Vito Bongiorno
Nasce ad Alcamo in provincia di Trapani il 1° Dicembre 1963.
Si trasferisce a Roma con la famiglia a soli tre anni e fin da piccolo mostra la sua predisposizione al disegno e alla pittura, realizzando sorprendenti, ritratti, paesaggi e nature morte.
Si diploma presso il II Liceo Artistico Statale, ed è allievo dei maestri Mino delle Site esponente dell’Aereopittura - Futurista in Italia, Vittorio Paradisi e Umberto Maria Casotti.
Nel 1981 consolida le sue conoscenze artistiche seguendo a Roma corsi di incisione, modellato, scultura, disegno dal vero e del nudo.
Dopo il servizio militare soggiorna per qualche tempo in Germania a Monaco di Baviera, dove espone le sue opere presso gallerie e siti artistici.
Passati alcuni anni nel 1986 parte per gli Stati Uniti; a New York ha l’opportunità di far evolvere il suo stile nella fase della piena sperimentazione, mettendola a confronto e integrandolo con la corrente pittorica predominante negli anni passati.
Da queste esperienze maturate con studi e ricerche, Vito Bongiorno approda la sua maturità artistica che lui stesso definisce Sintetismo della vita. Con pochi tratti riesce ad esprimere il dualismo esistente nell’animo umano travaglio interiore e soggettivo, come del resto è prettamente soggettiva la valutazione dell’opera pittorica. Attualmente svolge la sua attività artistica tra Tarquinia (Vt) e Roma.
Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
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Biografie
Nasce ad Alcamo in provincia di Trapani il 1° Dicembre 1963.
Si trasferisce a Roma con la famiglia a soli tre anni e fin da piccolo mostra la sua predisposizione al disegno e alla pittura, realizzando sorprendenti, ritratti, paesaggi e nature morte.
Si diploma presso il II Liceo Artistico Statale, ed è allievo dei maestri Mino delle Site esponente dell’Aereopittura - Futurista in Italia, Vittorio Paradisi e Umberto Maria Casotti.
Nel 1981 consolida le sue conoscenze artistiche seguendo a Roma corsi di incisione, modellato, scultura, disegno dal vero e del nudo.
Dopo il servizio militare soggiorna per qualche tempo in Germania a Monaco di Baviera, dove espone le sue opere presso gallerie e siti artistici.
Passati alcuni anni nel 1986 parte per gli Stati Uniti; a New York ha l’opportunità di far evolvere il suo stile nella fase della piena sperimentazione, mettendola a confronto e integrandolo con la corrente pittorica predominante negli anni passati.
Da queste esperienze maturate con studi e ricerche, Vito Bongiorno approda la sua maturità artistica che lui stesso definisce Sintetismo della vita. Con pochi tratti riesce ad esprimere il dualismo esistente nell’animo umano travaglio interiore e soggettivo, come del resto è prettamente soggettiva la valutazione dell’opera pittorica. Attualmente svolge la sua attività artistica tra Tarquinia (Vt) e Roma.
Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
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Nationalität:
ITALIEN
- Geburtsdatum : 1963
- Künstlerische Domänen:
- Gruppen: Zeitgenössische Italienische Künstler
Laufende und bevorstehende Kunstveranstaltungen
Einflüsse
Ausbildung
Künstlerwert zertifiziert
Erfolge
Aktivität auf ArtMajeur
Neueste Nachrichten
Alle Neuigkeiten vom zeitgenössischen Künstler Vito Bongiorno
Internamenteinterna
Hybrida contemporanea Via Reggio Emila, 32
di Martina Sconci
Allievo dell'aeropittore Mino della Site, molto amato da Marinetti, Vito Bongiorno, nato ad Alcamo nel 1963, ha studiato incisione e scultura a Roma per poi proseguire gli studi a Monaco di Baviera, esponendo in alcune importanti gallerie. In seguito, durante un soggiorno a New York, è venuto a contatto con le realtà artistiche più interessanti e ha ampliato la sua ricerca ispirandosi a quella filosofia estetica che egli stesso chiama "sintetismo della vita" e che si esprime nella sintesi fra esperienza oggettiva e manifestazione della propria interiorità.
Il suo lavoro si incentra soprattutto sul tema dell'impronta, che gli permette di mettere in mostra il reale nei diversi aspetti della sua totalità espressiva. Evocando le Anthropométries di Yves Klein, in una recente performance, Bongiorno ha steso lungo la strada del centro di Fregene cinquanta metri di tela e, dopo averla cosparsa di polvere blu, ha lasciato che delle modelle dipinte dello stesso colore vi imprimessero il loro corpo, diventando come dei pennelli viventi, sigilli da imprimere sulla tela sotto la sua attenta direzione. In queste opere si distinguono gli elementi essenziali del corpo femminile: forme antropometriche perfette, come fossero statue antiche della modernità. Si crea in questo modo una distinzione tra il “corpo pennello” della donna e il corpo dell'artista che lascia compiere l'opera sotto lo sguardo suo e degli spettatori. In questo ritratto dell'esistenza Bongiorno sottolinea la predisposizione dell'uomo a lasciare impronte, segni tangibili di un processo temporale che ha avuto luogo sul corpo e sul territorio preso in considerazione. Il suo intento è dunque quello di ridurre l'importanza data al manufatto artistico in quanto tale, per privilegiare l'aspetto mentale e spirituale di ogni creazione.
Nelle opere esposte ad Hybrida Contemporanea, dilatando i confini tra il mondo dell'arte e la quotidianeità, Bongiorno prende possesso degli elementi della scena urbana, attribuendo alla strada il valore poetico di immagine. Rappresenta i luoghi di transito e di mobilità, fatti di slittamenti sensibili e tracce improvvise, luoghi dell'esistente e del vissuto che affiorano fino alla soglia della coscienza. L'impronta di alcuni sampietrini si isola, si raccoglie in se stessa, si fa "figura" diventando come un'icona rinascimentale che emerge a fatica da sfondi di pittura monocroma. I sampiertini rappresentano un connubio di realtà passate, vissute, sovrapposte le une alle altre e intrappolate in armonia in una pittura fatta di segni e di colori. La strada è lo spazio collettivo dove si imprimono le infinite tracce che formano il tessuto dell'esistenza umana, il flusso della vita. Come diceva Argan, riferendosi all'informale, “non è la pittura a fingere la realtà ma la realtà a fingere la pittura”. Bongiorno realizza quindi quella prossimità assoluta fra vita e arte spostando l'attenzione dello spettatore sul banale lì dove la percezione si arresta per far cadere la rigida barriera tra realtà e immaginazione.
comunicato stampa
Comunicato stampa
GALLERIA LOMBARDI
Via Urbana, 8/a
Via Urbana 8a (00184)
+39 064744143 (info)
Esposizione personale Vito Bongiorno
orario: 10.30-13 / 16.30-19.30, chiuso sabato pomeriggio, domenica tutto il giorno e lunedì mattina
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: ingresso libero
vernissage: 27 giugno 2008.dal 27 giugno al 12 luglio 2008
catalogo: in mostra, testi di Costanzo Costantini
autori: Vito Bongiorno
genere: arte contemporanea, personale
Segno e memoria
di Costanzo Costantini
Non saprei dire se per istinto, gusto innato, vocazione, sapienza acquisita con gli studi e con l’esperienza, ma Vito Bongiorno è un pittore dalla mano leggera e dalla memoria vigile, dal segno rapido e sicuro e dalla fantasia mobile, dalla forma cangiante e dalla immaginazione
cromatica leggiadra. Egli possiede quella leggerezza che Nietzsche considerava un dono divino: “Pensieri che incedono con passi di colomba guidano il mondo”.
Guardando le sue opere mi viene in mente Toti Scialoja, il pittore delle impronte, il poeta e scenografo che ha avviato all’arte intere
generazioni di giovani, spiegando loro con l’esempio le ragioni profonde, spirituali e tecniche, del fare pittura. Non ne è stato allievo, ma poteva esserlo stato, più e oltre che dell’aereopittore Mino delle Site. Scriveva Toti Scialoja di sé: ”Sono stato felice ogni volta che il gesto ha preceduto il
pensiero, la parola ha preceduto il sentimento, l’abbraccio è venuto prima dell’amore. Sono intero solo quando è la vita a condurmi”. E Fabrizio D’Amico di lui:” Una lama sottile, un punto instabile di equilibrio, impossibile da tener fermo nel tempo, era l’impronta”. E impronte mi sembrano quelle che figurano al centro delle opere di Vito Bongiorno, entro quadri e riquadri multicolori che rivelano a un tempo senso del colore, virtuosismo della linea e padronanza della superficie pittorica.
Punto, linea, superficie erano le regole della ricerca compositiva di Kandiskij. Dice Vito Bongiorno: “Non c’è un passato o un futuro nel mondo dell’arte, non condivido perciò chi definisce Bello un quadro, il bello in pittura non esiste! L’opera è una ricerca, un esperimento ed è nel momento in cui la si osserva che acquista un significato profondo
traducendo le emozioni, le fantasie e le memorie di chi è spettatore, proprio per questo si trasforma in arte”.
Egli mostra di considerare un quadro una sorta di “opera aperta”, alla quale collabora anche lo spettatore, anzi che acquista un’esistenza solo quando traduce le emozioni, le fantasie e le memorie di colui che la osserva: un’idea eminentemente moderna, che nega che
l’opera d’arte abbia un’esistenza oggettiva, autonoma, indipendente non solo rispetto allo spettatore ma perfino rispetto all’autore, come sostengono insigni storici dell’arte.
Nello stesso tempo mostra di aver conoscenza delle tendenze dell’arte moderna rispetto al Bello e alla Bellezza. “Il desiderio di distruggere il Bello è la forza motrice dell’arte moderna”, proclamava nel ’48 Barnett Newman, uno degli artisti della sua scuola di New York. Lo si voleva distruggere, il Bello, al fine di rinnovare radicalmente l’arte, di spazzar via la concezione winckelmanniana della Bellezza quale sintesi di armonia, giusta proporzione delle parti, ordine, in
poche parole sintesi della divina proporzione di Luca Pacioli (Il Wilckelmann distingueva la
Bellezza, fine specifico dell’arte, dal Bello, che riguarderebbe ogni altro aspetto della realtà). Il desiderio di distruggere il Bello risaliva al Seicento, trovava una delle sue espressioni teoriche nell’Estetica del Brutto di Karl Rosenkratz e culminava nella tabula rasa operata da Malevic, Duchamp, Marinetti, Picasso e compagni. Senonchè la Bellezza è un evento misterioso, che rinasce dalle proprie ceneri, come la mitica Fenice. "Che cosa sia la Bellezza io non so”, diceva Durer. “La Bellezza è un enigma”, diceva Dostoevskij. “Il Bello è semplicemente l’inizio del terribile che molti di noi appena sopportano”, diceva Rilke. Nel suo saggio Medusa. L’orrido e il sublime nell’arte, Jean Clair ha riproposto l’idea che esista un legame fra la Bellezza e l’Orrore. Egli fa risalire l’idea della Bellezza come
Orrore al mito di Medusa, che già nella Teogonia di Esiodo incarnava la Bellezza e l’Orrore e come tale è stata rappresentata dagli artisti di ogni epoca, sino ai nostri giorni.
Questo lungo discorso per dire che le opere di Vito Bongiorno, piaccia o non piaccia al loro autore, sono belle. Oltre Toti Scialoja, egli mi fa venire in mente anche Yves Klein, il pittore francese che ricopriva di blu i corpi di giovani donne e ne imprimeva le impronte sulla tela.
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NOTE CRITICHE
E' nell'Uomo che è riposta la conoscenza. Nel suo spirito, che lo guida attraverso la percezione, o meglio attraverso l'individuale rappresentazione della realtà in cui l'Uomo stesso è immerso. E' ciò che emerge dallo stile di Vito Bongiorno: la velocità e l'essenzialità delle sue linee inquadrano a tutta macchina il nostro spazio vitale frenetico ed in continua accelerazione. Non una critica, ma solo una interpretazione di ciò che ci circonda che va sempre più esplicitandosi in sperimentazioni tecnico - stilistiche degne di una avanguardia artistica: meta che consolida un itinerario artistico che ha tenuto conto della compressione, o meglio della interpretazione quale fondamento di qualsiasi tipo di comunicazione.
Il tempo, ripreso nel proprio "eidolon artistico" che muta al mutare della rappresentazione soggettiva, ha accompagnato l'intera produzione artistica da protagonista, dimostrando una profonda coscienza fenomenologica dell'autore, cosciente nei confronti della propria maturazione artistica e della inscindibiltà tra la forma che si presenta alla visione ed il proprio contenuto.
L'opera di Vito Bongiorno sottolinea una meditazione impegnativa e produttiva sui fondamenti dello spazio - tempo in cui viviamo.
Gianluca Scarpellino
Nel percorso di ricerca di Vito Bongiorno l'esposizione in atto appare un opportuno momento di riflessione sul pensiero dell'artista.
La sua sperimentazione, allontanatasi dal cammino di formazione degli anni giovanili, suggestionati dall'accademia - segno e figura, insieme protagonisti della tela, venivano intesi ed elaborati secondo le regole di un rinnovato gusto espressionista - , appare libera da modelli.
L'artista si è volto a composizioni in cui il colore comunica il piacere della dissolvenza e il segno, dato ora come volontà di sintesi - deciso e forte, oppure breve, colorato e dinamico, non usato solo per suggerire figure in movimento - è orientato a indagare - e, quindi, a restituirne la visualizzazione - nel mondo del suono.
Giovanna Mencarelli
Il lavoro di Vito Bongiorno si presenta con i caratteri di una nuova continua evoluzione.
Ed è infatti, nell’attuale momento operativo è dato di assistere ad una modificazione della componente figurativa che, pur restando presente, privilegia la trama lineare.
Si tratta di operazione che attinge a moduli astratti attraverso i quali sono reperiti sintesi ed essenzialità, vale a dire gli elementi fondanti del fare artistico per una incisiva espressività.
Luciano Marziano
La lunga stagione dell’informale si arricchisce di nuovi esiti, nella ricerca del colore, della forma, della linea, della luce.
Verso una probabile destinazione della forma Post –Informale.
ERNESTO D’ORSI

Expos Collective (Listing)
1978 Collettiva V° circonscrizione Roma.
1980 Collettiva Festa dell’Unità a Roma.
1980 Collettiva Sala Caffetteria “Il Fagiano” di Roma.
1982 Collettive Festa dell'Unità Roma.
1983 Collettiva caserma Bruno Comandone Diano Marina (IM).
1984 Collettiva Blu cafe Bracciano (Roma).
1985 Collettiva Sala Brescia di Roma.
1985 Collettiva “Marienplatz” Die Grösse Sale Monaco di Baviera (Germania).
1985 Collettiva a Dachau (Germania) presso la Sala espositiva Die Gelb Sönn.
1986 Collettiva con artisti americani nella Sala Mediterranea, 11 Avenue in New York.
1986 Collettiva nel Giardino delle Ville ad Hartford (Connecticut).
1991 Collettiva presso la Caffetteria Il Fagiano di Roma.
1996 Collettiva Galleria la Lestra Palazzo Bruschi di Tarquinia (VT).
1997 Collettiva Galleria la Lestra Palazzo Bruschi di Tarquinia (VT).
1997 Collettiva La Piazzetta a Tarquinia (VT).
1998 Collettiva I Gran Premio delle Arti di Civitavecchia.
1998 Collettiva IV edizione de l’Autunno degli Artisti di Civitavecchia.
1998 Collettiva Lestra Palazzo Bruschi di Tarquinia (VT).
1999 Collettiva Cento Pittori di via Margutta Piazza Mignanelli a Roma.
2000 Collettiva “Via Margutta a Tarquinia”.
2000 Collettiva Cento Pittori di via Margutta Piazza Mignanelli a Roma.
2001 Collettiva “I° premio Artisti della provincia di Viterbo”(Museo di Tuscania).
2001 Collettiva della IV Rassegna “L’Agricoltura si racconta”Tarquinia.
2004 Collettiva Galleria Valorart, Viterbo.
2004 Collettiva Arte Expò Vitarte e mostra di Arte Moderna e Contemporanea Viterbo.
2004 Collettiva Galleria Il Collezionista Roma.
2004 Collettiva Galleria Spazio Visivo Roma.
2004 Collettiva Galleria Baldissera Roma
2004 Collettiva Galleria Consorti Roma.
2005 Collettiva Galleria Consorti Roma.
2005 Collettiva Galleria Camelù Roma.
2005 Collettiva Arte Expò Vitarte e mostra di Arte Moderna e Contemporanea a Viterbo.
2005 Collettiva Galleria Margutta 102 Roma.
2005 Collettiva Galleria Camelu Roma.
2005 Collettiva "Au fil de l'art" Tarquinia (VT) Auditorium San Pancrazio.
2005 Collettiva Galleria la Tartaruga Roma.
2005 Collettiva Auditorium San Pancrazio Tarquinia (VT).
2005 Collettiva Galleria Consorti "La notte bianca" Roma.
BLU OLTRE
Nel corso degli ultimi anni l’artista ha intrapreso una serie di sperimentazioni tra Body Art e Land Art.
Nella Body Art Vito Bongiorno considera il corpo come fondamentale mezzo di espressione artistica, mentre nella Land Art usa l’ambiente come teatro dell’attività creativa.
Crea così una fusione tra questi due movimenti artistici nati negli anni Sessanta negli Stati Uniti e diffusisi in Europa e in molti altri paesi.
Nella mostra “BLU OLTRE” l’artista presenta quattro dei suoi ultimi lavori.
Per ognuna di queste quattro opere emergono chiaramente e all’unisono la linearità e l’efficacia dei suoi pensieri.
Le sue opere prendono forma, tralasciando l’importanza del manufatto, e rivelano con messaggi essenziali temi di profonda importanza sociale.
Caratterizzata da forme estremamente chiare, “SENZA PROTEZIONE”, è l’opera in cui l’artista libera lo spettatore dall’impatto crudo del tema delle morti bianche e allo stesso tempo lo conduce, come prendendolo per mano, davanti ad una verità inequivocabile.
Essenziale è invece la libertà che viene messa in un angolo, in uno spazio ridotto, vincolata e trattenuta da un filo al quale è appesa “UN’ORA D’ARIA”.
Lo spettatore può sorprendersi poi a riflettere e respirare davanti a molteplici provette di vetro che formano una “RISERVA D’ARIA PER UN FUTURO MIGLIORE”.
L’artista poi supera, oltre il blu, la sua zona d’ombra prendendo come immagine una “ZONA NON MILITARE, LIMITE VALICABILE” per troncare quello che spesso viene rigidamente imposto.
“BLU” è il colore che lo riporta alla sua terra, è quel “luogo” dove l’artista Vito Bongiorno vede fruire i suoi pensieri e le sue idee prendono forma; “BLU OLTRE” è il risultato del suo sentire.
Nato ad Alcamo (TP) nel 1963 ha avuto tre maestri.
Mino delle Site, l’aeropittore futurista dal quale ha appreso che la pittura è soprattutto leggerezza, quella leggerezza che Nietzsche considerava un dono divino. Il secondo maestro di Vito Bongiorno è stato Toti Scialoja, il poeta, il pittore e scenografo per il quale l’impronta era una lama sottile, un punto instabile di equilibrio, impossibile da tener fermo nel tempo. Il terzo maestro di Vito Bongiorno è stato Yves Klein, il pittore francese noto per le sue antropometrie, consistenti nel dipingere donne nude di blu e imprimerne i corpi sulla tela.
A differenza di Yves Klein che eseguiva queste operazioni nel chiuso dello studio, Vito Bongiorno realizza i suoi esperimenti in Plein Air, sotto lo sguardo attento del pubblico, che partecipa così, attivamente, alle performance.
Recentemente il Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi di Gibellina ha acquisito all’interno dei suoi spazi l’opera “Oltremare a Gibellina” accolta con entusiasmo e stima da parte del Presidente Ludovico Corrao.

Expos Solo (Listing)
1977 Personale della via Crucis nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù in Roma.
1978 Personale “Sala Blob” di Roma.
1981 Personale e collettiva Sala Nomentana di Roma.
1984 Personale Blue Cafè Bracciano (Roma).
1985 Personale “Marienplatz” Die Grösse Sale Monaco di Baviera (Germania).
1985 Personale a Monaco di Baviera presso il ristorante “Bella Italia”.
1985 Personale a Dachau (Germania) presso la Sala espositiva Die Gelb Sönn.
1986 Personale con artisti americani nella Sala Mediterranea, 11 Avenue in New York.
1990 Personale presso la Caffetteria il Fagiano di Roma, per i mondiali di calcio.
1996 Personale Presso la Galleria d’Arte Sala Mostre di Tarquinia (VT).
1996 Personale presso la Caffetteria Umberto I di Tarquinia (VT).
1997 Personale Sala Comunale della città di Onano (VT).
1997 Personale Galleria la Lestra Palazzo Brushi di Tarquinia (VT).
1997 Personale Mythos City di Tarquinia (VT).
1997 Presepe artistico costituito da cinque quadri dal nome: Natività surreale.
1998 Personale Sala Anselmi Palazzo dell’Amministrazione Provinciale di Viterbo.
1999 Personale “ Sintesi “Palazzo Bruschi di Tarquinia (VT).
2001 Personale di Body Art al “San Marco Cafè” Tarquinia.
2002 Personale “Tarquinia 2002 l’Impronta del III Millennio” “San Marco Cafè” Tarquinia.
2002 Personale American Bar “San Marco Cafè” Tarquinia.
2002 Realizzazione dipinto (mt 450), donato in parte al Comune di Tarquinia e alla provincia di Viterbo.
2002 Personale Hotel La Torraccia di Tarquinia.
2002 Personale “Chiostro San Marco” di Tarquinia.
2002 Personale “Il Segno sulla Memoria” l’Auditorium San Pancrazio di Tarquinia.
2003 Personale “Occhio che vede dentro il suo vedere” Galleria Comunale d’Arte Moderna di Tarquinia.
2004 Personale Galleria Valorart Viterbo.
2005 Personale Galleria Baldissera Roma.
2005 Personale Gallery Cafè Roma.
2005 Personale Body Art in occasione Miss Italia Finale regionale Tarquinia (VT).
Premio Terna 2010 Vito Bongiorno
"Generata non creata" poichè la terra è questo.
Dalla sua origine il nostro pianeta ha sprigionato energia attraverso l'acqua, il sole, il vento. Attraverso le generazioni le energie sono state trasformate.
Dal BIG-BANG, dal brodo primordiale, ad una terra vista, oggi, come una sfera che rischia di diventare nera. L'inez......ione da parte a parte attraverso la linga provetta rappresenta la volontà di ripristinare le energie originali, intrinseche del nostro pianeta. Spesso il potere dell'essere umano prevale sul potere del nostro pianeta, apportando benefici, altre volte no. Quando sono le energie della terra a far prevalere il loro potere, l'uomo può scomparire. Ancora una volta l'artista esprime la necessità di tralasciare l'importanza data al manufatto artistico in quanto tale, per privilegiare l'aspetto spirituale e mentale di ogni creazione.
A tutti i sostenitori dell'artista Vito Bongiorno, cliccate il link in basso ci sarà l'opera in concorso dell'artista al Premio Terna "GENERATA NON CREATA" e cliccate in basso a sinistra MI PIACE.
#work/generata-non-creata

Artikel
Nasce ad Alcamo in provincia di Trapani il 1° Dicembre 1963.
Si trasferisce a Roma con la famiglia a soli tre anni e fin da piccolo mostra la sua predisposizione al disegno e alla pittura, realizzando sorprendenti, ritratti, paesaggi e nature morte.
Si diploma presso il II Liceo Artistico Statale, ed è allievo dei maestri Mino delle Site esponente dell’Aereopittura - Futurista in Italia, Vittorio Paradisi e Umberto Maria Casotti.
Nel 1981 consolida le sue conoscenze artistiche seguendo a Roma corsi di incisione, modellato, scultura, disegno dal vero e del nudo.
Dopo il servizio militare soggiorna per qualche tempo in Germania a Monaco di Baviera, dove espone le sue opere presso gallerie e siti artistici.
Passati alcuni anni nel 1986 parte per gli Stati Uniti; a New York ha l’opportunità di far evolvere il suo stile nella fase della piena sperimentazione, mettendola a confronto e integrandolo con la corrente pittorica predominante negli anni passati.
Da queste esperienze maturate con studi e ricerche, Vito Bongiorno approda la sua maturità artistica che lui stesso definisce Sintetismo della vita. Con pochi tratti riesce ad esprimere il dualismo esistente nell’animo umano travaglio interiore e soggettivo, come del resto è prettamente soggettiva la valutazione dell’opera pittorica. Attualmente svolge la sua attività artistica tra Tarquinia (Vt) e Roma.
Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.