Top 10: Dipinti del Rinascimento italiano

Top 10: Dipinti del Rinascimento italiano

Olimpia Gaia Martinelli | 2 dic 2023 13 minuti di lettura 1 commento
 

Possiamo parlare di Rinascimento? Il soggetto trattato mi travolge, la grandezza dei pittori rinascimentali mi terrorizza al punto da sentirmi sopraffatto...

MANI DI DIO E ADAMO II (2020)Dipinto di Le Closier.

Si può parlare del Rinascimento?

La tematica in questione mi stravolge, la grandiosità dei pittori rinascimentali mi spaventa a tal punto da sentirmi sopraffatta, l’argomento trattato è troppo alto, quasi divino, oltre che esteso e degno di nota anche nel minimo dettaglio. Ad ogni modo, proverò a selezionare soltanto dieci artisti del periodo storico di nostro interesse, altamente ricco di ulteriori maestri col pennello degni di essere menzionati, ma anche d’importanti scultori, architetti, che magari mi riserverò di illustrare in una prossima occasione. Allora, rispondendo alla domanda del titolo, e dopo tutte queste premesse, penso sia possibile parlare del Rinascimento, nonostante il forte sopraggiungere di una peculiare malinconia pronta a punzecchiarmi con questa domanda: che fine ha fatto tutta quest’antica grandiosità dell’essere umano? Tralasciando di portare avanti tristi discorsi, mi preparo a presentare in primo luogo il concetto di Rinascimento e, successivamente, alcuni capolavori dell’epoca che, molto probabilmente, già conoscete…

Il Rinascimento in sintesi

Questa parte introduttiva è stata concepita solo per presentare gli artisti che saranno protagonisti della top 10, poiché il Rinascimento e la sua storia merita sicuramente un testo più lungo, volto a spiegare con cura ogni sua peculiarità. Quando si parla di Rinascimento bisogna semplicemente pensare a un florido periodo, ovvero un tempo di rinascita, che ha avuto luogo dopo i più tristi secoli bui. Di fatto, l’arco di tempo in questione, ch’ebbe origine nella Firenze del Trecento e si concluse durante la metà del Cinquecento circa, decretò il risveglio delle arti, ma anche della scienza, della matematica, degli interessi tecnologici, della filosofia, della politica e molto altro ancora. Alla base di questi atteggiamenti di valorizzazione dell’intelletto e della capacità umane ci fu l’Umanesimo, pensiero filosofico volto a portare l’uomo e il suo operato al centro dell’universo, un contesto prima adombrato dalla presenza ingombrante della religione cattolica, pervasa del senso del peccato, oltre che dalla schiacciante idea d’irreversibilità del destino umano. All’Umanesimo si aggiunge il ritorno all’Antichità Classica, ovvero la tendenza a ricercare e a dare nuova interpretazione degli ideali greci e romani, sempre pronti ad emulare la bellezza, l'armonia e la simmetria o le proporzioni perfette nella loro arte. Al fine di perseguire tali intenti l’estro dell’epoca origina nuove accortezze tecniche quali: il Naturalismo, il Contrapposto, il Chiaroscuro e la Prospettiva Lineare, pronte ad originare una produzione figurativa fondamentalmente realista. Tali tendenze subirono nel corso del tempo delle variazioni, in quanto l'arte rinascimentale è categorizzata in diverse linee temporali o fasi: il Proto-Rinascimento, il Rinascimento Antico, il Rinascimento Alto, oltre ad altre regioni al di fuori dell'Italia, che sono collettivamente indicate come il Rinascimento Settentrionale. Adesso inizia la top 10, che va in ordine cronologico: proponendo gli artisti in base alla loro data di nascita!

La Cacciata dal Giardino dell'Eden, prima e dopo la restaurazione. Masaccio, Cacciata dal giardino dell'Eden, 1424,25. Affresco. Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.

1. Masaccio: Cacciata dei progenitori dall’Eden (1424-25)

Ecco come Giorgio Vasari presenta l’arte di Masaccio: «Le cose fatte innanzi a lui [prima di Masaccio] si possono chiamar dipinte, e le sue vive, veraci e naturali.» Dopo questo elogio possiamo descrivere una delle opere più note del pittore classe 1401, quale: la Cacciata dei progenitori dall’Eden, affresco della Cappella Brancacci della Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, in cui Adamo ed Eva, che hanno colto il frutto del sapere, hanno irrimediabilmente peccato disubbidendo a Dio. Masaccio, però, raffigura proprio il momento in cui questi ultimi vengono letteralmente cacciati dal Paradiso Terrestre, mentre appaiono nudi, spaventati e infelici, condotti fuori dalla soglia in muratura dalla figura di un cherubino che brandisce una spada. L’artista toscano parrebbe rimasto alquanto fedele al racconto biblico, anche se in realtà ci sono alcuni dettagli che esulano dalle parole della Genesi. Di fatto, in quest’ultima, i protagonisti sarebbero vestiti, gli angeli risultano più di uno e non viene menzionata l’esistenza di una porta che starebbe a segnalare la fine del Paradiso e l’inizio del mondo mortale.  

Andrea Mantegna, Il Compianto sul Cristo morto, 1470-1474 circa o 1483 circa. Tempera su tela, 68 cm × 81 cm. Pinacoteca di Brera, Milano.

2. Andrea Mantegna: Cristo morto (1470-1474 circa o 1483 circa)

Siamo già giunti a Mantegna, pittore, incisore e miniaturista cittadino della Repubblica di Venezia nato nel lontano 1431, autore dell’iconico Cristo morto, capolavoro conservato presso la Pinacoteca di Brera di Milano. Perchè questo Gesù senza vita è così importante? Infondo la storia dell’arte è piena di soggetti simili...Ecco in realtà no, prima di Mantegna nessuno aveva raffigurato con tanto drammatismo la scena in questione, dando vita a un figlio di Dio straordinariamente umano, che, in quanto morto, assume effettivamente le caratteristiche di un freddo cadavere deposto dalla croce. Non esiste più quindi solo la rappresentazione di una divinità in attesa della resurrezione, perché il corpo senza vita gode del suo pesante appoggio su di una lastra di marmo rossa, identificabile con la tradizionale Pietra dell’Unzione, usata per preparare la salma alla sepoltura. Noi fruitori possiamo però soffermarci anche sui piccoli dettagli della tempera, come i segni delle ferite lasciati dai chiodi, forse osservati anche dalle tre figure dolenti che appaiono sulla sinistra della tavola, identificabili, nonostante le rughe e il segno aspro del Mantegna, nelle figure della Madonna, di san Giovanni e della Maria Maddalena.  

Perugino, Lo Sposalizio della Vergine, 1500–1504. Olio su tavola, 234 cm × 185 cm. Museo delle Belle Arti, Caen.

3. Perugino: Sposalizio della Vergine (1501-1504)

Il pittore italiano classe 1448 è conosciuto in molteplici modi, ovvero come Pietro di Cristoforo Vannucci, Pietro Perugino e il Perugino, ma anche come il “divin pittore”. Quest’ultimo appellativo ci fa subito comprendere il calibro di chi stiamo parlando, che fu titolare in contemporanea di due botteghe, una a Firenze e l’altra a Perugia, oltre ad esseresi formato presso il Verrocchio e quindi insieme a Bottecelli e Leonardo da Vinci! L’artista, considerato uno dei massimi esponenti dell’Umanesimo, è l’autore del celebre Sposalizio della Vergine corservato al Musée des Beaux-Arts, Caen. Le spoliazioni di Napoleone del 1797 hanno effettivamente portato l’olio su tavola in Francia, dove si presta a raccontare un lieto evento della tradizione cristiana, pronto a ricordare le nozze tra la vergine Maria e san Giuseppe. Nell’opera del pittore fa da sfondo a tale episodio un tempio volto a sintetizzare gli ideali Rinascimentali, piuttosto che riferirsi fedelmente ad un modello classico. Il tutto ricorda nella sua composizione il più antico affresco del Perugino, quello della Consegna delle chiavi, in cui si ricorre sempre a un grande edificio ottagonale a pianta centrale, posto alla fine di un pavimento a riquadri prospettici, concepito per amplificare la scena in primo piano, tenendo fede ad un ideale di razionaltià geometrica in voga al tempo e similmente usato da Raffaello nel suo Sposalizio.  

Ghirlandaio, Adorazione dei pastori, 1485. Tempera su tavola, 167×167 cm. Basilica di Santa Trinita, Cappella Sassetti, Firenze.

4. Ghirlandaio: Adorazione dei pastori (1485)

Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio (1448– 1494), è stato un pittore attivo soprattutto a Firenze, luogo in cui nacque e si distinse in quel florido periodo governato dal celebre Lorenzo il Magnifico. La sua adorazione è sicuramente datata 1485. Come posso dirlo? Guardate voi stessi uno dei due capitelli corinzi posti a sostegno del tetto della capanna sotto la quale si trovano gli animali, che, come se fossero umani, paiono contemplare la Madonna e il figlio dinanzi loro. Allora, avete visto l’anno esplicitato in numeri romani?Bene, ci sono altre cose che posso mostravi, poiché, nella composizione quadrata, eseguita nel rispetto dell’iconografia tradizione, troviamo diversi richiami al mondo antico, quali, oltre alle sopra citate colonne, l’arco di trionfo e il sarcofago romano usato come mangiatoia. In aggiunta, la scritta in latino su quest’ultima, volta ad alludere all’evento della nascita di Cristo, è accurata come il gesto che Giuseppe fa per osservare il più lontano corteo, meticolosità che confermano la grande attenzione esecutiva del maestro, probabilmente dovuta anche ad un’attenta osservazione della tradizione fiamminga.  

Leonardo da Vinci, Monna Lisa, 1503-1505. Olio su tavola di pioppo, 77 cm × 53 cm. Louvre, Parigi.

5.Leonardo da Vinci: Monna Lisa (1503-1505)

Spesso, via via, Dante nella Divina commedia sviene, egli sviene in situazioni difficili, nelle quali il suo corpo non regge ciò che la mente percepisce. Oddio, quando ho scritto il nome di Leonardo mi sono sentita un po' così, in quanto il maestro classe 1452 è considerato uno dei più grandi geni dell’umanità, perfettamente capace di incarnare a pieno lo spirito della sua epoca, tutta volta al raggiungimento delle più alte espressioni dell’uomo negli ambiti dell’arte e della conoscenza. La sua opera pittorica più celebre, nonché il dipinto più famoso al mondo, è la Gioconda, capolavoro che attirò anche l’interesse di Sigmund Freud, il quale, piuttosto che credere che la donna ritratta fosse Lisa Gherardini, sostenne che il maestro avesse immortalato sua madre, figura che si era prematuramente allontanata dalla sua vita. Di fatto, il pittore, figlio illegittimo di un notaio e di una serva, trascorse i suoi primi anni con la madre Caterina, per poi andare a vivere con il padre e la sua nuova e giovane moglie. In aggiunta, la madre dell’artista morì quando egli aveva solo cinque anni, fatto che, secondo lo psicanalista, incise durevolmente nello sviluppo della personalità di Leonardo. Questa ipotesi sarebbe potenzialmente supportata anche dal paesaggio alle spalle della protagonista del capolavoro, il quale parrebbe alludere a quello dell’infanzia del genio, trascorsa appunto nei pressi del fiume Arno.

Michelangelo, Creazione di Adamo, 1511 circa. Affresco, 280 cm × 570 cm. Soffitto della Cappella Sistina.

6.Michelangelo: Creazione di Adamo (1511 circa)

Eccolo, Michelangelo! Personalità tanto geniale quanto irrequieta, soprannominato il Divin Artista e riconosciuto come uno dei più grandi maestri di tutti i tempi già dai suoi contemporanei, Michelangelo Buonarroti, pittore, scultore, architetto e poeta, nacque a Caprese (Arezzo, Toscana) il 6 marzo del 1475. L’opera che ci farà parlare del suo immortale talento è la Creazione di Adamo, affresco della Cappella Sistina tra i più noti e iconici del racconto storico-artistico, volto a prendere forma nella raffigurazione di Dio sospeso all’interno di un nimbo sorretto da angeli, la cui mano è in procinto d’incontrare quella di Adamo, che, sulla sinistra, appare disteso su di un prato. Qual’è il significato di quello che vediamo? Lo sfondo, che non rappresenta dettagli, ci fa immergere nel contesto della creazione di Adamo, e quindi dell’umanità, facendo preciso riferimento all’istante in cui Dio Padre allunga il sui braccio verso il giovane, al fine di entrare in contatto fisico con lui, per per trasmettergli la scintilla della vita. A questo punto concludo con una curiosità: un gesto affine a quello sopra illustrato lo si trova nell’Annunciazione di Cestello di Sandro Botticelli, in cui l’Arcangelo Gabriele si presta ad avvicinare la sua mano a quello della Vergine, generando movenze drammatiche e teatrali, costruite a partire dalla diagonale creata dalle braccia dei due protagonisti. 

Tiziano, Venere di Urbino, 1538. Olio su tela, 119 cm × 165 cm. Uffizi, Firenze.

7.Tiziano: Venere di Urbino (1538)

In questa top ten ogni artista è per me un colpo al cuore, troppa grandezza in un solo articolo, ma prima di svenire un altra volta, riuscirò a parlare di Tiziano? Sì: Tiziano Vecellio, noto semplicemente come Tiziano, è stato un pittore italiano classe 1488, esponente di spicco della scuola veneziana, i cui stilemi sono in parte riassumibili dal noto capolavoro della Venere di Urbino. L’olio su tela, nonostante la sua composizione perfettamente equilibrata, mantiene la naturalezza delle figure, concentrandosi particolarmente su quella della protagonista, una Venere nuda distesa su di un lenzuolo bianco, colta mentre sostiene il busto e il braccio destro appoggiandosi a due cuscini. La donna rivolge lo sguardo all’osservatore, mentre, con la mano sinistra, si presta a coprire il pube e, con la destra, regge alcune rose in parte cadute sul letto rosso. Nella stanza in stile rinascimentale, oltre al cagnolino vicino alla dea, appaiono, sullo sfondo, due ancelle che prelevano degli indumenti da una cassapanca. Ad ogni modo, il capolavoro può essere compreso semplicemente facendo riferimento al suo committente Guidobaldo, il quale intendeva utilizzare il dipinto come un promemoria e modello di vita coniugale da dedicare alla moglie Giulia da Varano. Di fatto, alcuni elementi dell’olio su tela parlano a riguardo con chiarezza: le rose sono simbolo di bellezza, che, a differenza dell’eterna fedeltà, simboleggiata dal cane, svanisce col passare del tempo. Pertanto, piuttosto che la prestanza fisica, nel corso di una lunga storia d’amore, sarà l’attitudine rispettosa ad essere favorita per assistere sempre i coniugi...

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1445. Tempera su tavola, 167 cm × 116 cm. Galleria Nazionale, Londra.

8.Piero della Francesca: Battesimo di Cristo (1445)

Al centro della composizione troviamo Gesù, mentre, sulla destra, prende posizione Giovanni Battista, esse sono le figure principali del capolavoro, circondate da angeli e da una più lontana presenza maschile, che appare davanti a un gruppo di sacerdoti greci. La scena del battesimo, che trova spazio concreto sopra la testa del figlio di Dio, per mano di Giovanni, è stata sapientemente studiata, nonostante appaia come alquanto casuale. L’artista ha di fatto rispettato precise regole matematiche, volte a conferire al dipinto calma e serenità, dovuta pricipalmente ad una peculiare costruzione geometrica, che Piero ha anche descritto nel trattato De quinque corporibus regularibus. Tutto questo studio viene fuori se scomponiamo la composizione, provando a ritrovare in essa la figura di un quadrato, la cui forma si fa estendere dalla base del supporto fino a poco sopra la colomba. Successivamente, un semicerchio potrebbe essere posto nella parte sommitale dell’opera, che, se divisa a metà, mostrerà Gesù come l’indiscussa figura centrale, insieme alla mano di Giovanni e al sopra citato animale. Come si legge a livello interpretativo quanto fin ora descritto? Anche in questo caso dietro ad un messaggio semplice se ne cela uno più complesso e simbolico, pronto a palesarsi nei molteplici elementi rappresentati, quali, ad esempio: l’albero rigoglioso, l’arbusto secco, la colomba e gli angeli. Il primo rimanda alla ricchezza della vita dei fedeli, il secondo alla povertà dei non battezzati, il terzo allo Spirito Santo e l’ultimo alla Trinità...A proposito dell’artista, invece,  Piero di Benedetto de' Franceschi, noto comunemente come Piero della Francesca, nato a Sansepolcro nel 1412, fu un pittore e matematico italiano, sicuramente tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, di cui fu l’esponente facendo parte della seconda generazione di pittori-umanisti.

Raffaello, La Scuola di Atene, 1510. Affresco, 500 cm × 770 cm. Palazzo Apostolico, Città del Vaticano.

9.Raffaello: La Scuola di Atene (1510)

Considerato uno dei più grandi artisti di ogni tempo, Raffaello Sanzio (1483-1520), pittore e architetto, è l'artefice di una delle opere più conosciute della storia dell'arte: La Scuola di Atene, affresco di una lunetta della Stanza della Segnatura, presso i Palazzi Vaticani (Città del Vaticano). Il capolavoro raffigura un edificio classico dal pavimento decorato con quadrati regolari, pronti ad ospitare una gradinata, dove trovano spazio molteplici architetture antiche. Il tutto è stato inteso come una superba scenografia, in cui si collocano, oltre al cielo azzurro dello sfondo, personaggi sicuramente degni di nota, in quanto scienziati e intellettuali contemporanei al maestro, oltre che appartenenti al mondo classico. Al centro dell'affresco, infatti, si posizionano le figure di Platone e Aristotele, pronti per rendere palese il significato di tutta la composizione: celebrare la civiltà romana e il papato, in qualità di erede dell'antica grandezza. In particolare, secondo il programma di Papa Giulio II, la Stanza della Segnatura doveva rappresentare la filosofia, incarnando i valori del bene, del vero e del bello, uniche vie per le quali all'uomo è possibile raggiungere Dio.  

Botticelli, La nascita di Venere, 1476-1487. Tempera su tela. 172,5 cm × 278,9 cm (67,9 × 109,6 pollici). Uffizi, Firenze.

10.Botticelli: La Nascita di Venere (1476-1487)

Concludiamo questo non esaustivo racconto con la posizione numero dieci, presa con forza da Botticelli, che non voleva e non poteva rimanere escluso. Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, conosciuto col nome d'arte di Sandro Botticelli e nato nel marzo 1445 a Firenze, è stato un pittore rinascimentale soprattutto celebre per la sua Nascita di Venere, tempera su tela ammirabile presso la Galleria degli Uffizi (Firenze). L’opera, decima in una classifica che va solo in ordine di anzianità dei maestri, presenta al suo centro la figura della dea in piedi su di una conchiglia, pronta a dirigersi verso una riva di Cipro dove l’attende una delle Ore, o una delle Grazie, che si prodiga per porgerle una veste ricamata. Il tutto è reso possibile dal vento, personificato da Zefiro, il cui soffio, proveniente da sinistra, consente a Venere di spostarsi, mentre lui, invece, gode dell’abbraccio della ninfa Clori. La tela nasce per rendere in immagini il racconto di Ovidio delle Metamorfosi, anche se tradisce il suo stesso titolo, perché, piuttosto che raffigurare la nascita della dea, ne rappresenta il viaggio. Perché allora fare riferimento alle Metamorfosi? La Nascita di Venere, come anche la Primavera dello stesso autore, sono state concepite all’interno della cultura neoplatonica fiorentina, che, abbracciata da molti intellettuali, promuoveva la visione dell’amore in qualità di principio vitale pregno della forza di rinnovamento della natura. 


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