Come gli artisti vedono la torre Eiffel?

Come gli artisti vedono la torre Eiffel?

Olimpia Gaia Martinelli | 5 dic 2023 8 minuti di lettura 1 commento
 

Quando si arriva a Parigi, è impossibile non pensare di scattare una foto con la Torre Eiffel o di catturare quel sentimento misto di gioia, eccitazione e meraviglia, pronto a manifestarsi in un selfie attentamente composto e solitario che ci immortala per sempre davanti a questa scultura in metallo completata nel 1889...

BELLO ESSERE IL MAGO DEL FERRO (EDIZIONE BIANCA) (2019)Arti digitali di Per Nylén

La Torre Eiffel

Quando si arriva a Parigi è impossibile non pensare di farci fare una foto con la torre Eiffel, o di immortalarci con un’impressione mista a gioia, emozione e stupore, pronta a palesarsi in uno studiatissimo e solitario selfie, che ci coglie eternamente di fronte a questa scultura metallica completata nel 1889. In aggiunta, è noto come quasi tutte le persone che vanno nella capitale francese passano necessariamente delle ore a contemplarla, ammirandola da tutte le angolazioni possibili, come se volessero letteralmente portarsi a casa un suo più vivido ricordo, spesso sintetizzato da qualche souvenir a tema. 

Ciò nonostante, la torre è di fatto qualcosa di più che un popolare simbolo della città da riprodurre all’infinito, sempre pronto a materializzarsi in piccole statuette, portachiavi, magliette, etc., in quanto la sua importanza, oltre che la sua “regale” presenza in loco, è dovuta principalmente alla sua storia, che, nonostante la fama della struttura, in pochi conoscono nel dettaglio. Tornando per un istante al 1887, a questo anno risale l’inizio della costruzione della Torre Eiffel, svolta sotto l’attenta direzione di Maurice Koechlin e Émile Nouguier, ingegneri che seguirono il progetto dell’imprenditore francese, specialista in strutture metalliche, Gustave Eiffel. 

L’opera in questione è stata concepita da quest’ultimo al fine di celebrare il centenario della Rivoluzione francese, in occasione dell’Esposizione Universale del 1889, ch’ebbe luogo presso il Campo di Marte della capitale. Il tutto voleva ribadire al mondo intero la potenza, oltre che le distinte capacità industriali, della Francia, tanto che la torre, al tempo divenuta la struttura più alta del mondo, venne utilizzata proprio come ingresso alla mostra. Nonostante ciò, essa non venne apprezzata dai suoi contemporanei, che la percepirono come un mostro metallico deturpatore del panorama parigino, la cui demolizione, programmata nel 1909, era pienamente auspicabile. 

Quanto detto può essere riassunto nelle celebri parole dello scrittore Guy de Maupassant, assiduo frequentatore di uno dei ristoranti della Tour Eiffel, in quanto unico punto dal quale egli non vedeva quell’”orribile mostro d'acciaio"! Ad ogni modo la Signora di ferro è sopravvissuta fino ad oggi, ma per quale motivo? Sicuramente non c’entrò l’estetica, ma la sua funzionalità, in quanto essa si dimostrò essere molto utile, soprattutto durante la guerra, in qualità di piattaforma sulla quale posizionare le antenne dei primi segnali radio. Adesso diamo la parola alla storia dell’arte, pronta a rivelarci invece di come molti artisti ritennero la torre Eiffel un soggetto pittorico degno di nota, da catturare, sia nella sua completezza, che nelle sue diverse fasi costruttive.

PARIS LA TOUR EIFFEL (2022)Dipinto di Roger Loyer (Anton)

TOITS DE PARIS - TOUR EIFFEL/ ARC DE TRIOMPHE (2023)Dipinto di Jean Rougerie

Come gli artisti vedono la Torre Eiffel?

Mediante la storia dell’arte è possibile riproporre alcune delle vicende costruttive della torre Eiffel, le quali, esternate dai pennelli di Marc Mouclier, Paul-Louis Delance, Georges-Pierre Seurat, Marc Chagall, Henri Rousseau e Robert Delaunay, ci porteranno progressivamente alla completezza della struttura in metallo. A proposito della torre in fase di realizzazione, possiamo fare riferimento ai primi tre artisti sopra, artefici di La Torre Eiffel in costruzione, vista dal Quai de la Conférence (1888), La Torre Eiffel e il Champ-de-Mars (1889) e La Tour Eiffel (1889). Il primo dipinto di  Marc Mouclier ci mostra la Signora di ferro completata fino al secondo piano, mentre l’opera di Paul-Louis Delanc  e di Georges-Pierre Seurat catturano l’assenza del terzo livello, ovvero dove si troverebbe in prossimità anche la somma. 

Soffermandoci su La Torre Eiffel (1889) del maestro francese, l’olio su tavola puntinista raffigura la sagoma della struttura metallica, concepita per occupare interamente il supporto, mentre sulla sinistra si scorge parte di un albero e, sul primo piano in basso, alcuni edifici di difficile interpretazione. Perchè raffigurare questo soggetto? Seurat intendeva la torre Eiffel come un trionfo architettonico capace di glorificare, mendiante il suo verticalismo, l’ingegneria della sua epoca, sintetizzata da una struttura geometrica semplice, ma, allo stesso tempo, moderna. Il tutto veniva inteso come un simbolo di progresso, sia tecnologico, che industriale, da esaltare, in quanto portavoce dello sviluppo francese durante gli anni della Seconda Rivoluzione industriale. Passando alla raffigurazione della torre nella sua interezza arriviamo a Henri Rousseau, pittore di The Eiffel Tower (1898), a Marc Chagall, autore di Le Pont de Passy et la Tour Eiffel  (1911) e di Les Mariés de la tour Eiffel (1938 - 1939 ) e a Robert Delaunay, pittore che ha indagato in molteplici opere il soggetto in questione, come, ad esempio, in La Torre Rossa (1911-12). 

Analizzando Les Mariés de la tour Eiffel e  La Torre Rossa, il primo capolavoro raffigura il pittore in compagnia della moglie Bella, agghindati a sposini sopra a un gallo gigante, che trova collocazione di fronte alla torre Eiffel blu, perseguendo forse l’intento di identificare in Parigi un’indiscussa meta romantica, non priva di richiami alla terra d’origine dell’artista. A proposito della seconda opera, il dipinto del 1911 circa, come anticipato, fa parte di una serie di capolavori che Delaunay dedicò al simbolo della capitale francese, catturato mediante il linguaggio del cubismo orfico, movimento pittorico più libero e poetico rispetto all’intellettualismo promosso da Picasso. Proprio nel rispetto di quest’ottica la Signora di ferro, simbolo di modernità per il pittore, viene caricata di un netto senso di movimento, pronto a mostrare la struttura metallica da diversi punti di vista, volti a trovare spazio in un ambiente frammentato, dove si trovano altri edifici disposti attorno alla torre. Infine, è il turno degli artisti di Artmajeur, in quanto sta a loro, adesso, mostrarci una particolare visione del soggetto sopra descritto.  

LE RECRUTEMENT E LA TORRE EIFFEL (2023)Dipinto di Ana Smarz

PARIGI TOUR EIFFEL (2019)Dipinto di Jean Mirre

Jean Mirre: PARIGI TORRE EIFFEL

Stavo guardando il dipinto di Jean Mirre, sognando di essere nella strada di Parigi da lui raffigurata, quando, per continuare nella mie fantasticherie, ho desiderato ardentemente sapere dove effettivamente l’opera fosse ambientata. Non sapevo di preciso come fare a conoscere il luogo in questione, cosicché ho guardato la tenda del ristorante, che riporta la scritta “Le Recrutement”, sperando che esso fosse un locale reale, capace di accostare il mio pensiero a qualcosa di effettivamente concreto. Presa da questo specifico intento ho scritto su Google Maps “Le Recrutement, Parigi” ed ecco che mi trovo catapultata a 36 Bd de la Tour-Maubourg, in un angolo di strada dove, effettivamente, posso ammirare la torre da lontano. Ciò che adesso posso vedere con le immagini della suddetta applicazione, viene reso da Mirre nel suo peculiare linguaggio artistico, a metà strada tra Impressionismo e Fauves, sempre reso vivace da colori sgargianti, in questo caso tendenti prevalentemente al celeste e all’azzurro, con i quali si erge alta nel cielo la Signora di ferro. L’operato del pittore di Artmajeur è comunque più ben variegato, tanto da abbracciare, talvolta, forme più astratte o espressioniste, tutte comunque intente a farsi portavoce dell’ottimismo che contraddistingue il pittore, in qualità di suo stato d’animo predominante.  

GIRASOLI A PARIGI (2023)Dipinto di Vanya Georgieva

Vanya Georgieva: GIRASOLI A PARIGI

La vivace natura primaverile, colta al calare del sole, prende vita collocandosi, con grande probabilità, presso il Campo di Marte, celebre e vasto giardino pubblico di Parigi, che, situato sulla riva gauche, trova spazio tra la torre Eiffel e l'École militaire. Di fatto, pare proprio che l’artista si sia stesa sul prato del parco in questione munita di tavolozza e pennelli, al fine di creare una composizione idilliaca, in cui, tra i girasoli, i papaveri e gli alberi, spunta, quasi al centro della composizione, la torre Eiffel, la cui altezza giunge a toccare il limite superiore del supporto pittorico. I girasoli, la torre Eiffel e i tramonti stessi costituiscono alcuni dei cavalli di battaglia dell’artista di Artmajeur, che li ha voluti raffigurare tutti insieme all’interno di una sola composizione, che pare essere un’inno alla gioia e alla spensieratezza, principalmente cantato dalla vivacità dei colori impiegati. A proposito dell’artista, invece, la pittrice bulgara, specializzata in pittura murale, predilige la raffigurazione di paesaggi panoramici, resi dalle cromie intense dell’olio e degli acrilici, tecnica mista mediante la quale ella si prodiga a trasmettere la bellezza, i sentimenti e l’energia, talvolta con un “vocabolario” quasi fosforescente.

PARIGI JARDINS (2022)Dipinto di Sophie Petetin

Sophie Petetin: GIARDINI DI PARIGI

“Passando per il Campo di Marte, Parigi con il suo monumento emblematico, la Torre Eiffel.” Così Sophie Petetin definisce il contesto che ha dato vita al suo dipinto, frutto di una speciale passione che l’artista nutre, sia per Parigi, che per la sua torre, estremamente valorizzata dal verde che la circonda. La pittrice di Artmajeur ammette di essere sotto un perenne incantesimo, volto a portare la sua mente, oltre al suo corpo e il suo pennello, spesso nei pressi dei luoghi sopra menzionati, dove ella ha l’abitudine di passeggiare quando le è possibile. In queste occasioni ella goda della vista panoramica, rilassandosi con i piedi sul prato e con la testa ritta, rivolta verso l’altro, rivolta verso la torre. Da momenti di felicità non possono che nascere opere gioiose, spensierate, volte a condividere con il fruitore attimi sereni ed indimenticabili, aventi una precisa ad unica collocazione: Parigi e la sua Signora di ferro. L’arte di Sophie Petetin ha di fatto il proposito di diffondere la gioia di vivere, mediante un connubio di colori e materiali, che sono capaci di generare una sinfonia lieta e poetica, frutto di gesti liberi, volti a rievocare la contentezza di sogni e ricordi, che spesso abbracciano il mondo naturale, ma anche la vita urbana e la quotidianeità moderna. 

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