L’arte che ama il mare

L’arte che ama il mare

Olimpia Gaia Martinelli | 3 lug 2022 7 minuti di lettura 0 commenti
 

Per paesaggio marino si intende: un dipinto, una stampa o anche una fotografia, volti a ritrarre il mare in qualità di soggetto principale dell’opera, mettendo in secondo piano, sia la figura umana, che le barche o altre tematiche...

Irina Laube, At the North sea, 2021. Acrilico su tela, 50 x 50 cm.

Il genere del paesaggio marino

Per "marina" si intende: un dipinto, una stampa o anche una fotografia, volti a ritrarre il mare in qualità di soggetto principale dell’opera, mettendo in secondo piano, sia la figura umana, che le barche o altre tematiche. I dipinti “marittimi”, invece, rappresentano quella tipologia di produzione figurativa che, sebbene sia ambientata in mare, valorizza maggiormente la presenza delle navi o di altri soggetti più o meno artificiali. Proprio quest’ultimo genere è andato affermandosi per primo all’interno della storia dell’arte, permettendo, in un secondo momento, l’affermazione e lo sviluppo dell’altro. Esempi delle più antiche opere “marittime” sono le pitture rupestri raffiguranti imbarcazioni, conservate nella riserva statale di Gobustan (Azerbaigian), e il Vaso delle Sirene, che, risalente al periodo della Grecia classica, raffigura Odisseo legato all’albero della sua nave, intento a resistere al canto delle sirene. Per quanto riguarda invece il mondo medievale, degno di nota è l’Arazzo di Bayeux, che, completato nel XI secolo, illustra gli eventi legati alla conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni (1066).

Vaso delle sirene, ca. 480 a.C. - 470 a.C.

Joseph Mallord William Turner, Paesaggio marino con una tempesta in ritirata, ca. 1840. Olio su tela, 91,4 × 121,6 cm.

Successivamente, è bene mettere in luce come, a partire dal Rinascimento, nonostante fosse ancora raro vedere un dipinto avente per soggetto principale il mare, i paesaggi marini iniziarono ad acquisire una maggiore popolarità. Tale cambiamento si legò soprattutto all’interesse che la pittura fiamminga ebbe per la suddetta tematica, come dimostra l’operato di artisti del calibro di Gioacchino Patinir, pioniere del paesaggio come genere indipendente. La definitiva affermazione della tematica avvenne però nel 1790, anno in cui, molto probabilmente, il termine "paesaggio marino" venne coniato, al fine di indicare tutti quei dipinti, che, a differenza dell’arte paesaggistica concentrata sugli scenari terresti, prediligeva quelli di mare.  Proprio da questo momento in poi sono state numerose, e determinanti per la storia dell’arte, le opere appartenenti al sovra menzionato genere, come, ad esempio: Paesaggio marino con una tempesta in ritirata (1840) di Joseph Mallord William Turner, Scogliera a Etretat (1855) di Claude Monet, Paesaggio marino di Joaquin Sorolla, (1904), Paesaggio marino (con nuvole olivastre) (1969) di  Gerhard Richter.

Jose Higuera, El otro Mediterráneo. Olio su tela, 116 x 81 cm.

Marina Zotova, Restless ocean, 2021. Olio su tela,  120 x 90 cm.

Giovanni Fattori e il mare: una particolare storia d’amore 

Tra tutti gli artisti che hanno raffigurato il mare, mossi da una grande attrazione e interesse verso di esso, è importante ricordare Giovanni Fattori, maggiore esponente del movimento dei Macchiaioli, che è stato decisamente incantato, e rapito, dal mare della sua città natale, ovvero Livorno (Toscana, Italia). Infatti, per il maestro toscano, il suddetto paesaggio marino è stato uno dei soggetti più indagati, tanto che soltanto questa sua tipologia di produzione artistica, sarebbe in grado di riassumere, e sintetizzare, tutta la carriera artistica del macchiaiolo. Di questa ricorrenza tematica Fattori era piuttosto consapevole, tanto che, nei suoi scritti autobiografici, egli si definì: un “osservatore minuzioso del mare, in tutte le sue fasi, ché amo il mare perché nato in città di mare”. In tale contesto, il dipinto Libecciata riassume alla perfezione l’amore nutrito dal maestro per le peculiarità del paesaggio marino della sua Livorno, infatti, lo stesso titolo dell’opera allude al libeccio, ovvero a quel tipico vento forte della cosca labronica che, arrivando da sud-ovest e spirando soprattutto in estate, è capace di scuotere, sia il mare, che la sua limitrofa vegetazione.

Giovanni Fattori, La libecciata, 1880-1885 circa. Olio su tavola, 28,5 x 68 c. Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti: Firenze.

In particolare, questo dipinto degli anni Ottanta dell’Ottocento, oggi conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, raffigura un brano di costa del litorale di Antignano, quartiere poco più a sud di Livorno, successivamente inglobato dalla città durante l’espansione urbanistica del Novecento. Pertanto, all’epoca del macchiaiolo, questo villaggio, ricavato tra i bastioni d’una vecchia fortezza medicea attorno alla chiesetta di Santa Lucia, era un luogo tranquillo in cui egli spesso si recava a dipingere. In aggiunta, proprio il tratto di costa che va da Antignano fino a Castiglioncello è, a tutt’oggi, considerato uno dei più belli della Toscana. Infine, proprio in questo litorale di Livorno, ancora oggi ricco di pittori che dipingono dal vero il mare, possiamo immaginarci di vedere il maestro macchiaiolo, intento ad immortalare i moti dell’acqua salata, riflessi in quelli di una tamerice.

Mantas Naulickas, Sea mountains, 2022. Olio su tela, 60 x 100 cm.

Peter Nottrott, Seascape sailing impressions XXXL1, 2021. Acrilico su tela, 150 x 240 cm.

L’amore per il mare continua nell’arte contemporanea

Il genere del paesaggio marino, volto ad esprimere il più puro amore per il mare, non cadrà mai in disuso, poiché il suo soggetto “salato” è indelebilmente legato ai più profondi ricordi della nostra vita, ovvero a quei particolari momenti in cui, i moti dell’acqua hanno rispecchiato quelli della nostra anima. Questo pensiero, molto in linea con la poetica romantica, continua ad affascinare l’arte contemporanea, la cui produzione risulta essere, talvolta, anche un rimando a quella dei più noti maestri di tutti i tempi. Esempio di quanto detto è riscontrabile nell’operato degli artisti di Artmajeur, come, ad esempio, i dipinti di Tony Rubino, di Alexandra Djokic e di Andreas Claußen.

Tony Rubino, Great wave japanese outline hokusai metallic, 2022.  Acrilico / litografia su tela, 40, 6 x 61 cm. 

Tony RubinoGreat wave japanese outline hokusai metallic

Great wave japanese outline hokusai metallic è un innovativo dipinto a tecnica mista, volto ad unire le peculiarità dell’acrilico e della litografia, in una composizione in cui trionfano il bianco e il nero delle onde, insieme al giallo delle barche e dell’orizzonte. Proprio in questo contesto cromatico surreale, è bene sottolineare come, nonostante la presenza delle imbarcazioni, il vero protagonista dell’opera sia il mare, che, catturato in tutta la sua violenza, ben esemplifica il genere del paesaggio marino. Tale composizione ripropone fedelmente, tecnica mista e colori usati a parte, il capolavoro del maestro giapponese Kanagawa Hokusai, ovvero la xilografia intitolata La grande onda (1830-31 circa). Quest’ultima opera rappresenta una delle immagini più note della cultura occidentale, all’interno della quale la zona di mare rappresentata fa parte dell’odierna prefettura di Kanagawa, mentre il monte sullo sfondo è il Monte Fuji. Pertanto, Tony Rubino ha interpretato in modo personale un’iconica xilografia, che è sicuramente capace di riaffermare con forza, all’interno dell’arte contemporanea, la popolarità del genere del paesaggio marino.

Alexandra Djokic, Water reflection, 2022. Acrilico su tela di lino, 110 x 160 cm.

Alexandra DjokicWater reflection

Celebrare il mare significa anche immortalarne soltanto la superficie, esaltandone i moti, le più piccole correnti e la grande variabilità cromatica. Quanto detto è ben esemplificato dal dipinto di Alexandra Djokic, dove il primo piano di una distesa d’acqua si divide in zone di colore, che si “evolvono” dal blu scuro, fino al verde e al celeste, arricchite e intervallate da piccole macchie, linee e riflessi di tonalità marrone, rossiccia e bianca. Molto probabilmente, questo attento focus sulla “vitalità” del mare, ha potuto fare riferimento alla litografia della famosa artista visiva lettone-americana Vija Celmins, che, intitolata Ocean Surface Woodcut (1992), ha eliminato gli orizzonti o qualsiasi altro punto di riferimento centrale, mettendo in evidenza solamente i dettagli della superficie d’acqua salata. 

Andreas Claußen, Seascape 2021-07-23, 2021. Olio su tela, 120 x 120 cm. 

Andreas Claußen: Seascape 2021-07-23

La produzione artistica di Andreas Claußen, proprio come nel caso di Seascape 2021-07-23, ripropone il genere del paesaggio marino, che, eseguito in maniera realistica, è volto prevalentemente a catturare il contrasto tra l’acqua salata e la superficie rocciosa degli scogli. Tale indagine figurativa ricorda l’operato del grande impressionista Claude Monet, che, di sovente, ha immortalato paesaggi di mare contraddistinti dalla presenza di eleganti e grandi “massi”. Esempi di questo genere sono alcuni famosi dipinti del maestro francese, quali: La Manneporte a Étretat (1883), Falesie vicino a Dieppe (1882) e Le rocce di Belle-Ile (1886). A proposito del primo capolavoro, questo paesaggio marino ritrae la maggiore tra le porte della nota costa normanna, dove le onde si infrangono, lasciando intravedere due piccolissime figure umane, letteralmente sopraffatte dalla grandezza, e dalla potenza, della natura. Pertanto, l’opera dell’artista di Artmajeur, che tende ad analizzare le “marine di scoglio”, rientra in una tradizione artistica a dir poco grandiosa, in cui la maestosità del paesaggio prende il sopravvento su qualsiasi altro soggetto.

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