PER LUNGO TEMPO (2021)Dipinto di Rupert Cefai.
Nel titolo
Quando pensiamo all’oro all’interno della storia dell’arte risulta essere alquanto facile, se non addirittura scontato, focalizzarsi e soffermarsi su una tecnica artistica in particolare, che, soltanto per il momento, voglio mettere da parte, cercando di esaltare un altro, alquanto inedito, racconto, volto a esplicitare l’oggetto della nostra indagine, facendo esclusivamente riferimento ad alcuni titoli di capolavori pittorici, che, contenenti la parola oro, hanno rimandato alle proprietà e al valore simbolico intrinseco del sopra menzionato metallo, senza effettivamente farne uso. Perseguendo il presupposto in questione, esordisco con l’olio su tavola del 1576-1581 circa realizzato da Jacopo Zucchi e titolato, appunto, L’Età dell’Oro, capolavoro in cui il piccolo formato ospita una ricca quantità di personaggi e dettagli tratti dal tema mitologico, facente riferimento alla versione narrata dalle Metamorfosi di Ovidio, la cui trattazione viene esplicitata dall’iscrizione in italiano, che appare sostenuta in alto da due donne nude in volo. La scena, che nella sua parte superiore presenta al suo centro una montagna da dove sgorgano vari fiumi rappresentati da divinità fluviali, mentre nella zona inferiore del supporto raffigura l’armonia tra uomini, animali e piante, userebbe la parola oro, oggetto della nostra indagine, in modo alquanto positivo, prosperoso e idilliaco, in quanto lega questo nome a quello dell’Età aurea: tempo mitico per eccellenza, in cui gli essere umani vivevano senza bisogno di leggi, né avevano la necessità di coltivare la terra, in quanto ogni pianta era capace di crescere spontaneamente. Di fatto, senza usare il metallo in questione, ma solo menzionandone le proprietà benefiche nel titolo, il dipinto ci porta in un’epoca lontana e ambita, esente dall’odio tra gli individui e dalle guerre, contraddistinta da un’eterna primavera, in cui non c’è bisogno di costruire case per ripararsi. Se per Zucchi l’oro si associa e un periodo meraviglioso ormai decisamente esauritosi, cosa ne pensa Mirò a riguardo? Questo possiamo scoprirlo, o per meglio dire dedurlo, osservando l’opera dell’artista spagnolo surrealista titolata, appunto, L’Oro dell’Azzurro (1967), capolavoro dove, in realtà, la luminosità è apportata dal colore giallo piuttosto che dall’oro, cromia che fa da sfondo a forme e linee nere, blu e rosse non identificate, il cui scopo è quello di rifiutarsi di cedere a qualsiasi interpretazione fissa. In questo modo anche il quasi poco attinente riferimento al metallo in questione, si trasforma in un’autentica dichiarazione della poetica del pittore, estremamente noto per aver creato un vocabolario di segni costanti, che, non essendo stati associati a un dizionario di convenzione a cui fare riferimento, restano in parte inconoscibili, nonostante il pittore abbia rivelato come ognuno di loro rimandasse effettivamente a una forma concreta.
UNTITLED191212 (2019)Dipinto di Tsunshan.
INCONTRI D'ORO (2022)Dipinto di Alena Sobolevskaia.
Nella tecnica
Dopo aver illustrato come l’oro sia apparso in alcuni titoli di dipinti famosi, senza ovviamente aver trattato esaustivamente la tematica in questione, passiamo ad analizzare alcuni capolavori, che, effettivamente, accolgono al loro interno superifici dorate, eseguite mediante una tecnica specifica, che sarà esplicata brevemente in un secondo momento. Per fare quanto esplicitato partirò geograficamente, nonché cronologicamente, dall’Olanda, proseguendo per l’Italia e terminando in Austria, paesi in cui sono nati gli artifici delle opere che saranno prima descritte e, successivamente, analizzate all’unisono nella loro tecnica di esecuzione. A proposito dei Paesi Bassi porto ad esempio la Trinità e storie di san Dionigi (1416) di Henri Bellechose, tempera e oro su tavola che immortala due scene degli ultimi giorni del santo in questione, volte a prendere forma nell’evento della comunione e della decapitazione, capeggiate al centro della rappresentazione della Trinità, dove Dio Padre che regge la croce del figlio assiste alla comparsa della colomba dello Spirito Santo. Passando sinteticamente al Polittico della Misericordia dell'italiano Piero della Francesca, l’olio, tempera e fondo oro su tavola rappresenta, nella sua più coinvolgente parte centrale, una Vergine che apre il suo mantello offrendo riparo e protezione alle persone che la venerano, letteralmente dei fedeli raffigurati in maniera gerarchicamente più piccola. Dall’oro sacro, inteso come uno sfondo perfetto per rendere l’atemporalità, la luminosa e l’astrazione, della dimensione divina, si passa al contesto profano di Klimt, esplicitato, tra l’altro, nel capolavoro datato 1902 e titolato Fregio di Beethoven, in cui il pittore ha voluto dar forma alla Nona Sinfonia, componendo un’opera le cui tre pareti dipinte costituiscono una sequenza coerente, che, dallo scontro tra la felicità e le forze ostili, portano al trionfo dell’Inno alla gioia. Infine, proprio l’Olanda, l’Italia e l’Austria ci accompagnano nella rivelazione della tecnica pittorica aurea in questione: il fondo oro, volto a concretizzarsi nella stesura di un sottilissimo foglio d'oro (foglia d’oro) sullo sfondo dei dipinti, pratica avente le sue più celebri origini nei mosaici diffusi sin dall’epoca paleocristina, divenuti successivamente pittura, che venne messa gradualmente da parte durante il Trecento, epoca in cui, per merito delle innovazioni di Giotto, si iniziarono a preferire i più realistici sfondi architettonici e paesaggistici, che causarono una progressiva riduzione della percentuale di tavola decorata in oro. A questo punto, il racconto storico artistico prende altre vie, sviluppandosi nell’analisi di tre dipinti ad opera di alcuni degli artisti di Artmajeur, comprensivi di parti dorate…
DREAM (2019)Dipinto di Viktor Horiaiev.
Viktor Horiaiev: Sogno
È domenica mattina e, dopo un movimentato e alcolico sabato sera, ci risvegliamo in una sorta di visione mistica, in cui il nostro letto dorato ci avvolge nella sua stessa luce, per rivelarci, forse, cosa abbiamo combinato la notte precedente, tra evidenti vuoti di memoria e, forse, qualche imperdonabile pentimento. Nonostante questi controversi pensieri, la protagonista dell’opera in questione pare alquanto tranquilla, come se ella avesse raggiunto quella serenità che soltanto un bagliore divino può conferire, tanto che è visibilmente presa ad osservare le sue lenzuola dorate, anche soltanto per immaginare a quanti soldi potrebbe fare se le vendesse al più vicino compro oro. Sciocchezze a parte, sapete come si abbina l'oro alla tematica del letto e quindi al mondo onirico? L'oro, metallo di valore e resistente, da sempre accostato ai concetti di immortalità, eternità e regalità, nonchè alle qualità etiche elitarie della purezza, della lealtà, del coraggio, della clemenza, della carità, della giustizia e della forza d'animo, è decisamente di buon augurio se ci appare in sogno, in quanto allude al successo, al conseguimento degli obiettivi prefissati e alla prosperità. Inoltre, il colore del sole e di Apollo indica la virtù del sognatore, quali, ad esempio, senso morale e amore, presentandosi anche come di buon augurio per l'auspicabile assunzione di posizioni di comando del medesimo, nonchè il raggiungimento della fama. Al senso negativo, invece, un sogno d'orato potrebbe legarsi a un senso di nostalgia verso gli anni ormai andati della gioventù, oppure a una sorta di ansia nutrita per quei desideri tanto bramanti, ma ancora irrealizzati.
Love original painting. OPERA D'ARTE DECORATIVA D'ORO FOGLIA D'ORO (2023)Dipinto di Irina Bast.
Irina Bast: Love original painting
È inutile girarci attorno, l'opera di Irina Bast ha dato vita ad una nuova e inedita interpretazione del bacio di Klimt, dove però il fatto esplicitato dal titolo del capolavoro del 1907-08 non si verifica, in quanto gli effigiati di Love original painting si limitano ad avvicinare i loro volti nell'atto di dar vita ad un tenero abbraccio, evidentemente non comprensivo dell'appoggio delle labbra sulla superficie della pelle dell'amato. La fonte d'ispirazione per l'uso della tecnica della foglia d'oro rimane però sconosciuta nel caso dell'artista di Artmajeur, mentre, a proposito del maestro austriaco, è noto come egli, al fine di dar vita a un capolavoro capace di rappresentare un simbolo del periodo della Secessione, trasse esempio dai mosaici bizantini di Ravenna, il cui studio ha dato vita al suddetto dipinto, in cui i soggetti avvicinano i loro corpi all'interno di uno sfondo luminoso, astratto e, di conseguenza, atemporale. In questo contesto, dove lo spazio tridimensionale viene annullato, gli effigiati assumono un aspetto bidimensionale, mentre, insieme al prato e alle vesti, essi sono struttirati attraverso campiture iper decorate, la cui forma viene definita mediante contrasti di colore e di luminosità. A proposito del significato del capolavoro, invece, esso coglie il momento in cui l'universo maschile e femminile si compenetrano, rendendo concreto il trionfo della potenza unificatrice dell'eros, volta ad accostare due mondi principalmente diversi, fatti incontrare all'interno di un luminoso contenitore d'orato, volto a rendere concreto e divino il potere dell'amore.
SILENZIO LUMINOSO (2017)Dipinto di Adriana Plucha.
Adriana Plucha: Silenzio luminoso
Facendo riferimento alle parole dell'artista di Artmajeur, le opere facenti parte della serie The gardens of the world, comprensiva, sia di dipinti, che di sculture, concedono al fruitore, nel caso di Luminous silence mediante l'utilizzo dell'oro, il raggiungimento della serenità. Questo stato mentale ambito da molti viene conseguito grazie ad un'arte, che favorisce l'esercizio di una conteplazione silenziosa, capace di indurre ad una proficua meditazione interiore, favorita da quel peculiare connubio di minimalismo, colore e delicatezza, pronto a sottolineare la spontaneità della natura e dei paesaggi indagati. Sicuramente, le principali fonti d'ispirazione per la realizzazione di questa tipologia di soggetti sono state tratte dalla cultura asiatica, in particolare dalle stampe e dalla pittura giapponese, note per i loro colori monocromatici e la forte attenzione ai dettagli. Queste influenze prendono nuova forma mediante l'utilizzo di una personalissima tecnica della tempera naturale, che, basata su un legante a base di uovo, vede il sapiente uso di oro in scaglie, oltre a quello, talvolta, della foglia d'argento e di platino. Infine, se volessimo accostare Luminous silence al più occidentale racconto della storia dell'arte, il fondo oro ci farebbe sicuramente tornare in mente l'iconografia spirituale atemporale, mentre il soggetto floreale, di per sè, potrebbe rimandare al taglio prospettico secondo cui, all'incirca 127 anni prima, Van Gogh ritrasse il suo Ramo di mandorlo fiorito (1890).