POP VS STREET (2021) Dipinto di N Nathan.
Arte e amicizia
Si pensa spesso che siano stati solamente il pennello, lo scalpello, etc. ad aver forgiato il racconto della storia dell’arte, dimenticando che quest’ultimo è principalmente fatto di persone e, di conseguenza, di proficui incontri, senza i quali le innovazioni di un unico genio non avrebbero sicuramente trovato la meritata comprensione e il giusto successo. Delle molteplici forme in cui si palesa la complicità umana vorrei però parlarvi del legame dell’amicizia, manifestazione di affetto, stima, etc., che, nata da una libera scelta, tiene conto, sia della conformità dei voleri, che dell’affinità dei temperamenti, aspetti che tendono a maturare mediante una prolungata e necessaria consuetudine di interazioni. A questo punto mi vengono in mente le più iconiche amicizie della storia dell’arte: tra queste sicuramente quella che legò Vincent van Gogh e Paul Gauguin, entrambi uniti dal fugace desiderio di dar vita ad un proficuo collettivo di artisti, oppure la stima che unì Camille Pissarro e Paul Cézanne, che per più di 20 anni sperimentarono e svilupparono lo stile impressionista, infine l’amicizia che sboccio tra Edgar Degas e Edouard Manet, i quali formarno insieme il gruppo degli Impressionisti.
ANDY WARHOL (2021)Collage di Igor Matvienko.
BASQUIAT BY STAN #2 (2021)Dipinto di Stan.
Andy Warhol e Basquiat: ritratti e soggetti in comune
Potrei sicuramente generare un lungo elenco volto a rievocare altre anime affini, il cui incontro è stato sancito dall’amore per l’arte, anche se in questa circostanza mi soffermerò esclusivamente sul rapporto, che, durante gli anni Ottanta, legò, sia a livello professionalmente, che personale, nonostante il divario anagrafico di ben 32 anni, Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol. Ho deciso però di esulare dal raccontarvi in maniera classica della nascita e della naturale morte di questa amicizia, preferendo mostrare l’impatto che tale legame ebbe nelle opere degli stessi maestri, palesandosi non solo mediante il genere del ritratto, ovvero quella forma di più tradizionale scambio di omaggi tra amici, ma anche nella sperimentazione di soggetti in comune, che, intepretati con stilemi ben distinti, lasciano poco spazio alla più netta percezione di evidenti influenze reciproche. Pertanto, al fine di adentrarci nella sopra enunciata materia, introduco all’amicizia di Andy e di Jean-Michel con fare decisamente celebrativo, ovvero parlando sinteticamente di un autoritratto che quest’ultimo maestro realizzò, affiancando il suo volto proprio a quello dello stimato amico di Pittsburgh. Il capolavoro in questione, titolato Dos Cabezas e datato 1982, fu dipinto da Basquiat in un impeto di grande entusiasmo, dovuto al fatto che, solo poche ore prima, egli aveva conosciuto il suo idolo, nonché futuro amico, Warhol, maestro al quale fece recapitare la stessa opera inviandola, ancora fresca di vernice, presso la Factory. Da un punto di vista stilistico, però, il capolavoro non ci racconta di un effettivo avvicinamento tra i due effigiati, in quanto Jean-Michel pare rigorosamente prendere le distanze dalla personalità artistica di Warhol, poiché i suoi vividi “scarabocchi” risultano lontani mille miglia delle fredde e ben distanziate serigrafie del Re del Pop. Tale distanza tecnica ed espressiva si ripropone nell’analisi del ritratto di Basquiat ad opera di Andy Warhol, dipinto del 1982 che è frutto di un complesso processo di ricalco e di serigrafia, nonché dell’uso di colori ossidati dall'evaporazione dell'urina, procedimenti ancora una volta decisamente estranei alla pittura di Jean-Michel. Tornando al particolare sopra indicato, non mi sono sbagliata quando ho scritto urina, poiché Andy iniziò a sperimentare con quest’ultima all’inizio degli anni Sessanta, tanto che nel 1978 arrivò a sviluppare la tecnica del “piss-painting”, da intendersi come una parafrasi ironica volta a riproporre l’Espressionismo astratto di Pollock. In poche parole: Warhol spalmava la tela con vernice di rame e o lui o un assistente urinava direttamente sulla tela. Chiusa questa breve parentesi sui fludi corporei, sempre al fine di mettere in evidenza come, nonostante la grande amicizia, gli stilemi dei suddetti maestri restarono tra loro ben distinti, porto ad esempio tre soggetti che Warhol e Basquiat hanno comunemente trattato: la banana, come si evince da Banana aka Brown Spots di Jean-Michel e la copertina dei Velvet Underground di Andy; la cadillac, macchina ritratta in Four Male Costumed Full Figures and Cars(1950), Cadillac (1962), Seven Cadillcs(1962) e Sign(Keep Out) (1976 – 1986) di Warhol e in Cadillac Moon (1981) di Basquiat; i cani, protagonisti di Dog (1982) e Boy and Dog in a Johnnypump (1982) di Jean-Michel e di alcune serigrafie di Andy. Proprio a riguardo di quest’ultimo soggetto è bene mettere in luce come il maestro di Pittsburgh ritrasse in molteplici opere il suo cagnolino Archie, bassotto a pelo corto immortalato con una tenera espressione quasi umana, decisamente in contrasto con l’aggressività dell’esemplare raffigurato in Dog (1982), opera in cui Jean-Michel si esprime in uno stile astratto e neo-espressionista, volto a cogliere un animale dall’aspetto minaccoso, che, munito di denti aguzzi e di mascella grande e potente, viene realizzato in rosso e arancione, nonché mediante dettagli di linee singole in blu, bianco e nero, aventi la finalità di far incontrare le distese di colore con l’andamento lineare. In conclusione, sempre la tematica canina offre la visione di un punto d’incontro tra gli stilemi di Warhol e di Basquiat, riscontrabile nell’intepretazione a quattro mani dello stesso soggetto di Untitled (Two dogs) del 1984, capolavoro in cui, come in altre opere realizzate insieme, si palesa l’incontro di due visione distinte e infinitamente parallele, ma estremamente complementari e compatibili. La celebrazione di Basquiat e di Warhol continua attraverso l’analisi di alcuni dipinti realizzati dagli artisti di Artmajeur, quali: Conversation with Jean Michel Basquiat di Artynkom, Le Mucche (dopo Andy Warhol) di Régine Guthmann e Warhol VS Basquiat by Le Closier.
CONVERSAZIONE CON JEAN MICHEL BASQUIAT (1994)Incisione di Artynkom.
Artynkom: Jean Michel Basquiat
L’incisione di Artynkom raffigura tre personaggi, che, solo in parte rivolti frontalmente verso il supporto, paiono voler intraprendere diversi livelli di conversazione, ovvero convolgendo lo spettatore e, allo stesso tempo, stimolarsi fra di loro. L’intento di questi diversi dialoghi è quello di rendere evidente il riferimento all’operato di Jean Michel Basquiat, che si palesa, sia negli stilemi in cui gli effigiati sono stati risolti, sia dalle varie modalità d’interazione colte dalla composizione stessa. Di fatto, i personaggi stilizzati in atteggiamento di confronto, in questo caso però meno inclusivi della presenza dello spettatore, li troviamo anche in The Dingoes That Park Their Brains with their Gum (1988) e in Defacement (1983), capolavori in cui però l’atmosfera è decisamente meno rilassata. Infatti, per quanto rigurda l’opera del 1988, l’olio su tela ritrae tre dingo collocati su un campo di blu ceruleo, spazio in cui fluttuano in avanti conservando l'intensità e il potere espressionistico dei graffiti. A proposito del soggetto del capolavoro, il dingo, cacciatore solitario australiano, potrebbe alludere, essendo una sorta di un cane randagio, alla vita di strada che Basquiat sperimentò a Brooklyn, dopo aver lasciato la casa all'età di diciotto anni. Allo stesso modo, il quadrupede potrebbe anche essere il simbolo della tragica storia dei dingo, che negli anni Ottanta del XIX secolo, in seguito all'introduzione dell'allevamento di pecore in Australia, furono oggetto di uno dei più grandi stermini pianificati della storia.
LE MUCCHE (D'APRES ANDY WARHOL)Dipinto di Régine Guthmann.
Régine Guthmann: Le mucche
Dopo l’omaggio a Basquiat era d’obbligo quello a Warhol, ben esemplificato dall’acrilico su tela di Régine Guthmann, volto a reinterpretare un soggetto iconico dell’indagine artistica del maestro di Pittsburgh: la mucca! Di fatto, il primo piano dell’animale immortalato dall’artista di Artmajeur risulta essere un’inedita ed originale interpretazione di Cow, serie di opere realizzate da Andy tra il 1966 e il 1976, aventi per soggetto un bovino immortalato in differenti tonalità di colore, idea che fu proposta al maestro da Ivan Karp, noto commerciante Pop degli anni Sessanta. L’animale in questione venne scelto in quanto “meravigliosamente pastorale”, ovvero presente, in molteplici forme e luoghi, all’interno delle storia dell’arte fin dai suoi più gloriosi albori, contesto all’interno del quale ha dimostrato di essere un soggetto estremamente duraturo. La mucca scelta per Cow però, venne in realtà decisa dal tipografo Gerard Malanga, al quale Warhol dette l’incarico di scegliere la foto che sarebbe diventata Cow Wallpaper (1966), versione in cui il bovino rosa, tratto da una rivista di agricoltura, si presena su sfondo giallo. A differenza di quest’ultimi colori, la versione seguente del 1971, stampata in occasione della mostra al Whitney Museum di New York, è di colore rosa salmone e celeste, mentre quella ancora successiva è giallo brillante e blu. Infine, per descrivere questo capolavoro porto la citazione delle stesse parole di Karp quando lo vide: i bovini sono “superpastorali”, “ridicoli”, “straordinariamente luminosi e volgari”.
WARHOL VS BASQUIAT (2021)Dipinto di Le Closier.
Le Closier: Warhol contro Basquiat
Il dipinto di Closier, raffigurante Warhol e Basquiat durante il loro iconico incontro di boxe, ci porta a voler approfondire la storia della loro grande amicizia, iniziata in una New York in pieno fermento creativo: quella degli anni Ottanta, contesto in cui la carriera di Basquiat iniziò a decollare, proprio grazie all’incontro con il re della Pop art, conosciuto in una notte del 1983. In quell’occasione il giovane talento, che per guadagnarsi da vivere realizzava cartoline con la sua arte, tentò di vendere una di queste a Andy, maestro che si trovava all’interno di un ristorante di Soho. Warhol, artista di grande successo all’apice della sua carriera, prense immediatamente Jean-Michel sotto la sua ala, al fine di introdurlo nel mondo delle gallerie d’arte più rinomate della Grande Mela. Nel contesto della Factory warholiana Basquiat, considerato da molti il padre della Street art insieme a Keith Haring, riuscì ad elevare il graffitismo a un vero e proprio movimento artistico, che arricchì delle collaborazioni con Warhol, da intendersi come uno tra i più importanti atti creativi a due del secolo scorso. Proprio mediante questo sodalizio artistico vennero prodotte oltre cento opere, all’interno delle quali è chiaro il contruibuito apportato dai due maestri, che fu riassunto dalla mostra il cui emblematico manifesto ritrae Warhol e Basquiat come i protagonisti di un incontro di boxe, sport che ha sempre appassionato Jean-Michel, tanto ch’egli contaminò di sovente la sua arte con il mondo della pugilistica.