L’architettura catturata dall’arte

L’architettura catturata dall’arte

Olimpia Gaia Martinelli | 17 ago 2022 7 minuti di lettura 0 commenti
 

Il connubio tra pittura e architettura è molto antico, tanto che è possibile ammirare affreschi italiani risalenti addirittura al I secolo a.C, volti ad imitare le colonne di marmo degli edifici...

Gaetano Ligrani, Il gioco del pallone, 2022. Olio su tela, 80 x 100 cm.

Il concetto di contaminazione tra le arti

Il concetto di contaminazione fra le diverse arti risulta essere, oltre che molto antico, anche altamente multiforme e articolato, in quanto i suddetti scambi sono il frutto di interazioni volte a coinvolgere diversi livelli e più direzioni concettuali, stilistiche, prospettiche e cromatiche. In poche parole, tali influenze avvengono prevalentemente quando un’arte, che raggiunge rilevanti livelli di innovazione, riesce a connettersi con altre manifestazioni creative. In particolare, si è distinto nei secoli il connubio tra pittura e architettura, realizzatosi anche attraverso le poliedriche figure di artisti-architetti, quali, ad esempio, i noti maestri del Rinascimento italiano Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio. In aggiunta, tale contaminazione è riscontrabile nelle opere stesse, tanto che è possibile ammirare affreschi italiani risalenti addirittura al I secolo a.C, volti ad imitare le colonne di marmo degli edifici. Infatti, l’architettura è riscontrabile in molti dipinti e illuminazioni, anche se in un primo momento essa venne utilizzata come mero sfondo e, solamente a partire dal periodo rinascimentale, iniziò ad essere impiegata per enfatizzare la prospettiva creando profondità. In aggiunta, solo successivamente, e più precisamente dal XVI secolo, si sviluppò nell’arte occidentale, a partire dalle Fiandre, la pittura architettonica, genere che ha come motivo esclusivo le architetture. In questo contesto, risulta essere determinante, oltre alla percezione affidabile degli stili e dei caratteri delle costruzioni, anche la chiara presentazione del loro dispiegamento spaziale, all’interno del quale la prospettiva gioca un ruolo determinante.

Aleksandra Podosinovik, Looking up in a well-backyard, 2020. Acrilico / pastello / matita su carta, 40 x 30 cm.

Stasd, Trinagolo rosso, 2021. Tempera su carta, 110 x 90 cm.

Lo Sposalizio della Vergine e La città ideale: Capolavori in cui si fondono pittura e architettura

Lo Sposalizio della Vergine (1504) di Raffaello Sanzio

Tra i capolavori indiscussi del Rinascimento italiano è d’obbligo menzionare lo Sposalizio della Vergine (1504) di Raffaello, dipinto ad olio su tavola volto ad illustrare un tema del tutto estraneo al Nuovo testamento, ma molto diffuso nell’iconografia dell’epoca. L’origine di questo popolare soggetto si deve alla narrazione di un episodio contenuto nel Libro di Giovanni, in cui si racconta la scelta di Giuseppe fra i molti pretendenti e le successive nozze tra questi e la Vergine. Proprio al fine di mettere in risalto questo lieto evento, il maestro italiano ha posto la scena del matrimonio in primo piano, anche se, ciò che molto probabilmente ha reso iconica l’opera d’arte, è stato il curatissimo e scenografico sfondo architettonico in stile pienamente rinascimentale, volto a testimoniare la conoscenza di Sanzio degli studi sugli edifici a pianta centrale di Leonardo e di Bramante. In aggiunta, i rapporti geometrici ordinati delle architetture ritratte sono portatori di un ulteriore messaggio, poiché rappresentano un manifesto tangibile della bellezza ideale perseguita nel Rinascimento, volta ad alludere alla struttura universale armonica e alla perfezione divina.

Raffaello Sanzio, Lo sposalizio della Vergine, 1504. Olio su tavola, 170×117 cm. Milano: Pinacoteca di Brera.

Pittore dell'Italia centrale, La città ideale, 1480 – 1490. Olio su tavola, cm 67,7 x 239,4 cm. Urbino: Galleria Nazionale delle Marche.

La città ideale (1480 – 1490)

Un altro capolavoro rinascimentale più propriamente riconducibile al genere della pittura architettonica è La città ideale (1480 – 1490), in cui sono solamente gli edifici a mediare tra spazio figurativo e processo di fruizione. L’opera, proveniente dal Monastero di Santa Chiara di Urbino e attualmente conservata alla Galleria Nazionale delle Marche, è stata attribuita a diversi artisti, primo tra i quali l’architetto Luciano Laurana, maestro molto minuzioso, nonché progettista del Palazzo Ducale di Urbino, i cui elementi architettonici classici risultano essere molto affini al soggetto de La città ideale. Nonostante ciò, gli studiosi hanno attualmente attribuito il capolavoro a un generico pittore dell’Italia centrale, autore di un notevole studio prospettico, interpretato anche come una spalliera lignea di arredo o un modello per una scenografia. Sicuramente, l’opera, volta a ripropone gli ideali di perfezione e di armonia rinascimentali, propone una città ordinata, perfettamente simmetrica e rispettosa dei principi scientifici della prospettiva centrale, esplicitamente resa dal disegno geometrico della pavimentazione. Descrivendo nel dettaglio il dipinto, la piazza, realizzata in prospettiva lineare centrica, presenta al centro un imponente chiesa a pianta circolare. All’esatta metà di quest’ultima sono raffigurati una serie di edifici piuttosto simmetrici, illuminati da una luce distesa sul supporto in modo piuttosto uniforme, ovvero senza ombre particolarmente marcate e con una certa uniformità di colori. Infine, dalla contemplazione di questo capolavoro sorge una domanda spontanea: perché non sono stati raffigurati gli abitanti? Probabilmente gli uomini, creature imperfette, avrebbero rovinato il concetto stesso di città ideale, oppure, l’artista ha preferito rappresentare una location costruita alla perfezione per essere donata ai cittadini.

Paddy, La piscine, 2022. Acrilico su tela, 81 x 65 cm.

Rafferoico, Op.449 MMXVIII, 2018. Olio su tela, 150 x 150 cm.

L’architettura nelle opere degli artisti di Artmajeur

L'architettura è una forma espressiva molto antica, contraddistinta, in primis, da un carattere materico e funzionale, e, in secondo luogo, da particolari significati simbolici, volti a rappresentare il pensiero scientifico dell’uomo in un preciso momento storico. Quest’ultimo, risulta essere manifesto, esplicito o implicito, anche di un determinato contesto politico, organizzativo, sociale, propagandistico, e molto altro ancora. Di conseguenza, le opere figurative che ritraggono costruzioni, quali ad esempio i dipinti e le fotografie, si arricchiscono a loro volta di ulteriori significati, nonché di preziose espressioni della tecnica, dell’estetica, dello stile e della cultura. Quanto detto è fortemente riscontrabile nelle opere degli artisti di Artmajeur, proprio come quelle realizzate da Pierre Leccia, Paddy e Gabriela Horikawa.

Pierre Leccia, Angle d’un immeuble de bureau, 2020. Fotografia digitale su carta, 30 x 42 cm.

Pierre Leccia: Angle d’un immeuble de bureau

La produzione artistica di Pierre Leccia, esperto fotografo e grafico freelance, immortala di sovente architetture urbane contemporanee, volte ad illustrare, attraverso la raffigurazione dell’ambiente che ci circonda, il concetto di ordinario. L’intento di questa ricerca è quello di mostrare come la vita quotidiana possa essere percepita non solo per il suo valore utilitaristico, ma anche per la sua rilevanza estetica ed emozionale. In tutto ciò si delinea un orientamento prevalentemente minimalista, che permette di portare avanti pensieri capaci di condurre il fruitore verso una lettura introspettiva dell’edificio, in grado di rilevare luoghi comuni a noi destinati. Infatti, l’angolo dell’edificio ritratto in Angle d’un immeuble de bureau potrebbe spingerci a ricordarci e immaginare la prua di una barca parcheggiata in un innovativo contesto urbano. Per quanto riguarda la storia dell’arte, invece, è bene mettere in luce come la prima fotografia architettonica risulti essere Vista dalla finestra a Le Gras, che, creata da Nicéphore Niépce, rappresenta il panorama colto dalla casa-laboratorio del fotografo presso Saint-Loup-de-Varennes.

Paddy, Architecture moderne, 2022. Acrilico su tela,  75 x 64 cm.

Paddy: Architecture moderne

Proprio come da titolo dell’opera, il dipinto di Paddy persegue l’intento di raccontarci una storia, descrivendoci alla perfezione le fattezze di un edificio moderno, che risulta essere l’indiscusso protagonista dell’acrilico. Tale soggetto viene immortalato attraverso un’inquadratura prospettica fotografica di primo piano, volta a mettere in luce le peculiarità del minimalismo architettonico. Quest’ultima tendenza, sviluppatasi durante gli anni sessanta del Novecento, rappresentò un particolare e radicale cambiamento del clima artistico, volto alla riduzione della realtà e dell'enfasi sull'oggettualità e fisicità dell'opera, conseguita attraverso la sperimentazione di strutture geometriche elementari. Infatti, l’architettura minimalista si contraddistingue per la ricerca dell’essenza e della purezza, che viene perseguita attraverso stilemi piuttosto funzionali, ben delineati dalle parole dell’architetto e designer tedesco Mies van der Rohe: “Meno è meglio”.  

Gabriela Horikawa, Blue Gallery, 2022. Acrilico su tela,  78.7 x 61 cm.

Gabriela HorikawaBlue Gallery

È importante notare come, quando i dipinti raffigurano edifici iconici, diventano essi stessi più interessanti, nonché di valore, poiché capaci di sintetizzare, attraverso i colpi di pennello, indelebili secoli di storia dell’architettura. Esempio di quanto appena affermato è il dipinto di Gabriela Horikawa, che, attraverso l’atemporalità conferita dall’accostamento di cromie scure a toni chiari, immortala uno dei corridoi della celebre Galleria degli Uffizi di Firenze, uno dei musei più antichi e famosi al mondo. Ripercorrendo brevemente la storia di questo noto luogo di cultura, la Galleria degli Uffizi fu concepita introno al 1560, quando Cosimo I de' Medici commissionò al suo artista di fiducia Giorgio Vasari, la progettazione di un palazzo che potesse ospitare gli uffici amministrativi e giudiziari del Ducato di Toscana. Il progetto del noto storico dell’arte, da collocarsi accanto al Palazzo della Signoria, prevedeva un corpo architettonico a forma di U, arricchito da un prezioso portico a colonne doriche dall'aspetto elegante e severo. Nel 1574, dopo la morte di Vasari, gli Uffizi furono completati da un altro grande architetto, ovvero Bernardo Buontalenti, al quale si deve e la creazione della Galleria al secondo piano dell'edificio e l’invenzione dell'ottagonale sala della Tribuna.

 

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