Livien Rózen, Raspberry, 2022. Pittura digitale su tela, 50 x 40 cm.
Che cos’è l’arte digitale?
“Con arte digitale […] si definisce un'opera o una pratica artistica, che utilizza la tecnologia digitale come parte del processo creativo o di presentazione espositiva”.
La semplice, breve ed esaustiva definizione di Wikipedia ci introduce al mondo dell’arte digitale, in cui il caratteristico impiego estetico del computer viene indicato, talvolta, anche con i termini più specifici di computer art, new media art, arte virtuale, arte immateriale, arte interattiva e arte telematica, aventi la finalità di distinguere l’uso preferenziale e significativo delle molteplici tecnologie e software, che si sono succedute tra il XX e il XXI secolo. Allo stesso tempo però, tale ricchezza di vocaboli è stata di gran lunga superata, poiché, ad oggi, le parole più usate per indicare tale tipologia di sperimentazione artistica sono: computer art, arte digitale e arte multimediale. Proprio quest’ultime due espressioni risultano essere le più consone, anche al fine di dar voce a quel convergere nel medium digitale di elementi concettuali e di linguaggi, precedentemente espressi per mezzo di media diversi. A proposito della storia dell’arte digitale, invece, è importante mettere in luce come, nonostante i computer siano entrati nel mondo della creatività ormai da tempo, si tende ancora a parlare della suddetta pratica artistica come un fenomeno nuovo, poiché, in maniera decisamente erronea, il racconto della computer art tende a riparte da zero, ogni qual volta si afferma una tecnologia nuova. In realtà però, le origini dell'arte digitale risalgono addirittura alle sperimentazioni degli anni Cinquanta del Novecento, in particolare, quelle ad opera dei due programmatori e matematici Manfred Frank e Ben Laposky, che, contraddistinti da una particolare inclinazione e sensibilità verso la grafica, crearono, mediante un oscilloscopio, una funzione matematica in grado di generare una rappresentazione grafica, capace di essere distorta variando la lunghezza d’onda dei raggi di luce nel tubo catodico. Infine, nonostante l’indiscusso merito dei suddetti, è bene evidenziare però come il reale sviluppo della computer art sia avvenuto solo successivamente, ovvero durante gli anni Ottanta, quando il PC ha cominciato a diventare una tecnologia accessibile.
Steve Kalinda, Shades of azul 435, 2022. Lavoro digitale 2D / pittura digitale su carta, 59,4 x 42 cm.
Irem Bozkurt, She thinks of herself as a painting, 2020. Pittura digitale / lavoro digitale 2D su tela, 92 x 65 cm.
Attualità: differenza tra arte digitale e crypto arte
Prendendo in considerazione le più attuali dinamiche del mercato dell’arte contemporanea, è importante fare una distinzione tra arte digitale e crypto arte, in quanto quest’ultima forma di computer art, anch’essa implicante l’uso estetico e progettuale del PC, è necessariamente legata alle più innovative tecnologie della Blockchain e degli NFT. Cercando di spiegare in modo semplice questi ultimi due termini, un’opera di crypto arte rappresenta, a tutti gli effetti, un contenuto in formato digitale, che viene inventariato su di una blockchain, ovvero un registro di contabilità condiviso e immutabile, volto a facilitare il processo di registrazione delle transazioni e la tracciabilità dei beni in una rete commerciale. Al fine di essere venduta, la suddetta opera viene convertita in NFT (non fungible token), ovvero un attestato crittografico, unico e non riproducibile, che può avere solo un rapporto univoco con il prodotto che rappresenta. Di conseguenza, l’acquirente di un NFT compra tutto ciò che il venditore ha collegato alla transazione, generalmente la proprietà dell’opera, ma non la sua versione fisica. Infine, è bene mettere in luce il grande successo riscosso da quest’ultime tecnologie nel mondo dell’arte, tanto che l’opera NFT di Mike Winkelmann (Beeple), intitolata Everydays - The First 5000 Days, è stata venduta da Christie nel 2021 per 69 milioni di dollari, facendo salire l’artista americano al terzo posto tra i più quotati al mondo, dopo Koons e Hockney.
Jean-Marie Gitard (Mr STRANGE, Le bain de minuit, 2022. Fotomontaggio su carta, 50 x 50 cm.
Vicent Creatik, Nature morte 3, 2022. Pittura digitale su alluminio, 90 x 90 cm.
Le opere d’arte digitali degli artisti di Artmajeur
“L’arte è qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva”
Le suddette peculiarità, indicate dal Dizionario Oxford Languages
Bruno Béghin, Émois, 2022. Fotomontaggio su carta, 95 x 95 cm.
Bruno Béghin: Émois
Bruno Béghin è un designer francese classe 1958, il cui operato è fortemente segnato da due grandi passioni: il fotomontaggio e Carcassone, ovvero la sua bellissima città natale, che spesso si prodiga a metter in luce e valorizzare. Infatti, di sovente la sua indagine artistica digitale trova collocazione in un’atmosfera prettamente medievale, volta a riprodurre le architetture storiche del suddetto contesto urbano. Questa personale visione del mondo, indelebilmente legata ai luoghi dei ricordi più importanti, viene accompagnata da una tipologia di approccio alla resa del reale, che trae ispirazione dal mondo onirico, in cui vengono messi in scena le tematiche più disparate, come quelle relative alla mitologia, all’attualità, alla storia e all’ecologia, con la finalità di suscitare nello spettatore emozioni estetiche di tipo visionario e surrealista. Inoltre, in alcune circostanze, Carcassone diviene anche scenario di avvenimenti apocalittici, che come in Émois, sono probabilmente volti ad alludere alla precarietà della vita terreste. A proposito della storia dell’arte contemporanea, un noto maestro, che ha contribuito a dare nuova linfa vitale al surrealismo, creando a sua volta mondi fantastici, è l’artista 3D Gilles Tran, i cui spazi tridimensionali perseguono l’intento di stupire ed attirare lo spettatore all’interno di quegli imprevisti, che di sovente ci sorprendono nella vita.
Nedaa Elias, Levant cityscape #1, 2022. Lavoro digitale 2D su carta, 121,9 x 91,4 cm.
Nedaa Elias: Levant cityscape #1
L’indagine figurativa dell’artista siriano Nedaa Elias affronta prevalentemente questioni di tipo ambientale e culturale, riguardanti le società mediorientali contemporanee, come, ad esempio, l’interruzione dell’uso della scrittura araba, l’effetto della migrazione degli uccelli sull’economia del Golfo, etc. In aggiunta, le sue opere puntano anche ad immortalare la relazione esistente tra persone e culture, che, analizzata attraverso diverse prospettive, porta i fruitori ad interagire fra loro, favorendo l’acquisizione più spontanea e naturale dei significati insiti nell’indagine artistica. In particolare, per quanto riguarda Levant cityscape #1, quest’opera d’arte digitale fa parte di una serie volta a celebrare la collaborazione tra l’artista e l’intelligenza artificiale, concretizzatasi attraverso un sapiente utilizzo di AutoCad, con il quale è stato possibile immortalare la densa distesa di edifici della regione del Levante, facendo riferimento alle tipiche sovrapposizioni della tecnica del collage. A proposito di quest’ ultimo procedimento, un collage digitale che ha decisamente segnato la creatività contemporanea è il sovra menzionato Everydays - The First 5000 Days di Beeple, composizione di 5000 immagini, raccolte dall’artista seguendo un preciso ordine cronologico e programmatico, che, se osservata nel suo insieme, pare un’opera d’arte astratta.
Marjoline Delahaye, Mr. Fox, 2022. Lavoro digitale 2D / pittura digitale / fotomontaggio su tela di lino, 118,8 x 84,1 cm.
Marjoline Delahaye: Mr. Fox
L’operato di Marjoline Delahaye nasce da un connubio di schizzi, effetti digitali e pittura digitale, volto a catturare la moltitudine delle passioni umane, come ad esempio il ballo e lo sport, unitamente ad altre piccole e piacevoli cose, che animano il nostro quotidiano. Questo racconto, proprio grazie alla sua particolare tecnica di esecuzione, trova collocazione sui più svariati supporti, disponendosi, in particolar modo, sull’alluminio spazzolato, sull’acrilico, sull’legno e sui pannelli di tela. Per quanto riguarda Mr. Fox, l’opera digitale fa parte di una serie, volta a ritrarre gli animali nelle vesti di lavoratori, al fine di divenire i simboli delle più stereotipate attitudini umane assunte in ufficio. Ad esempio, se tentiamo di immaginarci Mr. Fox sul posto di lavoro, egli, essendo una volpe, sarà sicuramente scaltro, furbo, veloce ed abile negli affari, tanto che il suo sguardo riflessivo e indagatore pare alludere ad una riflessione, avente la finalità di programmare la più conveniente mossa da compiere. A proposito degli abiti, invece, questi potrebbero farci pensare che Mr. Fox è un vero talento nell’ambito creativo, settore in cui non è richiesta una particolare o eccessiva formalità. Dopo questo excursus immaginativo, a proposito dello sfondo dell’opera, il cerchio disposto alle spalle dell’animale pare essere preso in prestito dalle opere di Pascal Blanché, rinomato artista digitale contemporaneo, il cui lavoro fantascientifico è caratterizzato da perfette sfumature di colore, volte a dar vita a mondi meravigliosi.