Frédéric Durieu & Nathalie Erin, Frida aux fleurs 2, 2018. Opera digitale 2D su alluminio, 80 x 80 cm.
L’Autoritratto con vestito di velluto del 1926 rappresenta una delle prime opere realizzate da Frida Kahlo, iconica artista messicana la cui passione per l’arte si sviluppò precisamente un anno prima, ovvero nel 1925, quando, a causa di un grave incidente automobilistico, ella fu costretta ad una lunga degenza e lenta ripresa, durante la quale iniziò ad esprimere i suoi stati d’animo attraverso la pittura. Il suddetto capolavoro, primo tra i molteplici e noti autoritratti realizzati dall’artista, considerato essere il punto di partenza della sua carriera pittorica, è stato concepito da Frida per essere donato all’ex fidanzato Alejandro Gomez Arias, perseguendo l’intento di riconquistare il suo amore. Infatti, nella lettera che accompagnava l’opera, la pittrice implorava Gomez Arias di appendere l’autoritratto in un posto in cui lo sguardo dell’artista avrebbe potuto sempre incrociarsi con quello dell’amato. Tornando al capolavoro, il dipinto, che esplicita tutta la sofferenza della Kahlo reduce, sia dall’incidente, che dalla delusione amorosa, immortala Frida con le labbra serrate e lo sguardo fisso, come per trattenere le dolorose emozioni, che segnarono quella particolare fase della sua vita.
Dalinina, Fridom, 2022. Acrilico su tela, 127 x 97 cm.
Christina Bilbili, Frida Kahlo (through my eyes), 2017. Acrilico su tela, 60 x 50 cm.
“Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego”
Le intense parole di Frida indicano un altro evento fondamentale della vita e della carriera dell’artista, ovvero l’incontro con il pittore e muralista messicano Diego Rivera, che, conosciuto per la prima volta nel 1922, sposò sette anni dopo, dando vita ad una delle storie d’amore più intense del mondo dell’arte, capace di sopravvivere a qualsiasi bizzarria, tradimento ed intemperia della vita. L’autoritratto della Kahlo che ci racconta dell’anno in cui ebbe luogo il matrimonio con l’amato Rivera è Il tempo vola, olio su masonite del 1929, volto a rivelare i cambiamenti in atto nella vita dell’artista, attraverso l’abbandono dei modelli pittorici rinascimentali, al fine di avvicinarsi maggiormente al mondo messicano e alla pittura parietale praticata dal compagno. Successivamente, dopo un intenso periodo di viaggi, durante i quali Frida seguì le commissioni artistiche di Diego in America, la pittrice fu protagonista di un altro tragico evento: nel 1932 ella subì un aborto spontaneo, dramma che riuscì a sublimare nel dipinto Ospedale Henry Ford, dove espresse tutta la sua consapevolezza di non essere in grado di mettere al mondo figli a causa dei suoi problemi fisici. Questo capolavoro, dipinto a olio su una lastra di metallo, immortala la Kahlo distesa su di un letto d'ospedale, circondata da elementi sparsi intorno a lei, che, aventi forte valenza simbolica, possono essere associati alla tradizione messicana degli ex voto. A differenza di quest’ultimi però, Frida, immortalandosi come una martire, esplicita tutto il suo dramma, esprimendo con chiara consapevolezza il fatto che, probabilmente neppure Dio, avrebbe potuto risolvere la sua situazione. Dopo questo triste evento succedettero altri tragici aborti, alcuni viaggi in compagna di Rivera, esposizioni della Kahlo a New York e a Parigi, separazioni e riconciliazioni con il marito e l’inesorabile peggioramento delle condizioni di salute della pittrice, che dovette subire alcuni interventi chirurgici e indossare corsetti speciali per proteggere la colonna vertebrale. Tale situazione è ben sintetizzata dall’iconico dipinto del 1944 intitolato La colonna rotta, opera in cui il corpo di Frida viene, dal mento fino all’inguine, simbolicamente squarciato dal dolore, reso attraverso un violento strappo del busto, che è tenuto insieme da un corsetto bianco. Dentro alla suddetta frattura trova collocazione una rappresentativa colonna ionica, che, rotta in più punti, interpreta l’effettiva e fragile spina dorsale della pittrice. Questa cagionevolezza del corpo, arricchita dalla presenza di chiodi che fanno probabilmente riferimento al martirio di San Sebastiano, si riflette nello sfondo paesaggistico, in cui si scorge un panorama desolato, ricco di crepe da risanare. Infine, giungendo al 1954, fatidico anno di morte della pittrice, è impossibile non parlare del dipinto Viva la vida, che, realizzato solamente otto giorni prima della dipartita dell’artista, rappresenta l’ultimo e gioioso saluto all’esistenza di una persona eternamente sofferente, ma, allo stesso tempo, carica di ottimismo. Infatti, proprio questa natura morta, volta a rappresentare appetitose angurie rosse, pare suggerire gli ultimi pensieri riportati nel diario della Kahlo: «Spero che la fine sia gioiosa e spero di non tornare mai più».
Mathilde Oscar, Frida, 2015. Fotografia digitale su carta, 120 x 80 cm.
Sergey Mayboga, Frida Khalo, 2021. Fotografia, diversi formati disponibili.
I ritratti di Frida Kahlo realizzati dagli artisti di Artmajeur
«Dal momento che i miei soggetti sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati mentali e le reazioni profonde che la vita è andata producendo in me, ho di frequente oggettivato tutto questo in immagini di me stessa, che erano la cosa più sincera che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me».
Le parole di Frida mettono in evidenza la ricchezza, nonché la varietà, della sua produzione di autoritratti, volti a sintetizzare con forza tutto il caos della sua travagliata esistenza, attraverso un soggetto che risulta essere probabilmente il più popolare ed apprezzato della indagine artistica della pittrice messicana. I mille volti di Frida, catturati anche attraverso le iconiche fotografie dell’epoca, continuano e riscuotere grande successo nell’arte contemporanea, proprio come dimostra l’operato degli artisti di Artmajeur, e, in particolare, le opere di Pop Art World, Veronika Primas e Hassan Rachid.
Pop Art World, Frida in blue, 2017. Acrilico su tela, 120 x 120 cm.
Pop Art World: Frida in blue
Pop Art World è una variegata collezione di opere d'arte, che, realizzate dall'artista ecuadoriano Tobar, sono caratterizzate, sia da colori vivaci, sia dall'uso di immagini estremamente riconducibili alla cultura popolare, ovvero ispirate dal mondo dei fumetti, del cinema o della pubblicità. Infatti, Frida in blue ha dato nuova interpretazione cromatica all’iconica fotografia della pittrice messicana, scattata dal suo confidente e amante Nickolas Muray. La Kahlo e il fotografo si conobbero nel 1931 in Messico, quando quest’ultimo venne accompagnato nella patria della pittrice dall’artista messicano Miguel Covarrubias, che, essendo stato studente di Diego, non poteva esulare dal presentare Muray ai coniugi Rivera. Successivamente al primo incontro tra Frida e Nickolas, la Kahlo scrisse un romantico biglietto al fotografo, dando inizio ad una storia d’amore che durò per circa dieci anni, poi trasformatasi in una solida amicizia manifestatasi sino alla dipartita della pittrice. Le foto che il maestro scattò a Frida tra il 1937 e il 1946, presentano una prospettiva unica della Kahlo, che, colta dal punto di vista dell’amico, dell’amate e del confidente a lei più caro, danno anche prova dell’abilità di Muray come ritrattista e come maestro della fotografia a colori.
Veronika Primas, Frida, 2021. Olio / acrilico / inchiostro / pennarello / vernice spray su tela, 76,2 x 61 cm.
Veronika Primas: Frida
L’artista tedesca Veronika Primas ha realizzato il dipinto Frida, avente come soggetto la Kahlo, perché è stata estremamente colpita dall’operato e dalla personalità della pittrice messicana, che ha voluto omaggiare attraverso la realizzazione di un ritratto nello stile della suddetta maestra. In particolare l’opera pare ricordare, seppur in modo estremamente originale ed innovativo, i soggetti immortalati da Autoritratto con scimmia e pappagallo, capolavoro di Frida datato 1942, in cui l’artista si è immortalata in compagnia di animali ed elementi della natura, al fine di esprimere il suo stretto legame con le molteplici forme di vita terrestri. In tale contesto la scimmia, di sovente simbolo di lussuria nella tradizione figurativa, viene innovativamente ritratta come dolce e protettivo animale da compagnia, mentre il pappagallo allude probabilmente alla incapacità della Kahlo di avere figli, poiché nella cultura messicana le donne senza prole venivano talvolta indicate col nome di pappagalli.
Hassan Rachid, Frida Kahlo, 2020. Acrilico / mosaico su tela, 62 x 59 cm.
Hassan Rachid: Frida Kahlo
Il dipinto di Hassan Rachid fa chiaro riferimento ad una tematica figurativa largamente indagata da Frida Kahlo, ovvero gli autoritratti con scimmie, genere ben esemplificato da capolavori del calibro di Autoritratto con scimmia del 1938, l’omino del 1940 e Autoritratto con scimmie del 1943. È bene mettere in luce come, nelle opere della maestra messicana, gli animali assumano un ruolo fondamentale, poiché volti ad esprimere gli stati d’animo dell’artista. In aggiunta, l’atteggiamento affettuoso in cui Frida dipinge questo primate, colto nell’atto di cingerle le spalle, è stato spesso associato all’allegoria, che vede la scimmia come simbolo dell’abilità artistica e intellettuale dell’uomo. Tuttavia, questa ultima interpretazione sembrerebbe essere la meno adatta alla lettura simbolica delle opere della Kahlo, la quale tende a conferire alla propria arte una dimensione maggiormente introspettiva, volta a immortalare il suo personale punto di vista sulla realtà. Infine, analizzando con attenzione i tratti somatici della Frida di Rachid possiamo riconoscere le fattezze di Salma Hayek, protagonista del film di Julie Taymor del 2002, volto a narrare al grande pubblico la vita della pittrice messicana.