenire
dalla storia e dagli uomini.
Sua sola maestra è la natura. Egli impara dalla pioggia e dal fuoco, dal sole e
dalla luna, dall’aurora e dal tramonto, dal bello e dal brutto, dalla terra e dal
mare, dai valori primordiali dell’uomo, dalle passioni più intime dell’essere.
Sentirlo parlare è come ascoltare il ribollire del mare nei giorni di tempesta.
Un’onda impetuosa, un fuoco incontenibile agitano il suo essere e si alimentano
di quella energia inesauribile che in lui è un misto di fede in Dio e di amore per
l’uomo.
Santi e ladroni, fame ed opulenza, forme astratte e figure riconoscibili, colori
selvaggi e intagli violenti, volumi gonfi di vita e sagome scavate dalla morte …
questo è il campionario di materia plastica e di colore volutamente assortito per
dire tutto a tutti, per sollecitare ognuno alle proprie responsabilità di uomo e di
cittadino.
Dall’alfa all’omega, dall’inizio alla fine, dal primo battito vitale fino all’ultimo
respiro: tutto l’intervallo dell’esistenza è luogo di scavo, di indagine, di analisi.
Antonio Randazzo usa tutti gli strumenti necessari ad indagare in maniera
profonda nelle viscere più intime della creatura umana. Ricorre spesso anche
alla poesia e alla prosa, alle liriche più taglienti e ai racconti più crudi e obiettivi.
Nel suo fare e nel suo dire non ci sono nascondimenti, tutto è chiaro e
incredibilmente vero. Le sue parole come una lama tagliente affondano nella
carne dell’esistenza e senza reticenze dicono, denunziano, progettano. Sì,
progettano, perché il fare di Randazzo non è sterile esibizionismo della parola e
delle forme. Ogni sua scultura e ogni sua poesia posseggono un messaggio
concreto, una proposta operativa.
La sua energia creativa non finisce la corsa nella pista dell’analisi, si spinge
verso altri sentieri, verso spazi operativi in cui si progetta il divenire, ciò che
sarà giusto e utile domani. Per tale ragione il suo procedere obiettivo attraversa
anche gli spazi del sogno. Sì, il sogno di un Eden fiorito di legalità e di rispetto
per l’uomo, di libertà e di giustizia. Un Eden dove non c’è la spada assassina,
dove non ha vita l’ipocrisia, dove non possono nascere i soprusi e le angherie.
Illuminato da Dio, tutto il suo percorso creativo si configura come una grande
preghiera, una poesia di fede caratterizzata dall’originalità e dalla purezza. Una
poesia che rifiuta i collegamenti con la storia e i codici stilistici dell’arte.
Il suo dire senza remore, il suo fare senza vincoli gli procurano spontanee
simpatie, amicizie imprevedibili di altri sognatori, di altri frequentatori dei luoghi
della libertà incondizionata.
Ciò gli da quella sicurezza operativa e quella luce di speranza di cui ogni
costruttore di pace e di sogni, di equilibri sociali e di spazi per l’espressione, ha
bisogno per agire.
A lui e al simpatico cenacolo di affinità elettive, che spontaneamente è fiorito
intorno al suo luogo libero, auguro voli senza impedimenti, sogni interminabili,
obiettivi concreti nella risposta civile.
Siracusa 9 settembre 2000
PAOLO GIANSIRACUSA
Ord. di Storia dell’Arte Acc. di Belle Arti Statale Catania
Soprintendente Artistico Acc. R. Gagliardi Siracusa
LUIGI AMATO
Di uomini liberi ormai ce ne sono pochi; più una società diventa complessa più
si è imprigionati sotto molteplici aspetti. Antonio Randazzo cerca di esserlo al
meglio fornendoci qualcosa d’importante su cui riflettere. Nell’ultimo lustro la
nostra provincia sembra vivere una sorta di piccolo Rinascimento culturale che
speriamo duri e si consolidi. Un cambiamento partito da tante iniziative di
talentuosi e coraggiosi individui, artisti, editori, scrittori e musicisti che non
hanno voluto rassegnarsi al declino di un’antica città e del suo altrettanto
importante circondario. Siamo comunque agl’inizi; pesano come macigni i
retaggi di un passato prossimo da dimenticare e le incognite di un presente,
dove il mancato sviluppo economico e il persistere di deprecate mentalità
possono vanificare ogni sforzo.
ARMI ED ARTI
È singolare come i luoghi comuni vengano spesso a cadere. È il caso di
Antonio Randazzo maresciallo dell’arma dei Carabinieri in pensione e valente
scultore con piacevoli sconfinamenti nella pittura e nella letteratura. Per la gente
comune sembrano due cose distanti, la storia ci ha insegnato il contrario. Io
personalmente ho conosciuto altri due militari-artisti: mio nonno, Alberto
Bassoni, generale del Genio, pittore di finissima tecnica e polemista veemente
dalle pagine del Borghese di Tedeschi e di Gianna Preda e Arno Baumcker,
obergefreiter del 32 battaglione corazzato di disciplina della Wehermacht (gli
stessi reparti descritti dal grande Sven Hassel nella sua straordinaria saga) poi
legionario in Indocina che aveva imparato in un campo di prigionia sovietico, da
un pope ortodosso detenuto con lui, le tecniche di decorazione delle icone,
dando vita ad uno stile grafico personalissimo. C’è qualcosa di ineffabile in
questi personaggi così diversi tra loro, ma accomunati da una ricerca artistica
ed interiore atipica e straordinaria.
I LUOGHI
Il laboratorio di Antonio Randazzo sorge nella parte alta di Siracusa, quella del
sacco edilizio, una città nuova senza capo né coda oppressa dalla bruttezza,
dal traffico e oggi anche da una crisi economica e d’identità che lascia ben
poche speranze alle giovani generazioni peraltro anch’esse, per colpe sia
chiaro, non solo loro, ma anche, svogliate e apatiche. Il segno di una ben
radicata antropologia negativa ereditata dalle loro famiglie. A Siracusa non ha
fallito solo il mondo politico, che pure ha macroscopiche responsabilità e di cui
si parla ormai male con facilità (eser-cizio diffuso e per altro sterile perché in
democrazia la politica è specchio della società), ma un’intera popolazione nella
sua articolazione. Ha fallito il mondo imprenditoriale, ha fallito la cultura, hanno
fallito le forze sociali, le istituzioni laiche e religiose di ogni tipo, ha fallito la
gente comune. Abbiamo tutti smarrito il senso di un’identità antica e nel
fallimento generale ci siamo autoassolti. Dalla bruttezza e dal caos possiamo
uscire attraverso l’arte, soprattutto

Recensioni e commenti

