Gianni Agnelli: L'arte oltre la FIAT

Gianni Agnelli: L'arte oltre la FIAT

Selena Mattei | 23 ott 2023 6 minuti di lettura 0 commenti
 

Gianni Agnelli, uomo dal gusto raffinato e fervente amante dell'arte, ha condiviso con la moglie Marella la sua profonda passione per l'arte, accumulando negli anni una variegata collezione di opere d'arte per adornare le loro residenze private...


Chi era Gianni Agnelli?

Giovanni Agnelli, comunemente indicato come Gianni, nato il 12 marzo 1921 a Torino, in Italia, e scomparso il 24 gennaio 2003, nella stessa città, è stato una figura italiana di spicco che ha ricoperto ruoli sia come magnate degli affari che come magnate leader politico. Ha svolto un ruolo fondamentale come principale azionista e massimo dirigente della FIAT, è stato senatore a vita e ha ricoperto il grado di ufficiale del Regio Esercito Italiano. Si guadagnò il soprannome di "l'Avvocato" per la sua laurea in giurisprudenza, anche se non esercitò mai formalmente la professione forense, quindi il titolo era onorifico e non ufficiale.


Gianni Agnelli: L'arte oltre la FIAT

Gianni Agnelli, uomo dal gusto raffinato e fervente amante dell'arte, ha condiviso la sua profonda passione per l'arte con la moglie Marella, accumulando negli anni una diversificata collezione di opere d'arte per adornare le loro residenze private. Il suo occhio esigente è stato affinato attraverso visite regolari a gallerie d'arte e musei.

Oltre ad essere un appassionato collezionista, Gianni Agnelli ha svolto un ruolo fondamentale nel mondo dell'arte come promotore, sostenitore e membro attivo di prestigiose istituzioni artistiche. Oltre al suo noto legame con il "Palazzo Grassi" di Venezia, ha ricoperto incarichi nei consigli di amministrazione di rinomate istituzioni come il "Louvre" di Parigi e il "MoMA" di New York, tra gli altri. Divenne anche mecenate a pieno titolo e servì anche come soggetto di espressione artistica, mantenendo un collegamento dinamico e continuo con lo zeitgeist culturale della sua epoca.

Riflettendo sulla sua passione per l'arte e l'architettura, una volta osservò: "Forse l'architettura è l'arte che preferisco; incapsula la totalità della vita, incarnando la perfetta sintesi di estetica ed esistenza, abbracciando anche le contraddizioni intrinseche di entrambi".

Come collezionista, Gianni Agnelli ha trasceso le norme convenzionali del mercato dell'arte. Le sue acquisizioni non furono guidate da motivazioni finanziarie ma piuttosto dal desiderio di soddisfare la sua profonda sensibilità estetica. Il suo approccio fu improntato a un sentimento genuino e autentico, allineandolo agli stimati mecenati della storia. Per lui, collezionare arte era parte integrante della formazione di un vero gentiluomo, dove la ricerca della bellezza occupava un posto della massima importanza.


La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli

La Galleria Agnelli ("pinacoteca" in italiano), ufficialmente conosciuta come Galleria Giovanni e Marella Agnelli, è un museo d'arte situato a Torino. La sua grande inaugurazione ebbe luogo nel 2002, e trovò sede al piano più alto dell'edificio del Lingotto. Questa squisita galleria funge da santuario per una selezione accuratamente curata di opere d'arte tratte dalla collezione personale di Gianni e Marella Agnelli.

Il cuore di questa collezione risiede all'interno di uno straordinario gioiello architettonico noto come lo "Scrigno". Questa struttura in acciaio si estende su una superficie di 450 metri quadrati e si erge con grazia a 34 metri sopra la pista di prova in cima al tetto della fabbrica. La mente brillante dietro questo progetto è lo stimato architetto Renzo Piano. Simbolicamente somigliante a un'astronave cristallina, rende un commovente tributo all'estetica futuristica del design originale della fabbrica.

Oltre alla sua collezione permanente, il museo offre uno spazio dinamico che ospita periodicamente mostre temporanee di arte contemporanea. Al suo interno si può incontrare un tesoro composto da ventitré dipinti e due sculture. Notevole tra gli artisti del XVIII secolo rappresentati è Canaletto, con la galleria che vanta un insieme accattivante di sei vedute veneziane di questo maestro. A questi si aggiungono armoniosamente due dipinti di Bernardo Bellotto, valente nipote del Canaletto, raffiguranti scene di Dresda con la Frauenkirche e la Hofkirche. A completare questo arazzo artistico settecentesco è lo splendido dipinto "Alabardiere in un paesaggio" di Giovan Battista Tiepolo.

Passando al regno dell'arte ottocentesca, la galleria è custode di due capolavori scultorei conosciuti come "Le danzatrici" di Antonio Canova. Espone con orgoglio anche "La bagnante bionda" di Pierre-Auguste Renoir e "La Négresse" di Édouard Manet.

Il viaggio nel XX secolo inizia con il suggestivo "L'Hétaire" di Pablo Picasso, tratto dal suo iconico Periodo Blu. Un altro gioiello di Picasso che adorna le pareti della galleria è il capolavoro cubista "Uomo appoggiato a un tavolo" risalente agli anni 1915-16. La squisita rappresentazione di Amedeo Modigliani di un nudo femminile, risalente allo stesso periodo, emana un fascino senza tempo. L'impressionante repertorio della galleria comprende inoltre una costellazione di sette straordinari dipinti di Henri Matisse.

In chiusura, il museo espone con orgoglio due opere pionieristiche del movimento futurista: "Lanciers italiens au galop" di Gino Severini e "Velocità astratta" di Giacomo Balla.


Che fine hanno fatto le opere di Gianni Agnelli?

Nelle ultime settimane, la collezione d'arte più significativa d'Italia è stata messa sotto i riflettori, attirando l'attenzione non solo per gli artisti di spicco presenti al suo interno, ma soprattutto per gli sviluppi drammatici che hanno catturato l'interesse del pubblico. Il fulcro centrale di questo racconto ruota attorno alla controversa eredità lasciata da Giovanni Agnelli. In seguito alla sua scomparsa, alla moglie Marella Caracciolo, venuta a mancare nel 2019, sono passate in eredità tre proprietà immobiliari. Queste proprietà ospitavano anche una preziosa collezione di opere d'arte, anche se vale la pena notare che queste opere rappresentano solo una frazione della vasta collezione accumulata nel corso della vita da Giovanni Agnelli e dalla sua consorte amante dell'arte.

Il patrimonio immobiliare di Agnelli, distribuito postumo con diritto di "usufrutto" concesso alla moglie e di "nuda proprietà" passato ai figli Margherita ed Edoardo (morto tragicamente nel 2000), è sito in Torino (Villa Frescot), Villar Perosa e Roma (un attico vicino al Quirinale). All'interno di queste proprietà risiedevano opere d'arte portanti le firme di artisti famosi come Bacon, Monet, Balla, de Chirico e Gérôme. Tuttavia, la parola "risieduto" è usata con esitazione, poiché i recenti sviluppi indicano che queste preziose opere d'arte sono apparentemente scomparse senza lasciare traccia. Anche il caveau svizzero citato da Margherita Agnelli, che ereditò i dipinti dopo la scomparsa della madre Marella, si è rivelato infruttuoso nella ricerca di questi tesori scomparsi.

Dopo la scomparsa di Marella, Margherita assunse la proprietà dei tre immobili. Nel frattempo, queste proprietà furono poste sotto un contratto di prestito per l'uso di suo figlio, John Elkann. In una denuncia formale presentata dal legale rappresentante di Margherita, Dario Trevisan, presso il Tribunale di Torino si lamentano "significative e sostanziali omissioni di beni di grande valore appartenenti al padre" all'interno di tali residenze.

I fratelli Elkann, tra cui John, Lapo e Ginevra, figli di Margherita, hanno evidenziato una questione diversa. Osservarono che «l'inventario dei beni del patrimonio di Roma, firmato sia da Marella che da Margherita, omette intenzionalmente la pagina 75, che conteneva l'elenco di quei dipinti». Secondo gli Elkann, questa pagina mancante è stata deliberatamente rimossa perché i dipinti erano proprietà personale di Marella e, come tali, non facevano parte dell'eredità lasciata in eredità alla madre Margherita. In sostanza i quadri sarebbero dovuti passare direttamente ai nipoti di Margherita.

Le controversie legali in corso si concentrano sullo stabilire la proprietà delle opere d'arte e sull'esame dei documenti esistenti che potrebbero verificare i dettagli dell'eredità. Tuttavia, rimane una domanda parallela, altrettanto urgente: cosa è successo alle opere di Monet, Bacon, de Chirico, Balla e Gérôme? Sono ancora entro i confini italiani o sono stati trasportati all'estero?


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