Genio e disegno: Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello

Genio e disegno: Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello

Olimpia Gaia Martinelli | 25 giu 2023 8 minuti di lettura 0 commenti
 

Esistono diversi modi per parlare dell'arte del disegno, ad esempio illustrando l'origine della sua tecnica spiegandone l'evoluzione, o mostrando in ordine cronologico le opere che ne hanno cambiato la storia, infine...

0023 (2021)Disegno di Hiperblackart.

Ci sono diversi modi per parlare dell’arte del disegno, come quello di illustrare l’origine della sua tecnica esplicandone l’evoluzione, oppure mostrare in ordine cronologico opere che hanno cambiato la sua storia, infine, collocare la narrazione in un preciso arco temporale, per lasciare parlare l’operato dei maggiori esponenti dell’epoca in questione, proprio come se prendessimo a modello Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello, per raccontare il disegno rinascimentale. A proposito di quest’ultimo, introducendo l’argomento in modo più generale, ovvero senza ancora menzionare i sopra nominati geni, è bene mettere in luce come durante il Rinascimento, la sovra menzionata tecnica artistica fu principalmente usata per uno scopo utilitaristico: quello di fungere da prolifico momento da dedicare all’elaborazione delle idee artistiche, che venivano sviluppate, forse, in un secondo momento. Questa pratica, nota come il nome di disegno preparatorio, divenne estremamente necessaria per gli artisti, che si volevano preparare a una commissione o una composizione imminente. All’interno di questa esternazione artistica si distinsero il disegno vero e proprio e l’invenzione, il primo da considerarsi come l’abilità di creare figure armoniose e proporzionate, l’altro inteso come l’elemento di pura innovazione nella presentazione di un’immagine, pronta ad evocare l’immaginario e l’ignoto, nonché a dare nuova forma all’iconografia convenzionale, sperimentando, ad esempio, inedite prospettive. Invenzione e disegno a parte, nell’arte rinascimentale possiamo generalmente riscontrare quattro tipi di disegno: preliminare (schizzo), dal vero, modelli e cartoni e i disegni di trasferimento. A proposito del primo, è bene mettere in luce come gli artisti del rinascimento realizzassero schizzi, in cui, immaginando un futuro soggetto da trattare, davano vita a figure con efficacia gestuale, prive di minuziosi contorni muscolari e precise proporzioni, dando peso all’espressività e alle relazioni tra gli elementi della composizione. Il disegno dal vero, invece, serviva per studiare le pose specifiche assunte dalle figure viventi, mentre i modelli e i cartoni erano disegni finiti e formali, che l’artefice condivideva con il committente per la realizzazione di una specifica commissione. Infine, proprio molti cartoni finiti furono utilizzati, tra Quattrocento e Cinquecento, per trasferire il disegno sulla superficie che avrebbe contenuto l’opera finita. Passando adesso al racconto del disegno mediante i suoi più importanti esponenti rinascimentali, d’obbligo è parlare in primis di Leonardo da Vinci, per poi procedere con Michelangelo e il più giovane Raffeallo. Del primo maestro in questione è necessario rendere noto come egli, che fremeva per conoscere il mondo che lo circondava attraverso la ragione, si affidò al modello scientifico, indagando proprio mediante la tecnica del disegno, da intendersi come la più immediata rappresentaize dell’idea e del pensiero. In  questo contesto, quanto detto è ben esemplificato dal disegno della catapulta, miscela di arte, praticità, scienza, ingegneria e immaginazione, che, creato usando una penna a inchiostro su carta, rappresenta uno schizzo dell’antica macchina da guerra accompagnato da note esplicative, volte a trasformare un’opera d’arte in un disegno pensato per essere concretamente utilizzato. Di fatto, tale inchiostro fa intuire come il dispositivo sarebbe funzionato, mediante l’utilizzo di alcune leve, ingranaggi e pesi realizzati in legno, magari con l’aggiunta di alcuni elementi metallici, funzionali per scagliare pietre a lunga distanza.

CONVERGENZA DI VARIABILI CASUALI (2019)Disegno di Marco Paludet.

OFFICIUM (2021) Disegno di Karen David.

Dopo Leonardo è il turno di Michelangelo, la cui straordinaria capacità di disegnatore è stata messa a disposizione per diversificate discipline, quali l’affresco, l’architettura e la scultura, tecniche in cui i suoi schizzi avrebbero rappresentato il primo e principale punto di riferimento. Generalmente i disegni di Michelangelo appaiono incompiuti, tanto che essi paiono essere funzionali soltanto alla produzione dell’opera principale, in quanto solo in alcune occasioni essi venivano realizzati anche nei dettagli, che, trasformandoli in opere complesse, creavano composizioni che il maestro soleva regalare ad amici e colleghi. Esempio del disegno del genio toscano è Il sogno, uno dei più noti disegni del Rinascimento italiano, il cui significato, enigmatico e sfuggente, è da collegarsi probabilmente al mondo onirico, reso mediante la raffigurazione di uno spirito alato, che scende in picchiata per portare un messaggio a un giovane uomo nudo, intento ad appoggiare la parte superiore della sua figura su di un globo, che trova collocazione al di sopra di una scatola contenente enigmatiche maschere. A costituire lo sfondo di questa composizione ci sono alcuni gruppi di corpi contorti, che si perdono nei fumi di una foschia alquanto torbida. In questo contesto la figura principale del nudo potrebbe essere interpretata come la personificazione della coscienza umana, che si risveglia da un sogno, per dedicarsi alla virtà rinunciando al vizio, forse rappresentato dai molteplici personaggi in secondo piano. Infine, altri simboli parrebbero essere il sacco di denaro, allusuvo dell’avarizia, e le maschere, emblemi di inganno e di menzogna. Ne risulta un’opera capace di testimoniare le eccezionali capacità di disegnatore di Michelangelo, artista capace di creare composizioni complesse e potenti, in cui la carne viene modellata con tratti quasi invisibili, definiti con fermi contorni, pronti ad evocare il miracolo dell’arte scultorea. Infine, l’ultimo maestro in questione è Raffaello, artista, che, facendo riferimento alle parole di Giorgio Vasari, studiava moltissimo, sperimentando composizioni innovative, proprio mediante il mezzo del disegno, tecnica che durante il Rinascimento venne riconosciuta come forme d’arte autonoma e quindi anche commercializzata come i dipinti. Ciò nonostante, Raffaello seguitava a concepite il disegno in qualità di opera finita soltanto in alcuni casi eccezionali, sfruttandolo per lo più per fini utilitaristici, ovvero come modello per uno sviluppo creativo successivo, da realizzarsi esclusivamente in pittura, fosse questa ad affresco, tela o tavola. Esempio del disegno del maestro italiano è Giovane donna seduta al parapetto di una finestra e altri studi, di figura e architettonici (1511-1514), opera conservata al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe  degli Uffizi (Firenze), in cui una suggestiva figura femminile, posizionata come da titolo, si accompagna allo studio di angeli realizzati per l’affresco con l’Apparizione di Dio a Mosè nella volta della Stanza di Eliodoro in Vaticano e a schizzi architettonici. Geni italiani a parte, il racconto sul disegno nella storia dell’arte continua mediante l’operato degli artisti di Artmajeur, quali: Alexander Boytsov, Philippe Alliet e Francesco Marinelli.

NERO. METAMORFOSI. ABSTRACTION (2021)Disegno di Vesta Shi.

NASCITA (2023) Disegno di Alexander Boytsov.

Alexander Boytsov: Nascita

“Un altro momento e un raggio di luce vi sfiorerà”: sono queste le parole con cui Alexander Boytsov, artista di Artmajeur, introduce alla sua Nascita, disegno dove, come da lui stesso affermato, si impone la presenza della luce, ente fisico capace di costruire, mediante la sua presenza e assenza, ombre nette ed estese, in cui, in questo caso, ben si distinguono i volumi del corpo di una ballerina, intenta a muoversi sulle punte, mentre indossa un classico tutù. Proprio questa valorizzazione della funzione luce, mi ha riportato alla mente alcune iconiche fotografie, volte a rendere concreto e “tangibile” il binomio disegno-luminosità: sto parlando dei “disegni dei luce” di Pablo Picasso, immortalati dai ben noti scatti di Gjon Mili, simbolo del geniale incontro di questi due grandi esponenti dell’arte del Novecento. Ripercorrendo la storia dei “disegni di luce” in questione, Gjom Mili, fotografo albanese classe 1904, innovatore nel campo dell’illuminazione, fece visita a Picasso nel 1949, mentre quest’ultimo resideva nel sud della Francia, luogo in cui il fotografo mise al corrente il pittore delle sue ultime sperimentazioni, volte a ritrarre pattinatori sul ghiaccio, che, aventi apposite luci sui loro pattini, si muovevano disegnando nell’aria. Il maestro spagnolo, entusiasta di tale progetto, propose la messa in atto di un analoga sessione fotografica di 15 minuti, alla quale seguirono cinque sessioni, in cui egli si prodigò a tracciare nell’atmosfera alcuni schizzi in forma di scie luminose, aventi per soggetto i motivi più popolari del suo operato, tra i quali, centauri, tori e profili greci. Il contrasto tra il buio e la luminosità del disegno fu reso mediante la disposizione, all’interno di una stanza buia, di due macchine fotografiche, la prima usata per la vista laterale e l’altra per quella frontale.  

Philippe Alliet: cavallo ribelle 032

La competizione e il dinamismo degli “incompleti” cavalli realizzati dall’artista di Artmajeur, Philippe Alliet, risulta essere in linea con una delle più note sperimentazioni, sempre a riguardo della tecnica del disegno, portate avanti da Henri de Toulouse-Lautrec. Allo stesso tempo, Rebel horse 032 si colloca in netto contrasto rispetto a un capolavoro decisamente più statico dello stesso maestro, oltre ad un altro realizzato da Leonardo da Vinci. A proposito del cavallo in corsa, il maestro francese realizzò questo soggetto in Sheet of Sketches (1881 circa), grafite in cui una fanciulla borghese procede nel salto ad ostacoli in groppa al suo destriero, intento a saltare in un movimento, che si ripete nello slancio di due minuti e agili cagnolini. Il dinamismo che contraddistingue, sia Sheet of Sketches, che l’inchiostro dell’artista di Artmajeur, cessa di esistere in A Woman and a Man on Horseback  (1879-81), disegno di  Toulouse-Lautrec, in cui si riscontra, sia l’influenza del primo maestro dell’artista, lo sportivo René Princeteau, che l’influsso delle figure alla moda, che Henri potrebbe aver osservato dalla tenuta di famiglia ad Albi. Si unisce alla quiete di A Woman and a Man on Horseback quella di Studi di cavalli, punta d’argento su carta azzurra di Leonardo da Vinci, genio che raffigurò il mammifero in questione anche in modo più dinamico, come emerge dai disegni realizzati in contesti di battaglie, oltre che nelle singole figure di cavalli e cavalli e cavalieri. 


VILLAGGIO FRANCESE (2023) Disegno di Francesco Marinelli.

Francesco Marinelli: Villaggio Francese

L’inchiostro su carta di Francesco Marinelli, titolato Villaggio francese, ripropone un soggetto caro alla storia dell’arte, ovvero quello della veduta, che, nell’ambito di piccoli centri abitati, rimanda sicuramente all’esempio di Rembrandt, autore di The Windmill (1641), opera in cui egli praticò l’arte del disegno su una lastra di metallo, successivamente corrosa dal processo calcografico dell’acquaforte. Tecnica a parte, il capolavoro del 1641, in modo analogo a quello di Marianelli, ripropone la realtà cittadina con grande dettaglio, anche se nell’opera dell’olandese, è alquanto labile il confine tra villaggio e campagna, in quanto si mostra principalmente il mulino che si trovava sul baluardo De passeerde, situato lungo la cinta muraria che correva il limite ovest di Amsterdam. Questo luogo, sede della Corporazione dei pellettieri, occupati nell’attività di ammorbidire il cuoio conciato trattandolo con olio di fegato di merluzzo, è stato realizzato accuratamente, tanto che pare che l’opera sia stata osservata, studiata e iniziata dal vero, per poi essere terminata in studio. Infine, si dissociano dalla tecnica del disegno le striature diagonali presenti nel cielo, realizzate dalla spennellatura dell’acido sulla lastra, volte a concretizzare un’effetto atmosferico. 


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