Picasso: Periodo Blu e Periodo Rosa a confronto

Picasso: Periodo Blu e Periodo Rosa a confronto

Olimpia Gaia Martinelli | 20 set 2023 7 minuti di lettura 0 commenti
 

È indiscusso, Picasso è uno degli artisti più conosciuti al mondo, tanto che mi rifiuto addirittura di presentarlo, per evitare ovvie ripetizioni, che farebbero storcere il naso agli esperti d'arte più preparati...


Introduzione "vietata" agli amatori!

È indiscusso, Picasso è uno degli artisti più conosciuti al mondo, tanto che mi rifiuto addirittura di presentarlo, al fine di evitare scontate ripetizioni, che farebbero storcere il naso ai più esperti d’arte, che si sentirebbero in questo modo trattati alla stregua dei più incolti dilettanti! Ironia a parte, perseguo nel mio intento di raccontarvi, forse, qualcosa di meno noto sul conto del pittore, partendo dal fatto che egli, a differenza di altri artisti che hanno incentrato la loro sperimentazione principalmente su uno stile o un punto di vista, il quale li ha resi estremamente celebri (si pensi all’associazione obbligatoria tra Monet e l’Impressionismo), si è divertito, Cubismo a parte, anche a sperimentare ulteriori e note “pratiche”, nonché diverse tecniche artistiche. Di fatto, è oggetto di mio interesse sviluppare un innovativo confronto tra il Periodo blu e quello rosa dell’artista: due fasi della ricca indagine figurativa del pittore, risaputamente comprensiva anche del periodo africano e di quello del cubismo analitico e sintetico. Basta, giungiamo al punto! Adesso urge rivelare tutti i segreti, storici e teorici, del Periodo blu, che saranno seguiti da un simile studio a riguardo di quello rosa. In secondo luogo, tutte queste nozioni verranno utilizzate al fine di confrontare tra loro due dipinti frutto dei momenti in questione, chissà, forse animati, anche da qualcosa in grado di accomunarli…

LATO II (2022)Dipinto di Michał Ostrogórski.

Il Periodo blu

Partiamo dal più antico Periodo blu, restando alquanto sintetici, in quanto risulterà meno scontato dare più spazio al successivo paragone tra le opere...Pertanto, riprendendo le parole di Picasso, riassiumiamo tutto il contesto figurativo in questione citando la frase: “Mi misi a dipingere di blu pensando che Casagemas era morto”. Di fatto, il periodo blu (1901-1904), collocato fisicamente tra gli spostamenti a Parigi e a Barcellona dell’artista, nacque principalmente dal realizzarsi di un evento nefasto, ovvero il suicidio del sopra citato Carlos Casagemas, uno tra i più cari amici dell’artista. Il dolore causato dal lutto, oltre che dalle ristrettezze economiche in cui riversava all’epoca il pittore, trovarono nel colore blu la giusta tonalità per essere espressi, resa mediante l’analisi di soggetti generalmente poveri e sofferenti, pronti a trasmettere l’infelicità e la tristezza che abitavano il cuore dell’artista, il quale, mediante l’arte, poteva esternare il suo sentire, rendendolo universalmente condivisibile da chi, come lui, sentifa forte dentro sé quello che molti chiamano il male di vivere...  

UN'ALTRA LINGUA (2022)Dipinto di Young Park.

Il Periodo rosa

“La quiete dopo la tempesta”, oltre ad essere il titolo di una famosa poesia dell’italiano Giacomo Leopardi, pare riassumere anche quando succedette al colore blu il più positivo Periodo rosa (1904-1906), attitudine figurativa risultato della nuova residenza dell’andaluso, ormai stabilitosi presso il vivace quartiere degli artisti di Montmartre (Parigi), luogo dove riuscì a lasciarsi alla spalle le difficoltà insite nella natura pricipalmente instabile e caduca della vita umana, ritrovando stilemi pittorici ormai pronti a focalizzarsi su soggetti più allegri, che, spesso presi in prestito dal mondo del circo, presero le sembianze mediante un sapiente accostamento di tonalità vivaci di rosso, arancione, rosa e terra. 

SAUNA MAGENTA (2023)Dipinto di Shulman.

PASSAGGIO PROTÉGÉ RÉF. 1396 (2023)Dipinto di Christian Raffin.

Confronto pittorico: maternità in rosa e blu

Siamo giunti finalmente alla parte più innovativa, interessante e meno scontata della mia ricerca, in quanto, nonostante le nette e sopra citate differenze presentate tra i periodi in questione, ho trovato due capolavori, rispettivamente uno in blu e l’altro in rosa, che, aventi soggetto affine, conducono,  nonostante le peculiarità cromatiche ben simbolicamete distinte, ad un affine sentimento di affetto, protezione e tenerezza, il quale è riscontrabile, anche nelle fasi più difficile delle nostre vite, nell’immenso e imperturbabile rapporto d’amore esistente tra madre e figlio. Quanto detto ben si evince dall’opera del Periodo rosa titolata Famiglia di acrobati (1905), dove i veri protagonisti risultano essere proprio l’infante e la donna, i cui volti si avvicinano amorosamente quasi sfiorandosi, per impressionare gli occhi inteneriti, sia della figura maschile, che della sciammia quasi umanizzata. Tale intimità, ovvero l’esternazione così “sfrontata” di una tale dolcezza, deriva da una delle più antiche “crociate” della storia dell’arte, in quanto, è soltanto a partire dal Duecento, per via di una rinnovata spinta a una devozione più semplice e appassionata, che la figura della Vergine, esempio di madre per eccellenza, si liberò dagli schemi bizantini, per iniziare ad avvicinarsi con dolcezza al figlio. Tale modello di derivazione italica non poteva essere ignorato persino nel più lugubre Periodo blu, dove, come si evince da Mother and Child del 1901, la donna arriva addirittura a baciare il suo bambino. La figura in questione, sopratutto per le sue vesti, è stata riconosciuta da molti come una specie di “Madonna”, facente parte di una serie di soggetti analoghi del Periodo blu, in cui l’artista ha spesso voluto combinare i temi della religione e della povertà. Infine, ulteriori novità a riguardo del Periodo blu e di quello rosa si possono scoprire mediante l’analisi di alcune opere degli artisti di Artmajeur, quali, ad esempio, Katerina Braiko, Adalberto Miguez e Dmitriy Trubin.

'S' (2023)Dipinto di Katerina Braiko.

Katerina Braiko: 'S'

Tre acrobate cotruiscono una sorta di piramide umana, che riporta immeditamente alla mente il periodo rosa di Picasso, sia per la tematica “circense” affrontata, che per la tonalità dell’acceso colore che anima, oltre ai corpi, tutta la tela, in quanto capace di ravvivare uno sfondo scuro, grigio nel suolo e nero nel “cielo”. In particolar modo, data la somiglianza fisionomica delle ragazze immortalate dall’opera, ho anche ipotizzato che esse potessero essere membre di uno stessa “stirpe”, riportandomi alla mente la celebre immagine del capolavoro di Picasso titolato Famiglia di saltimbanchi (1905). L’olio su tela in questione raffigura un gruppo di circensi in un contesto atemporale e privo di vegetazione, sormontato da un cielo azzurro popolato da nubi chiare, pronto a rischiarare la presenza di figure ispirate alla commedia dell’arte, che sono state elette dall’artista a icone dell’emarginazione borghese. Rispetto al Periodo blu Picasso, il rosa allude alla sofferenza umana in modo decisamente più soft, lasciando i pesanti soggetti dei depressi mendicanti, per fare riferimento a figure il cui male di vivere è piuttosto dovuto all’alienazione sociale. Nonostante queste chiare allusioni, gli artisti del circo non sono immortalati con sguardi tristi, ma esprimono una certa serenità, forse conferitagli dalle cromie con cui sono state rese le loro forme, che, però si collocano in un contesto vuoto, inesorabilmente indice di solitudine.
DISJONCTION XV (2023)Dipinto di Adalberto Miguez.

Adalberto Miguez: Disgiunzione XV

Quanto reso sul supporto della tela da Miguez mi ha fatto immaginare una scena da film: due amanti, nudi e comodamente distesi sul letto, vengono colti improvvisamente da una calamità, che porta al crollo del pavimento della loro abitazione, cosa che li fa immortalare dall’artista nel momento in cui sono sospesi in aria e accompagnati, probabilmente, da pezzi di cemento cadente. Questa mia fantasiosa interpretazione non può venire meno all’oggettività del tema indagato, quello del nudo catturato in un blu chiaro, che, per affinità, sia di genere pittorico, che di cromia, mi ha fatto subito pensare al più triste, e decisamente meno dinamico, olio titolato Nudo blu (1902), opera di Picasso dove una modella seduta da le spalle allo spettatore, assumendo una posizione raccolta e decisamente introspettiva. Il corpo viene innovativamente raffigurato dall’alto, collocato in uno spazio inconoscibile, che pare alludere allo stato di emarginazione nel quale si trova a vivere la figura, forse disimpegnata e, fondamentalmente, rifiutata. Infine, il capolavoro in questione rende palese come il maestro spagnolo sia stato sapientemente in grado di trasformare il suo male di vivere in eccelsa creatività, usando la tristezza a suo vantaggio per creare uno dei  pezzi più iconici del Periodo blu.

VECCHIO MEGGIANTE E RAGAZZO. POE PICASSO Dipinto di Dmitriy Trubin.

Dmitriy Trubin: Vecchio mendicante e ragazzo

In questo studio non poteva assolutamente mancare l’analisi di un originale rifacimento di un dipinto di Picasso, ritrovato nell’esempio dell’opera realizzata da Trubin, dove due chiodi umanizzati ripropongono le figure del vecchio cieco e del ragazzo, protagonisti dell’omonimo capolavoro su sfondo blu del maestro andaluso datato 1903. Quest’ultimo olio su tela è noto per raffigurare i suddetti personaggi emarginati, che, seduti contro una parete, si stagliano su di uno sfondo semplicemente reso da una linea orizzontale, volto a dar forma concreta all’angolo di un muro che incontra una strada. I soggetti che animano tale contesto sono tristi e vistosamente poveri, ma, oltre alla loro parvenze, è l’espandersi della cromia blu a dar maggiormente forza alla loro aria triste, addolorata, solitaria e malinconica. Tornando ai personaggi in questione, essi furono probabilmente presi in prestito dai soggetti che l’artista potè osservare, durante quel periodo, a Barcellona, girando in particolar modo per le misere strade del quartire della Barceloneta, dove, all’epoca, solevano ammasarsi i mendicanti. Di fatto, aprendo una piccola parentesi storica, la Barcellona dei primi del novecento era una città decisamente animata da forti contrasti, ovvero ricca di fabbriche tessili, dove però gli operai e gli indigenti lavoratori venivano sostanzialmente dimenticati. 

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