Tutti pazzi per il Natale: Warhol, Dalì e Picasso

Tutti pazzi per il Natale: Warhol, Dalì e Picasso

Olimpia Gaia Martinelli | 23 dic 2022 8 minuti di lettura 0 commenti
 

Quando si pensa al Natale, soprattutto all'interno della narrazione della storia dell'arte, è impossibile dissociarsi dall'immagine dell'iconografia più classica legata alla natività, che, incarnata dalla rappresentazione della sacra famiglia all'interno di un rifugio di fortuna, è stata sapientemente resi da celebri capolavori del figurativismo occidentale, riconducibili all'esempio tratto dall'indagine figurativa di maestri come Giotto, Ghirlandaio e Giorgione...

Natalie Levkovska, Caccia di Natale , 2022. Disegno, gouache/matita su carta, 52 x 72 cm.

Quando si pensa al Natale, soprattutto all'interno della narrazione della storia dell'arte, è impossibile dissociarsi dall'immagine dell'iconografia più classica legata alla natività, che, incarnata dalla rappresentazione della sacra famiglia all'interno di un rifugio di fortuna, è stata sapientemente resa da celebri capolavori del figurativismo occidentale, riconducibili all'esempio tratto dall'indagine figurativa di maestri come Giotto, Ghirlandaio e Giorgione. Questo approccio al soggetto, pur con grandi variazioni, è persistito fino ai giorni nostri, esprimendosi attraverso le interpretazioni più personali di artisti come Gauguin, Haring, LaChapelle e Banksy. Questi ultimi punti di vista, pur rivelando la percezione del Natale da parte di tali maestri, non danno la misura di come l'evento più importante dell'anno li abbia influenzati nella loro quotidianità, aspetto che emerge invece dal più "pratico e resoconti di routine" di Warhol, Dali e Picasso. A proposito di americano, il maestro della Campbell' Soup era un grande fan del Natale, in primis perché, molto probabilmente, questa ricorrenza, popolare e consumistica per eccellenza, ben si sposava con la sua poetica, oltre che fervida, ideologia Pop. Inoltre, un'occasione del genere lo soddisfaceva anche perché lui, profondamente religioso, poteva dar voce, attraverso questa festa, alla totalità della sua essenza: una spudorata combinazione di tradizione e consumismo commerciale. Nonostante l'ineludibile dualismo espresso nelle opere, sia religiose che natalizie, realizzate da Andy, tali temi appaiono ancora poco indagati rispetto alla più tradizionale produzione warholiana di ritratti di oggetti o celebrità. Pertanto, è importante cogliere l'occasione per evidenziare l'interesse che, per molti anni, ha legato Warhol alla suddetta festività, un'attenzione che si può rilevare già quando il maestro del Pop era ancora illustratore per Tiffany & Co, un periodo in cui, tra il 1956 e il 1962, si dilettò proprio nella produzione di innovative cartoline natalizie. Lo stile di quest'ultimo, a metà tra un'interpretazione prettamente artistica e un design commerciale, ha indagato i soggetti più celebri della nascita di Cristo, come: alberi di Natale, renne, putti, calze, regali, caramelle e caminetti, dando vita a un'interpretazione di l'evento mirava a non deludere le aspettative del sé infantile del destinatario. Infine, il legame tra quella festività e il maestro di Pittsburgh continuò, realizzandosi in forme diverse, negli anni a venire, quando cioè, ad esempio, apparve, vestito a festa, in un numero di Natale del 1978 di High Times in compagnia di Truman Capote, o nell'occasione in cui, nei primi anni '80, l'artista realizzò una serie di dipinti e serigrafie Poinsettia, oltre all'immagine iconica di Babbo Natale, facenti parte di un portfolio di dieci serigrafie intitolato Myths. Riguardo all'albero di Natale dai contorni neri e dorati del 1957, la litografia, realizzata per una cartolina di Natale di Tiffany e come invito di Andy al suo "Golden Pictures Show" alla Bodley Gallery di New York, esprime, nonostante l'intento puramente commerciale della destinazione, tutto l'estro creativo del maestro di Pittsburgh, che, come una sorta di "sineddoche artistica", utilizza le decorazioni dell'albero per promuovere e diffondere l'idea stessa dell'abete, che diventa un agglomerato di angeli, animali, stelle filanti, parti del corpo umano, etc. Tornando ancora sull'argomento delle suddette cartoline natalizie, vale la pena riprendere l'argomento per svelare un ulteriore aneddoto, che, riguardante Salvador Dalì, vede il pittore spagnolo impegnato nella realizzazione, eseguita tra il 1958 e il 1976, di diciannove cartoline a tema natalizio, volto ad indagare il tema religioso attraverso il suo punto di vista visionario e surreale. Questa impresa è stata messa in atto dal catalano per soddisfare le richieste dell'azienda farmaceutica di Barcellona Hoechst Iberica, che, periodicamente, ha inviato biglietti d'auguri artistici a medici e farmacisti spagnoli. Tali carte, alcune delle quali riportano anche frasi scritte a mano dallo stesso Dalì, sono decorate con disegni all'avanguardia raffiguranti immagini e parole che, oltre a trarre ispirazione dai temi più tipici del Natale, hanno preso spunto da capolavori della storia dell'arte e della letteratura spagnola , come, ad esempio, Las meninas di Velazquez e il Don Chisciotte di Cervantes. Questo approccio al tema natalizio può essere spiegato da una citazione del maestro stesso: "chi non vuole imitare, non produce nulla".

Yann Michael Talvas, Merry Christmas , 2017. Acrilico su tela di lino, 41 x 33 cm.

Tre presepi contemporanei a confronto: Haring, LaChapelle e Banksy

Tornando all'iconografia più classica del Natale, è innegabile riscontrare che, come per la maggior parte dei temi artistici, la natività ha subito forti variazioni, nonché, in alcuni casi, innegabili sconvolgimenti, riscontrabili spesso a partire dall'indagine figurativa da le avanguardie novecentesche, per giungere, all'interno della contemporaneità, a interpretazioni ancora più inedite, drastiche e, a volte, anche dissacranti. Per dimostrare quanto detto basta considerare tre presepi realizzati tra il XX e il XXI secolo, come ad esempio quelli di Keith Haring, David LaChapelle e Banksy. Nel primo caso, il disegno senza titolo del 1985 circa, realizzato dal Maestro della Lettura a pennarello oro su cartoncino nero, interpreta la sacra nascita all'interno di un contesto spregiudicato e dissacrante, in cui, l'immagine stilizzata di una Madonna col Bambino è circondata da un folla di anime inquiete, all'interno delle quali spiccano le "sagome" di diavoli minacciosi e personaggi, o immagini, intenti a demistificare i simboli più tradizionali del cristianesimo. Parlando di LaChapelle, invece, la Natività del 2021 del fotografo americano offre una visione piuttosto inquieta dell'iconografia più tradizionale, che, caratterizzata dalla presenza ambigua di personaggi vigorosi e colori squillanti, prende forma all'interno di una cornice paradisiaca, in in cui diventa tangibile l'allusione alla vanità, al materialismo, al sessismo e all'ostentazione della nudità nella società moderna. A proposito di Banksy, lo street artist si è sicuramente distinto nel 2019, anno in cui la sua Bethlehem Scar ha dato vita a una Sacra Famiglia posta davanti a un muro di cemento trafitto da un proiettile di mortaio, che, avendo la forma di una stella, rappresenta un dettaglio volto a generare una sorta di "presepe di guerra", alludendo allo stato di eterno conflitto tra israeliani e palestinesi. Vale infine la pena sottolineare come, nonostante queste ultime interpretazioni meno convenzionali del tema natalizio, esistano, all'interno del mondo contemporaneo, anche punti di vista che, pur essendo sempre inediti e originali, sembrano essere più fedeli alla tradizione, così come lo dimostra l'indagine artistica di Artmajeur Maria Tuzhilkina, Eleonora Rom ed Elena Shichko.

Olga Zaitseva, Aspettando un miracolo , 2022. Acrilico su tela di lino, 50 x 40 cm.

Maria Tuzhilkina, Albero di Natale , 2022. Penna gel / acrilico / pennarello su tela, 50 x 40 cm.

Maria Tuzhilkina: Albero di Natale

La pittura di Tuzhilkina sembra rispondere, attraverso la presenza del soggetto interamente realizzato in acrilico nero, a una domanda cult del periodo più movimentato dell'anno, come: chi sono i veri protagonisti del Natale? Infatti, nonostante il trionfo degli abeti e delle palline da appendere all'albero, i veri protagonisti della festa risultano essere i bambini stessi, in quanto solo questi ultimi sanno vivere appieno lo spirito della festa, partecipando attivamente alla preparazione di addobbi, succulenti banchetti, attendendo con gioia l'arrivo di Babbo Natale, diffondendo tutto il loro entusiasmo per i festeggiamenti e desiderando intensamente l'arrivo dei doni tanto attesi. Parlando di storia dell'arte, invece, il lavoro dell'artista di Artmajeur sembra comporre, insieme a una serie di dipinti realizzati da maestri indispensabili come Hans Andersen Brendekilde, Marcel Rieder e Viggo Johansen, una narrazione figurativa dei diversi momenti del Natale, scandito dalla fase dell'acquisto dell'albero, della sua decorazione e della successiva celebrazione. Una storia del genere potrebbe iniziare, infatti, con Taglio degli alberi di Natale (1885) di Hans Andersen Brendekilde, proseguendo con Decorare l'albero di Natale (1898) di Marcel Rieder, nonché nell'interpretazione di Tuzhilkina, per culminare nel lieto evento descritto da Viggo Johansen's Happy Christmas (1891), visione capace di augurare Buon Natale a tutti gli utenti!

Eleonora Rom, Santa Claus 2 , 2022. Acrilico su carta, 42 x 23,5 cm.

Eleonora Rom: Babbo Natale

La storia dell'arte dimostra che Babbo Natale non è solo l'uomo più amato dai bambini, poiché questo simpatico personaggio panciuto e barbuto, contraddistinto dalla risata-slogan "Uh oh", è stato un soggetto molto indagato anche dai più grandi artisti di tutti i tempi, che hanno mostrato grande attenzione alla resa attenta delle sue peculiarità fisionomiche e vestimentali, nonché del suo contesto di appartenenza. Tra le tante interpretazioni dello spericolato profanatore di ciminiere di tutto il mondo, sono sicuramente degne di nota quelle di Robert Walter Weir, William Holbrook Bear e Newell Convers Wyeth, anche se, in termini di popolarità dovuta alla popolarità mediatica, Babbo Natale di Haddon Sundblom rimane un indimenticabile , giocherellone e paffuto uomo in rosso che fu impiegato per le iconiche rivendicazioni della Coca Cola dal Natale 1931 al 1964, periodo durante il quale tale personaggio, pur nella continuità iconografica, divenne protagonista di molteplici avventure, tra queste, il tentativo irriverente, datato 1961 , per zittire il cane di famiglia, che lo aveva scoperto alle prese con la distribuzione dei doni nel soggiorno di casa. In questo contesto ben si inserisce l'interpretazione di Rom, che, proprio come Sundblom, ha indagato lo stesso tema in più di un'opera, proponendo una personale visione dell'uomo più chiacchierato del Natale, che, in questo caso, appare più atletico e giovanile, all'interno di contesti per lo più astratti, volto a citare la famosa forma scritta in cui è resa la sua risata convenzionale.

Elena Shichko, Merry Christmas and New Year , 2022. Acquarello su carta, 33,5 x 30 cm.

Elena Shichko: Buon Natale e Anno Nuovo

Riesci a immaginare il Natale senza le decorazioni? Ti sfido a farlo, poiché io, personalmente, non ne sono affatto capace! Concordo quindi pienamente con la scelta dell'artista di Artmajeur Shichko di alludere a questa festività attraverso la mera raffigurazione di una ghirlanda di fiori, soggetto che, al di fuori del contesto del venticinque dicembre, risulta essere, infatti, molto antichi e diffusi nella storia dell'arte occidentale, tanto che fiori, foglie e frutti, composti in ghirlande e ghirlande, erano frequenti nell'arte e nell'architettura romana, epoca in cui divennero simbolo di vita e abbondanza. Questa tradizione, che persistette per tutto il Rinascimento, trovò molta fortuna nell'Italia del Seicento, che, attraverso l'esempio della pittura olandese, caricò questo soggetto, sia di significati religiosi simbolici che di messaggi moralistici, affini a quelli diffusi dalla vanitas. Per quanto riguarda il contesto natalizio, invece, le ghirlande, intese come famosi addobbi domestici, derivano da un simbolismo prettamente religioso, volto a identificare nella forma circolare la vita eterna e l'amore per Dio. Infatti, nell'antichità, e più precisamente durante il XVI secolo, erano diffuse le corone d'Avvento che, decorate con bacche rosse e candele, erano indelebilmente legate ad un contesto religioso e cristiano, volto a riferirsi alla corona di spine di Gesù e alla sangue di Cristo, ma anche alla nascita dello stesso.


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