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Walter Togni

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Walter Togni: un segreto, anzi, due.
Paolo Andreocci
L’opera d’arte è sempre una rivelazione. Il mondo in cui viviamo è quello che è, così imperfetto, per dirla con un eufemismo, e così poco perfettibile: basta guardarsi intorno e interrogare se stessi. Dappertutto vediamo fatica, affanno, dolore... Al punto che a volte ci chiediamo quale sia il senso di questa nostra vita, ammesso che ce l’abbia, un senso.
Eppure, quando ci fermiamo a contemplare un’opera d’arte, tutto il dolore del mondo sembra svanire. Che sia racconto o poesia, musica o scultura, pittura o architettura, l’opera d’arte, col suo sapiente artificio espressivo crea un’atmosfera “innaturale” che non ha nulla a che fare col traffico, le bollette, gli ospedali, il mutuo, i problemi della vita quotidiana. E’ un’atmosfera d’incanto, qualcosa di magico, che ci prende per mano e ci porta altrove. E in quell’attimo, rapiti, non possiamo far altro che pronunciare a fior di labbra una parola precisa: bello! Sì, nell’opera d’arte, e, beninteso, solo se è un’opera d’arte, si rivela a noi la bellezza. E’ come se si aprisse di fronte a noi una finestra sul non conosciuto, sull’invisibile, sull’inaudito, sul mai pensato. E quello che ci appare, che ascoltiamo, che ci viene in mente, è un qualcosa al di sopra di noi, molto in alto, una scintilla di sapienza e spiritualità, l’effimera intuizione del trascendente, una luce. Una luce che è, sì, sopra di noi ma anche dentro di noi, nel cuore di tutti gli uomini. E forse è proprio questa luce il senso della nostra vita.
Se le cose stanno davvero così, com’è importante il lavoro dell’artista!
Walter Togni per esempio: col suo quarto posto alla Biennale Internazionale di Firenze, a dicembre del 2009, ha raggiunto fama internazionale e il 6 marzo ha avuto un riconoscimento d’affetto e stima dal suo territorio. Giustamente. C’è nelle sue opere la capacità di stupirci e di farci intravedere quella scintilla di sapienza e spiritualità che è il fine ultimo dell’Arte. E questa “magia” è possibile perché nelle sue opere, c’è un segreto. Anzi: due.
La produzione artistica di Walter cominciò molti anni fa, con quadri ispirati alla pittura fiamminga: scorci di paese, nature morte, volti di donna, drappeggi … Sono gli anni dell’Iperrealismo: anni di preparazione, di tirocinio, di studio, che hanno prodotto risultati eccellenti. Ma facciamo un salto ai giorni nostri, al Walter della maturità artistica. Dall’iper al surrealismo e oltre. Ecco il suo punto d’approdo.
I suoi dipinti d’oggi, da “Tunnel genesis” alla serie dei “Cloni” e così via, sono eseguiti con tecniche raffinate e innovative e hanno un forte impatto emotivo sull’osservatore. Prendiamo ad esempio “The Dark Side”. E’ un quadro su tela di lino, polimaterico. Carbonato di calcio, colla animale, base acrilica, olio, olio con aerografo … concorrono a creare un effetto quasi tridimensionale in cui grumi materiali s’accostano a rotonde lucentezze. Il dipinto è idealmente diviso in due parti. Dalla parte inferiore scura e inquietante sorge una semisfera luminosa. Emozionante. Luce e ombra. Giorno e notte. Che sia Eos, la dea dell’aurora, che sorge dalle tenebre? Walter, gentilmente, ha “postato” questo dipinto nella bacheca di FaceBook dedicata al mio ultimo romanzo “Eos e Titone”, appunto. Ma il significato, al di là del gesto di amicizia nei miei confronti, è ben più profondo. Rappresenta, mi sembra, l’uomo nella sua tremenda e meravigliosa unità di conscio e inconscio. Rappresenta, in fondo, la luce che è in lui, in noi, in tutti gli uomini, nonostante tutto.
Anche nelle sue sculture Walter adotta tecniche non convenzionali. “Impatto globale”, in legno, metallo e poliestere, rappresenta l’impatto, appunto, di una bomba sulle coscienze: una sorta di 11 settembre. Ma l’impressione non è di sconforto, la sfera maligna non ha raggiunto il suo scopo: assi come grattacieli, torri come coscienze reagiscono e respingono l’aggressione. Si potrebbe dire con un ossimoro che è una scultura in perfetto equilibrio e dinamica al tempo stesso. Un capolavoro. Non a caso quest’opera è stata molto elogiata alla Biennale di Firenze.
La scultura che amo di più, forse (ma è difficile scegliere) è “Conciliazione”. Si tratta di un bassorilievo di forma rettangolare, anch’essa polimaterica, realizzata con una base ceramica rivestita di bronzo e altri metalli. Anche questo quadro scultoreo, se così si può dire, è idealmente diviso in due parti. Ma, ecco il punto: queste due realtà giustapposte sono collegate da solidi anelli. Due diventa uno. E a ben guardare c’è una croce che lega il tutto: la croce, il Cristo, la tolleranza, l’amore. Ecco la scintilla. E viene in mente Federico II, lo Stupor Mundi , che passò la vita a con-fondere culture apparentemente diverse: la greco-romana e l’araba. Una scultura di sconvolgente potenza evocativa. Non a caso, “Conciliazione” è stata scelta insieme al dipinto “The Dark Side” per la presentazione di Walter Togni a RaiNotte. La stessa emozione, o se preferite lo stesso tipo di emozione, si prova anche di fronte a “Le Verità” o a “Tettonica”, sculture polimateriche in cui due libri si specchiano e si sgualciscono l’un l’altro, ma convivono in una tollerante, simmetrica, asimmetria.
Non so cosa si agitasse nell’anima di Walter mentre creava queste opere, non so se avesse l’intenzione di comunicare qualcosa di preciso, un messaggio, per usare una parola logora e un po’ antipatica, o altro: quello che conta è che queste opere, una volta staccate dall’intenzione dell’autore acquistano vita propria e comunicano se stesse a chi le contempla. Certo, ognuno dà la propria interpretazione, perché chi contempla un’opera d’arte la ri-crea in qualche modo a modo suo. Ciascuno dica la sua. Io dico la mia: a me sembra che il segreto (il primo segreto!) dell’arte di Walter Togni, il suo segnale più vigoroso, la scintilla di sapienza e spiritualità che ci rivela, sia in questa drammatica giustapposizione che si risolve in una sorta di sintesi superiore. Lo scontro che si fa incontro. Il due che si fa uno.
Ma non è tutto. Per essere artisti ci vuole un gran talento e tanta sensibilità e Walter ne ha, di sensibilità e talento (senza contare intelligenza e cultura, che pure hanno la loro importanza). Ma queste doti non bastano. Per creare un’opera che ci conduca così in alto, nelle regioni della bellezza e della spiritualità, è necessaria una grande padronanza della Technè, come i greci chiamavano l’Arte. E se la tecnica corrente non gli sembra sufficiente, l’artista inventa e sviluppa nuove tecnologie d’espressione. Questa smisurata ambizione, questo non accontentarsi mai dei mezzi a propria disposizione è tipica dei grandi artisti. Ricordate Leonardo? Nella sua gara con Michelangelo non volle limitarsi a dipingere “La battaglia di Anghiari“ con la tecnica usuale: volle inventare una tecnica nuova. Il suo esperimento, purtroppo, fallì e “La battaglia di Anghiari” di Leonardo è perduta: ci rimangono solo alcuni disegni preparatori. Ma questa è una strada obbligata per l’artista, che deve dominare la tecnica del suo tempo e spingersi oltre, sviluppando e sperimentando tecniche nuove, costi quel che costi, perché la sua missione sociale è produrre la bellezza, valorizzando il proprio talento con tutti i mezzi possibili e immaginabili.
E questo, secondo me, è il secondo segreto di Walter Togni. Il quale non si è mai accontentato di esprimere il suo talento e la sua sensibilità in modo normale, convenzionale. Ciò che colpisce nella sua arte è la straordinaria dinamicità e duttilità dei suoi moduli espressivi. E questa sua eccezionalità è il risultato della ricerca che lui ha condotto a partire dai suoi dipinti giovanili e che tuttora conduce sulle tecniche e sui materiali che usa. Arte come ricerca, arte come invenzione. Grazie Walter.

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