L'arte rupestre: dalle grotte alla Street art

L'arte rupestre: dalle grotte alla Street art

Olimpia Gaia Martinelli | 5 set 2023 9 minuti di lettura 1 commento
 

Facciamo un esempio: la Gioconda, se fosse stata realizzata oggi, probabilmente sarebbe passata inosservata, perché intesa come semplice ritratto, in un'epoca in cui il mezzo pittorico si è ormai largamente distaccato dalla necessità di rappresentare fedelmente la cosa reale.

"MÉMOIRES RUPESTRES" (2008)Dipinto di Jeannine Martin.

Arte rupestre: significati

Per quale motivo è nata l'espressione artistica? Perché la causa per cui è sorto ci fa comprendere come la stessa natura umana rimanga immutabile? È innegabile infatti come l'arte sia capace di cristallizzare l'uomo nelle sue diverse fasi evolutive, le quali, sempre e comunque, hanno esternalizzato, pur con grande variabilità di espressione e di resa della realtà, una particolare visione del mondo, di per sé legata a credenze o ideali di tipo religioso, politico, culturale, ecc., ai quali l'uomo ha sempre dovuto fare affidamento, sia per esprimere la consistenza del suo essere, sia per relazionarsi con la comunità degli individui facenti parte del proprio momento storico. Facciamo un esempio: la Gioconda, se fosse stata realizzata oggi, probabilmente sarebbe passata inosservata, perché intesa come semplice ritratto, in un'epoca in cui il mezzo pittorico si è ormai largamente distaccato dalla necessità di rappresentare fedelmente la cosa reale. Al momento della sua realizzazione, però, il capolavoro fu acquistato addirittura da Francesco I di Francia, in quanto riconosciuto come potenziale emblema della cultura rinascimentale italiana, ben esemplificata dalla tecnica dello sfumato e dall'uso della prospettiva aerea. Oggi, nonostante i molteplici approcci artistici, dettati sicuramente da diverse finalità dell'arte, specchio dell'essere e della realtà in cui si manifesta, la Gioconda resta un'eredità necessaria, cioè un simbolo prezioso dell'uomo del passato , a cui bisogna necessariamente fare riferimento, per poter creare continuità con il presente, dando forme coerenti ai moti dell'animo contemporaneo. È proprio in quest'ultima che si realizza la sintesi e la costante, tesa ad unire l'uomo di tutte le età, il quale, in fondo, ha sempre vissuto cercando di esprimere e sintetizzare il suo momento esteriore ed interiore, attraverso la pittura, la scultura, ecc. Nel caso delle pitture rupestri, sembrerebbero manifestare il desiderio umano di esternare rituali di iniziazione, ma anche utilitaristiche magie venatorie, capaci di aumentare l'abbondanza delle prede, nonché plasmare immagini lungimiranti, in cui il cacciatore veniva reso consapevole dei pericoli che sapeva di dover affrontare per procurarsi il cibo. Inoltre, un'altra teoria, sviluppata dall'archeologo sudafricano David Lewis-Williams, vedrebbe tali dipinti come opere di sciamani paleolitici, persone che erano in grado di ritirarsi nell'oscurità delle caverne per entrare in uno stato di trance, che li stimolava a dipingono immagini delle loro visioni, magari con l'idea di trarre energia dalle pareti stesse delle caverne. Alcuni degli studi più recenti, infine, sembrerebbero interpretare le pitture rupestri come manifestazioni esterne del ciclo di accoppiamento degli animali, il che, in coerenza con il calendario lunare, le trasformerebbe nella prima testimonianza conosciuta di un sistema di protoscrittura, capace di spiegando l'argomento di molte opere simili. In conclusione, è bene evidenziare come le pitture rupestri in questione, da definire arte parietale di origine preistorica, collocate sulle pareti o sui soffitti delle grotte, restano, come la Gioconda, vive nella memoria della storia dell'arte, riappare, con nuove forme, nel linguaggio di artisti del calibro di Giuseppe Penone, Pablo Picasso, Pierre Soulages e Banksy.

"TRIBE-I" (2021)Scultura di Mahesh Anjarlekar.

"FAUVISME RUPESTRE" (2022)Dipinto di Jean-Luc Lopez.

Giuseppe Penone: lo spazio della grotta

Le grotte erano i luoghi in cui si rifugiavano gli esseri umani preistorici, riferendosi ad un ambiente buio dove i suoni potevano rimbombare ma la pioggia non riusciva a bagnarli, sebbene i predatori famelici riuscissero comunque ad avvicinarsi. Probabilmente è stata proprio questa antica immagine ad ispirare l'installazione, intitolata Sculture di Linfa (2007), di Giuseppe Penone, artista e scultore italiano classe 1947, che l'ha realizzata in occasione della Biennale di Venezia del 2007, evento in cui ha dato forma al suo desiderio di rendere concreto il suddetto ambiente, riproducendolo attraverso l'utilizzo di materiali naturali manipolati, capaci di portare lo spettatore a vivere un'esperienza piuttosto primordiale, sia visiva, olfattiva che tattile.

Pablo Picasso: i soggetti

Se pensiamo all'arte rupestre ci vengono in mente, innanzitutto tra le altre, le immagini ricorrenti degli animali, che, come accennato sopra, non sono altro che manifesti di una maggiore vicinanza con la natura, da collegare necessariamente anche a specifiche credenze di carattere religioso e sapore rituale. Un atteggiamento simile venne assunto, molti secoli dopo, dall'indagine figurativa di Pablo Picasso, il quale, attraverso la strumentalizzazione dell'immagine simbolica del toro, volle alludere a significati più profondi, volti a sottolineare la potente e vitale forza bruta del mammifero, soggetto che mutua inequivocabilmente proprio dall'arte rupestre, tanto che lo stesso maestro dichiarò come 'l'uomo moderno in realtà non aveva inventato nulla di nuovo...

Pierre Soulages: segni tangibili dell'esistenza umana

L'arte rupestre ha influenzato anche gli stilemi di Soulages, pittore e incisore francese nato nel 1919, che rimase largamente affascinato dai segni realistici, quanto astratti, lasciati sulle caverne dai nostri antenati, nei quali riconosceva la manifestazione concreta di un forte, quanto innato, desiderio di esprimersi, capace, secondo lui, di far avventurare l'essere umano nel buio delle caverne! Proprio quanto detto viene riproposto dall'arte del maestro in questione, che generalmente si esprime attraverso la creazione di solchi lasciati sulla superficie della tela, un supporto solitamente nero, sul quale la luce impone con la sua presenza profondità, riflessi e sfumature, pronti a variare a seconda dell'angolo di osservazione. Allo spettatore sembrerà così di entrare nelle caverne oscure sopra menzionate, un luogo dove solo le torce elettriche potevano far conoscere a tutti i messaggi simbolici lasciati dall'uomo.

Banksy: superfici pronte a cambiare nel tempo

Cosa hanno in comune l’arte rupestre e la Street art? Facile: il mezzo di quest'ultimo, così come la sua variabilità, in quanto le mura, siano esse di città o di grotte, possono essere soggette a trasformazioni, dettate da fattori naturali, oltre che dall'attività modificatrice stessa dell'uomo. A differenza della prima forma espressiva, però, la seconda, insieme ai suoi significati simbolici, è malvista dalle autorità, tanto che, come sappiamo, viene spesso contrastata e censurata nelle sue manifestazioni. In realtà, però, i tanto temuti graffiti potrebbero essere intesi come un'estensione dell'arte rupestre, in quanto anch'essi realizzati nel tentativo di comprendere e sintetizzare il mondo esterno. In questo senso, è noto come lo stesso Banksy sostenga che se la nostra civiltà venisse distrutta, le generazioni future potrebbero ricostruire la vita del 21° secolo utilizzando gli stessi scarabocchi sui muri della metropolitana. Probabilmente per dare seguito a questo pensiero, l'artista ha realizzato Cave Painting Removal (2008), un murale raffigurante un operaio comunale, intento a pulire una parete ricoperta di disegni ispirati a quelli delle grotte di Lascaux (Francia), arte preistorica di inestimabile valore, che, alla stregua dei graffiti, è ormai considerato un atto vandalico da rimuovere.

"RÊVERIE RUPESTRE UN" (2022)Dipinto di Claude-Yvan Conne.

Ricordi di arte rupestre (2018)Dipinto di Lefolhub.

Lefolhub: ricordi dell'arte rupestre

I maestri sopra citati, indiscutibilmente appassionati di arte rupestre, dovevano sicuramente conoscere l'esempio più noto del genere, al quale sembrano riferirsi chiaramente anche gli styling ad olio di Lefolhub. Mi riferisco ai dipinti delle Grotte di Lascaux (Francia), un complesso di grotte dove sono presenti opere d'arte parietale risalenti al Paleolitico superiore, raffiguranti principalmente tre categorie di soggetti: animali, figure umane e segni astratti, che, sempre in totale affinità con Le memorie dell'arte rupestre, escludono anche allusioni ad immagini, volte a catturare il paesaggio circostante e la sua vegetazione. Altri punti in comune si ritrovano anche nelle scelte cromatiche portate avanti dall'artista di Artmajeur, che ha optato per l'uso del nero, del giallo e del rosso preistorici. Tutto sembra abbastanza chiaro e coerente finché non leggiamo la descrizione delle memorie dell'arte rupestre fatta dallo stesso artista, poiché il pittore ammette infatti di voler trarre ispirazione dalla vita pastorale e dalle scene di caccia del Sahara. Questo luogo lontano dalla già citata Francia ci porta alla meno frequentata, ma altrettanto degna di nota, arte rupestre del Sahara centrale, che, risalente a numerosi periodi a partire da circa 12.000 anni fa, mostra la cultura delle antiche società africane, manifestandosi in opere di arte scolpita o dipinta su rocce naturali. Tra i tanti esempi in questione, da cui Lefolhub potrebbe aver effettivamente tratto ispirazione, c'è sicuramente quello della Grotta delle Bestie, un enorme rifugio naturale sotto roccia, che, situato nel deserto occidentale dell'Egitto, era decorato con pitture rupestri neolitiche risalenti al più di 7.000 anni, che contengono più di 5.000 figure dipinte con pigmenti rossi, gialli, bianchi e neri, molte delle quali furono intenzionalmente sfigurate in epoca preistorica.

Prima arte rupestre (2019)Dipinto di Michael Peddio.

Michael Peddio: Prima arte rupestre

Colori accesi e sgocciolature, probabilmente mutuate dall'istintività dell'action painting, ripropongono la loro primordialità attraverso l'incontro con il mondo animale, reso attraverso semplici silhouette, sapientemente realizzate in modo da rimandare, come da titolo, alle prime opere d'arte in storia umana: pitture rupestri. Questa descrizione ci porta a continuare il racconto iniziato e poi interrotto sopra, che, per quanto riguarda il connubio arte rupestre-arte contemporanea, fa riferimento a maestri moderni, che hanno volutamente riproposto stilemi o ideali preistorici, come, tra gli altri, anche Thomas Hirschhorn, autore di Chandelier with hands (2006), una scultura in cui grandi forme attaccate ad una struttura in legno personificano il cibo, la cui ricerca fu sicuramente l'attività principale dell'uomo primitivo. Queste specie di "petti di pollo" furono concepiti sospesi da terra proprio per essere custoditi, cioè conservati per un successivo consumo, mentre sono accompagnati da alcune mani, intese a simboleggiare quegli individui che in tempi ormai troppo lontani lasciarono le loro impronte sulle pareti della grotta. Entra a questo punto in gioco l'arte di Joseph Beuys, il quale, come non tutti sanno, si avvicinò anche all'arte rupestre attraverso la realizzazione di alcuni acquerelli in cui, come nell'arte rupestre, la figura dell'uomo non è il soggetto unico o principale, fatto che lo allontana drasticamente dalle indagini figurative “umaniste” che lo seguirono. Perseguendo questo intento, Beuys dipinse gli animali nei toni dell'arancione, che ricordano l'arte rupestre, immortalandoli insieme alle persone senza alcuna differenziazione.

Bisonte (2020)Dipinto di Elisabeth Pierret.

Elisabeth Pierret: Bisonte

Su uno sfondo astratto dai sapori terrosi e insieme celestiali, si impone, come sospesa tra il regno delle nuvole e quello delle rocce. La popolarità di questo animale resta ancora poco chiara agli archeologi, che spesso interpretano tale visione come un semplice desiderio di documentare la realtà dei primi artisti della storia dell'arte, anche se è facile collegare la presenza di questi mammiferi, come quella di altri, a pratiche rituali o magiche specifiche. Se invece dovessimo decifrare il bisonte facendo riferimento alla cultura dei nativi americani, che attribuisce grande importanza a questo mammifero, sarebbe considerato un animale totem, associato al Wakan Tanka, ovvero al Grande Spirito, divinità assoluta sacra a tutte le persone, le quali, se appariva in sogno, spesso avvertiva dell'arrivo di un pericolo imminente, mentre quando veniva contemplata dopo una preghiera rituale o collettiva, stava ad indicare che la richiesta in questione era stata esaudita essere concesso. Infine, è bene sottolineare che l’animale incarnava anche il soprannaturale, in quanto veniva identificato come capace di donare la vita per consentire all’uomo di esistere, facendo riflettere sul fatto che tutto in natura è presente in abbondanza, solo se l'essere umano è capace di rispettarlo e di accettarlo in modo autentico, cioè senza pretese ma con gratitudine.

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