La mela nell’arte

La mela nell’arte

Olimpia Gaia Martinelli | 27 feb 2024 8 minuti di lettura 0 commenti
 

Quando dico mela ci viene in mente, sia il sapore della sua polpa tenere e dolce, che la storia di personaggi iconici che l’hanno assaggiata, come quelli delle fiabe, dei miti, delle leggende e della Bibbia...

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BLUE MUG AND APPLE (2021)Dipinto di Tatiana Popova

Alcuni indizi

Quando dico mela ci viene in mente, sia il sapore della sua polpa tenera e dolce, che la storia di personaggi iconici che l’hanno assaggiata, come quelli delle fiabe, dei miti, delle leggende e della Bibbia. Basti pensare al frutto protagonista di Biancaneve, a quello della Discordia assegnato da Paride ad Afrodite, alla mela del Giardino degli Esperidi e all’esemplare estremamente noto del Giardino dell’Eden colto da Eva. Oltre ai significati che il frutto assume in questi ultimi contesti, possiamo aggiungere quello derivato dal mondo psicoanalitico, dove la mela è ritenuta rievocare la forma del seno femminile, fonte di nutrimento, oltre che indiscusso oggetto di seduzione. Per l’ennesiama volta, quindi, la mela si trova in bilico tra i significati simbolici di prosperità e fecondità e quelli inesorabilmente legati ai concetti di peccato, tentazione e pericolo. Tralasciando per un attimo tutti gli esempi sopra, la mela più popolare oggi è forse quella della Apple, da molti interpretata come un logo concepito per alludere alla vicenda di Alan Turing, che pose fine alla sua esistenza mangiando, appunto, una mela avvelenata. Questa breve introduzione presenta al suo interno alcuni indizi in grassetto, da intendersi come le parole chiave, che si legheranno alle opere d’arte a tema qui sotto presentate, pronte a rivelare la mela nei suoi molteplici significati simbolici.

1)Biancaneve

Non è stato molto facile trovare la fiaba di Biancaneve in pittura, ma alla fine mi sono imbattuta nell’opera a tema di Hans Makart (1840 – 1884), pittore accademico austriaco del XIX secolo, oltre che designer e decoratore. L’estetismo tipico del “mago dei colori”, famoso per le sue cromie brillanti e le forme fluide, mediante le quali dava vita ai suoi dipinti allegorici e storici, animano adesso il corpo addormentato della fanciulla in questione, la quale, molto probabilmente, ha da poco morso la mela avvelenata, grande assente del supporto pittorico di The Sleeping Snow White (1872).  

2)Giudizio di Paride

Nella mitologia greca, il Giudizio di Paride è un avvenimento fondamentale, che ha contribuito a innescare la guerra di Troia. Ma prima di arrivare a quest’ultimo evento nefasto è d’obbligo spiegare sinteticamente: tutto ebbe inizio quando Zeus organizzò un sontuoso banchetto per celebrare il matrimonio imminente di Peleo e Teti, che sarebbero diventati i genitori di Achille. Tuttavia, Eris, la dea della discordia, non ricevette l’invito e si indignò per questo affronto. In risposta, ella si recò al banchetto e lanciò una mela d'oro con l'iscrizione "alla più bella". Questo semplice atto provocò una violenta contesa tra tre delle dee olimpiche: Era, Atena e Afrodite, le quali, tutte convinte di essere la più bella, decisero di rivolgersi a Zeus, al fine di risolvere la disputa e scegliere la dea più affascinante. Tuttavia, Zeus, incapace di prendere una decisione, stabilì che solo il più bello tra gli esseri mortali avrebbe potuto giudicare. Questo fortunato era Paride, un giovane principe di Troia, che all'epoca conduceva una vita da pastore tra le pecore e non sapeva ancora del suo destino. Ermes fu incaricato di condurre le tre dee da Paride, ognuna delle quali promise al mortale una ricompensa in cambio della mela: Atena gli offrì saggezza e invincibilità in battaglia, Era gli promise ricchezza e potere illimitato, tanto che con un solo gesto avrebbe potuto sottomettere intere popolazioni e ottenere una gloria immensa, che avrebbe fatto risplendere il suo nome tra le stelle. Afrodite, invece, gli garantì l'amore della donna più bella del mondo. Paride scelse Afrodite come vincitrice, scatenando la rabbia delle altre due dee. La dea dell'amore, in seguito, aiutò Paride a rapire Elena, la splendida moglie di Menelao, re di Sparta. Questo, appunto, fu l’evento scatenante la leggendaria guerra di Troia. Quanto appena narrato con le parole fu abilmente e sinteticamente espresso mediante l’uso del pennello, da artisti del calibro di, ad esempio, Raffello e Pieter Paul Rubens. A proposito del maestro italiano, il suo disegno a tema, andato purtroppo perduto, ci è pervenuto mediante l’incisione a bulino di Marcantonio Raimondi, noto in qualità di primo incisore dedicatosi quasi esclusivamente alla riproduzione di opere di artisti famosi. Il Giudizio di Paride di Raffaello riprende gli esempi romani del mito, dando vita ad una composizione in cui sono ritratti più gruppi figurativi, volti a prendere forma all’interno di un paesaggio agreste. Al centro dell’opera troviamo però i protagonisti del racconto, ovvero Paride e le tre dee, colti nel momento in cui Afrodite veniva incoronata come la più bella, suscitando le reazione delle sue antagoniste.

ISLES OF IDEAS (2018)Dipinto di Zsolt Malasits

"SWEET MELODY" (2021)Dipinto di Novikovartfamily

3)Giardino degli Esperidi 

Il giardino delle Esperidi è un luogo leggendario della mitologia greca, noto per essere stato donato da Gea a Zeus, che a sua volta lo aveva dato ad Era come regalo nuziale. Parlando di mele, in questo luogo cresceva un melo dai frutti d'oro, custodito, sia dal drago Ladone, che dalle tre Esperidi. Tra le molteplici rappresentazioni artistiche del contesto in questione spiccano un mosaico romano del III secolo d.C. e l’Ercole nel Giardino delle Esperidi di Rubens, anche se l’esempio più famosi resta la Primavera di Botticelli. Quest’ultimo capolavoro è appunto ambientato nel sopra menzionato boschetto, dove le Tre Grazie vengono identificate come le ninfe del Giardino dei pomi d’oro. 

4)Giardino dell’Eden

Il Giardino dell’Eden non ha bisogno di presentazioni, cosicché passo direttamente alla descrizione dell’opera, che ho scelto per parlare di questo luogo biblico: nelle due tavole separate, vediamo i primi esseri umani rappresentati su uno sfondo scuro, con appena visibile il terreno sotto i loro piedi. Entrambi sono ritratti mentre coprono le parti intime con dei rametti. Eva tiene in mano il proibito frutto, una mela, e un serpente si avvicina da sopra, appeso a un ramo dell'albero della vita. Con grazia, ella offre il frutto a Adamo, che ha un atteggiamento rilassato e disinvolto, mostrandosi quasi appoggiato al bordo del dipinto, con il gomito destro sollevato. La loro nudità, resa con una notevole precisione anatomica, è rappresentata con totale naturalezza. Ciononostante, l'opera si discosta completamente dalle tendenze rinascimentali dell'arte, in quanto le proporzioni delle figure non seguono gli ideali classici, tanto che il corpo fragile, snodato e allungato di Eva ricorda piuttosto le figure del gotico internazionale. Ad ogni modo, ad alludere all’influenza della cultura fiorentina sul maestro fiammingo in questione, sopraggiunge la modalità in cui è stato dipinto il sorriso affabile della donna, sapientemente accompagnato dal gesto di tenere in mano il frutto del peccato. Ciò che ho appena descritto è L’Adamo ed Eva (1528) di Lucas Cranach il Vecchio, conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.

5)Psicoanalisi

Nell’introduzione abbiamo parlato di psicoanalisi, teoria dell'inconscio della psiche umana, che ha largamente ispirato i soggetti del racconto pittorico surrealista, associabile al soggetto delle mele, mediante la citazione de Il figlio dell’uomo (1964) di Magritte. A proposito di quest’ultimo capolavoro, il maestro belga lo concepì in veste di autoritratto, dove però il suo volto è in gran parte oscurato da una mela verde sospesa. È di fatto questa sovrapposizione improbabile a legare l’arte, il surrealismo e la mela alle teorie di Freud, in particolare al suo concetto di straniamento, secondo il quale i soggetti e i paesaggi reali, che si combinano in modo del tutto improbabile, ci portano a combattere con gli automatismi della mente, favorendo una nuova capacità immaginativa della realtà. Inoltre, le parole di Magritte a proposito dello stesso capolavoro rivelano altre modalità d’azione del nostro cervello, similmente suscitate dalla presenza della mela: "Almeno nasconde in parte il volto. Ecco, quindi hai il volto apparente, la mela, che nasconde ciò che è visibile ma nascosto, ovvero il volto della persona. È qualcosa che accade costantemente. Tutto ciò che vediamo nasconde un'altra cosa, desideriamo sempre vedere ciò che è nascosto da ciò che vediamo. C'è un interesse per ciò che è nascosto e che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere la forma di un sentimento piuttosto intenso, una sorta di conflitto, si potrebbe dire, tra ciò che è nascosto nel visibile e ciò che è presente nel visibile."

TOMBER DANS LES POMMES 02/20 (2021) Fotografia di Bettina Dupont

DOUBT (2019)Dipinto di Irina Sazonova

EXPELLED FROM PARADISE (2022)Dipinto di Maria Petroff

6) Apple

Siamo arrivati all’ultima parola chiave del nostro racconto, che ho deciso di menzionare fondendo il verbo biblico con l’arte contemporanea, il mondo di oggi e, appunto, il marchio Apple. Il mio proposito è stato reso possibile dall’individuazione di un’opera d’arte presa in prestito dal ricco database di Artmajeur, che presenta tutti i contenuti sopra citati:  Expelled from paradise (2022) di Maria Petroff. Il dipinto dell’artista ha portato Adamo ed Eva, subito dopo la loro caduta, e quindi appena dopo aver mangiato la mela, nel mondo da noi conosciuto, collocandoli all’interno di un vagone della metro, dove, nudi, sono accompagnati da un computer Apple e un serpente avente il volto di Steve Jobs. Quest’ultimo è, nel rispetto della sua identità, interessato a guardare esclusivamente il monitor dello strumento tecnologico, mentre Adamo fissa con tenerezza e ammirazione Eva, che si dimostra presa da altri pensieri. Il vagone metro è ragion d’essere vuoto, in quanto sta ospitando i primi due esemplari di essere umano mai esistiti, che godono dei mezzi senza accalcarsi in essi, scendono a chissà quale fermata di New York. Di fatto, è proprio Maria Petroff, nella descrizione del suo dipinto, a voler precisare come il tutto si svolga nella Grande mela, scelta forse ancora una volta per citare il frutto del peccato in questione.  

Altre mele

Oltre a quanto sopra narrato, la mela nella storia dell’arte è anche apparsa nelle nature morte, nei ritratti e nei dipinti religiosi raffiguranti la Vergine con il bambino. Esempio dei primi due generi possono essere la Natura morta con mele (1890) di Paul Cézanne e il Ritratto di giovane con la mela (1505) di Raffaello. A proposito della Madonna, invece, ho subito pensato alla Madonna col Bambino (1460-65) di Giovanni Bellini, conservata nella Pinacoteca del Castello Sforzesco a Milano. Il capolavoro, risalente al periodo giovanile dell’artista, ovvero quando egli era ancora aperto al confronto con Mantegna, raffigura la Vergine in un mantello rosa, mentre tiene il Bambino appoggiato su di una balaustra. I soggetti, pur non incrociando i loro sguardi, risultano essere molto intimi, cosa che si evince dalle loro gestualità intrecciate. Il Gesù amorevolmente sostenuto da Maria afferra una mela con una mano, trasformando il frutto del simbolo del Peccato originale, in un dettaglio allusivo alla sua successiva e dovuta Passione espiativa. Questo linguaggio simbolico è allora rafforzato dallo sguardo malinconico della Madonna, figura già pienamente consapevole del tragico destino del figlio.


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