TENEREZZA (2023) Dipinto di Elena Mi.
Breve introduzione
Nel corso del lungo e controverso racconto della storia dell’arte c’è stato un tempo, da collocarsi all’incirca dall’inizio delle vicende dell’esistenza umana fino all’arrivo delle Avanguardie, in cui le labbra venivano principalmente immortalate all’interno dei volti degli effigiati, per divenire soggetti autonomi mediante la successiva indagine figurativa di artisti come Man Ray, Andy Warhol, Joseph Tilson, Pino Pascali, Tom Wesselmann e la più contemporanea Agnieszka Polska. Proprio attraverso questi ultimi nomi mi sarà possibile illustrare distinti approcci alla sovra menzionata tematica, volta a frammentarsi in tre “sezioni”, che ho provveduto a dividere classicamente per corrente di appartenenza, tecnica artistica, nonché un più audace climax di passione. Infine, saranno proprio i suddetti grandi maestri, ogni volta, a ricondurmi al racconto figurativo portato avanti dagli artisti di Artmajeur a proposito delle labbra.
"LIPS POP PINK PPP" (2022) Dipinto di Pierre Olié.
LABBRA LUSCOSE, LA CHIAVE DEL SUCCESSO? (2023) Fotografia di Gli Immaginati.
Labbra e Surrealismo: Man Ray, Agnieszka Polska e The Imaginati
Partendo dalla corrente artistica, è scontato affermare come dall’indagine figurativa sviluppata dal Surrealismo, incentrata sul rivelare principalmente i meccanismi più remoti e fantasiosi della mente umana, ci si possa aspettare di tutto, tanto che sarebbe possibile concretizzare su un supporto pittorico la visione di una bocca, che, come una sorta di ambiguo ufo volante, si muove lentamente nel cielo, proprio come se stesse osservando dall’alto con quali esseri umani potrebbe fermarsi per intraprendere una eccentrica conversazione. Di fatto, le mie fantasticherie sulle forme di vita del terzo tipo prendono quasi forma in The Lovers (1936), capolavoro di Man Ray in cui l’isomorfismo si concretizza mediante un’illusione realistica, questa volta concepita non per narrare l’arrivo di un’esistenza alternativa, ma alludere a un concetto chiave della filosofia surrealista, quello della donna divoratrice. Proprio quest’ultima immagine, che si palesa tramite l’illustrazione di rosse labbra, non solo persegue l’intento di reinventare la fisionomia femminile, ma coglie anche l’occasione di metterne in evidenza la “pericolosa” emancipazione, da intendersi come la capacità di sparire ed essere fugace come un rapido bacio volante. Infine, facendo del sano gossip, assimilo questo articolo alle più chiacchierate riviste al femminile, fremendo per svelare come The Lovers fu concepito in realtà per esorcizzare la relazione appassionata, che l’artista statunitense ebbe con l’avvenente fotografa e modella Lee Miller, tanto che si dice che le labbra dipinte siano proprio quelle della sua ex amante, volte ad assumere la forma della rimpianta continuazione di un sempre vivo desiderio fisico. A proposito dell’arte contemporanea, invece, il racconto di Man Ray pare proseguire nell’indagine artistica della polacca Agnieszka Polska, la quale ha voluto riproporre un’affine bocca femminile nella proiezione I Am the Mouth, opera concepita per far riflettere l’osservatore a proposito dell’ambiguità di comprensione dell’immaginario visivo, tematica che, cara anche ai Surrealisti, è questa volta intesa nell’accezione del rapporto tra linguaggio verbale e scienza. Infatti, le labbra rosse disincarnate in questione vengono colte mentre sono intente a ripetere ritornelli rilassanti, aventi l’intento di alludere allo strano fenomeno Internet dei video ASMR (Auto Sensory Meridian Response). Infine, mi è parso naturale confrontare quest’ultima visione “tecnologica” della bocca con la “meccanica” fotografia Le labbra piene, la chiave del successo? di The Imaginati, fotografo professionista di Artmajeur, il cui lavoro rappresenta un indissolubile combinazione di fotografia e digitale, volta alla produzione di opere aventi il fine di stupire lo spettatore, in modo analogo a come ha fatto il sovra menzionato surrealismo. In aggiunta, da quest’ultima corrente artistica, il titolo dell’opera di The Imaginati ha anche “ereditato” una riflessione sull’evoluzione antropologica del femminismo, rivelatrice del fatto che, se un tempo bastava il rossetto per l’emancipazione, oggi si punta maggiormente l’attenzione sulle dimensioni della bocca, attributo, che, se particolarmente carnoso, incrementa drasticamente il potere persuasivo della donna. Infine, tornando per un attimo alla tecnologia, è necessario mettere in evidenza il proposito che l’artista di Artmajeur ha portato avanti durante la creazione del suddetto lavoro, ovvero quello di esplorare le infinite possibilità del mezzo digitale, per portarlo alle sue molteplici potenzialità espressive, all’interno di una produzione artistica spesso volta a cimentarsi, sia nell’astrazione, che nell’originale “ricreazione” delle opere degli artisti più noti, in questo caso da me riconosciuti nelle sembianze di Man Ray e di Agnieszka Polska.
AUTORITRATTO NUMERO 10 (2023) Fotografia di Aly-N.
FOLLIA 20/01 (2021) Fotografia di Bettina Dupont.
Pittura, serigrafia e fotografia: Andy Warhol, Joseph Tilson e Bettina Dupont
Come anticipato, la seconda sezione del racconto sulle labbra si prodiga ad analizzare le fattezze di quest’ultime mediante l’analisi di tre tecniche artistiche, ovvero quella della pittura, della serigrafia e della fotografia, le quali, durante il periodo più Pop della storia dell’arte, ovvero gli anni Cinquanta e Sessanta del Ventesimo secolo, si trovarono particolarmente in accordo per quanto riguarda i soggetti d’interesse. Questa “fusione” avvenne perché all’epoca la fotografia fu decisamente influenzata dal linguaggio pittorico e serigrafico predominante, principalmente volto a combinare le prime strategie artistiche d'avanguardia con le più note immagini dei mass media. Ad ogni modo, anche il pennello si dimostrò reciprocamente interessato all’obbiettivo, tanto che il capo scuola Warhol fu largamente incuriosito dalla macchina fotografica, strumento ottico che negli ultimi tempi era solito portare sempre con sé, ovunque egli andasse. Tornando al discorso a riguardo del “debito” fotografico, mi è stato possibile dimostrare la continuità delle tematiche espresse da quest’ultima arte, rispetto alla pittura e alla serigrafia pop, mettendo a confronto l’indagine artistica del suddetto Warhol con quella poco successiva di Joseph Tilson, nonché quella contemporanea della fotografa di Artmajeur Bettina Dupont, anch’essa artefice di carnose bocche femminili. A proposito del primo maestro, proprio nel 1962 egli dette vita a Marilyn's Lips (1962), dittico che isolava e ripeteva le labbra di Marilyn per 168 volte, visione volta a valorizzare “ossessivamente” un soggetto che, veicolo di comunicazione e di seduzione per eccellenza, ha da sempre affascinato il maestro americano, il quale mostrò probabilmente il suo interesse fin dai suoi primi lavori personali e commerciali, sviluppandolo nei successivi ritratti in cui venivano messe in risalto alcuni punti focali del volto. In aggiunta, successivamente al 1962, Warhol immortalò nuovamente ed esclusivamente tale parte del corpo nel 1975, anno di creazione di tre diversi album unici, in cui il maestro americano stampò e incollò immagini di oltre 60 coppie di labbra diverse, generate attraverso un processo creativo alquanto insolito, secondo il quale i soggetti venivano serigrafati su vari nastri, dal nastro adesivo al nastro da imballaggio, allo scotch, per poi essere posizionati e fatti aderire alla pagina. Un’affine visione scaturisce dall’osservazione della serigrafia Transparency Clip-o-Matic Lips (1967–8) di Joe Tilson, artista che, inizialmente realista e improntato a risolvere la tensione tra la produzione seriale e lo status di unicità dell’opera d’arte, si è inaspettatamente schierato, durante gli anni Sessanta, dalla parte della lucentezza commerciale della Pop art, dando vita ad una produzione di stampe dipinte, che, in qualità di pezzi unici da serie in edizione, celebravano le immagini di consumo con la serietà di sacrali opere d’arte. Per quanto riguarda la stampa Clip-O-Matic Lips, invece, essa, che venne scelta come copertina del libro Dutton Pictureback Pop Art, Object and Image, (1968) di Christopher Finch, fa parte di una serie di serigrafie volte a mettere in luce solo specifiche parti del corpo, le quali, nel caso del sovra menzionato capolavoro del 1967-68, si riassumono nella visione frontale di due labbra rosse aperte. Proprio quest’ultima immagine parrebbe dilatarsi nel “ritratto” di una più ampia e grassa risata, la quale, posta all’interno della fotografia dell’artista di Artmajeur, viene riproposta, in modo analogo a quello “compulsivo” di Warhol, in molteplici esemplari che si dispongono su di una parete bianca, volti a fare idealmente da “eco” alla incontenibile espressione di gioia espressa dalla ragazza posta in primo piano.
FOUR LIPS (2016) Disegno di Al Ego.
LIPGLOSS (2022) Dipinto di Luigi Notarnicola.
Culmine della seduzione: Pino Pascali, Tom Wesselmann e Luigi Notarnicola
Siamo giunti alla fine del mio racconto figurativo, che vuole concludersi con un climax volto ad esaltare la natura erotica della bocca, la quale viene prima finemente rivelata dalla pacatezza di Pascali, poi ostentata dal linguaggio sensuale di Wesselmann e infine estremizzata e resa pericolosa dal dipinto dell’artista di Artmajeur Notarnicola. Iniziando dal maestro classe 1935, Pascali, considerato essere uno dei più importanti esponenti dell'arte povera, insieme a Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Mario Merz, Alighiero Boetti, etc., è stato artefice, nel 1964-65, di Primo piano labbra, smalto su tela realizzato in una fase creativa prettamente incentrata sullo studio e sulla resa di particolari del corpo femminile, i quali, interpretati come frammenti ingigantiti, risento chiaramente dell’influsso della Pop art americana e del legame dell’artista con il mondo italiano del cinema e della pubblicità. Sempre a proposito di questo capolavoro, alcuni critici riconoscono nella suddetta tipologia di ricerca la successiva componente ludica di Pascali, che, intrecciata all’elemento primario, atavico ed ancestrale, reinterpreta l’antico mito mediterraneo della grande madre, caratterizzante di tutta la sua produzione successiva. Per quanto riguarda Wesselmann, invece, la sua più sensuale indagine artistica viene ben esemplificata da Mouth 8# (1966), prima permutazione dell’ormai iconica serie di bocche, che venne addirittura commissionata dal direttore artistico di Playboy, all’epoca Arthur Paul. L’erotismo del capolavoro è dato dalla sensualità insita nella visione di una maliziosa lingua, che gioca a “nascondersi” sotto denti giovani e bianchi, colti all’interno di una composizione sapientemente creata per suscitare passione, tanto che lo stesso artista rivelò: "ho scelto di fare una bocca enormemente ritagliata per isolare e rendere più intensa l'unica parte del corpo che ha un alto grado di connotazioni sia sessuali che espressive, ma poi ho dipinto una bocca con bassi gradi di ciascuna qualità, per mantenerla, come la Playmate, in qualche modo lucida ma invitante". Infine, la paura prende il posto dell’eccitazione, in quanto il dipinto Lipgloss del sovra menzionato artista di Artmajeur, raffigurante grandi labbra fucsia poste su di uno sfondo nero, vuole ricordarci, mediante le spine posizionate sulla rosea carne, la seconda e più tragica faccia della tentazione: il momento in cui alla passione succede un più minaccioso e vulnerabile sentimento amoroso.