Sapete quali sono stati gli animali più raffigurati nelle storia dell'arte?

Sapete quali sono stati gli animali più raffigurati nelle storia dell'arte?

Olimpia Gaia Martinelli | 6 ago 2024 13 minuti di lettura 0 commenti
 

Sei un amante degli animali e vorresti sapere tutto a proposito? Non dormi più la notte perché sei anche appassionato di arte e desideri ardentemente scoprire di più sul legame tra animali e discipline creative? Allora tieniti forte ai braccioli del tuo divano, perché in questo luogo troveranno risposta tutti i quesiti che tormentano il tuo cuore...

SEN (2023) Dipinto di Małgorzata Łodygowska

Sei un amante degli animali e vorresti sapere tutto a proposito? Non dormi più la notte perché sei anche appassionato di arte e desideri ardentemente scoprire di più sul legame tra animali e discipline creative? Allora tieniti forte ai braccioli del tuo divano, perché in questo luogo troveranno risposta tutti i quesiti che tormentano il tuo cuore!

Infatti, ho personalmente condotto un’indagine per capire quali sono state le specie più raffigurate nel lungo racconto della storia dell'arte e, dopo aver esaminato un discreto numero di volumi, ho avuto una sorta di illuminazione: la ricorrenza di cavalli, cani, gatti e uccelli in dipinti, sculture e disegni è alquanto evidente, ma per quale motivo si presenta?

LA CABRADE (2023) Scultura di Audrey Fléchet

A CAVALISTA (2024) Dipinto di Bertrand Joliet

Partendo a svelare il quesito sopra illustrato dai cavalli, è indiscutibile come la loro popolarità nelle arti figurative deriva dal fatto ch'essi hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia umana, sia come mezzi di trasporto e forza lavoro, che in ambito militare. La loro forza, velocità e resistenza li hanno resi indispensabili per le battaglie e per il trasporto di merci e persone. La ricorrenza del soggetto nelle arti figurative non si lega però solo all'effettiva presenza dell'animale nella vita quotidiana dell'uomo, ma anche al fatto che il cavallo è stato spesso raffigurato come simbolo di potere e di nobiltà, indissolubilmente legato ai ritratti equestri di re e nobili, intenti a esprimere la loro autorità e maestosità. Infine, possiamo anche aggiungere come nella mitologia greca i suddetti animali furono associati a divinità come Poseidone e, in molte altre culture, essi furono anche visti come sacri o legati a differenti leggende eroiche.

Da un punto di vista più propriamente storico artistico, è possibile mettere in luce come i cavalli siano stati rappresentati nelle opere d'arte lungo tutta la storia: durante la preistoria, l'animale apparve in pitture rupestri come quelle di Lascaux, mentre nel mondo antico, immagini equine erano comuni nell'arte egizia, greca e romana, come, ad esempio, ci dimostra la ben nota statua equestre di Marco Aurelio. Il Rinascimento ha portato a un ulteriore sviluppo dell'interesse anatomico per il cavallo con artisti come Leonardo da Vinci, Raffaello e Tiziano, ma anche nei secoli XVIII e XIX, maestri come George Stubbs e Rosa Bonheur erano noti per le loro raffigurazioni dettagliate degli animali. Nel XX e XXI secolo, invece, esempio celebre è il pittore Sir Alfred Munnings, addirittura specializzato in soggetti equini. Ad ogni modo, nell'arte moderna i cavalli appaiono sempre meno frequentemente rispetto al passato: per quale ragione? Tutto potrebbe essere ricondotto al fatto che gli animali in questione sono effettivamente diventati meno presenti nella nelle nostre vite e, di conseguenza, nelle tele degli artisti!

Esplicitando adesso i generi pittorici in cui i cavalli sono stati maggiormente immortalati, essi furono popolari nell'arte militare e di guerra, come ci insegna il noto esempio della "Battaglia di San Romano" di Paolo Uccello. Il soggetto delle corse di cavalli, invece, ha ispirato maestri come Edgar Degas, oltre che aver influenzato il genio della fotografia Eadweard Muybridge. Infine, nel contesto delle scene di caccia e di vita rurale sono celebri gli esemplari dipinti da Giovanni Fattori, mentre il West americano è esemplificato dal punto di vista di Frederic Remington.

Venendo a visioni più contemporanee, l'arte moderna ha spesso preso soggetti celebri dell'arte classica per mostrarli in maniere inedite e sorprendenti. Questa pratica non solo rende omaggio alle tradizioni artistiche del passato, ma le rinnova e le rielabora attraverso nuove prospettive, tecniche e concetti. Un esempio emblematico di questa reinterpretazione innovativa è il celebre "Guernica" di Pablo Picasso. Realizzato nel 1937, questo capolavoro del cubismo rappresenta la devastazione e l'orrore della guerra civile spagnola. Al centro della composizione, si trova un cavallo che urla, il cui corpo è distorto e frammentato. Questo animale, lontano dalla rappresentazione tradizionale di forza e nobiltà, simboleggia la sofferenza e la brutalità della guerra. La distorsione della sua forma conferisce un senso di angoscia e disorientamento, amplificando il messaggio di caos e violenza del dipinto. Un altro esempio di innovazione nella rappresentazione dei cavalli si trova nell'opera di Marino Marini, scultore italiano del XX secolo. Le sue opere sono caratterizzate da una forte stilizzazione e semplificazione delle forme. Marini reinterpretava i cavalli non come semplici animali ma come simboli potenti, spesso utilizzando queste figure per esplorare temi complessi come il conflitto, il dinamismo e la relazione tra uomo e natura, dove la tensione tra il cavallo e il cavaliere è un elemento ricorrente. 

HARMONY - (HYPNOTIC, MONOCHROMATIC EQUUS) (2023) Dipinto di Richard Brandão

In maniera altrettanto innovativa, l'acrilico "Harmony" raffigura un cavallo stante e di profilo. L'opera fa parte di una serie in cui l'artista di Artmajeur, Richard Brandão, presenta dipinti monocromatici di medesimo soggetto, eseguiti in tonalità marrone e dall'approccio minimalista, volto alla riduzione degli elementi, col fine di offrire un'esperienza visiva potente, che invita lo spettatore alla contemplazione e alla riflessione. 

Brandão, che rompe con le convenzioni, ricordandoci la capacità dell'arte di trasmettere emozioni profonde attraverso la semplicità, celebra i cavalli esplorando il concetto di dinamismo: l'opera può essere effettivamente collegata al movimento dell'Op Art, un genere artistico che gioca con l'illusione ottica e il movimento. In effetti, le linee sinuose e le forme fluide del dipinto creano un effetto ipnotico, che trasmette una sensazione di moto continuo. Questo approccio non è solo visivamente stimolante ma risuona profondamente con la natura intrinseca del cavallo, un animale noto per la sua velocità e agilità.

BON DÉLIRE (2024) Dipinto di Aurélie Quentin

Similmente ai cavalli, la popolarità dei cani nelle arti figurative deriva dal fatto che essi hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia umana, sia come compagni amorevoli e leali, che in qualità di guardiani e cacciatori. In effetti, oltre ad essere "maestri" di quest'ultima attività, i cani sono stati spesso raffigurati come simbolo di amicizia, amore, fedeltà e protezione, indissolubilmente legati ai ritratti familiari e a scene domestiche, dove esprimevano la sicurezza e l'affetto che rappresentavano.  

Ma come siamo arrivati a tutto questo? Le prime raffigurazioni di cani risalgono addirittura all'Età del Bronzo! Proprio in questo periodo le illustrazioni presenti sulle pareti delle tombe, oltre a statue, giocattoli per bambini e ceramiche che li rappresentavano, mostravano gli esemplari da caccia comunemente raffigurati. Nel mondo greco e romano, invece, i cani erano spesso immortalati su rilievi e ceramiche, già in qualità di simboli di fedeltà, che venivano anche donati tra amanti. In aggiunta, gli antichi Romani allevavano addirittura tre tipi di cani: cani da caccia, specialmente levrieri; cani molossi come il mastino napoletano, spesso raffigurati in rilievi e mosaici con le parole "Cave Canem"; e piccoli cani da compagnia come il maltese, usati come cani da grembo per le donne. Infine, se i levrieri erano spesso rappresentati come sculture, i cani di grossa taglia venivano usati in guerra dall'esercito romano.

Le scene di caccia furono temi ricorrenti nell'arte medievale e rinascimentale. Durante il Medioevo, la caccia era uno sport esclusivo dell'aristocrazia, tanto che le raffigurazioni di persone con cani, falchi o falconi indicava il loro status sociale. Un esempio di tale evento è raffigurato da Pisanello, noto pittore del Rinascimento, nella sua opera "La Visione di Sant'Eustachio". In questo stesso periodo i cani, simbolo di fedeltà e di lealtà, furono assai popolari nei dipinti allegorici, dove si ritraevano le coppie sposate o la lealtà delle vedove. Un esempio notevole di questo simbolismo è presente nel celebre "Ritratto dei coniugi Arnolfini" di Jan van Eyck, dipinto a olio su tavola di quercia del 1434. 

Successivamente, nel XVI e XVII secolo, i cani continuarono ad essere raffigurati in scene di caccia, come simboli di status sociale, come cani da grembo o a volte come amici personali. Man mano che i cani venivano sempre più domesticati, essi venivano però maggiormente rappresentati come animali da compagnia. Nel XVIII secolo, i ritratti di cani divennero sempre più popolari, con l'esempio più noto del genere intitolato "A Distinguished Member of the Humane Society", dipinto realizzato nel 1838 da Sir Edwin Landseer. Infine, alcuni tra i più grandi maestri del Novecento immortalarono innovativamente i suddetti animali, tra di essi, Pablo Picasso, Giacomo Balla, Francis Bacon e Keith Haring. Proprio come questi ultimi, gli artisti contemporanei portano avanti la tradizione di rappresentare i cani, al fine di favorire un ulteriore sviluppo di rappresentazioni varie e sempre molto personali, proprio come hanno fatto Jeff Koons, David Hockney e Banksy. 

DOG'S DUCK 3 (2022) Pittura di Anna Voronina

A proposito di un esempio contemporaneo, il dipinto "Dog's Duck 3" dell'artista di Artmajeur Anna Voronina si ispira ai ritratti di cani del XVIII secolo, umanizzandone però il soggetto. Allora, se nell'antichità l'animale era spesso raffigurato nel suo ruolo più selvaggio legato alla caccia, e successivamente come simbolo di amore e fedeltà o come compagnia per le dame dell'aristocrazia, in questo dipinto il cane raggiunge il suo climax evolutivo, diventando così vicino all'uomo da perdersi nelle sue abitudini.

Di fatto, l'opera mostra l'animale con un asciugamano avvolto intorno alla testa, una fetta di cetriolo su un occhio e un anatroccolo di gomma in bocca, proprio come se egli fosse nel mezzo di una seduta pet friendly di beauty care.  In effetti, "Dog's Duck 3" fa parte della serie "Funny Animals series" dell'artista, concepita per esplorare il legame stretto tra il cane e l'uomo, che evolve l'animale a un membro della famiglia. Tale coinvolgimento emotivo si unisce a quello cromatico, se si fa riferimento al pensiero di Goethe e Kandinsky, secondo cui il rosso dello sfondo è un colore positivo che porta allegria, attività ed energia, rendendo l'immagine ancora più emozionante e vivace.

CATTON. SERIES "STITCHED GENDER STEREOTYPES" (2022) Collages di Lena Ash

Il gatto, con la sua eleganza enigmatica e il portamento sensuale, ha sempre esercitato un fascino irresistibile sull'uomo. Questo felino, simbolo di indipendenza e grazia, è stato adorato come una divinità nell'antico Egitto, anche se successivamente l'animale cadde in disgrazia...

Cominciamo dal parlare degli anni di gloria del felino, tanto che nessuna cultura esistente ha celebrato l'animale tanto come i suddetti egiziani, che consideravano i gatti così sacri da raffigurarli sui papiri, sui dipinti murali e sui sarcofagi. Questo avveniva perchè il felino, che spesso accompagnava anche i defunti nel loro viaggio nell'aldilà, venendo mummificato col padrone, era associato a Bastet, dea della fertilità e della femminilità. Successivamente però, e più precisamente intorno al 500 a.C., i gatti arrivarono in Europa dall'antica Grecia grazie alle navi mercantili, dove, inizialmente considerati esotici, acquisirono gradualmente il ruolo più pratico di cacciatori di roditori, proprio come avvenne nell'antica Roma.

Nel Medioevo, invece, i gatti caddero in disgrazia, poichè furono spesso associati alla stregoneria e al male, a causa della loro natura notturna e misteriosa. Durante questo periodo, aimè, le rappresentazioni artistiche riflettevano spesso questa visione negativa dell'animale, collegandoli a simbologie di pigrizia e lussuria. Tuttavia, con il Rinascimento, l'atteggiamento verso i gatti iniziò a cambiare, tanto che maestri del calibro di Leonardo da Vinci li studiarono in modo scientifico, apprezzandone la bellezza e il comportamento. Talvolta però, perdurarono sempre le rappresentazioni negative del felino, come ad esempio quella dell'Ultima Cena di Ghirlandaio, dove l'animale appare accanto a Giuda. 

Nel XVII e XVIII secolo, i suddetti animali iniziarono a comparire anche in scene domestiche familiari e serene, come quelli di Louis Le Nain, oltre che nelle nature morte di Clara Peeters. Infine, nel XIX e nel XX secolo i gatti divennero protagonisti anche dell'arte più sperimentale, ma anche soggetti di opere realizzate da iconici maestri, tra i quali, Manet, Picasso, Chagall, Matisse e, qualche tempo dopo, Andy Warhol.

Curiosità: Il gatto nero nell'"Olympia" di Manet è carico di simbolismo. Tradizionalmente, i gatti neri sono stati associati alla magia, al mistero e alla stregoneria. In questo contesto, il gatto può essere visto come un simbolo di indipendenza e ribellione. L'animale nero può anche essere interpretato come l'emblema della sessualità di Olympia, della sua audacia, in quanto i felini sono spesso visti anche come esseri lussuriosi. 

WOMAN & GUITAR WITH CATS (2022) Collages di Simon Taylor

Sempre completando il racconto storico artistico con un esempio contemporaneo, l'opera "Woman & guitar with cats" di Simon Taylor, rappresenta una scena intima e domestica, in cui gli stilemi del cubismo sono stati rivisitati in maniera unica e personale. Il collage, che, ritrae una donna con una chitarra, circondata da due gatti, uno bianco e uno nero, presenta appunto alcune forme geometriche frammentate e piani sovrapposti, capaci di trasmettere alla composizione un forte senso di profondità e dinamismo. In aggiunta, le linee decise e i colori vivaci concorrono a conferire energia alla scena, mentre i dettagli intricati nei pattern e nelle texture dei materiali del collage aggiungono una dimensione tattile e visiva.

A proposito dei gatti dell'opera, essi sono raffigurati in modo stilizzato, con tratti semplici ma espressivi, che ne catturano l'atteggiamento e l'umore. Il gatto bianco, con il suo manto decorato da delicati pattern floreali, trasmette un senso di tranquillità e serenità, mentre quello nero assume una posa affettuosa e giocosa, in netto contrasto con la sua immagine tradizionalmente legata alla stregoneria. Proprio quest'ultimo dettaglio sottolinea il messaggio dell'artista: i gatti, indipendentemente dal loro colore o simbolismo culturale, sono amorevoli compagni di vita.

THE BIRD HUMAN (2020) Scultura di Nelli Isupova

Gli uccelli, attraverso i secoli, hanno affascinato e ispirato gli artisti, diventando simboli di libertà, bellezza, mistero e spiritualità. Dalle antiche pitture rupestri alle più moderne sculture riflettenti, queste creature continuano a volare alte nell'immaginario artistico, rappresentando una connessione profonda tra l'uomo e la natura.

Proprio i suddetti animali sono stati tra i primi ad essere rappresentati dall'uomo: dove? Le pitture rupestri di Lascaux, risalenti a oltre 17.000 anni fa, includono proprio raffigurazioni di uccelli, dimostrando il fascino arcaico di questi animali. Successivamente, anche nell'antico Egitto, gli uccelli furono soggetto di opere d'arte, in questo caso perché il dio Horus, spesso rappresentato come un falco, simboleggiava il cielo, la regalità e la protezione. Durante il Medioevo, invece, i volatili apparivano frequentemente nei manoscritti miniati e nelle vetrate delle chiese, contesti in cui simboleggiavano concetti spirituali, come l'anima e la libertà. 

Dobbiamo però aspettare il Rinascimento per un interesse di tipo naturalismo del soggetto, tanto che lo studio della fauna portò a raffigurazioni più dettagliate e realistiche dei volatili, proprio come quelle di Albrecht Dürer e Leonardo da Vinci, che ne studiò anche il volo e la meccanica delle ali. Durante il Seicento alla rappresentazione realistica si unì quella simbolica, in quanto era molto diffuso immortalare gli uccelli alludendo a tematiche morali o filosofiche. Il Settecento vide sempre un interesse di tipo naturalistico nei confronti dei volatili, anche se con il secolo successivo e l'Impressionismo, questi soggetti giunsero a superare lo stile convenzionale. 

L'apice di quest'ultimo processo viene raggiunto però nel Novecento, quando si palesa una diversificazione nella rappresentazione degli uccelli, realizzata da artisti che esplorano nuove tecniche e significati simbolici, tra questi, sicuramente, Paul Klee, autore dell'iconico "Paesaggio con uccelli gialli" (1923). L'esplorazione del simbolismo continua però nell'arte contemporanea, dove troviamo sculture riflettenti che interagiscono con l'ambiente, come  "Bluebird Planter" (2010-2016) di Jeff Koons, oppure gli uccelli personalmente interpretati da Kiki Smith, Walton Ford e Ai Weiwei.

BIRDS AND VASE STILL LIFE (2017) Pittura di Amirata Winter

È bene sottolineare però, come il linguaggio dell'arte contemporanea si distingua per la sua apertura a qualsiasi forma espressiva, pronto anche a rievocare il realismo e l'interesse naturalistico dei maestri del passato, proprio come si evince da "Birds and vase still life" di Amirata Winter.

Quest'ultimo dipinto raffigura due uccellini: il primo è appollaiato su un piccolo vaso blu dai motivi orientali, mentre l'altro è posizionato dietro a un vaso più grande con fiori e foglie dipinti. Accanto ai vasi, ad aggiungere ulteriore naturalezza alla scena, si dispongono alcune bacche rosse e arancioni.  

Il tutto è narrato mediante uno stile realista, caratterizzato da una grande attenzione ai dettagli e da una precisione meticolosa, secondo cui gli uccelli sono raffigurati con soffici piume finemente rese e sfumate. A quanto detto si aggiungono i sopra citati vasi, anch'essi realizzati con una una complessità e una cura per i particolari, che richiamano la suddetta tradizione pittorica.

Infine, la composizione del dipinto risulta essere armoniosa e bilanciata, con un'interessante interazione tra gli oggetti artificiali e gli elementi naturali, tanto che le bacche rosse sul fondo del dipinto aggiungono un ulteriore livello di dettaglio, richiamando il genere della natura morta.

Visualizza più articoli

ArtMajeur

Ricevi la nostra newsletter per appassionati d'arte e collezionisti