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Silvio Motta, nato a Heidelberg in Germania, si laurea nel 1988 in progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Parallelamente agli studi di architettura, ha frequentato dall’età di 16 anni il Teatro dell’Acqua di Gargnano condotto dai fratelli Lievi quale assistente alla scenografia di Daniele Lievi, esperienza culminata nel 1984 con il premio UBU per il miglior spettacolo di avanguardia per “Barbablù” di G.Trackl, Biennale di Venezia. Dopo la laurea inizia una collaborazione con lo scenografo Tobia Ercolino presso il Teatro Rifredi di Firenze conclusasi con il premio UBU per la miglior scenografia nel 1991 per “Improvvisamente l’estate scorsa” di T.Williams, regia di Cherif, Teatro Testoni di Bologna. Nel 1994 si trasferisce in Germania dove alterna collaborazioni presso studi associati di architettura (Prof. Nestler, BDP a Monaco), al lavoro di scenografo costumista per numerose produzioni teatrali nei paesi di lingua tedesca. Nel 2021 ottiene il Premio alla carriera per il lavoro di scenografo al Film Festival di Afragola, Napoli. La produzione artistica prosegue parallelamente alle altre attività e insegue un’ispirazione intima in cui realtà e fantasia tendono a sovrapporsi alla ricerca di una mappa di sopravvivenza come già nella sua prima personale presso la Galleria Multimedia di Romana Loda a Brescia nel 1991.A partire da metà degli anni ’90 l’utilizzo sempre più frequente del video quale forma di “quinta dinamica” ereditato dalla pratica teatrale condurrà ad una serie di installazioni multimediali “site specific”: tra gli altri l’installazione video "29MUC7 - la croce e il quadrato”, mandala psichedelico (Festival Emmas, Olbia 2004) i cui singoli frame video sono altrettanti light boxes; “Adamello il cuore trasparente” (MUSIL di Cedegolo, 2011), video girato riprendendo i sette torrenti dell’ Adamello e la sua sorgente sul ghiacciaio alla ricerca dell’essenza “spirituale” di ciascuna valle evidenziato infine da un codice colorato a barre ricavato dai colori riflessi nelle differenti acque; “Sospensioni cromatiche” (Tagliata del Ponale, 2007) dove la proiezione di immagini ispirate dalle poesie di H.Michaux contrastano con la superficie corrugata delle caverne del forte austriaco scavato nel cuore della montagna; “Chi cerca l’uomo trova l’homo pubblicitarius” (Galleria Inga Pin, Milano 2007) in collaborazione con Gianfranco Milanesi . Negli anni 2000 la dimensione digitale acquista una nuova dimensione narrativa con il lavoro presentato nella collettiva “Being Human, Haitsma’s way” (Spazio Contemporanea a Brescia, 2013), in parte esposto oggi presso lo Spazio Milesi; scrive a proposito Giampietro Guiotto: “La collettiva “Being Human, Haitsma’s way” si presenta come una riflessione sull’incerta identità umana nell’età contemporanea e sulle difficoltà del pensiero filosofico ed estetico di alleviarne la tragicità del vivere… "