INGAGGIO (2022) Dijital Sanat Francesco Vianello tarafından

Bir tane baski satin al

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Satıcı Francesco Vianello

  • Bu çalışma bir "Open Edition" dır. Dijital Sanat, Giclée Yazdır / Dijital baskı
  • boyutlar Çeşitli boyutlarda
  • Birkaç destek mevcut (Güzel sanatlar baskı kağıdı, Metal baskı, Tuval Baskı)
  • Çerçeveleme Çerçeveleme mevcut (Yüzer Çerçeve + Cam Altı, Çerçeve + Akrilik Cam Altında)
  • Sanat eserinin durumu Eser mükemmel durumda
  • Kategoriler Figüratif Ezoterizm
In Ingaggio, Vianello ha operato su un dipinto antico in fase di restauro nel quale, com’è d’uopo, i riquadri sono le aree di pulitura da cui sono state asportate le sezioni sottili. È palesato un processo tecnico che non è sempre svelato dall’artista ma che qui è utilizzato in maniera quasi giocosa. La pulizia geometrica delle riquadrature è in netta[...]
In Ingaggio, Vianello ha operato su un dipinto antico in fase di restauro nel quale, com’è d’uopo, i riquadri sono le aree di pulitura da cui sono state asportate le sezioni sottili. È palesato un processo tecnico che non è sempre svelato dall’artista ma che qui è utilizzato in maniera quasi giocosa. La pulizia geometrica delle riquadrature è in netta contraddizione con la nuvolosità dell’atmosfera celeste in cui si inseriscono gli angeli e i putti, posizionati con le braccia conserte a scrutare accadimenti terreni. L’asportazione di segmenti di pittura, in un laboratorio di restauro, rappresenterebbe il non finito, qui, al contrario, è il risolto, è l’opera.

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Mi chiamo Francesco Vianello (Venezia, 1960) e ho vissuto tra il Veneto, la Lombardia e le Marche. Ho passato la mia infanzia a stretto contatto con due artisti che si occupavano rispettivamente di cinema e[...]

Mi chiamo Francesco Vianello (Venezia, 1960) e ho vissuto tra il Veneto, la Lombardia e le Marche. Ho passato la mia infanzia a stretto contatto con due artisti che si occupavano rispettivamente di cinema e fotografia di restauro della pittura antica e che hanno naturalmente influenzato molto il mio modo di vedere la realtà.

Attraverso queste esperienze ho sviluppato una modalità di ricerca che mi ha portato nel tempo a collezionare migliaia di immagini, molte delle quali derivanti anche dagli scarti di quell’attività di restauro che fin dall’infanzia mi aveva affascinato per i suoi colori.

Nella maturità ho gradualmente costruito un personale e inedito percorso che mi ha portato ad amalgamare frammenti di immagini di materiali diversi (fotografie, macro di materiali inerti e viventi, sezioni sottili di quadri, manifesti appesi ai muri) alla ricerca di un personale punto di equilibrio cromatico tra le milioni di possibilità che solo l’elaborazione digitale può offrire.

Queste tecniche mi permettono di lavorare attraverso forti rapporti di ingrandimento pixel su pixel su una realtà sconosciuta e non percettibile all’occhio umano cercando di coinvolgere l’osservatore finale in un mondo senza tempo che abbraccia e contraddistingue questi lavori.

La carta d’identità degli antichi Maestri, per la maggioranza a me noti, è sublimata nella contemporaneità attraverso le stratificazioni che utilizzo e le antiche pennellate appaiono come stratificazioni geologiche che, dopo secoli, riemergono dall’oblio per mezzo della luce polarizzata. Riporto al pubblico queste informazioni giunte sino a noi dal passato unendo l’arte antica a quella contemporanea, costruendo un ponte rafforzato nelle sue fondamenta dalla tecnologia.

Penso al mio lavoro come ad un remix di opere pittoriche e livelli materici che ci introduce in un mondo onirico dove il figurativo si diluisce in astratto, in cui la vera natura delle cose, parafrasando Bruce Chatwin, non è annebbiata dall’abitudine e dalla fissità degli atteggiamenti mentali. Osservare, ingrandire, modificare significa andare oltre quella realtà circostante che spesso annoia l’occhio. Il lavoro diviene altro rispetto all’esistente soprattutto quando l’oggettività diviene irriconoscibile e lo scibile viene messo in discussione.

Che la tecnologia alteri quotidianamente, ormai da molto tempo, la nostra esistenza è cosa nota ma che l’arte, attraverso questa, possa creare altri mondi è spesso messo in discussione, poco accettabile.

Il mio consacrare il “già visto” prende avvio da un’antica riverenza per poi entrare nell’oggi e abbandonare qualsiasi immagine sia stata già prodotta e diffusa. Un frammento è microcosmo che diventa macrocosmo, che contiene l’Universo per unirsi al resto trasportato dalla potenza della lucentezza del colore.

 

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