Francesco Palmieri Profile Picture

Francesco Palmieri

Back to list Added Sep 15, 2017

istinto

via saragat, 13 preganziol (tv)

Sunday 17 September 2017
Friday 29 September 2017

Per me l’arte è religione. Nel senso che è tentativo costante di comunicazione col sovrannaturale, cioè con la vera realtà, e presentazione di una possibilità di connessione e di accesso ad essa.
Ai giorni nostri, dove l’arte è relegata a semplice fenomeno di espressione soggiacente alle turbolenze dell’ego, una dichiarazione simile può far sorridere, se non peggio essere tacciata di eresia.
Ma a questo scetticismo tipico dell’ uomo moderno, dell’uomo laico ( e ricordo che in greco, laicazein significa puttaneggiare), io oppongo tutto il mio entusiasmo verso la dimensione della grande arte che sola mi permette di entrare in contatto mistico con la profondità delle cose e di me stesso.
L’arte e la religione, o meglio lo spirito religioso, devono coincidire, dunque. Con malinconia perciò guardo al mondo greco, dove, quel popolo straordinario, si è concessa una società dove non esisteva una classe sacerdotale opprimente - come nelle altre culture, coeve e non - e quindi si è permessa, cosa unica nella storia dell’uomo, di trattare direttamente, attraverso le loro straordinarie capacità tecnico-artistiche, con le realtà superiori e farle scendere sulla terra, dandogli connotati semplici, tangibili, umani.

In questa dichiarazione necessariamente è implicita dunque anche la funzione sociale dell’arte; nel senso che il “sociale”, all’approssimarsi della fruizione deve rinunciare alla sua pruderie mondana, e offrire all’individuo la possibilità di vivere un’esperienza unica e irripetibile.
Al di là delle parole, dei concetti, penso che chi fruisce dell’arte deve essere colpito nell’animo, prima dell’insorgere del pensiero, del ragionamento.
Per questo, parlando nello specifico della pittura, ho da sempre amato le opere di quei maestri che offrivono alla mia sensibilità, inappagata da questo mondo, la visione di un luogo in cui io mi sentivo veramente a casa.
Personalmente, come artista quindi, amo allestire scenari che, pur conservando i lineamenti del vivere comune, si presentino come al limite, come su una soglia che invita ad entrare in un “altrove”.
Dunque paesaggi, convertiti in una sublime impossibilità ad essere vissuti: rocce che invadono e ingombrano la scena , edifici inabitabili, fabbriche abbandonate, non più gravate dal peso della loro destinazione d’uso, non più schiave quindi della necessità, e mutate perciò in luoghi dove si opera chissà
quale misteriosa attività…

Francesco Palmieri

ArtMajeur

Receive our newsletter for art lovers and collectors