I capolavori del MOMA: interpretazioni contemporanee

I capolavori del MOMA: interpretazioni contemporanee

Olimpia Gaia Martinelli | 23 feb 2022 7 minuti di lettura 1 commento
 

L'iconica istituzione del MOMA di New York ospita opere d'arte senza tempo, come la Notte stellata di Vincent Van Gogh, le Campbell's Soup Cans di Andy Warhol e la Flag di Jasper Johns. Tali capolavori continuano ad essere fonte d'ispirazione per gli artisti contemporanei di tutto il mondo, che li hanno re-interpretati in originali, moderni, attuali e, talvolta, ironici pezzi d'arte...

Chap, Musée Fabre, 2013. Acrilico su tela di lino,  116 x 89 cm.

Il museo moderno: breve excursus di una lunga evoluzione 

La gente associa spesso, ed erroneamente, l’idea di museo a quella di un luogo, o meglio di un’istituzione, volta ad ospitare, come un mero contenitore, i grandi capolavori dell’ingegno umano. In realtà anche il museo ha una storia da raccontare, poiché esso è il frutto del complesso intreccio tra culture, pensieri filosofici, correnti politiche e fenomeni sociali che, succedutesi nel tempo, ne hanno plasmato la forma. Infatti, il museo vanta origini antichissime, risalenti addirittura all’antica Grecia, anche se, questa istituzione, intesa come la conosciamo oggi, trova le sue radici nelle Wunderkammer cinquecentesche e, successivamente, nell’Europa tra il 17° e il 18° secolo. Le Wunderkammer, o “gabinetti delle meraviglie”, rappresentavano dei particolari ambienti in cui i nobili curiosi, i ricchi mercanti e gli studiosi, assemblavano oggetti straordinari, con il fine di mostrare e interpretare la varietà e la ricchezza del mondo. In seguito, verso la metà del 18° secolo, emerse un nuovo luogo di conservazione, che, indissolubilmente legato agli ideali illuministi, trovò il suo primo importante esempio nel British Museum di Londra (1750), dove le architetture e le ricche collezioni, provenienti da diverse parti del mondo, erano state concepite con il proposito di mostrare la grandezza dell’impero britannico. Inoltre, durante il suddetto periodo, emersero anche collezioni più specializzate, come quella dedicata esclusivamente all’arte del Museo del Louvre di Parigi (1793). Quest’ultima tipologia museale presentava uno schema di layout lineare e didattico, volta ad originare narrazioni di sviluppo o progresso, realizzate attraverso disposizioni cronologiche suddivise per nazione, scuola locale e artista. Infine, la storia del museo moderno culmina negli Stati Uniti, dove, durante anni Trenta del Novecento, sorse il nuovo approccio conservativo del “white cube”, ovvero la tendenza a creare spazi bianchi e spogli, dove il fruitore, libero dai riferimenti storici, poteva conoscere l’opera d’arte nella sua massima purezza. Proprio quest’ultimo modello di museo è quello che oggigiorno ha preso il maggiore sopravvento, espandendosi a macchia d’olio in tutto il mondo. 

Mila Kochneva, Woman in gallery. Malevich's Black Square, 2021. Acrilico su tela di lino, 50 x 40 cm.

Sebastian Olivier Burckhardt, MOMA, 2012. Acrilico su tela 100 x 150 cm.

MOMA (The Museum of Modern Art)

Tra i più celebri ed antichi esempi di “white cube” c’è sicuramente il MOMA di New York, nato alle fine degli anni Venti con la finalità di dar vita ad un’istituzione progressista, che, esclusivamente dedicata all’arte moderna, perseguisse l’intento di aiutare le persone a capire e a godere delle arti visive dell’epoca. Questo museo è a tutt’oggi considerato una delle raccolte più vaste e complete, che, partendo da una donazione iniziale di otto stampe e un disegno, è cresciuta fino a raggiungere circa 200.000 opere, tra dipinti, sculture, disegni, stampe, fotografie, opere d'arte mediatica e performativa, modelli e disegni architettonici, oggetti di design e film. È importante mettere in luce come, nei suoi primi anni di vita, tale collezione non ebbe fissa dimora, trasferendosi per ben tre volte in locali temporanei progressivamente più grandi, fino a che, nel 1939, si stabilii definitivamente nell’iconico edificio di Midtown Manhattan. Questo nuovo spazio, frutto della collaborazione tra gli architetti americani Philip L. Goodwin e Edward Durell Stone, è comprensivo anche di un giardino di sculture progettato dal curatore John McAndrew e dallo storico direttore del MOMA Alfred H. Barr Jr. Inoltre, tale sede, sviluppata in sei piani di elegante marmo bianco e vetro isolante, ospita anche un auditorium cinematografico, una biblioteca e due piani di uffici. Questo edificio multi-dipartimentale subì ulteriori e successive espansioni durante gli anni '50 e '60, mentre, risale al 1984, l’importante restaurazione ad opera dell’architetto Cesar Pelli, avente la finalità di raddoppiare lo spazio delle gallerie del museo e migliorare le strutture per i visitatori. In tale contesto, il museo ha mantenuto, e continua a mantenere, un programma attivo di mostre d'arte moderna e contemporanea, volte ad affrontare una vasta gamma di argomenti, mezzi e periodi di tempo, evidenziando significativi sviluppi recenti nelle arti visive e nuove interpretazioni dei principali artisti e movimenti storici. 

Duc Evelyna, Les murs de verre, 2019. Fotografia scattata presso il MOMA.

Tre capolavori del MOMA: interpretazioni contemporanee

Tra le più importanti opere d'arte del MOMA spiccano sicuramente la Notte stellata di Van Gogh, le Campbell's Soup Cans di Andy Warhol e la Flag di Jasper Johns. Tali capolavori continuano ad essere fonte d'ispirazione per gli artisti contemporanei di tutto il mondo, che li hanno re-interpretati in originali, moderni, attuali e, talvolta, ironici pezzi d'arte, come, ad esempio, la Vincent Van Gogh Starry Night parody map Google di Tony Rubino, l'Andy Warhol di  Igor Matvienko e l'Old glory di David Decourcelle.

Tony RubinoVincent Van Gogh Starry Night parody map Google. Acrilico / litografia su tela, 50,8 x 61 cm.

Tony Rubino: Vincent Van Gogh Starry Night parody map Google

Il capolavoro su tela di Vincent Van Gogh del 1889, intitolato Notte stellata, rappresenta uno degli ultimi dipinti del tormentato maestro olandese, eseguito soltanto un anno prima della sua tragica scomparsa. L’opera, facente parte della collezione del MOMA, raffigura un paesaggio di campagna nella notte, dove le uniche luci provengono dalle finestre delle abitazioni, dalla falce di luna e dalle stelle, che trovano collocazione all’interno di un cielo ricco di inquietanti turbini di vento. Per quanto riguarda lo stile, la Notte stellata è stata realizzata attraverso brevi pennellate modellanti e materiche, dove la direzione dei segni segue quella della forma delle figure. La matrice pittorica prevalente, invasa dal colore blu indagato in ogni sua sfumatura, conferisce all’atmosfera un tormentato senso di solitudine. Infine, per quanto riguarda l’inquadratura, essa ha voluto dar spazio prevalentemente al cielo stellato, centro emotivo e drammatico della composizione. A proposito del contesto contemporaneo, questa iconica tela è diventata oggetto di molteplici “remake”, che, nella maggior parte dei casi, non hanno potuto rinunciare a mantenere il focus sul cielo stellato, arricchendolo però di nuovi dettagli, spesso divertenti e inesorabilmente legati al mondo contemporaneo, come, ad esempio, il dipinto dell’artista di Artmajeur, Tony Rubino, Vincent Van Gogh Starry Night parody map Google. Infatti, in quest’opera, dall’intento fortemente ironico, si aggiunge, alla canonica riproposizione della Notte stellata, il simbolo dell’indicatore di posizione di Google Maps, diventano un punto di riferimento per gli spostamenti dei nostri tempi. In aggiunta, la parodia del dipinto di Tony Rubino risiede probabilmente anche nella moderna prosopopea di poter trovare, grazie alla tecnologia, qualsiasi tipo di destinazione, in questo caso, anche quelle immaginate dai grandi artisti di tutti i tempi. 

Igor Matvienko, Andy Warhol, 2021. Collage su carta, 100 x 72 cm.

Igor Matvienko: Andy Warhol

Tra le più importanti opere del MoMA di New York è esposta anche la famosissima Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol, una serie di 32 serigrafie ispirate a riproduzioni fotografiche della popolare zuppa americana, che allineate in quattro file da otto pezzi ciascuna, alludono alla serialità industriale e alla disposizione dei prodotti all’interno dei supermercati. Questa installazione del 1962 rappresenta la prima opera di Warhol ispirata da questo soggetto, dove ogni serigrafia è stata ideata al fine di replicare un modello originale, arricchito da qualche piccolo dettaglio distintivo. In conclusione, quest’opera, attraverso le suddette peculiarità, è riuscita definitivamente a trasformare un prodotto da supermercato in un manifesto Pop dello stile di vita americano. La Campbell’s Soup Cans ha ispirato anche moltissime opere contemporanee, come il collage dell’artista di Artmajeur, Igor Matvienko, innovativo tributo alla lezione del maestro americano, in cui un inedito disordine nella disposizione dei beni di consumo e la presenza dello stesso Warhol, ci permettono di allontanarci definitivamente dal bancone del supermercato, per avvicinarci al mondo dell’immaginazione. 

David Decourcelle, Old glory, 2021. Acrilico e vernice di cartone su tela, 81 x 116 cm.

David Decourcelle: Old glory

Flag (1954-1955), dipinto ad encausto realizzato da Jasper Johns e conservato al MOMA, rappresenta il primo di una serie di opere dedicate alla bandiera americana del 1912-1959, dove sono state raffigurate 48 stelle bianche su di un cartone blu, accompagnate da tredici strisce bianche e rosse, che risaltano sotto a visibili ritagli di carta di giornale pubblicitaria. La scelta del suddetto soggetto è indissolubilmente legata alla corrente del New Dada, di cui Johns fu un convinto esponente, perseguendo la finalità di portare sotto i riflettori dell’arte oggetti di uso comune, al fine di raccontare e criticare la società contemporanea. In tale contesto la bandiera, che rappresenta una chiara rivisitazione del ready-made duchampiano, viene privata del suo valore figurativo, trasformandosi in un’opera concettuale in grado di elevare a oggetto artistico il più noto simbolo della Nazione Americana. All’interno dell’arte contemporanea sono state molte le innovative re-interpretazioni di questo soggetto, come Old glory dell’artista di Artmajeur David Decourcelle, in cui l’iconica bandiera, pur perdendo alcuni dei suoi tratti distintivi, continua con forza a celebrare, sia la tradizione pittorica occidentale, sia la grande popolarità della cultura americana.  


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