Aggiunto il 14 ago 2011
Il lavoro più recente di Giacomo Valentini si svolge all’insegna di una progressiva perdita di confini. La raffigurazione dello spazio è diventata quella del luogo della perdita del confine, dell’orientamento del senso, dello spazio. Un silenzio infinito avvolge ora i luoghi e i corpi . Le figure compaiono quasi sempre nude a figura intera, i volti, sempre accennati, vibrano di energia aliena, come fossero di umani vaganti in un territorio sconosciuto. Quelle figure hanno una loro sacralità, una volontà di ascesi che passa anche per la pelle e non solo per lo spirito. Uno stile diluito rende vitali quei luoghi e quei corpi, tutto pare sospeso in uno spazio trasparente ove il buoi notturno indica la luce carnale; una sorta di apparizione in quei luoghi prossimi e distanti.
Ad una analisi attenta la sua nuova ricerca può essere letta come una costruzione di carattere concettuale dove il corpo, pur protagonista, tende a perdere progressivamente consistenza tanto che la sua esistenza appare simile a quella di una stella cadente , legata alla luce che la illumina. C’è il desiderio di fermare l’immagine nel momento preciso che precede la scomparsa, oppure, guardando nella direzione opposta, nel momento preciso dell’affioramento , prima che tutto si dichiari e la forma sia effettivamente forma formata . In questo stretto cunicolo si muove il pittore prolungando la pittura come nascita continuamente protratta o anticipando il tempo nell’istante del passaggio.