Wilhem Von Kalisz, È l'amore che ci fa vedere la bellezza , 2021. Olio/acrilico/stampa digitale/pittura digitale su tela, 120 x 100 cm.
Le Grazie sono tre dee sorelle che la mitologia romana trasse dall'esempio greco delle Cariatidi, per favorire la diffusione di un'iconografia che, tra le più positive delle civiltà antiche, fosse capace di alludere all'armonia raggiunta attraverso il culto delle arti, natura e vegetazione, i fondamenti della gioia umana nella vita. Quanto alla modalità di raffigurazione di questo soggetto "giocoso", una specifica iconografia si è imposta fin dall'epoca greca, tanto che, nell'immaginario poetico, letterario e culturale di allora fino ad oggi, le Grazie appaiono come tre fanciulle nude, tra i quali, uno di loro, appare rivolto verso gli altri, mentre questi ultimi sono rivolti verso lo spettatore. Contemplando i maggiori capolavori della storia dell'arte raffiguranti questo soggetto, ho potuto constatare come, nel corso dei secoli, abbia subito delle modifiche, nonché un'accentuazione del lato erotico e sensuale delle effigi. Quanto sopra si evince dal confronto di tre opere aventi lo stesso soggetto, come le Tre Grazie pudiche e rinascimentali di Raffaello, le Grazie neoclassiche finemente sensuali di Canova, e le Grazie complici e più erotiche di Rubens.
Raffaello, Tre Grazie , 1503-04. Olio su tavola, cm 17x17. Chantilly: Museo Condé.
Canova, Le tre grazie , 1812-1817. Scultura in marmo. San Pietroburgo: Museo dell'Ermitage.
Rubens, Le tre grazie , c. 1636. Olio su tela, 221 X 181 cm. Madrid: Museo del Prado.
Parlando del primo capolavoro citato, il pannello, datato c. 1503, è uno dei dipinti più piccoli realizzati da Raffaello, nonché l'unica opera a tema non religioso del periodo fiorentino dell'artista, che la realizzò sotto l'influsso del Pinturicchio e del Perugino, oltre all'ispirazione tratta dalla replica romana di una scultura di epoca ellenistica, che il maestro poté probabilmente osservare presso la biblioteca di papa Pio II Piccolomini a Siena. Il risultato di questi studi è la composizione in cui tre giovani donne in primo piano, nude e abbracciate, reggono delle sfere, immerse in un paesaggio collinare da cui si intravede anche la presenza di un ruscello. Quanto ai globi, potrebbero alludere alle Esperidi, ninfe della mitologia greca dedite a custodire il giardino di mele d'oro di Era, figure analoghe a quella delle Tre Grazie, anche se di minore fortuna artistica. Da un punto di vista puramente simbolico, invece, le suddette mele rappresentano l'immortalità, mentre le Grazie alludono alle virtù femminili del pudore, della bellezza e dell'amore, inteso come una sorta di ricompensa per la buona condotta di vita degli esseri umani. Infine, la bellezza classica dei compositi nudi non sembra alludere a maliziosi doppi sensi, mentre, nell'opera successiva del Canova, per l'accresciuta vicinanza e complicità tra le donne, la carica sensuale si fa certamente maggiore. Nonostante ciò, lo stile neoclassico dello scultore italiano, teso ad esprimere il concetto di bellezza ideale attraverso la perfezione fisica dei soggetti, non rappresenta un vero e proprio valore erotico, fattore che si svilupperà maggiormente nella successiva indagine figurativa di Rubens. Tornando alle Tre Grazie di Canova, il capolavoro del 1813-16, commissionato dalla prima moglie di Napoleone, ovvero Josephine de Beauharnais, presenta le sorelle avvinghiate in un abbraccio familiare, all'interno di una composizione triangolare il cui apice è rappresentato dai capelli della fanciulla centrale. In questo contesto si può rilevare una calda espressione emotiva, nonostante il razionalismo neoclassico, che prende forma nei volti delle donne intente a manifestare tutta la spontaneità del loro legame affettivo. L'idea di "famiglia" passa in secondo piano nell'interpretazione barocca di Rubens, in quanto questo movimento estetico valorizza maggiormente le composizioni artificiose e sensuali, dominate dalla presenza della linea serpentina, utilizzata per modellare sinuosamente il corpo umano. Nel caso particolare delle Tre Grazie (1636), il pittore fiammingo trattò il soggetto mitologico seguendo il suo tipico ideale di bellezza: corpi opulenti con fianchi larghi e seni piccoli, la cui pelle, in corrispondenza delle giunture, crea pieghe marcate. Tali peculiarità danno voce ad un trionfo della carne e della sensualità dei corpi delle donne, che limpidi e luminosi, si rivelano abbondanti quanto la natura che li circonda, ispirandosi probabilmente alla florida situazione amorosa dell'artista, che poco dopo il suo matrimonio , iniziò a mostrare la sua felicità e vitalità attraverso temi più "erotici".
Oleg Sergeev, Le tre Grazie , 2015. Pastello su cartoncino, 70 x 85 cm.
Tony Rubino, Three Graces graffiti tattoos , 2022. Acrilico/litografia su tela, 50,8 x 50,8.
Le tre Grazie nella storia dell'arte
Da un punto di vista storico-artistico prettamente cronologico-stilistico, le prime raffigurazioni delle tre Grazie, come anticipato, risalgono alla civiltà greca, la cui iconografia rappresentò il modello per la successiva arte romana e rinascimentale. In questo contesto figurativo, l'immagine classica ellenistica delle tre donne nude, disposte in modo che quella centrale sia vista di spalle, mentre le altre la fiancheggiano frontalmente, fu interpretata in maniera più innovativa da Botticelli, che, nel Quattrocento epoca, colse le suddette figure in un "girotondo" più dinamico e innovativo, una composizione che esulava dalle interpretazioni più tradizionali di grandi maestri come Francesco del Cossa e Raffaello. Successivamente, dopo il minor successo riscontrato dal tema nel corso del Seicento, periodo in cui spicca comunque l'opera del già citato Rubens, le tre Grazie tornarono prepotentemente in voga all'interno della corrente del Neoclassicismo, il cui apice di raffinatezza stilistica è resa dall'arte scultorea del genio di Antonio Canova. Da quest'ultimo momento storico in poi, questo soggetto risultò essere molto popolare all'interno della narrativa delle arti figurative, tanto da diventare un "tipico" oggetto di rappresentazione da parte dei Preraffaelliti, esponenti dell'Art Déco, e di quelle delle avanguardie novecentesche, artisti che hanno reso fanciulle nelle forme e nei colori più impensabili, fino alle interpretazioni più moderne, tra le quali, particolarmente degne di nota quelle delle scultrici Niki De Saint Phalle e Dorit Levinstein. Infine, oltre ai suddetti artisti, le tre Grazie sono state oggetto di attenzione anche da parte degli artisti di Artmajeur, i quali, come Max Leonhard, Kristina Korobeynikova e Mandy Sand, che ne hanno indagato le potenzialità erotiche, espressive ed emotive sfruttandone gli stilemi e tecniche che sono abbastanza distinte l'una dall'altra.
Mandy Sand, Le tre grazie, 1988. Conté / matita su carta, 70 x 50 cm.
Mandy Sand: Le tre Grazie
Eseguito secondo la più tradizionale composizione figurativa di derivazione ellenica, il disegno delle Tre Grazie di Sand è stato probabilmente realizzato attraverso la pratica della particolare tecnica grafica della sanguigna, uno strumento da disegno, che, tra i più antichi in circolazione, è costituito da ematite ridotta a bastoncini, per mezzo dei quali si possono rintracciare forme di un peculiare colore rossastro. Quest'ultima, estremamente popolare in tutto il Rinascimento italiano, epoca in cui era più comunemente chiamata "matita", continuò ad essere un must nel disegno durante il tardo Manierismo, proprio come testimoniano Le Tre Grazie di Jacopo Carucci, maestro che, meglio conosciuto con l'appellativo di Pontormo, realizzò il suddetto soggetto, oggi conservato alla Galleria degli Uffizi, intorno al 1535. In quest'ultimo capolavoro, le forme, tratteggiate nei loro chiaroscuri, sono definite mediante i contorni, volti a dando vita a corpi nudi evidenziati nelle loro peculiarità formali dalla parte superiore dell'opera, in cui il dinamismo delle braccia rende più interessante, accattivante e pudicamente sensuale la complicità delle tre dame. A differenza di quest'ultimo disegno, l'opera dell'artista di Artmajeur appare più statica, anche se a movimentare le effigi è dato dai ricchi motivi decorativi volti ad adornarne i corpi di antica bellezza, destinati a coniugare il modello classico con l'immaginario contemporaneo.
Kristina Korobeynikova, Three Graces , 2022. Acrilico su tela di lino, 175 x 135 cm.
Kristina Korobeynikova: Tre Grazie s
Le mele raccolte nelle mani delle tre bellissime fanciulle nel dipinto in parte puntinista di Kristina Korobeynikova richiamano alla mente il capolavoro di Raffaello, anticipato nella sua interpretazione del tema mitologico dalla precedente interpretazione del soggetto da parte di Francesco del Cossa, pittore italiano nato nel 1436, noto rappresentante della scuola ferrarese del XV secolo. Infatti, quest'ultimo artista ha disposto le tre Grazie, nude, in piedi e con "sfere" tra le mani, all'interno di Aprile , uno degli affreschi dipinti, tra il 1468 e il 1470 circa, all'interno del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia a Ferrara, Italia . Questo dipinto, eseguito per rappresentare un concreto manifesto politico della grandezza del duca Borso d'Este, è suddiviso in due fasce orizzontali: una superiore, in cui compare il trionfo di Venere; uno centrale, dove sono posti il segno del toro ei tre "decani"; e uno inferiore, decorato con scene del governo estense. In questo ricco contesto, le tre Grazie trovano posto all'interno del registro volto a narrare le vicissitudini della dea dell'amore, raffigurata mentre avanza su un carro sfilato festosamente trainato da due cigni bianchi, che si muove scivolando sulle acque di un fiume. In questa modalità di movimento Venere è intenta a celebrare la sua vittoria su Marte, che è raffigurato, con indosso la sua armatura da cavaliere medievale, inginocchiato davanti a lei. Sullo sfondo stesso di questo episodio, ambientato in un paesaggio collinare, si intravedono, alla destra di Venere, adagiate su uno scoglio, le tre Grazie, circondate da elementi figurativi carichi di molteplici significati simbolici, molti dei quali allusivi a fecondità e amore, sentimento che trova esplicita eco nell'abbraccio tra i giovani colti in primo piano nel dipinto.
Max Leonhard, Tre grazie , 2021. Pigmenti su tela, 206 x 156 cm.
Max Leonhard: Tre Grazie
Attraverso l'interpretazione in parte metafisica di Leonahard, è invece possibile riallacciarsi alle raffigurazioni novecentesche delle Tre Grazie, attingendo anzitutto alla popolarità che tale soggetto godette presso le avanguardie storiche cubiste, ben esemplificate dall'opera di Robert Delaunay Capolavoro del 1912, Le tre grazie . Questo olio su tela, nasce con l'intento di tradurre, attraverso un linguaggio visivo moderno, un tema di poetica ed eleganza senza tempo, che il maestro francese esplorò anche in opere precedenti, tra cui, notevoli per notorietà, La Ville de Paris e un bozzetto incompiuto del 1909, ispirato ad un affresco di stesso soggetto proveniente da Pompei. Tornando alle Tre Grazie , il dipinto risale ad un periodo d'oro della carriera di Delaunay, che si andava consolidando come grande artista dell'epoca, nonché importante esponente del cubismo. Proprio a proposito di quest'ultimo movimento, è da sottolineare come l'artista francese riprenda l'interpretazione picassiana dei piani, frantumata e concatenata, pur conservando, tuttavia, una maggiore accessibilità visiva ai soggetti interpretati. L'opera, infine, vanta già uno specifico trattamento delle luci, che tradotto nel senso di rifrazione creato dai piani luccicanti, anticipa il successivo Orphic Delaunay, autore di capolavori come, ad esempio, The Joy of Living (1930) e Circular Forms (1930).