L'arte astratta, nei suoi racconti più noti, viene spesso associata ai grandi maestri uomini, i cui nomi sono ormai ben conosciuti: Pollock, Kandinsky, Mondrian, etc. Eppure, accanto a queste figure celebri, esistono artiste donne che hanno dato contributi altrettanto significativi e, a volte, rivoluzionari, ma che sono rimaste meno conosciute della loro controparte maschile.
Le esponenti femminili prendono finalmente il centro della scena in questa esplorazione non esaustiva, ma significativa, che mette in luce alcuni dei nomi più rilevanti del linguaggio figurativo astratto. La nostra top 10 rende appunto omaggio a figure straordinarie come Hilma af Klint, Georgia O'Keeffe, Agnes Martin, Joan Mitchell, Helen Frankenthaler, Lee Krasner, Elaine de Kooning, Carmen Herrera, Lygia Clark e Judy Chicago.
Questo testo è una celebrazione della loro "rivincita": attraverso le loro opere, queste artiste hanno dimostrato che l'astrazione non è mai stata un dominio esclusivamente maschile, tanto che scopriremo come con la loro visione hanno plasmato una parte cruciale del racconto storico-artistico.
Hilma af Klint, N. 7, Adulthood, 1907. Hilma af Klint Foundation
Hilma af Klint
Hilma af Klint (26 ottobre 1862 – 21 ottobre 1944) è stata una pittrice e mistica svedese, oggi riconosciuta come una delle prime artiste astratte nella storia dell'arte occidentale. Lavorando in anticipo rispetto a Kandinsky, Malevich e Mondrian, creò dipinti che esploravano concetti spirituali profondi. Lo stile di Hilma af Klint è una fusione unica di geometria, figurazione, simbolismo e spiritualità. Le sue opere, spesso di grande formato, esploravano concetti di crescita organica e processi naturali, ispirati dai suoi studi scientifici e botanici. Uno dei capolavori di Hilma af Klint è "N. 7, Adulthood", parte della serie "The Ten Largest" nel ciclo "Paintings for the Temple". Questa grande opera, alta oltre tre metri, combina forme organiche fluide e colori vivaci come il giallo, il rosso e il verde, su uno sfondo lilla delicato. Richiamando forme botaniche e matematiche, il dipinto simboleggia la crescita e l'esistenza. In tale contesto vitale, il critico Adrian Searle ha riconosciuto l'influenza delle teorie darwiniane, e in particolare di quell'idea secondo cui lo sviluppo delle piante e delle forme della natura seguano una progressione matematica. Proprio in questo senso, la presenza di numeri e di lettere "stilizzate", concorre ad aggiunge ulteriori livelli di simbolismo. A quanto detto si aggiunge pure il pensiero di Mark Hudson, studioso che ha rilevato come le forme curve e le iscrizioni criptiche, come "sox, sax, sex" o "eros wu", suggeriscano anche una sottile carica erotica nascosta. Infine, è bene mettere in evidenza come la tecnica utilizzata per Adulthood, dipinta su carta e poi incollata su tela, anticipa la predilezione per i grandi formati, più comunemente associata agli espressionisti astratti e spesso riservata agli artisti maschi.
Georgia O'Keeffe, Sunrise, 1916. Acquarello su carta.
Georgia O'Keeffe
Georgia Totto O'Keeffe (15 novembre 1887 – 6 marzo 1986) è stata una pioniera del modernismo americano, riconosciuta come una delle figure più influenti nella storia dell'arte del XX secolo. L'artista è nota per la sua capacità di fondere astrazione e rappresentazione in un modo che cattura l'essenza e la forza della natura. Uno degli aspetti distintivi del suo stile è l'uso di forme "ingrandite", specialmente nei dipinti di fiori, dove focalizzava l'attenzione sui dettagli, trasformandoli in astrazioni grazie a un'armoniosa fusione di colore e forma. Le cromie vivide e linee morbide concorrevano anche ad evocare, oltre all'immagine visibile, un profondo senso di emozione e connessione con il creato. Uno dei primi e più importanti lavori astratti della pittrice è l'acquerello "Sunrise" (1916). Realizzato durante il periodo in cui insegnava in South Carolina, quest'opera su carta cattura la delicatezza e la potenza di un'alba attraverso un uso magistrale del colore e della forma "sintetica". La palette del capolavoro presenta tonalità rosse, viola e gialle per dar vita a un cielo che si illumina progressivamente, con una composizione concentrica che richiama l'energia radiante del sole che emerge dall'orizzonte. La visione trasmette una sensazione di pace, ma anche di vitalità nascente, sottolineata dal contrasto tra la luce intensa al centro e le sfumature più scure ai bordi. Infine, l'opera è decisamente imprescindibile perchè segna un momento cruciale nella carriera di O'Keeffe: la transizione definitiva della pittrice verso un linguaggio visivo personale, che unisce il senso dell'astrazione alla rappresentazione del mondo naturale.
Agnes Martin, Happy Holiday, 1999.
Agnes Martin
Agnes Bernice Martin (22 marzo 1912 – 16 dicembre 2004) è stata una pittrice astratta canadese-americana, celebre per il suo stile minimalista, oltre che per il suo contributo all'espressionismo astratto. Le sue opere, caratterizzate da griglie e linee semplici, trasmettono una serenità e una spiritualità collocabile al crocevia di diverse correnti artistiche del XX secolo, dove si combinano elementi del minimalismo e del Color Field. Sebbene tali peculiarità non appartengano al figurativismo, esse riflettono un forte legame con la natura, evidente nei titoli delle opere, oltre che negli scritti in merito. In effetti, Martin trovava ispirazione proprio nella semplicità della vita quotidiana e nel mondo organico, successivamente organizzato in griglie, in cui si dispongono colori delicati, sereni e luminosi. Proprio questo modus operandi permise alla pittrice anche l'esplorazione di infinite variazioni di colore e forma, capaci di trasmettere una calma spirituale e contemplativa, in netto contrasto con la vita austera e solitaria dell'artista. Uno dei capolavori più rappresentativi di Agnes Martin è "Happy Holiday" (2000), dipinto astratto suddiviso in quattordici bande orizzontali di uguale larghezza, che alternano il colore bianco e pesca. Le linee che separano le bande sono tracciate a mano con una matita e una riga corta, creando una sensazione di leggerezza e semplicità tipico del suo approccio alla pittura. Nonostante quest'uso della riga, le linee presentano in realtà una qualità tremolante e irregolare, sottolineando l'importanza del disegno nel suo lavoro e la sua attenzione per il dettaglio manuale. Infine, la base della tela, preparata con uno strato di gesso bianco, dona all'intero dipinto una luminosità vibrante, mentre i colori acrilici applicati in strati sottili sembrano fluttuare sulla superficie.
Joan Mitchell, Hemlock, 1956. Dipinto. Whitney Museum of American Art, in New York.
Joan Mitchell
Joan Mitchell (12 febbraio 1925 – 30 ottobre 1992) è stata una pittrice americana, famosa per il suo contributo al movimento dell'Espressionismo astratto, sebbene il suo lavoro si allontana dall'approccio spontaneo più tipico della Action Painting. La sua produzione fu comunque segnata da uno stile emotivamente intenso, influenzato dai paesaggi che ricordava e dai grandi maestri post-impressionisti come Henri Matisse. La pennellata di Joan Mitchell si distingue per un'intensità gestuale che unisce colori audaci e tocchi decisi. È altresì noto come Mitchell pianificasse le sue composizioni attraverso l'evocazione di ricordi, spesso legati alla natura e alle poesie, metodo che conferiva al suo lavoro una riflessività che bilanciava l'improvvisazione con una struttura più definita. Ad ogni modo, le sue tele erano generalmente ampie e riccamente colorate, spesso suddivise in pannelli multipli, in quanto l'artista rifiutava l'idea di un'arte "uniformemente distribuita". Come dichiarato dal curatore John Yau, le opere di Mitchell "hanno avanzato l'idea che un dipinto possa essere fatto di parti separate ma intrecciate", peculiarità che ha permesso alla pittrice di distinguersi in un ambiente artistico dominato da uomini, facendola emergere come una delle figure più importanti dell'Espressionismo astratto. Tra i capolavori più noti di Mitchell c'è sicuramente "Hemlock" (1956): dipinto a olio su tela caratterizzato da audaci pennellate gestuali, in cui dominano le tonalità fredde, con bianchi che si intersecano a linee orizzontali verdi e nere, evocando un paesaggio invernale di sempreverdi. Di fatto, "Hemlock" prende il nome dall'albero citato nella poesia "Domination of Black" di Wallace Stevens, sicuramente una fonte di ispirazione per l'artista.
Helen Frankenthaler, Mountains and Sea, 1952. Olio e carboncino su tela. National Gallery of Art, Washington, D.C.
Helen Frankenthaler
Helen Frankenthaler (12 dicembre 1928 – 27 dicembre 2011) è stata una delle artiste più influenti del XX secolo, giocando un ruolo cruciale nella storia della pittura americana post-bellica. Nata a Manhattan, fu introdotta presto nella scena artistica di New York, dove incontrò figure come Jackson Pollock, Franz Kline e Robert Motherwell, che in seguito sposò. Benché influenzata dall'Espressionismo astratto, Frankenthaler sviluppò una propria tecnica distintiva, la "soak-stain", che rivoluzionò l'uso del colore nella pittura. Questo procedimento, che consisteva nel versare pittura diluita su tela non preparata, creava lavature luminose che si fondevano con il tessuto del supporto stesso, eliminando qualsiasi illusione tridimensionale. Sebbene tale lavoro fosse inizialmente associato all'Espressionismo astratto, la pittrice è meglio conosciuta per il suo contributo al Color Field Painting, un movimento che celebrava l'uso di ampie distese di colore puro sulla tela. Nonostante l'astrazione, i suoi dipinti erano spesso ispirati a impressioni di paesaggi naturali, catturati nelle loro sensazioni e atmosfere mediante l'uso delle cromie. "Mountains and Sea" è considerato il capolavoro che segnò una svolta decisiva nella carriera di Helen Frankenthaler, in quanto nel dipinto, realizzato nel 1952, l'artista introdusse per la prima volta la suddetta tecnica rivoluzionaria. La composizione è stata invece ispirata dai paesaggi di Cape Breton, in Nova Scotia, che Frankenthaler aveva visitato poco prima di realizzare l'opera. Proprio in questo contesto naturalistico, il colore ha assunto un ruolo centrale, con lavature di rosa, blu e verde che delineano colline, rocce e acqua. Infine, è importante notare il delicato contrasto tra le forme appena tracciate in carboncino e le vivaci cromie che si espandono liberamente sulla tela non preparata.
Lee Krasner, Gaea, 1966. Olip su tela. The Museum of Modern Art, New York.
Lee Krasner
Lee Krasner (October 27, 1908 – June 19, 1984) è stata una pittrice americana tra le figure più importanti dell'Espressionismo astratto, attiva principalmente a New York. Dopo aver ricevuto una formazione accademica presso la Women's Art School del Cooper Union e il National Academy of Design, si avvicinò al mondo dell'arte moderna grazie alla sua esposizione al Post-Impressionismo al Museum of Modern Art della Grande Mela. Negli anni '30, studiò con Hans Hofmann, integrando elementi cubisti nei suoi lavori, e durante la Grande Depressione lavorò per il Federal Art Project. Un decennio dopo, invece, l'artista divenne una figura consolidata all'interno della Scuola di New York, accanto a pittori come Willem de Kooning e Mark Rothko. Tuttavia, il suo matrimonio nel 1945 con Jackson Pollock, figura centrale dell'Espressionismo astratto, spesso oscurò la sua carriera. Dopo la tragica morte del consorte in un incidente stradale nel 1956, la Krasner attraversò un periodo di profondo dolore, ma continuò a lavorare con rinnovata intensità artistica, ricevendo sempre più riconoscimenti negli anni successivi. A proposito di stile, il lavoro della pittrice è caratterizzato da una continua evoluzione e da un'eccezionale versatilità artistica: pur essendo inizialmente associata all'Espressionismo astratto, l'artista rifiutava la ripetitività che percepiva nei lavori di alcuni suoi contemporanei come Mark Rothko e Barnett Newman. Proprio il suo desiderio di rinnovamento, che chiamava "rotture", la portò a sviluppare nuove forme di espressione artistica, inclusa la celebre serie "Little Image" alla fine degli anni '40, oltre che i suoi audaci collage degli anni '50 e le ampie tele dai colori brillanti degli anni '60. La Krasner fu anche una delle prime artiste a sperimentare la tecnica "all-over", ispirata al lavoro di Piet Mondrian, che in seguito influenzò le famose "drip paintings" di Jackson Pollock. Sicuramente, la sua arte proseguì senza limitarsi a una tecnica o a uno stile: la sua tendenza a rivedere e rielaborare il proprio lavoro era evidente nella pratica di tagliare e riutilizzare vecchie tele per creare collage, un processo che riflette l'influenza di Henri Matisse. In aggiunta, la Krasner cercava non solo di esplorare l'astrazione, ma anche di esprimere una profonda connessione con la natura e il mondo organico. Tra le opere più rappresentative di Lee Krasner spicca appunto "Gaea" (1966), un imponente dipinto a olio su tela che incarna la sua vibrante esplorazione del colore e la sua profonda connessione con la natura.
Elaine de Kooning, Bacchus #81, 1983. Georgia Museum of Art, Atene, USA.
Elaine de Kooning
Elaine de Kooning (March 12, 1918 – February 1, 1989) è stata una pittrice espressionista astratta e figurativa attiva nel periodo post-bellico. Conosciuta anche come critica d'arte e insegnante, la pittrice è stata una delle voci più energiche e influenti della scena artistica newyorkese. La sua carriera fu influenzata dai grandi nomi del suddetto movimento, tra cui sicuramente suo marito Willem de Kooning e Arshile Gorky. Pur essendo inizialmente oscurata dalla fama del suo consorte, Elaine de Kooning sviluppò un linguaggio artistico personale che fuse elementi astratti e figurativi, spesso raffigurando amici, atleti e anche un presidente degli Stati Uniti. Parlando ulteriormente di stilemi, la pittrice, avendo aderito all'Action Painting e il suo approccio gestuale e dinamico, preferiva concentrarsi sull'energia e sulla personalità dei suoi soggetti, piuttosto che sulla somiglianza esatta. Nei suoi ritratti, cercava appunto di catturare l'essenza di una persona attraverso pennellate vivaci e fluide, evitando una resa puramente realistica. Tale approccio è riscontrabile anche nelle sue opere di soggetto mitologico e temi primitivi, che spesso utilizzava per esplorare le tensioni tra forma e movimento. "Bacchus #3" (1978), ad esempio, è uno dei capolavori di Elaine de Kooning: il dipinto di grandi dimensioni è caratterizzato da verdi vivaci, grigi e blu che si mescolano sulla tela, mentre sulla superficie emergono linee nere che suggeriscono la figura di un gruppo scultoreo, probabilmente ispirato alla scultura di Bacco dei Jardin du Luxembourg di Parigi.
Carmen Herrera, Untitled, 1952. The Museum of Modern Art, New York.
Carmen Herrera
Carmen Herrera (31 maggio 1915 – 12 febbraio 2022) è stata una pittrice cubano-americana, nota per il suo contributo all'arte astratta e minimalista. Nata a L'Avana, ha vissuto gran parte della sua vita a New York, dove si trasferì a metà degli anni '50. L'artista fu attiva in una fase storica in cui l'astrazione dominava la scena della Grande Mela, ma il suo stile non si allineava perfettamente con i colleghi del movimento dell'Espressionismo astratto. Di fatto, lavorando spesso in isolamento, il suo linguaggio artistico era caratterizzato da una purezza formale che combinava la geometria con un uso ponderato e vibrante del colore. Inoltre, la sua maniera è radicata nella semplicità e nella precisione, dove si distingue l'uso di linee nette e campiture di colore piatto, volte a generare composizioni essenziali e vitali. In effetti, le sue opere esplorano il rapporto tra forma e colore, con un'enfasi particolare sulle interazioni tra superfici e spazi. Proprio tale approccio la collega a movimenti come l'astrazione hard-edge e l'Op Art, sebbene il suo lavoro resti unico per la sua rigorosa riduzione formale e per l'attenzione alla disposizione armonica. Parlando di capolavori, "Untitled" (1952) è uno dei dipinti più significativi della pittrice. L'opera, realizzata con vernice sintetica su tela, è caratterizzata da linee nere e bianche che attraversano la superficie, dividendo il quadro in due sezioni triangolari. La composizione semplice ma incisiva esplora la tensione tra ordine e movimento, con spigoli netti che suggeriscono una vibrazione quasi violenta. Infine, le forme geometriche e i contrasti cromatici creano un effetto visivo che richiama l'Op Art, ma l'energia che emana dall'opera è frutto di un approccio decisamente più intuitivo e sperimentale.
Lygia Clark, Planes in modulated surface no. 4, 1957. Formica e vernice industriale su legno. The Museum of Modern Art, New York.
Lygia Clark
Lygia Clark (23 October 1920 – 25 April 1988) è stata una delle artiste più influenti del Brasile nel XX secolo, conosciuta per le sue opere di pittura astratta e installazioni interattive. La pittrice è strettamente associata al movimento costruttivista brasiliano e, successivamente, al movimento Neo-Concrete, che ha co-fondato insieme ad artisti come Amilcar de Castro, Franz Weissmann e Lygia Pape. Il suo lavoro si distinse per l'innovazione nell'interazione tra opera e pubblico, portando il concetto di partecipazione all'arte a nuovi livelli. Di fatto, la Clark esplorò principi legati alla percezione sensoriale e alla connessione psicologica con il capolavoro, arrivando a definire il suo operato come "esperienze viventi". Inoltre, a partire dagli anni '70, ella si concentrò sempre più sull'uso terapeutico dell'arte, usando gli oggetti e il coinvolgimento come mezzo per affrontare traumi e vissuti psichici. Per questo motivo, l'artista si allontanò progressivamente dalla pittura tradizionale per esplorare nuove modalità di espressione, che implicassero attivamente lo spettatore, considerato parte integrante dell'opera. Parlando però di pennelli, degno di nota è il capolavoro "Discovery of the Organic Line" (1954), opera che, pur mantenendo una forte radice geometrica, segna l'inizio della sua esplorazione dello spazio tridimensionale e il passaggio verso una maggiore interazione con il pubblico.
Judy Chicago, The Dinner Party, 1979.
Judy Chicago
Judy Chicago (Chicago, 20 luglio 1939) è una delle artiste femministe americane più influenti del XX secolo, che, durante gli anni '70, fondò il primo programma di arte egalitaria negli Stati Uniti presso la California State University di Fresno. In maniera alquanto attinente, il suo lavoro ha esplorato temi legati alla nascita, alla creazione e al ruolo delle donne nella storia e nella cultura. Tali argomenti sono resi mediante uno stile che si distingue per l'uso di una vasta gamma di tecniche artistiche, come il ricamo, la ceramica e il vetro, abilità tradizionalmente considerate artigianali e spesso associate al lavoro femminile. Chicago elevò consciamente questi media, storicamente relegati ai margini dell'arte "alta", integrandoli nei suoi lavori come simbolo del potere e della creatività fatta donna. Inoltre, uno degli aspetti centrali del suo operato è il confronto con le strutture di potere patriarcali e la rivendicazione di una storia dell'arte muliebre, evidenziata attraverso l'uso di precisi simbolismi. In effetti, le sue creazioni mirano proprio a riscrivere lo sviluppo artistico, mettendo in luce figure femminili dimenticate o marginalizzate. La sua opera più celebre, "The Dinner Party", è considerata il primo grande capolavoro dell'arte femminista ed è permanentemente installata presso il Elizabeth A. Sackler Center for Feminist Art del Brooklyn Museum. L'installazione esalta i contributi delle donne nella storia, presentando un tavolo triangolare con 39 posti d'onore riservati a signore straordinarie di diverse epoche della civiltà occidentale. Ogni postazione ha un piatto decorato con motivi floreali o a forma di farfalla, che simbolizzano la vulva, e un runner ricamato con il nome e l'immagine della donna rappresentata.