Kristina Korobeynikova, The fusion, 2022. Acrilico su tela di lino, 180 x 110 cm.
Il puntinismo raccontato da Georges Seurat
“L'incapacità di alcuni critici di unire i puntini non rende il puntinismo inutile”
Le parole del pioniere del puntinismo Georges Seurat, nate probabilmente in un contesto “difensivo” delle particolarità artistiche della tecnica di fine Ottocento, ne riassumo alla perfezione le peculiarità, evidenziando la modalità di scomposizione dei colori in piccoli punti, come elemento distintivo da ricondursi al movimento neoimpressionista. Al fine di comprendere l’apporto effettivo del puntinismo all’interno del mondo dell’arte, è però necessario addentrarci nella materia, facendo parlare il suddetto pittore attraverso il suo operato, in particolare, analizzando il dipinto Il circo, datato 1891 e conservato presso il Museo d'Orsay di Parigi. Questo capolavoro “circense”, identificato come una delle più grandiose ricerche puntiniste, immortala una tematica cara al mondo dell’arte degli anni Ottanta del XIX secolo, indagata anche da maestri del calibro di Renoir, Degas e Toulouse-Lautrec. In aggiunta, la tela rientra in una serie, che, comprensiva delle opere La parata del circo (1888) e Lo Chahut (1889–1890), persegue la finalità di “documentare” le notturne attività d’intrattenimento della Parigi dell’epoca.
Georges Seurat, Il circo, 1891. Olio su tela, 185,5 x 152, 2 cm. Parigi: Museo d'Orsay
A proposito della composizione del capolavoro del 1891, l’opera ritrae l’interno di un circo, dove si sta svolgendo un ricco e dinamico spettacolo, animato da molteplici presenze, quali: un clown, che, catturato in primo piano di spalle, dirige probabilmente il suo sguardo verso i colleghi; una cavallerizza intenta a stare in bilico su di un cavallo in corsa, ritratta nella parte più centrale del dipinto; un addestratore, che, concentrato a dirigere la corsa del suddetto animale, trova collocazione nella parte destra della tela; due clown colti nell’esecuzione di un particolare e spericolato numero circense, avente luogo nell’estremità dell’arena. Ad osservare questo colorito, movimentato e fantasioso scenario troviamo un’ordinata folla di spettatori, disposta su alte gradinate in cui si distinguono personaggi più o meno eleganti, accompagnati dall’esibizione di un’orchestra collocata nell’estremità superiore dell’opera. Nonostante quest’accurata disposizione dei personaggi, l’intento principale della tela di Seurat è quello di evocare lo spirito più autentico dello spettacolo circense, ricostruito attraverso un sapiente accostamento dei colori rosso, giallo, arancione e blu, che, arricchiti dal bianco della luce pura, rendono l’atmosfera autentica, intensa, coinvolgente, luminosa e armonica. Infine, è importante sottolineare come questo ricercato cromatismo venga accompagnato, valorizzato e arricchito dalle peculiarità stesse della tecnica del puntinismo, nel rispetto della quale la pittura è stata applicata sul supporto mediante la realizzazione di puntini di colore puro accostati tra loro, che, studiati nella loro disposizione cromatica, vengono percepiti dallo spettatore come se fossero stati canonicamente mescolati.
Frédéric Durieu & Nathalie Erin, Marilyn aux papillons, 2016. Lavoro digitale 2D su metallo, 40 x 40 cm.
Mariana Prochkaruk, Brown-blue, 2020. Olio su tela di lino, 160 x 90 cm.
Curiosità: qual è la differenza tra puntinismo francese e divisionismo italiano?
Le suddette peculiarità del puntinismo sono il frutto del clima positivista di fine Ottocento, che, indelebilmente segnato dall’imperante idea di trionfo del progresso, nonché dall’estrema fiducia nella tecnica e nella scienza, arrivò a caricare di razionalità anche il mondo dell’arte, precedentemente dominato dal “romanticismo” degli impressionisti. Infatti, proprio i sovra menzionati stilemi di Seurat rappresentano l’interpretazione artistica di alcune scoperte scientifiche fondamentali, che, avvenute nel campo dell’ottica di quegli anni, si collegano indissolubilmente alle ricerche del chimico francese Michel Eugène Chevreul e del fisico americano Nicholas Ogden Rood. Nel dettaglio, il primo di questi scoprì che due cromie giustapposte, leggermente sovrapposte o molto vicine, hanno l’effetto di un altro colore se percepite dall’occhio umano da una certa distanza (principio del “contrasto simultaneo”). In aggiunta, il chimico francese notò anche, che, accostando due tonalità complementari, l’aura di una rafforza quella dell’altra, aumentandone reciprocamente la luminosità. A proposito di Nicholas Ogden Rood, le sue ricerche possono essere riassunte con tale rivelazione: la giustapposizione di tinte primarie crea un colore più intenso, luminoso e gradevole di quanto si ottiene mescolando direttamente i pigmenti. Di conseguenza, il pittore puntinista, facendo riferimento ai suddetti studi, tende ad accostare le cromie complementari, disponendole come punti di colore puro sulla tela, che verranno successivamente “interpretati” dall’osservatore, attraverso la “mescolanza ottica”. Per quanto riguarda il divisionismo, invece, questo movimento pittorico, sviluppatosi in Italia a partire dall'ultimo decennio del XIX secolo, prendendo parzialmente spunto tecnico dal puntinismo francese, deriva principalmente dalla corrente della Scapigliatura Lombarda e dal Decadentismo. Infatti, nel divisionismo i piccoli punti neoespressionisti diventano filamentose, minute e vibranti pennellate di colore puro, che, interagendo fra di loro in senso ottico, hanno lo scopo di divenire portavoce di intensi significati simbolici, religiosi, politici e sociali, aventi il ruolo di dar vita ad un ideale di salvezza raggiungibile attraverso l’arte.
Van Lanigh, Sparkles of joy, 2022. Scultura, argilla polimerica / resina su tela, 30 x 24 x 8 cm / 4.00 kg
Françoise Suzanne, Série on the track - pistes en terres africaines n°11, 2022. Acrilico su cartone, 80 x 60 cm.
Il puntinismo nelle opere degli artisti di Artmajeur
Il racconto del puntinismo, nonostante abbia raggiunto il suo apice alla fine del XIX secolo, prosegue nell’arte contemporanea, dove molti dei suoi concetti, idee e punti di vista, continuano a prendere forma attraverso l’operato di popolari artisti quali, ad esempio, Miguel Endara, Ana Enshina, Kyle Leonard (K.A.L), Philip Karberg, Herb Williams, Jihyun Park e la ben nota Yayoi Kusama. Tale “revival” prosegue anche attraverso l’operato degli artisti di Artmajeur, come dimostra l’arte di Dent-De-Lion Du Midi, Sophie Artinian e A-Criticart
Dent-De-Lion Du Midi, Monday | Seurat | Reimagine art, 2021. Pittura digitale su carta, 90 x 127 cm.
Dent-De-Lion Du Midi: Monday | Seurat | Reimagine art
Proprio come suggerito dallo stesso titolo dell’opera, Monday | Seurat | Reimagine art rappresenta un remake “d’inizio settimana” di Domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte, capolavoro “affollato” di Georges Seurat, che, datato tra il 1884 e il 1886, è conservato presso l’Art institute di Chicago. A proposito di quest’ultimo dipinto, esso riassume alla perfezione gli usi e i costumi della Parigi dell’epoca della rivoluzione industriale, quando, con la comparsa del lavoro salariato e di fabbrica si affermarono, sia il tempo libero in qualità di tempo sociale, che la contrapposizione tra i tempi e i luoghi di lavoro con i tempi e i luoghi della quotidianità. Di fatto, nell’atmosfera domenicale che il maestro francese ha catturato in un parco sulle rive della senna, si “respira” quell’autentico stato d’animo del dì di festa, che, in questo caso, si esprime attraverso gli atteggiamenti rilassati delle donne che passeggiano riparandosi con graziosi ombrellini, dei canottieri che riposano dopo la competizione, dei bambini che giocano composti, della mansueta scimmia al guinzaglio, etc. Monday | Seurat | Reimagine art, invece, ci permette di conoscere come lo stesso luogo sarebbe durante un lunedì pomeriggio, ambientato nell’arco temporale sia ottocentesco, che contemporaneo, in quanto, nonostante il passare dei secoli, molti aspetti accomunano la vita di oggi a quella dei più grandi maestri di tutti i tempi.
Sophie Artinian, Eternity, 2017. Olio su tela di lino, 60 x 60 cm.
Sophie Artinian: Eternity
In Eternity, dipinto ad olio di Sophie Artinian, il puntinismo incontra l’astrattismo, creando una “sinfonia” di colori che ci fa quasi immaginare di scorgere la silhouette di alcune montagne, che, idealmente collocate nella metà inferiore dell’opera, assumono le tinte più scure della tela. In aggiunta, proprio il suddetto cromatismo, caratterizzato per il trionfo delle tonalità del viola, del rosa, del blu e del celeste, rende il dipinto affine ad un noto capolavoro realizzato con simili sfumature e medesima tecnica, ovvero The Beach at Ambleteuse at Low Tide (1900) di Theo van Rysselberghe. Quest’ultima opera fa parte di una serie di paesaggi marini creati dall’artista belga a Ambleteuse (Francia), che, aventi per soggetto la stessa veduta, ne colgono le variazioni della luce, della marea e dei movimenti del mare. Infine, proprio come Eternity, il capolavoro del 1900 risulta essere diviso in “fasce” di luce, ovvero in zone più o meno luminose, costruite a partire da singole macchie di colore puro simili a un mosaico.
A-Criticart, Pixel Jordan, 2019. Disegno, conté / penna a sfera / matita su carta, 75 x 55 cm.
A-Criticart: Pixel Jordan
La contemplazione di Pixel Jordan invita alla formulazione di un pensiero rivelatore: la pixel art rappresenta, in un certo senso, la più diffusa ed attuale forma di “puntinismo”. Infatti, la pixel art, accuratamente simulata dal disegno di A-Criticart, è una forma di arte digitale che, nata negli anni Ottanta dalla diffusione dei coin-op e dei videogiochi, costruisce le immagini controllando deliberatamente la posizione dei pixel, ovvero di quelle piccole unità di colore compositive dell’intera opera. Pertanto, nonostante i pixel possano sembrare frutto di uno sviluppo recente, essi sono in realtà la moderna applicazione delle stesse teorie ottocentesche alla base del puntinismo. Di conseguenza, il Micheal Jordan di A-Criticart potrebbe rappresentare una sorta di recente interpretazione del ritratto “puntinista”, che, tra i suoi maggiori capolavori, vanta opere del calibro di Modella seduta, di profilo, studio per Le modelle (1887) di Seurat, Giovane donna che si incipria (1890) di Seurat, Young Peasant at Her Toilette (1888) di Pissarro. Infine, alla ricerca figurativa messa in atto da quest’ultime opere, il disegno dell’artista di Artmajeur aggiunge una sfida, in quanto la "bassa definizione" dell’immagine è volta a verificare la capacità interpretative del cervello umano.